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Comunicato CC 08/11 - 1° febbraio 2011

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Avanti! Verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare!

 

La Tunisia e l’Egitto indicano a grandi linee la strada che noi e gli altri paesi del Mediterraneo seguiremo!

 

La gravità della crisi economica e ambientale, la gravità dei mali che ci affliggono esige soluzioni radicali!

 

In questi mesi abbiamo fatto passi avanti: non sono più la rassegnazione e la paura che prevalgono, ma l’indignazione e la rivolta che crescono!

 

La costituzione del GBP allarga la via della rinascita del movimento comunista, sfocerà nella instaurazione del socialismo e contribuirà allo sviluppo della seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo!

 

La mobilitazione del 28 gennaio ha confermato e rafforzato il movimento che è partito dal coraggioso pronunciamento di tanti operai della FIAT di Pomigliano il 22 giugno 2010: un movimento di massa che per sua natura può realizzare i suoi obiettivi solo con la costituzione di un governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari, il Governo di Blocco Popolare. Gli interessi dei suoi nemici, da Marchionne a Berlusconi e l’arroganza e la protervia con cui li perseguono impediscono anche ai titubanti di arrestarsi, spingono parti crescenti delle masse popolari a mobilitarsi, convincono una parte crescente dei dirigenti sindacali e degli esponenti della società civile ad assumersi le responsabilità che loro spettano per la costituzione del GBP. L’opera di noi comunisti procede favorevolmente: tanto meglio procederà quanto più noi supereremo i nostri limiti: assimileremo e applicheremo nel particolare e nel concreto la concezione comunista del mondo e il marxismo-leninismo-maoismo diventerà la guida della nostra attività.

La nostra opera promuove la trasformazione che la natura delle cose richiede: il movimento inizialmente di resistenza e di risposta agli attacchi dei Marchionne e dei Berlusconi, si sta trasformando in movimento per il rinnovamento del nostro paese. Sempre più gli operai si pongono alla sua testa e ne faranno il movimento che instaurerà il socialismo.

In alcuni mesi il movimento si è allargato: agli operai della FIAT, agli operai metalmeccanici, agli operai di altre categorie, ad altri lavoratori, agli studenti, ai giovani, alle donne, agli immigrati, ai precari, ai ricercatori, agli insegnanti e professori, ai pubblici dipendenti, agli aderenti dei comitati e movimenti ecologisti, per i beni comuni, per la difesa dei diritti, ai pensionati: tutte le categorie e le classi delle masse popolari si vanno mobilitando. Al contrario il campo della borghesia imperialista e del clero si disgrega: perde pezzi e crescono i contrasti.

Il centro di aggregazione del movimento si è allargato e rafforzato: alla FIOM si sono avvicinati i sindacati alternativi e di base (USB, Cobas, Slai Cobas e altri), parti crescenti dei sindacati CGIL aderenti all’Area Programmatica “la CGIL che vogliamo”, organismi e personalità della società civile e delle riviste d’opinione, sinceri democratici, esponenti delle varie componenti della sinistra borghese.

Il centro di aggregazione del movimento ha fatto dei passi avanti nella sua trasformazione in centro promotore del movimento. Come allargare il movimento a tutte le categorie di lavoratori e al resto delle masse popolari e come rafforzarlo è il tema centrale della riunione dei Delegati FIOM che si terrà a Cervia giovedì e venerdì 3 e 4 febbraio. Lo stesso è il tema della riunione dell’Area Programmatica CGIL. Analogo è stato il tema del Seminario di Uniti contro la Crisi a Marghera e del Convegno FIOM-Micromega sulla Democrazia a Torino.

Gli avvenimenti della Tunisia e più ancora quelli dell’Egitto mostrano come si costituisce un governo d’emergenza: la mobilitazione senza ritorno delle masse popolari si combina con lo smarrimento e la disgregazione delle classi e dei gruppi dominanti e delle istituzioni del vecchio regime e li aggrava. Così inizierà anche da noi. Così faremo ingoiare il GBP ai vertici della Repubblica Pontificia e alla Comunità Internazionale presieduta dal governo di Washington. E non sarà che l’inizio.

Le divisioni e le lotte ai vertici della Repubblica Pontificia e nella stesa Corte Pontificia aumentano ma diventano elementi di forza del movimento per la costituzione del GBP, tanto più quanto più questo per forza propria cresce. Quanto maggiore è la difficoltà che i vertici della Repubblica Pontificia incontrano a liberarsi di Berlusconi e a costituire un loro nuovo governo, tanto più la costituzione del GBP diventa una necessità.

La nostra strada è la strada degli altri paesi del Mediterraneo: dalla Grecia, alla Spagna, alla Francia, ai paesi balcanici. Via via ogni paese in tutto il mondo deve risolvere analoghi problemi. Il mondo è oramai una unica comunità, le sue parti sono legate l’una all’altra da mille relazioni, tutto il mondo deve liberarsi dalle catene del sistema imperialista e dalla crisi del suo sistema di relazioni.

Nessun governo succube del sistema imperialista mondiale, del suo sistema monetario e finanziario, delle sue agenzie (ONU, NATO, FMI, OMC, G20, UE, BCE, ecc.), asservito alla Comunità Internazionale presieduta dal governo di Washington porrà rimedio neanche agli effetti più disastrosi della crisi generale del capitalismo.

La crisi in cui la borghesia imperialista ci ha impantanato, è una crisi sistemica:

- sia nel senso che riguarda non solo alcuni, ma tutti i settori e gli aspetti della vita sociale e individuale,

- sia nel senso che non è causata dal disfunzionamento di alcuni organismi o meccanismi (le banche, le borse, le istituzioni finanziarie, ecc.), ma è generata dal sistema di relazioni sociali e dal sistema di relazioni internazionali e quindi per porvi fine bisogna cambiare sia il sistema delle relazioni sociali sia il sistema delle relazioni internazionali.

La produzione mercantile e la produzione capitalista hanno oramai dato all’evoluzione della specie umana tutto quello che di positivo potevano dare: hanno rotto l’isolamento materiale degli individui e delle comunità e fuso l’umanità in una sola comunità di produzione e di cultura da un capo all’altro della Terra. Hanno eliminato l’asservimento degli uomo alla natura e li hanno costretti ad accrescere enormemente le loro forze produttive. Hanno legato ogni uomo agli altri e hanno aperto campi illimitati alla conoscenza, alla ricerca e alla creazione.

Ma oramai la produzione mercantile e la produzione capitalista sono diventate un ostacolo al progresso e ritorcono le stesse conquiste dell’umanità contro la sua sopravvivenza. Gli uomini devono eliminare la proprietà privata dei mezzi e delle condizioni della produzione di beni e di servizi. Cosa, come e quanto produrre deve diventare una questione pubblica decisa democraticamente con la partecipazione di tutti. La progettazione e la gestione della società devono diventare un affare pubblico gestito con la partecipazione democratica di tutti. Ogni essere umano deve partecipare al massimo delle sue capacità al patrimonio spirituale e morale che l’umanità ha accumulato. Ogni individuo deve disporre dei beni e dei servizi necessari per una vita dignitosa, come dispone dell’aria che respira. Dobbiamo smettere di lasciare che le tradizioni e l’eredità del passato soffochino la nostra vita presente. Dobbiamo riorganizzare l’insieme della nostra vita e delle nostre relazioni sociali.

Questo è il compito che le masse popolari del nostro paese devono affrontare. Questa è la strada che noi comunisti e i lavoratori avanzati dobbiamo indicare e aprire. Questo è il compito che deve assumere il movimento che si è messo in modo per resistere e rispondere all’attacco dei Marchionne e dei Berlusconi.

 

Sbagliano quelli che pensano ancora che per uscire dal pantano in cui siamo immersi basta ricostruire una rappresentanza degli interessi dei lavoratori nelle istituzioni del regime attuale, come lo è stato il primo PCI per molti anni. Non a caso, ma proprio perché si era fermato a quel ruolo, il vecchio PCI si è disgregato e dissolto, come i partiti comunisti di tanti altri paesi nel mondo. Non si tratta di trovare una rappresentanza adeguata in un mondo in sfacelo, su una nave che fa acqua, ma di costruire un nuovo mondo usando i presupposti che esistono nel presente.

 

Sbagliano quelli che pensano ancora che la questione che dobbiamo risolvere nel nostro paese è convincere i padroni a competere tra loro e col resto del mondo, solo che dovrebbero farlo sulla base della ricerca e della innovazione di processo e di prodotto, anziché competere sulla base dei bassi salari e della eliminazione dei diritti dei lavoratori.

Quelli che additano la Germania come modello a cui ispirarsi, se lo fanno in buona fede, anzitutto non conoscono la situazione delle masse popolari tedesche e non comprendono il modo in cui la crisi generale si aggrava nelle condizioni specifiche della Germania; in secondo luogo non tengono conto che “la Volkswagen vende anche perché la FIAT non vende”: non ci possono essere più galli in un stesso pollaio; in terzo luogo non tengono conto che la Germania non è una Repubblica Pontificia: non tengono conto della “anomalia italiana” che durerà fin quando non la risolviamo. Noi celebriamo quest’anno il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Giusto 150 anni fa il nostro paese venne unificato e delle dieci corti regnanti ne sopravvissero due: la corte dei Savoia e la Corte Pontificia, che in modo diverso si adattarono alla nuova situazione. Della prima ce ne siamo liberati 60 anni fa con la vittoria della Resistenza. Sopravvisse allora la sola Corte Pontificia che realizzò così con cento anni di ritardo il sogno di Vincenzo Gioberti e di Pio IX. Il Papato è l’unica che ancora sopravvive delle potenze europee evocate da Marx ed Engels in apertura del Manifesto del partito comunista del 1848, dall’Italia fa gravare la sua ombra reazionaria sull’Europa e sul resto del mondo, ma in particolare inquina, sfrutta e condiziona il nostro paese. Finché non ce ne saremo liberati, è sbagliato non tener conto della malattia che permea tutta la classe dominante italiana e le conferisce la sua particolare “anomala” natura. Questa è l’anomalia italiana.

 

La rivendicazione di diritti, di salari e di ammortizzatori sociali e l’irruzione nelle istituzioni della Repubblica Pontificia per condizionarne l’opera, sono strumenti indispensabili, ma ausiliari, complementari e funzionali alla mobilitazione, all’organizzazione e all’allargamento del movimento per la costituzione del GBP.

In Italia come negli altri paesi, sia pure con le sue forme particolari di paese in paese, la borghesia imperialista e le sue autorità non possono far fronte alla crisi generale del capitalismo: esse sono i portavoce e i difensori del sistema di relazioni sociali e internazionali che ha prodotto e perpetua la crisi. Gli esponenti della borghesia imperialista non concepiscono altra ragione di attività che accumulare maniacalmente soldi. Il denaro qualche centinaio di anni fa era un mezzo per creare ricchezza e progresso: di passo in passo è diventato una mania che inceppa tutta l’attività umana. Non ci sono mai stati tanti soldi al mondo, eppure nessun governo ha i soldi neanche per fornire i servizi che fin a ieri aveva fornito. Centinaia di milioni di esseri umani patiscono la fame accanto al cibo che va in malora perché non hanno i soldi per pagarlo. Gli imperialisti USA sono i campioni esemplari della borghesia imperialista: accumulano armi in quantità crescenti, mettono a punto armi sempre più potenti, mandano soldati e creano basi militari in ogni angolo della terra, hanno coperto il mondo con i loro comandi militari regionali. E non si rendono conto che il terreno frana loro sotto i piedi, nel loro stesso paese!

Non è dalla borghesia imperialista e dalle sue istituzioni che verrà la soluzione della crisi attuale. Un nuovo sistema di relazioni sociali, un nuovo sistema produttivo, un nuovo sistema di distribuzione e nuovi modelli di consumo saranno creati dalle masse popolari organizzate. Nel nostro paese è il GBP costituito dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari che apre la strada al nuovo mondo, il GBP composto di persone che godono della fiducia delle OO e delle OP e che sono decise ad adottare i provvedimenti che queste indicano anche se ledono gli interessi costituiti, contrastano le abitudini e la mentalità della borghesia, del clero e dei ricchi e rompono con le regole e le procedure delle loro istituzioni.

La garanzia del successo del GBP non sta nelle buone intenzioni e nella rettitudine individuale dei personaggi che lo comporranno: sta nel legame dialettico tra il GBP e le OO e le OP. Il GBP deve dare forma e forza di legge statale ai provvedimenti che caso per caso, e di volta in volta le OO e le Op interessate indicheranno per attuare il programma immediato del GBP:

1.       Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2.       Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3.       Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

4.       Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5.       Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6.       Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

Creare un nuovo mondo è possibile. Non c’è altra alternativa praticabile e abbiamo tutti i mezzi materiali e intellettuali per farlo. Il principale compito nell’immediato è moltiplicare il numero delle OO e delle OP, rafforzare in ogni OO e OP la capacità di individuare soluzioni ai problemi particolari con cui ha a che fare e la volontà di costituire un governo d’emergenza, favorire il coordinamento e la formazione di reti di OO e di OP, rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia e succubo del sistema imperialista mondiale. Quanto più larga, ramificata e forte sarà l’organizzazione delle masse popolari e in particolare della classe operaia, tanto meno distruttivo e doloroso e tanto più diretto sarà il cammino per eliminare lo stato presente delle cose e creare un nuovo mondo.

Quanto a noi comunisti, noi dobbiamo assimilare la concezione comunista del mondo e appropriarci dell’esperienza del movimento comunista, in particolare dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria, che si è svolta nella prima parte del secolo scorso. Il comunismo come movimento pratico è il movimento di trasformazione della società borghese in società comunista. Il corso delle cose da 150 anni a questa parte ha confermato che la concezione comunista del mondo indica giustamente l’evoluzione della società umana. L’esperienza e la ricerca l’arricchiscono, come arricchiscono ogni altra scienza. Essa mostra la natura e le leggi dell’evoluzione che la specie umana ha compiuto e sta compiendo. La prima ondata della rivoluzione proletaria, guidata dal movimento comunista ha fatto compiere grandi passi avanti a tutta l’umanità, sia nei paesi oppressi dal sistema imperialista che si sono liberati dal sistema coloniale sia nei paesi imperialisti. I primi paesi socialisti benché installati solo in paesi arretrati e aggrediti continuamente e in ogni campo dalle potenze imperialiste, hanno mostrato le grandi potenzialità che l’umanità può sprigionare. Essi hanno lasciato un grande patrimonio di esperienze di cui possiamo e dobbiamo giovarci per riprendere e completare l’opera storica che essi hanno incominciato: il superamento del sistema imperialista mondiale, della produzione mercantile e capitalista e dei sistemi di relazioni sociali e di relazioni internazionali connessi.

 

Questo è il contesto storico e internazionale in cui si inquadra la nostra opera. In cui si inquadra il movimento di resistenza e di risposta agli attacchi di Marchionne e di Berlusconi e la sua trasformazione in movimento per il rinnovamento del nostro paese. Certamente passo dopo passo possiamo percorrere la strada che ci porta fuori dal pantano in cui ora siamo immersi.

 

Bisogna osare lottare, osare vincere!

Le misure imposte da Marchionne, da Sacconi e dai loro mandanti e complici non ci portano fuori dalla crisi. Se dovessero passare, sarebbero solo un altro passo nella crisi che si aggrava e nel precipizio di una maggiore barbarie, della guerra e della distruzione degli uomini e dell’ambiente!

 

Nessuna delle lotte in corso è solo una lotta rivendicativa. Salvo eccezioni, ognuna delle lotte rivendicative oggi condotte dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari può avere successo solo con una soluzione che le combina tutte insieme: solo grazie a una trasformazione politica del paese, alla costituzione del Governo di Blocco Popolare!

 

Dobbiamo porre costantemente in ogni lotta del presente le basi per ulteriori avanzamenti! Già a Pomigliano e meglio ancora a Mirafiori abbiamo retto all’urto di Marchionne! Sulla base dei successi ottenuti, dobbiamo ora fare un altro passo in avanti!

 

Possiamo vincere! Dobbiamo vincere! Dipende anche da ognuno di noi!