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(nuovo)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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Onoriamo la memoria degli eroici combattenti del primo Partito comunista italiano e impariamo dalla loro esperienza!

Comunicato CC 1/2018
18 gennaio 2018

Il 21 gennaio di 97 anni fa a Livorno, principalmente su impulso dell’Internazionale Comunista di Lenin, i più avanzati esponenti del Partito socialista italiano fondarono il primo Partito comunista.

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Leggi La Voce 57 del (nuovo)PCI

Comunicato CC 02/2018 - 27 gennaio 2018

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Alla lotta senza tregua contro il governo dell’Unione Europea e della NATO, quale che sia il Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Pontificia!

Valorizziamo i risultati della campagna elettorale!

 

Nel Comunicato CC 13/2017 del 12 dicembre 2017 (Usare la campagna elettorale per fare avanzare la rivoluzione socialista!), abbiamo esposto gli obiettivi perseguiti nella campagna elettorale dai membri del (nuovo)PCI e da tutti quelli che condividono la concezione e la linea della Carovana del (n)PCI. Ora la campagna elettorale sta per finire e dobbiamo pensare al modo migliore di valorizzare il lavoro fatto e i risultati delle elezioni.

Due sono gli aspetti principali su cui noi comunisti dobbiamo fare il bilancio della campagna elettorale e del suo esito: sono quelli che più incideranno sul corso delle cose.

Uno è quanto e come i risultati elettorali incideranno sui contrasti tra i vertici della Repubblica Pontificia e sulle loro relazioni con la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti, in particolare nell’ambito della Unione Europea e della NATO; quindi su come il governo della Repubblica Pontificia realizzerà contro le masse popolari il programma comune della borghesia imperialista dettato dalla crisi generale del sistema capitalista.

L’altro sono gli insegnamenti che traiamo dalla campagna elettorale per valorizzare meglio la resistenza che le masse popolari oppongono al corso delle cose ai fini della nostra lotta tesa a mobilitarle perché creino le condizioni necessarie a costituire il Governo di Blocco Popolare e a far avanzare così la rivoluzione socialista.

 

Le elezioni a suffragio universale e il campo della borghesia imperialista

Le elezioni a suffragio universale stanno sempre più strette ai gruppi imperialisti. Ovunque la borghesia imperialista deve far fronte alla crisi generale del suo sistema sociale iniziata negli anni ’70 ma nelle condizioni create dalla prima ondata della rivoluzione proletaria. Una di queste condizioni sono le elezioni a suffragio universale e questo vale anche in Italia. “C’è troppa democrazia” sentenziò già alcuni decenni fa la Commissione Trilaterale creata da Rockefeller e complici. Berlusconi disse la stessa cosa proclamando che la Costituzione del 1948 era una “costituzione sovietica”.

Le elezioni di assemblee rappresentative sono un istituto del sistema politico (che i marxisti chiamano democrazia borghese) instaurato in Europa un po’ più di due secoli fa dalla borghesia contro la monarchia e il sistema feudale. Esse hanno subito profonde trasformazioni man mano che si è sviluppata la lotta del proletariato contro la borghesia. I comunisti devono capire queste trasformazioni per giovarsene nella loro opera.

Negli ultimi decenni del XIX secolo il movimento comunista cosciente e organizzato, ispirato dalla concezione elaborata da Marx ed Engels (superando quindi le tendenze anarchiche e anarco-sindacaliste), ha saputo fare buon uso delle elezioni per organizzare il proletariato e mobilitarlo alla testa delle altre classi delle masse popolari. All’inizio del secolo XX nei paesi imperialisti le elezioni erano diventate una delle forme della lotta tra le due classi antagoniste. Il movimento comunista ha costretto la borghesia a rendere universale il suffragio: eliminare i limiti di patrimonio,  allargare i limiti di età ed estendere il voto anche alle donne. Lenin indicò chiaramente (l’esposizione più organica è in L’“estremismo” malattia infantile del comunismo del 1920) che, benché la democrazia borghese fosse storicamente superata, i partiti comunisti dei paesi imperialisti dovevano continuare a fare uso delle elezioni e combinarle con le altre forme di lotta fino a portare la classe operaia a prendere il potere e instaurare il socialismo. Era quella una fase in cui in tutti i paesi imperialisti la parte d’avanguardia del proletariato, benché più per istinto che per coscienza, aderiva al sistema sovietico e voleva instaurare il socialismo (potere alla classe operaia, gestione pubblica dell’economia, emancipazione delle masse popolari dalla soggezione culturale alla borghesia e al clero).

Da quando, a causa dei limiti della loro ala sinistra e della svolta del XX Congresso del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (1956), sono caduti sotto la direzione dei revisionisti moderni (Togliatti, Thorez, ecc.), i partiti comunisti dei paesi imperialisti hanno imboccato la “via democratica e parlamentare al socialismo”. Su questa via le elezioni a suffragio universale sono diventate, come le conquiste strappate dalle masse popolari alla borghesia nel campo economico e dei diritti, uno dei mezzi con cui i revisionisti moderni hanno fatto il loro sporco lavoro al servizio della borghesia e hanno fuorviato il movimento comunista fino a ridurlo nelle condizioni attuali.

Ma con lo sviluppo a partire degli anni ’70 della seconda crisi per sovraccumulazione assoluta di capitale siamo entrati in una nuova crisi generale del capitalismo e in una nuova situazione rivoluzionaria in sviluppo. Da allora le elezioni a suffragio universale sono diventate una gabbia per i gruppi imperialisti. Essi hanno facilmente estromesso le masse popolari dalle assemblee elettive distruggendo gli strumenti principali della loro partecipazione (i partiti comunisti) e rafforzando gli strumenti di intossicazione e confusione delle idee e dei sentimenti, di diversione dalla lotta di classe, di abbrutimento delle masse popolari che abbiamo illustrato nell’articolo Le tre trappole di La Voce n. 54. Hanno facilmente svuotato le assemblee elettive del potere legislativo e le hanno ridotte a camere di registrazione delle decisione governative. Ma si ritrovano con le elezioni a suffragio universale che sono diventate uno dei terreni di scontro tra i gruppi imperialisti, un’altra delle armi con le quali ognuno di essi cerca di sopraffare i propri concorrenti e avversari e accaparrarsi il governo e proprio per questo non riescono a disfarsene benché siano un elemento di disturbo del loro dominio sulle masse popolari. Infatti le elezioni a suffragio universale mettono la scalata al potere a disposizione di ogni gruppo che ha i mezzi necessari per montare un’adeguata campagna di manipolazione dell’opinione pubblica e la sovraccumulazione di capitale crea contrasti antagonisti tra gruppi imperialisti ognuno dei quali deve valorizzare il capitale che amministra. Le elezioni USA dell’8 novembre 2016 sono state la dimostrazione più nota di questo ruolo delle elezioni a suffragio universale, tanto clamorosa che gli avversari di Donald Trump non si sono ancora rassegnati alla sconfitta della loro campionessa, Hillary Clinton. Ma la stessa dimostrazione l’hanno data le elezioni presidenziali francesi del 23 aprile e 7 maggio 2017 che hanno portato al potere Emmanuel Macron.

Avviene per le elezioni a suffragio universale quello che nella Repubblica Pontificia è avvenuto per la Costituzione del 1948. Il suo contenuto progressista e popolare è stato ignorato, accantonato, aggirato o violato da sempre, non è mai entrato in vigore, proprio come è avvenuto anche in altri paesi imperialisti usciti dalla Seconda guerra mondiale con una forte Resistenza popolare. In Francia un accorto socialista disse allora ai suoi complici: “Lasciamo che i comunisti scrivano nella Costituzione quello che vogliono. Al momento non abbiamo la forza per impedirlo. Poi si vedrà chi comanda realmente”. L’Italia è diventata una Repubblica Pontificia sotto il protettorato USA (la NATO venne costituita già nel 1949), ma cambiare la Costituzione è ancora oggi un’impresa impossibile per ognuno dei gruppi imperialisti che ha tentato di farlo, perché l’obiettivo reale della sua “riforma della Costituzione” era togliere di mezzo i gruppi imperialisti rivali e questi hanno avuto buon gioco nell’“appellarsi al popolo” per impedirlo. E del loro “appello al popolo” giustamente noi comunisti ci siamo giovati e ci gioviamo nella misura che le nostre forze lo consentono. Se non ce ne siamo giovati di più, il difetto è nelle nostre forze.

Una cosa analoga vale anche per le elezioni a suffragio universale, quale che sia la legge elettorale su cui i vertici della  Repubblica Pontificia hanno finito per convergere. Il sistema sociale borghese per sua natura funziona solo se una qualche combinazione di consenso e di rassegnazione determina un comportamento delle masse popolari arrendevole al punto che la borghesia riesce a dominare, nonostante la crisi generale del suo sistema sociale. Non a caso a fronte della diminuzione del consenso e della rassegnazione la borghesia e il clero fomentano sempre più tra le masse popolari la mobilitazione reazionaria: la guerra tra poveri, la guerra agli immigrati e all’“invasione”, la lotta contro il “terrorismo islamico”, le “spedizioni umanitarie” contro i paesi oppressi, il riarmo contro il “pericolo” russo, cinese, coreano, ... venezuelano persino. Il terrorismo e l’emigrazione sono diventati “le minacce che gravano sul nostro paese”, dicono Minniti e soci; “bisogna regolare umanamente l’immigrazione” dicono i vescovi; il governo di Bratislava non deve dare ai padroni dell’Embraco più contributi e servizi di quelli che dà il governo di Roma, dice Gentiloni. Di guerra al “terrorismo islamico” e difesa dei confini europei (dagli immigranti) hanno discusso in questi giorni a Bruxelles i capi dei governi dei paesi dell’UE. In questo contesto creato dalla borghesia imperialista (dal suo sistema di intossicazione, confusione e diversione dalla lotta di classe (TV, Internet, stampa, ecc.) e dai suoi portavoce (partiti delle Larghe Intese, clero e sinistra borghese)) i promotori delle prove di fascismo, gli scimmiottatori del fascismo del secolo XX, del tipo di Forza Nuova e Casa Pound gareggiano tra loro e con Matteo Salvini per emergere come salvatori della patria ed essere incaricati del governo del paese al posto dei partiti delle Larghe Intese.

Proprio perché il sistema sociale borghese per sua natura funziona solo grazie a una combinazione di consenso e di rassegnazione delle masse popolari, noi comunisti promuoviamo invece tra le masse popolari la creazione delle condizioni per costituire il Governo di Blocco Popolare e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia: sarà un passo avanti nella Guerra Popolare Rivoluzionaria con cui il proletariato instaurerà il socialismo.

Mancano ancora alcuni giorni per dire quali dei gruppi borghesi in lizza usciranno vincenti dalle elezioni, quale governo i vertici della Repubblica Pontificia installeranno e quali poteri gli saranno accordati dalle istituzioni della Comunità Internazionale, UE e NATO in primo luogo, da cui dipende. La partita tra i gruppi imperialisti oggi più ancora che nel 2013 è complicata dalla presenza del M5S. Nonostante i tentativi impersonati da Luigi Di Maio di farlo diventare una nuova versione delle Larghe Intese che applica il “programma comune”, esso resta inaffidabile e fonte di preoccupazione tra i gruppi imperialisti. La sua vittoria elettorale determinerebbe certamente un sommovimento nelle file dei suoi seguaci ed eletti, un sommovimento di cui noi comunisti ci gioveremo (quanto ce ne gioveremo dipenderà dal livello e dalla quantità delle nostre forze) per far avanzare le masse popolari verso la costituzione del GBP.

Nella campagna elettorale che sta finendo i portavoce della borghesia imperialista e del clero nel teatrino della politica borghese e i personaggi e gruppi della sinistra borghese affetti da cretinismo parlamentare (leggasi “fede nel potere del parlamento”) si sono scatenati in denunce e promesse. Oltre ad alimentare illusioni, esasperazione e disperazione in alcuni strati della popolazione, essi hanno alimentato l’indignazione di altri. L’instabilità del sistema politico borghese nel nostro paese è accresciuta anche dal tentativo messo in atto dai Gesuiti di attuare il rinnovamento di metodi di lavoro e di istituti di cui per motivi suoi propri ha bisogno uno dei pilastri del sistema imperialista mondiale, il Vaticano con la sua Chiesa Cattolica, che è anche il centro di ultima istanza del potere politico nella Repubblica Pontificia.

Questi sono gli elementi principali di un bilancio che diventerà più dettagliato quando i vertici della Repubblica Pontificia avranno fissato il loro nuovo assetto governativo incaricato di tradurre in concreto le decisioni già decise dalla NATO (riarmo, impegno militare in Africa e sul fronte russo-cinese), dalla UE e dalla Banca Centrale Europea: non la proclamata riduzione del Debito Pubblico (la sua riduzione è solo un pretesto pubblicitario, perché la borghesia non saprebbe come investire i capitali ora investiti nel Debito Pubblico), ma la riduzione dei servizi pubblici (istruzione, ricerca, sanità, pensioni, assistenza, trasporti, manutenzione delle infrastrutture e del patrimonio immobiliare, tutela dell’ambiente, ecc.) e la loro privatizzazione e l’ulteriore eliminazione delle conquiste salariali e normative strappate dalle masse popolari nei decenni in cui il movimento comunista era forte nel mondo.

  

Cosa la campagna elettorale ha insegnato a proposito della resistenza delle masse popolari

È ancora impossibile dire se i promotori di Potere al Popolo (Clash City Workers, Rete dei Comunisti, PRC di Maurizio Acerbo, PCI di Mauro Alboresi, ecc.) o di altre liste di sinistra (PC di Marco Rizzo, Lista del Popolo per la Costituzione, Sinistra Rivoluzionaria) riusciranno a costituire la sponda parlamentare a cui aspirano. La cosa è tuttavia secondaria ai fini della resistenza che le masse popolari oppongono agli effetti della crisi generale del capitalismo e per l’avanzata della rivoluzione socialista. Quello che importa stabilire oggi è che i membri del nostro Partito e tutti quelli che condividono la concezione e la linea della Carovana del (n)PCI a partire dal Partito dei CARC devono

1. avviare da subito, ognuno nella sua zona operativa, la rassegna capillare delle nuove organizzazioni operaie e popolari (OO e OP) con cui hanno stabilito contatti e, tra i protagonisti della campagna elettorale (anche tra i candidati di Liberi e Uguali e del M5S) e gli attivisti delle Amministrazioni Locali anti-Larghe Intese, dei personaggi disposti a contribuire alla creazione e al rafforzamento di OO e OP e alla loro azione come Nuove Pubbliche Autorità per la costituzione del GBP,

2. stabilire caso per caso come intervenire.

L’insegnamento principale che ricaviamo dalla campagna elettorale è che quelle che noi chiamiamo OO e OP in realtà esistono allo stato embrionale o anche già sviluppate ma in forme molto diverse tra loro. La denominazione che noi usiamo è generica, indica cioè il loro aspetto principale ai fini del futuro (quello che possono diventare), ma astrae dalle attuali forme particolari e concrete di organismi, gruppi, aggregati e individui che in realtà hanno forme disparate e, quando professano idee e obiettivi, in molti casi sono idee e obiettivi addirittura contrastanti con il futuro verso cui possono andare e dobbiamo farle andare. Abbiamo constatato nei mesi della campagna elettorale che per ognuna di esse dobbiamo anzitutto guardare al ruolo sociale che svolgono, solo in secondo piano considerare le idee che professano e le loro origini (per le quali però sta a noi trovare soluzioni di trasformazione progressiva).

Le masse popolari quanto a idee, sentimenti e comportamenti sono largamente manipolate dalla borghesia e dal clero. Ma d’altra parte non sfuggono alle condizioni pratiche di sfruttamento, oppressione e degrado in cui borghesia e clero le costringono. Sono due dati di partenza. Le masse popolari stanno ancora digerendo la sconfitta che il movimento comunista ha subito nella prima ondata della rivoluzione proletaria a causa dei suoi limiti nella comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe. La borghesia e il clero fanno di tutto per rendere difficile la digestione, dalle operazioni più turpi fino a contrapporre le opere di carità alla lotta di classe. In molti casi la condotta pratica di organismi, gruppi, aggregati e individui delle masse popolari è migliore delle idee professate e proclamate. È ad esempio il caso di molti organismi operai che vanno mobilitandosi contro la morte lenta delle aziende in cui lavorano (FCA, Piaggio, Alitalia, ILVA e cento altre), ma recalcitrano ad uscire dall’azienda e a sviluppare la loro autorità. È il caso di molti organismi che si oppongono al degrado delle condizioni di vita e lavoro e al degrado dell’ambiente ma rifuggono dal riconoscere che si tratta di effetti inestricabilmente connessi con il modo di produzione capitalista. Molti anche dei migliori hanno gli occhi rivolti a un passato (al capitalismo dal volto umano) che non può ritornare. Altri praticano con generosità nicchie, opere di carità alternative a quelle clericali, iniziative mutualistiche e assistenziali, volontariato e altro, escludendo però la scuola di comunismo che sta quindi a noi comunisti far emergere dalle loro iniziative. Quelli che fanno l’analisi del presente prescindendo, ignorando la storia che abbiamo alle spalle (tutti quelli che non trattano delle radici del presente che affondano nel terreno della prima ondata della rivoluzione proletaria) sono fuori strada; nei migliori dei casi fanno delle constatazioni empiriche, spesso non sfuggono a pregiudizi antipopolari (“le masse sono abbrutite”, “le masse non vogliono combattere”, ecc.). Le loro idee e i loro sentimenti frenano e intralciano la loro azione. Sta a noi comunisti far leva principalmente sulla loro azione, sui suoi lati positivi. La nostra forza sta nel fatto che noi rappresentiamo il loro futuro, anche se loro non ne sono ancora consapevoli.

 Appunto nello svolgere questo ruolo consiste il nostro essere comunisti. È un’opera paziente e capillare quella che dobbiamo svolgere, per alcuni aspetti analoga a quella che svolsero i pionieri del movimento comunista nel secolo XIX, (anche allora dovevano dare orientamento e organizzazione a un fermento diffuso e disperso), ma dobbiamo svolgerla

1. con la coscienza che il movimento comunista ha raggiunto grazie al bilancio della prima ondata, il marxismo-leninismo-maoismo,

2. mettendo a frutto i risultati raggiunti con la prima ondata della rivoluzione proletaria,

3. facendo fronte alla delusione, alla sfiducia, all’amarezza, ai contrasti e ai pregiudizi che l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria ha lasciato.

Per riuscire a esercitare con successo il nostro ruolo noi comunisti dobbiamo elevare il nostro livello di comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta condotta dal proletariato per instaurare il socialismo. “Studiare il marxismo-leninismo-maoismo, fare inchiesta del contesto in cui operiamo e applicarlo nel particolare e concretamente” è la prima indispensabile condizione del nostro successo. La seconda è reclutare i singoli individui che per qualche motivo, e oggi sono molto vari, sono disposti a frequentare la scuola del Partito.

Noi lottiamo in un periodo che sotto questo aspetto è assolutamente diverso da quello della prima parte del secolo XX. Allora grazie ai successi conseguiti dal movimento comunista a partire dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e dalla lotta eroica dei comunisti sovietici guidati da Lenin e da Stalin le masse popolari in ogni angolo del mondo erano affascinate dal comunismo. Oggi noi conquistiamo i nuovi membri del Partito uno a uno, lavorando con uno principalmente sulla concezione, con un altro principalmente sulla mentalità, con un altro principalmente sulla personalità; con alcuni coinvolgendoli in attività, partendo dalla pratica, con altri facendo un paziente lavoro di contrapposizione della loro esperienza alle loro idee. Dobbiamo per ognuno capire cosa mettere in primo piano. Oggi comunismo, dittatura del proletariato, marxismo-leninismo-maoismo sono brutte parole anche agli orecchi di molti di quelli che ne hanno bisogno. Sarà così per tutto un certo periodo, finché la quantità dei nostri risultati creerà una qualità nuova nel rapporto tra noi e le masse popolari, da uno sviluppo lineare al salto. Sta a noi comunisti organizzare la nostra azione in modo adeguato alle condizioni attuali per trasformarle. Il futuro non solo è conoscibile, ma lo facciamo noi. La nostra vittoria è sicura, perché l’umanità non ha altra via di salvezza. I tempi e le forme dipendono da noi.

A ogni individuo che per una qualche ragione vuole cambiare il mondo, vuole porre fine anche solo a questo o quell’aspetto del catastrofico corso delle cose che la borghesia e il clero impongono all’umanità, noi doppiamo portare l’appello ad arruolarsi nel Partito, a iscriversi alla scuola teorica e pratica del Partito.

Studiare il Manifesto Programma - http://www.nuovopci.it/scritti/mpnpci/indicmp.html - del Partito e i Comunicati CC è la prima attività di chi si organizza per diventare comunista. Stabilire un contatto clandestino con il Centro del Partito è la seconda. Imparare a funzionare e a operare clandestinamente è la terza. Promuovere la costituzione di organizzazioni operaie in ogni azienda capitalista e di organizzazioni popolari in ogni azienda pubblica, in ogni istituzione addetta a fornire servizi pubblici, in ogni zona d’abitazione è la quarta.

 

Avanti quindi, compagni! La nostra vittoria dipende interamente da noi!

Ogni lotta rivendicativa, ogni protesta dobbiamo usarla per creare le condizioni necessarie per la costituzione del Governo di Blocco Popolare! La costituzione del GBP aprirà una fase superiore della rivoluzione socialista che sfocerà nell’instaurazione del socialismo

Osare sognare, osare pensare, osare vedere oltre l’orizzonte della società borghese!
Osare vincere! Il nostro futuro lo costruiamo noi!

 

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Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalle Forze dell’Ordine borghese, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html ], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html ].