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(nuovo)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC 10/2019
27 maggio 2019

Quello che insegna l'esito delle elezioni europee del 26 maggio e le conclusioni che i comunisti devono tirarne

Allargato il distacco delle masse popolari dai partiti delle Larghe Intese, anche se la propaganda di regime vanta e i disfattisti e i compagni privi di strategia lamentano il rafforzamento della destra!

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Comunicato CC 11/2019 - 31 maggio 2019

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Contro la proposta fusione FCA-Renault:

non ammortizzatori sociali, ma posti di lavoro dignitosi per tutti!


L’annunciata fusione FCA-Renault è un altro attacco degli Agnelli contro gli operai ex FIAT e tutti i lavoratori!

Organizzarsi e mobilitarsi subito, in tutti gli stabilimenti e in tutti i reparti, per resistere al nuovo attacco e rivoltarlo contro gli Agnelli. Per gli operai FCA è l’occasione per mettersi nuovamente alla testa di tutti i lavoratori minacciati di licenziamento (dall’Alitalia a Mercatone Uno), dei disoccupati e dei precari e mobilitare tutti contro lo smantellamento delle aziende e per la creazione di posti di lavoro utili e dignitosi, per tutti!

Approfittare della natura particolare del governo M5S-Lega e costringerlo a intervenire!

Impedire lo smantellamento dell’apparato industriale italiano è una questione di interesse nazionale!


La fusione di Fiat Chrysler Automobiles (FCA, ex FIAT) con Renault annunciata nei giorni scorsi non porterà nulla di buono per gli operai: bando alle illusioni! È solo una tappa, l’ultima in ordine cronologico, sia del progetto degli Agnelli di uscire dal settore industriale e diventare un gruppo finanziario internazionale (per gli Agnelli le fabbriche sono ormai solo un intralcio per le loro operazioni finanziarie nel mondo), sia dello smantellamento in Italia del settore automobilistico e dell’indotto connesso.

Chi ha dubbi deve analizzare i fatti! chiusura della FIAT di Rivalta di Torino, dell’Alfa Romeo di Arese, di Termini Imerese, dello stabilimento Irisbus in Valle Ufita (Avellino); riduzione della produzione e del numero degli operai nelle fabbriche rimaste (Mirafiori è l’esempio più eclatante: da più di 100.000 operai a poche migliaia!) e ricorso sistematico alla cassaintegrazione a Mirafiori, Grugliasco, Cassino, Pomigliano, Pratola Serra, Melfi, ecc.; “piano Marchionne” con attacco frontale ai “sindacati ideologici, alle leggi antiquate e ai diritti ormai sorpassati” (mentre profitto, competitività, concorrenza sarebbero cose nuove, ultramoderne!), uscita da Confindustria e rottura del CCNL per i metalmeccanici FIAT allo scopo di procedere in modo più spedito nell’“operazione spezzatino” (esternalizzazione di servizi e attività produttive e smantellamento di uno stabilimento dopo l’altro); persecuzione degli operai più combattivi (reparti confino e licenziamenti politici – il caso di Mimmo Mignano e degli altri quattro licenziati politici di Pomigliano è solo il caso recente più noto, grazie alla loro lotta). Il “piano Marchionne” è stato la punta di lancia del padronato italiano: è partito dagli stabilimenti FIAT per poi essere applicato al grosso delle altre aziende, eliminando le conquiste e i diritti strappati dai lavoratori ai capitalisti nei decenni in cui il movimento comunista era forte nel mondo. Questi sono fatti!

Marchionne tra il 2010 e il 2011 aveva annunciato che la FIAT avrebbe triplicato la produzione: Termini Imerese e l’Irisbus sono la dimostrazione della serietà dei suoi propositi!

Nel 2014, dopo l’acquisto della Chrysler da parte della FIAT, un Marchionne esultante annunciò “siamo il settimo gruppo automobilistico mondiale” (in realtà si trattava di un altro passo dell’operazione per liquidare le fabbriche FIAT!) e promise un grande piano di rilancio della produzione negli stabilimenti italiani. Il piano FCA 2014-2018 addirittura indicava l’obiettivo del pieno impiego in ogni azienda: la cassaintegrazione è tuttora ampiamente usata e lo smantellamento delle aziende FCA procede in tutta Italia!

Ora gli Agnelli cercano di venderci la fusione tra Renault e FCA come un deciso passo in direzione della “costruzione dei campioni europei”, ossia di un colosso multinazionale in grado di estendere il proprio mercato mondiale, tener testa ai concorrenti e perfino difendere i livelli occupazionali!

Non bisogna credere alle menzogne degli Agnelli: i padroni hanno un’arte consumata nel raggiro e nella mistificazione da quando non hanno più la forza di imporsi ai proletari solo con la violenza!

Organizzarsi e mobilitarsi da subito in tutti gli stabilimenti FCA per resistere all’attacco e rivoltarlo contro gli Agnelli. Bisogna con scioperi e dimostrazioni costringere il governo M5S-Lega a intervenire e mettere sotto il controllo del governo e degli operai organizzati ogni azienda FCA. Bisogna bloccare in Italia lo smantellamento di aziende, impedire la riduzione della produzione e nuovi licenziamenti, far tornare a lavorare a tempo pieno gli operai in cassaintegrazione, far chiudere i reparti confino, assumere nuovi operai, migliorare le condizioni di lavoro degli operai già in produzione. Bisogna ridurre ritmi e straordinari, garantire la sicurezza sul posto di lavoro, promuovere in ogni azienda la partecipazione degli operai alle “attività prettamente umane”: migliorare la propria istruzione (ripristinare e migliorare le “150 ore” degli anni ’70, ecc.) e le proprie conoscenze, svolgere attività politica, sindacale, sociale, culturale, sportiva e ricreativa, fare di ogni azienda un centro che anima e orienta la vita politica e sociale della zona e organizza i lavori necessari e utili anche al di fuori della propria attività tradizionale. Questo è quanto bisogna fare per resistere all’attacco e rivoltarlo contro gli Agnelli: gli operai FCA per impedire lo smantellamento della loro azienda devono costringere il governo M5S-Lega ad adottare queste misure e quindi concorrere al cambiamento e al miglioramento dell’intero paese!

Gli operai FCA non devono aspettare il nuovo colpo per mobilitarsi. Devono partire subito, giocare d’attacco e prendere l’iniziativa. Stabilimento per stabilimento, reparto per reparto organizzarsi dal basso in comitati di lotta (seguire l’esempio del Movimento Operai Autorganizzati FCA (MOAF)!) e, dove le RSU sono composte da delegati che hanno a cuore gli interessi della loro classe, farle funzionare al meglio delle loro possibilità (indipendentemente dall’appartenenza sindacale), rafforzare il coordinamento tra tutti gli stabilimenti e coinvolgere anche l’indotto, costringere i sindacati a muoversi, mettere sempre e comunque al centro gli interessi di classe e non la concorrenza tra sindacati. Fare fronte unito contro il nemico comune!

La lotta è dura ma ampie sono le possibilità di vincere: gli operai ex FIAT hanno una lunga tradizione di lotta e organizzazione (dal Biennio Rosso (1919-1920) alla Resistenza partigiana, dai 21 giorni di Melfi del 2004 alla lotta contro il piano Marchionne del 2010-2011) e hanno un ruolo di grande rilievo nella storia del movimento operaio del nostro paese, ruolo per cui possono mobilitare il sostegno e la solidarietà di ampia parte delle masse popolari e della società civile. Nel 2010 la resistenza degli operai di Pomigliano e di chi li ha appoggiati contro l’attacco lanciato da Marchionne è sfociata nella grande mobilitazione del 16 ottobre a Roma e ha inciso sul corso delle cose per tutto il 2011: sul movimento degli studenti, sul referendum sull’acqua, sull’affermazione di giunte arancione, fino alla mobilitazione del 14 dicembre promossa da “Uniti contro la Crisi”. Quando gli operai FCA chiamano alla lotta, le masse popolari rispondono!

Ma all’epoca c’era la FIOM che mobilitava!”, obietterà qualcuno. Questo è vero e non bisogna sottovalutare l’importanza della struttura capillare che la FIOM ha su scala nazionale. Allo stesso tempo, però, bisogna tener conto di tre fatti.

1. La lotta di Pomigliano nel 2010 ha dato un’altra grande lezione: lo Slai Cobas grazie alla sua azione indusse i vertici della FIOM a mobilitarsi per il NO al Referendum contro il Piano Marchionne! I sindacati di base e alternativi, se non disperdono le loro energie nella lotta contro i sindacati di regime ma prendono l’iniziativa nella lotta contro il padrone, costringono i sindacati di regime a rincorrerli! A loro volta, gli operai autorganizzati possono costringere i sindacati di base e alternativi a muoversi, facendo leva sulla loro parte avanzata e anche sulla concorrenza che esiste tra loro. Una forza piccola può muovere una forza più grande che a sua volta muove una forza più grande ancora!

2. La lotta contro il governo M5S-Lega ha risvegliato i sindacati di regime (CGIL, CISL, UIL) dal torpore dopo anni (dalla “svolta dell’EUR”, 1978) di accondiscendenza (compatibilità, concertazione, moderazione, ecc.) verso le politiche delle Larghe Intese (Legge Biagi, Legge Sacconi, Legge Fornero, Jobs Act, ecc.). In questi mesi chiamano i lavoratori a scendere in piazza contro la chiusura delle aziende e per la creazione di nuovi posti di lavoro, per la difesa dei diritti, per le pensioni, ecc. Landini è in prima linea nel promuovere la mobilitazione, cosi come lo è Zingaretti “l’anti-razzista” a nome del PD della Turco-Napolitano e di Minniti. Il loro attivismo è ovviamente strumentale: il loro obiettivo è riprendere in mano il governo del paese. Ma è secondario che sia strumentale: con la loro iniziativa mobilitano migliaia di operai, lavoratori, precari, giovani, donne e pensionati contro le misure reazionarie del governo M5S-Lega (che in realtà continuano le misure prese negli ultimi quarant’anni dai governi PD e Berlusconi con la complicità dei sindacati di regime!) e, nel caso di Landini, contro i tentennamenti del governo M5S-Lega sul lavoro, affermano che gli ammortizzatori sociali non bastano perché ci vogliono posti di lavoro!

Tutto questo gioca a favore della lotta contro lo smantellamento di FCA e la lotta contro lo smantellamento di FCA gioca a favore della lotta contro la morte lenta di Alitalia, della Piaggio e di mille altre aziende, da Piombino a Taranto, dal Veneto alla Sicilia e alla Sardegna. Il prossimo 14 giugno ci sarà lo sciopero generale dei metalmeccanici indetto da CGIL, CISL e UIL con manifestazioni al Nord, Centro e Sud del paese: dobbiamo usare ampiamente lo sciopero per organizzare la resistenza in FCA, tessere relazioni tra reparti e stabilimenti, chiamare ovunque gli operai alla lotta, costruire iniziative di lotta comuni, incalzare i sindacati confederali!

3. Il governo attualmente in carica non è un governo delle Larghe Intese (PD - Berlusconi), ma un governo che ha fatto del cambiamento la sua bandiera. M5S e Lega hanno preso il governo grazie al diffuso malcontento che esiste tra le masse popolari per le politiche portate avanti dalle Larghe Intese: questo è anche il loro “tallone d’Achille”, “l’elettorato a cui rispondere” e da cui dipende il loro futuro. Bisogna tenerne conto e tracciare le dovute linee di intervento:

- sfruttare il suo “prima gli italiani!” per mettere alle strette lo sciacallo Salvini e gli altri parlamentari leghisti: “prima gli italiani!” significa innanzitutto difesa dei posti di lavoro esistenti e creazione di nuovi posti di lavoro (necessari e utili, non quelli delle grandi opere speculative che degradano l’Italia a paese di transito), impedire la chiusura delle aziende, la loro delocalizzazione, smembramento o riduzione. “Prima gli italiani!” significa difendere l’apparato produttivo del nostro paese, perché un paese che non produce è un paese che non sta in piedi e un paese che non sta in piedi e che dipende dagli altri paesi in tutto e per tutto, è un paese che non ha alcuna sovranità nazionale e tanto meno è in grado di essere di aiuto agli altri paesi attaccati dalla Comunità internazionale dei gruppi imperialisti europei, USA e sionisti. In Italia l’apparato industriale negli ultimi 10 anni ha perso il 25% delle sue potenzialità. Impedire lo smantellamento dell’apparato industriale del paese è una questione di interesse nazionale!

- sfruttare la batosta elettorale ricevuta dal M5S alle elezioni europee e il dibattito da essa generato all’interno del movimento sulla necessità di smetterla con la sudditanza alla Lega e alle sue politiche reazionarie. Sfruttare la diffusa consapevolezza che “se continuiamo su questa strada il M5S non ha futuro”, per incalzare parlamentari, attivisti e elettori del M5S.

In questo senso bisogna imparare da Mimmo Mignano e dagli altri licenziati politici della FCA di Pomigliano che nel mese di aprile hanno messo in campo un’iniziativa di lotta (si sono arrampicati sul campanile di una chiesa di Napoli, sfruttando le celebrazioni per la Pasqua oltre che la campagna elettorale) contro la loro esclusione dal Reddito di Cittadinanza e per l’estensione dei criteri di erogazione del RdC. Così facendo hanno costretto Tridico (INPS) e Di Maio a prendere posizione. Fermo restando che le dichiarazioni non sono misure concrete e che bisogna quindi proseguire la lotta, questa esperienza mostra concretamente cosa vuol dire “passare dalla difesa all’attacco”, prendere l’iniziativa, mobilitarsi, attaccare, suscitare ampia solidarietà, incalzare il governo M5S-Lega a favore della lotta condotta dalle masse popolari!


La lotta contro lo smantellamento di FCA, la creazione di organizzazioni operaie in FCA e la loro connessione con la lotta che le masse popolari conducono fuori dalle aziende, nei territori, contro le misure di lacrime e sangue della borghesia (smantellamento scuola, sanità, servizi, devastazione dell’ambiente, degrado, sgomberi e repressione, ecc.) rafforzerà la battaglia più complessiva per la creazione di un Governo di Blocco Popolare.

Il GBP seguirà, come alternativa agli Agnelli e a tutti i loro complici delle Larghe Intese e della borghesia imperialista italiana, una via realistica per iniziare a risalire la china e grazie alla organizzazioni operaie e popolari sarà in grado di realizzarla. È la via riassunta nelle sue sette misure generali:

  1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

  2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

  3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

  4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

  5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

  6. Stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

  7. Epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano l’azione del GBP, conformare le Forze dell’Ordine (Carabinieri, Polizia, Guardia di Finanza), le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 (in particolare a quanto indicato negli articoli 11 e 52) e ripristinare la partecipazione universale più larga possibile dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.


Osare lottare, osare vincere!

Non sono i padroni ad essere forti: sono le masse popolari che devono organizzarsi per far valere tutta la loro forza!


Creare in ogni azienda e in ogni reparto organizzazioni operaie, rafforzare il coordinamento tra tutti gli stabilimenti, legarsi con la lotta di classe che attraversa tutto il paese!

Nessuna azienda deve essere chiusa, nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto uno lavoro utile e dignitoso!


Scaricare, diffondere, affiggere e fare affiggere la locandina (n)PCI allegata!