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(nuovo)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Comunicato CC 27/2019
5 dicembre 2019

No al rafforzamento del MES!

Approvando il rafforzamento del MES il governo Conte 2 (M5S-PD) conferma e rafforza la sottomissione dell’Italia alla UE e alla NATO, ereditata dal governo Conte 1 (M5S-Lega) e dai governi delle Larghe Intese tra il polo PD e il polo Berlusconi (dalle manovre di Massimo D’Alema fino al Patto del Nazareno) che hanno preceduto il Conte 1.

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Comunicato CC 28/2019 - 31 dicembre 2019

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A tutti i comunisti, a tutti quelli che aspirano a diventarlo!

Compagni,

nel nostro paese il corso delle cose lungo tutto il 2019 ha allargato la breccia che con il voto del 4 marzo 2018 le masse popolari hanno aperto nel sistema politico della Repubblica Pontificia. I due vecchi poli delle Larghe Intese (polo Berlusconi e polo PD) si stanno sgretolando, si aggravano i contrasti tra esponenti e istituzioni dell’apparato statale e finanziario, in particolare tra magistratura, banche e autorità locali e centrali, il Vaticano è costretto a intervenire sempre più apertamente benché la Chiesa Cattolica stessa sia, in Italia e nel mondo, lacerata da contrasti insanabili. Il governo Conte 2 asseconda ancora più del Conte 1 il corso delle cose promosso dalla UE e dalla NATO: la distruzione dell’apparato nazionale produttivo di beni e servizi che è trasferito in paesi dove i profitti sono più alti, la partecipazione alla guerra che i gruppi imperialisti estendono senza limiti nel mondo suscitando una resistenza eroica che prima o poi troverà la direzione dei Partiti comunisti della quale ha bisogno, la devastazione del territorio e l’inquinamento dell’ambiente, l’abbrutimento intellettuale e morale della massa della popolazione, in particolare delle nuove generazioni. Chi si dà da fare perché i gruppi imperialisti e i loro governi cambino direzione, è destinato ad un’attività inconcludente e a delusioni senza fine. I gruppi imperialisti non possono che fare quello che fanno, perché per ogni capitalista la legge suprema è valorizzare il capitale. Non c’è limite alla criminalità, alla degradazione e alla rovina alle quali il sistema capitalista porta l’umanità. Ma noi comunisti possiamo porci fine. La borghesia impone l’attuale catastrofico corso delle cose non perché essa è forte, ma perché la classe operaia e le masse popolari non hanno ancora dispiegato la loro forza.

Solo noi comunisti possiamo portare le masse popolari ad imboccare la via che porrà fine a questo corso delle cose. Le masse popolari stesse ci indicano la strada. Il malcontento, l’insofferenza e la ribellione alla direzione dei gruppi imperialisti dilagano in tutto il mondo. Le masse popolari hanno bisogno della direzione dei Partiti comunisti che trasformino la resistenza che trasuda da ogni poro della società, in rivoluzione socialista che instauri il socialismo con i suoi tre pilastri: 1. il potere delle masse popolari organizzate attorno al Partito comunista, 2. la gestione pubblica e pianificata delle attività economiche mirata a produrre i beni e i servizi necessari alla popolazione e alla relazioni con gli altri paesi, 3. l’impiego di tutte le risorse della società per promuovere sia la formazione delle nuove generazioni che la partecipazione delle masse popolari alle attività politiche, culturali, sportive e ricreative, a partire dalla classi e dai gruppi sociali (donne, giovani, immigrati) che la borghesia e il clero hanno da sempre escluso. Non c’è azienda, non c’è istituzione, non c’è zona d’abitazione dove la resistenza non si manifesti, dove non ci siano alcuni elementi avanzati che cercano di promuoverla e rafforzarla. Compito di noi comunisti è metterci alla testa di questa resistenza, scoprire e raccogliere gli elementi avanzati, promuovere la loro organizzazione e rafforzare i loro organismi in modo che portino le masse popolari a impedire e sabotare l’opera della borghesia e delle sue autorità e a dare il via alle iniziative a favore delle masse popolari che è possibile mettere in opera anche senza avere ancora il governo del paese. Compito di noi comunisti è promuovere il coordinamento degli organismi popolari fino a che abbiano la forza di costituire un loro governo d’emergenza e farlo ingoiare alla borghesia e al clero italiani e ai loro padrini del resto del mondo. L’impresa è possibile, la borghesia e il clero sono impotenti di fronte a una resistenza diffusa e organizzata delle masse popolari, guidata dal Partito comunista.

Per metterci all’altezza di questo nostro compito noi comunisti dobbiamo anzitutto liberare le nostre file dalla sfiducia prodotta dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e dal disfacimento del primo paese socialista, l’Unione Sovietica. L’Unione Sovietica si è dissolta trenta anni fa perché corrosa da un’opera più che trentennale lanciata nel 1956 da Kruscev e dai suoi complici, un’opera di restaurazione graduale e pacifica del capitalismo sostenuta da tutte le potenze imperialiste e dal Vaticano. L’opera dei revisionisti moderni alla Kruscev si è aggiunta all’opera nefasta e all’ignavia dei gruppi dirigenti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti, compreso il nostro. Togliatti, Thorez e gli altri dirigenti non avevano osato guidare i partiti comunisti e le masse che con essi si mobilitavano a dare seguito alla vittoria dello scontro con il nazifascismo e prendere il potere, instaurare il socialismo in Italia, in Francia e negli altri paesi dell’Europa occidentale. “Dove è la borghesia nei paesi socialisti?”: in Unione Sovietica il movimento comunista non ha saputo rispondere a tempo a questa questione e dal 1956 hanno preso la direzione quei dirigenti del Partito, dello Stato, delle aziende e delle altre istituzioni sociali che davano ai problemi di sviluppo della società socialista e in particolare delle sue forze produttive soluzioni che scimmiottavano quelle borghesi: l’importante è che ogni azienda e ente soddisfi agli obiettivi che i livelli superiori hanno fissato, non che sviluppi la consapevole partecipazione dei lavoratori alla gestione delle loro attività e dell’azienda e all’avanzata del socialismo e la riduzione delle differenze tra lavoro intellettuale e lavoro materiale e tra lavoro di direzione e lavoro esecutivo; gli incentivi materiali sono i principali se non unici fattori di mobilitazione dei lavoratori; il dirigente di ogni reparto è premiato per la quantità di lavoro che riesce a far fare e per il soddisfacimento degli obiettivi produttivi assegnati al reparto che dirige; ogni azienda è finanziariamente autonoma: vende al cliente che paga di più e acquista dal fornitore che fa prezzi più bassi. Non importa che il gatto sia rosso o nero, l’importante è che prenda i topi; l’importante sono i risultati immediati, non dove si sta andando. Dei tre pilastri del socialismo, conta il secondo, il terzo è trascurabile e, a questo punto, il primo si trasforma in dittatura della borghesia tipica della società socialista. Il risultato è stato l’esaurimento della mobilitazione popolare che era dilagata in tutto il mondo, lo sviluppo di privilegi, del clientelismo, della corruzione, dell’indifferenza e della sfiducia, la decadenza dell’Unione Sovietica a rimorchio della politica di competizione e di guerra promossa dalle potenze imperialiste e infine la sua dissoluzione e l’epoca di reazione nera che è subentrata alla prima ondata della rivoluzione proletaria. L’umanità ha bisogno di porre fine a questa epoca di reazione nera. La borghesia fa di tutto per prolungarla, non può fare altro. L’instaurazione del socialismo è possibile, anzi è necessaria. Non a caso la borghesia e il suo clero fanno di tutto per convincere che il comunismo è roba del passato, deformano la storia, denigrano in ogni modo il movimento comunista, mentono senza pudore. Perché lo fanno? L’enormità delle loro menzogne e l’inconsistenza della loro cultura sono indici della loro impotenza: non sono in grado di dare al mondo un corso delle cose migliore per la massa della popolazione di quello che suscita ribellione e resistenza delle larghe masse, il capitale finanziario e speculativo detta legge in ogni campo.

I tempi della riscossa dipendono da noi comunisti. Sta a noi raggiungere una comprensione più avanzata delle condizioni della lotta di classe in corso e condurla senza riserve. Grazie al bilancio della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) la scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia ha raggiunto un livello superiore, il marxismo-leninismo-maoismo. È la scienza con cui dobbiamo affrontare la nostra opera. Sta a noi osare lanciare alle ampie masse l’appello alla lotta, organizzare e portare in battaglia quelli che rispondono al nostro appello.

Nell’Avviso ai naviganti recentemente diffuso, il CC del (n)PCI ha scritto: “Noi ereditiamo dalla storia uno sfasciume di movimento comunista e altri aspiranti comunisti sorgono dalle lotte di ogni giorno. Unirsi e costruire un grande e forte partito comunista questa volta all’altezza del suo compito, è un’aspirazione diffusa. Unità dei comunisti è una parola d’ordine rafforzata 1. dall’apertura con il voto del 4 marzo 2018 della breccia nel sistema politico borghese, nel sistema delle Larghe Intese sul quale è sopravvissuta negli ultimi quaranta anni la Repubblica Pontificia e 2. dall’inconcludenza del governo M5S-Lega prima e M5S-PD dopo. Noi dobbiamo impugnare la parola d’ordine dell’unità dei comunisti e lottare con determinazione per realizzarla. Decisivo è quindi che lo facciamo seguendo una via giusta, una via che consolidi e rafforzi un partito capace di dirigere le masse popolari a vincere sul primo dei due fronti [il fronte della lotta delle masse popolari contro la borghesia]. Gli elettoralisti mirano a una macchina che raccolga voti. Gli economicisti mirano a creare un centro che onestamente e con determinazione promuova rivendicazioni economiche e politiche. Noi marxisti-leninisti-maoisti miriamo a un partito che usi, rafforzi e promuova ogni appiglio, ogni contraddizione e ogni lotta come mezzo per avanzare verso l’instaurazione del socialismo.

Unirsi accantonando le contraddizioni, mantenendo ognuno le sue posizioni”, propongono alcuni compagni. “Unità d’azione per far avanzare le masse popolari nella lotta contro la borghesia e il clero sul primo fronte e affrontare apertamente e onestamente le contraddizioni tra comunisti sul secondo fronte”, diciamo noi. Questa è la lezione della prima ondata della rivoluzione proletaria, questa è la lezioni della storia del movimento comunista del nostro paese. Nel nostro paese milioni di proletari si erano aggregati attorno al PCI, ma non hanno instaurato il socialismo perché nel Partito i comunisti non hanno affrontato apertamente e onestamente le contraddizioni a proposito del suo orientamento generale e della linea che seguiva. Nell’articolo di La Voce 26 (luglio 2007) Pietro Secchia e due importanti lezioni abbiamo illustrato questo aspetto della storia del PCI in uno dei più importanti periodi della storia del movimento comunista italiano. Rivoluzionaria professionale (Edizioni Rapporti Sociali) di Teresa Noce illustra chiaramente la mancanza di lotta sulle contraddizioni di principio che ha caratterizzato il vecchio PCI dopo il 1926 (Congresso di Lione e cattura di Gramsci da parte del governo del fascismo e della monarchia sabauda sostenuto dalla gerarchia vaticana). Nascondere e accantonare le contraddizioni di principio aprì la via alla deviazione revisionista nel Partito: la “via italiana al socialismo” divenne il paravento della rinuncia a instaurare il socialismo e condusse al disfacimento del vecchio PCI”.

I comunisti devono affrontare onestamente e senza riserve le divergenze sulla concezione del mondo, il bilancio del movimento comunista, l’analisi del corso delle cose e la linea. Dobbiamo combinare l’unità d’azione nella mobilitazione delle masse popolari contro gli effetti del disastroso corso delle cose che la borghesia impone e nella resistenza alla repressione, con il dibattito franco e aperto su tutte le questioni di principio che ci dividono. Il Manifesto Programma del (n)PCI (2008) e il Saluto al Convegno sull’Autunno Caldo promosso a Milano il 13-15 dicembre 2019 da Proletari Comunisti esprimono le posizioni con cui il (n)PCI entra in questo dibattito.

Il (n)PCI è disposto a imparare da ogni individuo e organismo che ha qualcosa da insegnare su come far avanzare con maggiore forza la rivoluzione che instaurerà il socialismo nel nostro paese. Siamo sicuri che il primo paese che romperà le catene del sistema imperialista mostrerà la via e aprirà la strada anche alle masse popolari degli altri paesi e si gioverà del loro sostegno contro l’aggressione della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti UE, USA e sionisti.

Osare lottare, osare vincere! Il futuro è nostro!

Questa è la nostra consegna per il nuovo anno!

Per il CC del (n)PCI, il compagno Ulisse segretario generale del CC

Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 63: vedere che il (n)PCI clandestino è presente infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!

Inviare alla Delegazione <delegazione.npci@riseup.net> l’indirizzo email di ogni conoscente e di ogni organismo a cui può essere utile ricevere i Comunicati del Partito