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(nuovo)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

Comitato Centrale

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Comunicato CC 16/2020
3 maggio 2020

Ma quale “fase 2”!

Il 4 maggio inizia quella che il governo Conte e le altre autorità chiamano “fase 2”. I capitalisti mettono la ripresa della produzione al di sopra di tutto (...)

La crisi del sistema imperialista mondiale e la guerra popolare rivoluzionaria

Tre linee, una via!

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Comunicato CC 17/2020 - 22 maggio 2020

[Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word ]

I nodi sono venuti al pettine!

I tentativi dei capitalisti e delle loro autorità di ristabilire le condizioni del passato sono vani, ma saranno svariati e tormentosi. La “fase 2” è il primo.
Essi saranno tanto meno dolorosi quanto più rapidamente riusciremo a sviluppare una larga mobilitazione di masse popolari che si organizzano e costituiscono un proprio governo d’emergenza valorizzando quello che c’è di positivo tra gli esponenti della sinistra borghese di vecchio e di nuovo tipo.
Condizione indispensabile del rapido successo di quest’opera è il consolidamento e rafforzamento del nuovo Partito comunista italiano, baluardo contro le utopie interclassiste e le tendenze alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

La pandemia del coronavirus Covid-19 ha fatto scontrare l’umanità intera con gli inconvenienti che ci sono a vivere di fatto associati e dipendenti l’uno dall’altro a livello di quartiere, città, paese e del mondo intero, ma con un sistema di relazioni politiche ed economiche che non corrispondono a questa aggregazione: dipendiamo l’uno dall’altro, ma siamo in concorrenza l’uno con l’altro. Da quaranta anni a questa parte, da quando si è esaurita la prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) ed è iniziata la nuova crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, gli strumenti di formazione della coscienza e dei sentimenti degli individui concorrono in una misura mai vista prima con le condizioni pratiche della società mercantile e capitalista a educare e spingere ogni individuo a competere con gli altri. L’anticomunismo è diventato luogo comune: al punto che Roberto Benigni (La vita è bella) ha fatto liberare il campo di concentramento di Auschwitz nel 1945 dall’esercito USA e Giansandro Merli (il manifesto 22 maggio 2020) assicura che Stalin (morto il 5 marzo 1953) nel 1956 ordinò all’Armata Rossa di sparare sugli operai ungheresi!

La società mercantile e capitalista è storicamente superata, ma “al posto della vecchia società borghese con le sue classi e con i suoi antagonismi di classe” non è ancora subentrata “un’associazione nella quale il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti”. Questa espressione non è la descrizione del “paradiso in terra”, ma solo la descrizione sintetica della società che Marx ed Engels scoprirono (cap. 2 del Manifesto del partito comunista, 1848) avrebbero prima o poi costruito gli uomini che con il capitalismo avevano imparato a ricavare dal resto del mondo tutto quanto necessario alla riproduzione di ognuno di essi e che dal meccanismo della società capitalista erano invece costretti a continuare a competere l’uno con l’altro come quando non ce n’era abbastanza per tutti.

Il grande sconvolgimento che la pandemia ha prodotto in tutto il mondo obbliga l’umanità intera a constatare praticamente e su grande scala gli inconvenienti della società che resta basata sul modo di produzione capitalista. Questo ha aumentato il lavoro di noi comunisti, perché c’è un gran domandarsi: cosa fare?

A ragione il grande sconvolgimento suscitato in tutto il mondo dalla pandemia del Covid-19 viene paragonato alla Grande Guerra scoppiata nel 1914 da cui prese il via la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale. Il gruppo anticomunista Vox Italia guidato da Diego Fusaro ha perfino indetto a Firenze una mobilitazione antigovernativa per il 24 maggio, giorno anniversario dell’entrata dell’Italia nella guerra mondiale, quando la corte civile e militare dei Savoia e la borghesia italiana diedero il via alla carneficina di contadini e operai italiani. Come vari altri gruppi, combina l’arretratezza di intellettuali intrisi di utopie interclassiste con propensioni per la mobilitazione reazionaria delle masse popolari.

Tutti” hanno la sensazione che bisogna porre fine all’attuale corso delle cose e molti (i proletari in primo luogo e in secondo luogo i lavoratori autonomi con nessuno o con pochi dipendenti) hanno assolutamente bisogno di uscirne. Ma porre termine alla società mercantile e capitalista implica tanti cambiamenti nelle abitudini di vita e nelle relazioni che, prima di trovare la giusta via, mille sono le soluzioni a cui si immagina di ricorrere (è il campo variopinto del senso comune), ognuno per salvaguardare quelle a cui è più attaccato, tanto attaccato che gli sembrano naturali. Ci sono poi anche quelli la cui vita è intrinsecamente legata a relazioni e situazioni tipiche della società capitalista storicamente superata che scomparirebbero nell’altra (nella nuova società, con l’instaurazione del socialismo). In definitiva è lotta tra classi condotta da milioni di individui ognuno formato intellettualmente e moralmente dalla vecchia società. È la lotta tra le classi oppresse e sfruttate e la borghesia imperialista che deve assumere la forma della guerra popolare rivoluzionaria promossa dal Partito comunista.

Nel Comunicato CC 16/2020 Ma quale “fase 2”! abbiamo indicato in dettaglio i compiti che noi comunisti dobbiamo svolgere per portare su larga scala le masse popolari a mobilitarsi e organizzarsi. Ma vi sono due condizioni indispensabili perché la nostra opera abbia successo che riguardano noi e chi dei nostri lettori vuole diventare comunista.

La prima è che noi comunisti mobilitiamo i proletari e i lavoratori autonomi contro i capitalisti italiani e i loro agenti e alleati. Solo a questa condizione i proletari e i lavoratori autonomi italiani faranno valere la loro indipendenza nazionale dai gruppi imperialisti europei, USA e sionisti e dalle rispettive istituzioni (UE, BCE, NATO, FMI, ecc.) e si gioveranno del sostegno delle masse popolari degli altri paesi. Bando all’interclassismo!

L’altra condizione indispensabile è che l’ampio fronte dei proletari e dei lavoratori autonomi abbia alla sua testa gli operai, i lavoratori che la società borghese ha aggregato nelle aziende capitaliste e pubbliche. Essi sono la parte della popolazione che le condizioni pratiche dell’esistenza hanno educato al lavoro collettivo e sono direttamente contrapposti alle leggi del profitto e del mercato: questo vale in particolare per i lavoratori delle aziende private capitaliste. Solo la classe operaia può dirigere la trasformazione della quale l’umanità ha bisogno!

Da una parte noi comunisti dobbiamo essere ovunque sono le masse popolari. Quali che siano le parole d’ordine in nome della quali oggi le classi dominanti (capitalisti e clero) e i loro portavoce e notabili le mobilitano contro il corso delle cose, noi comunisti dobbiamo esserci: discriminante è la posizione di classe, non le parole d’ordine e le idee. I tentativi dei capitalisti, dei loro complici e agenti e delle loro autorità per ritornare al passato offrono il terreno favorevole per la nostra attività. Tanto diventerà ogni volta evidente che questi tentativi sono fallimentari.

Dall’altra parte noi comunisti dobbiamo far leva sui motivi per cui le masse popolari sono contro il corso delle cose, individuare qui i bersagli della loro mobilitazione. La nostra scienza del corso delle cose, il marxismo-leninismo-maoismo, ci aiuta a vederli. Esso è la base dell’unità del Partito e lo strumento del suo legame con le ampie masse che ne fa una forza invincibile.

Il (n)PCI oggi è una forza piccola, ma ha costruito gli strumenti necessari per svolgere il suo ruolo e la clandestinità è uno di essi (quello di cui Gramsci si rese conto solo nel 1932-1935). Comunque la concezione del mondo, il bilancio dell’esperienza del movimento comunista, l’analisi del corso delle cose e la linea d’azione che si è dato costituiscono un fermento da cui rinascerebbe se dato lo scarso numero dei suoi membri attuali la borghesia riuscisse a distruggerlo.

Avanti quindi! La lotta sarà difficile, molte cose dovremo imparare, ma l’eredità della prima ondata della rivoluzione proletaria è la garanzia della nostra vittoria!

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Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 64: vedere che il (n)PCI clandestino è presente infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!

Inviare alla Delegazione delegazione.npci@riseup.net l’indirizzo email di ogni conoscente e di ogni organismo a cui può essere utile ricevere i Comunicati del Partito

Mettersi in contatto con il Centro del Partito (usando il programma di criptazione PGP e il programma per la navigazione anonima TOR) e cimentarsi sotto la sua guida nella costruzione di un Comitato di Partito clandestino nella propria azienda, scuola, caserma o zona d’abitazione!