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Nuovo - Partito comunista italiano

Comunicato CC 13/2022
27 maggio 2022

Le due lezioni dello sciopero del 20 maggio

Per liberarsi dalla guerra il nostro paese deve liberarsi dal governo Draghi, servo degli imperialisti USA e della NATO. La via è quella della formazione del Governo di Blocco Popolare per iniziativa delle organizzazioni operaie e popolari.

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Comunicato CC 14/2022 - 30 maggio 2022



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La strage di mercoledì 25 maggio a Uvalde (Texas - Stati Uniti d’America)

La campana suona sempre più forte negli USA,

ma suona anche per noi, in Italia!


La strage che un ragazzo di 18 anni, Salvador Ramos, cittadino americano di origini ispaniche e famiglia povera, un ragazzo come tanti, ha compiuto mercoledì scorso in una scuola elementare nel Texas, si aggiunge a una lunga serie di stragi analoghe. Al punto che per indicare la lezione che dobbiamo trarre, propagandare e attuare noi in Italia, non facciamo che riprodurre qui di seguito il Comunicato che il Comitato Centrale del (n)PCI ha diffuso il 17 dicembre 2012 in occasione dell’analoga strage compiuta da un ragazzo di 20 anni nel dicembre del 2012 a Newtown (Connecticut - USA), una delle tante che le cronache riportano da alcuni anni a questa parte, che si combinano con le stragi che le forze armate, quelle ufficiali e quelle operanti per procura, delle potenze imperialiste compiono in tante parti del mondo.

Colpa della diffusione di armi da fuoco il cui possesso negli USA è per tradizione storica un diritto universale? Certo, le stragi in questione negli USA sono state compiute con armi da fuoco, ma chi le ha usate erano ragazzi e persone come tanti, cresciuti in condizioni analoghe a quelle in cui un numero crescente di ragazzi e ragazze crescono anche da noi. I sentimenti e le relazioni che le circostanze in cui sono cresciuti hanno generato in essi, non è il possesso di armi che li ha generati. Se non avessero avuto armi da fuoco, li avrebbero manifestati con altro, in altri modi. Il problema di fondo è: come mai nel paese più ricco del mondo, e nei paesi più ricchi del mondo, le nuove generazioni delle masse popolari crescono con sentimenti e relazioni simili? Che sistema sociale esiste nei paesi imperialisti? Che sistema è quello degli USA, dove il governo spende ufficialmente più di 700 miliardi di dollari all’anno di spese militari e manda miliardi di dollari al governo ucraino, ma scarseggia il latte in polvere per i neonati? La guerra in corso in Ucraina dal 2014, venuta all’onore delle cronache solo dopo che il 24 febbraio scorso le forze armate della Federazione Russa sono intervenute in Ucraina per porvi fine, suscitando la risposta armata del governo USA e dei governi di gran parte dei paesi NATO compreso quello italiano, pone la stessa domanda. La stessa è anche la risposta. La società borghese è allo sbando e cresce le nuove generazioni allo sbando, sempre più allo sbando. A questo corso delle cose possiamo porre fine solo con la lotta per instaurare il socialismo: 1. la partecipazione crescente della massa della popolazione alle attività specificamente umane, 2. la gestione pubblica pianificata delle attività produttive di beni e servizi, 3. il governo della società in mano a chi vuole realizzare questi obiettivi. L’esperienza della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria 1917-1976 ha mostrato che questa trasformazione è possibile ed efficace e ha insegnato come evitare la sua interruzione e il ritorno al passato.



Per chi suona la campana?

Comunicato CC 44/12 - 17 dicembre 2012

Milioni di persone, in decine di paesi sparsi per tutto il mondo sono pervase da un’ondata di orrore e commozione di fronte alle immagini che innumerevoli schermi TV diffondono del massacro di Newtown - Connecticut - Usa, a poche decine di chilometri da New York, uno dei maggiori centri mondiali dell’imperialismo. Una strage orribile nei suoi effetti e dalle motivazioni a prima vista misteriose che hanno portato un individuo, poco più che un ragazzo, a massacrare bambini e insegnanti di una scuola dove fino a pochi anni fa era allievo, bambino lui stesso. Nella commozione, le immagini dell’evento fanno dimenticare almeno per un giorno bambini, donne e uomini massacrati dai droni manovrati da una qualche cittadina magari non lontana da Newtown e comunque simile ad essa (ma potrebbe essere anche Sigonella - Siracusa o Vicenza) o dai soldati dei paesi imperialisti (anche dell’Italia) e dai loro mercenari, in Afghanistan, in Siria, in decine di altri paesi dell’Asia, dell’Africa e degli altri continenti e quelli storpiati fisicamente, moralmente o intellettualmente dalle relazioni quotidiane di miseria, di misfatti e di abbrutimento nelle stesse metropoli imperialiste.

Il mondo attonito si chiede il perché. Ne approfittano i preti per indirizzare a dio la domanda e così rafforzare la devozione dei fedeli al suo clero e la loro rassegnazione e sottomissione alla sua misteriosa onnipotenza e bontà (che si materializzano nella direzione della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti presieduta dal governo di Washington e benedetta dal Papa di Roma). Esecrazione e affari si mischiano e si alimentano reciprocamente. Si mescolano vecchie e nuove manifestazioni della barbarie da cui l’umanità fatica a liberarsi, pur intravedendo da anni la liberazione, pur disponendo di tutti i mezzi materiali per realizzarla e pur avendo elaborato anche gran parte dei mezzi spirituali necessari che però, per diventare efficaci, devono essere assimilati da larghe masse.

Di fronte al massacro di Newtown alcuni si rifugiano nel fatto che “la saggezza dei legislatori” vuole che da noi le armi da fuoco non siano a disposizione di ogni mano e in ogni momento. Dotti commentatori dagli schermi delle TV illustrano e deplorano la “strana mania” degli americani per l’universale possesso di armi da fuoco. Il buon senso dei commentatori vorrebbe che le armi da fuoco fossero riservate a corpi di persone agli ordini delle autorità, che per definizione ne farebbero un uso saggio e misurato e che se le accumulano in quantità crescente e forsennatamente ne aumentano la potenza, lo fanno per motivi su cui è mantenuto il velo del silenzio. Mentre altri individui di buon senso e i mercanti d’armi a ragione obiettano che non sono le armi a uccidere ma gli uomini: se bastassero le armi a uccidere, le popolazioni di interi paesi, dalla Svizzera all’Afghanistan, sarebbero estinte, tanto il possesso di armi è diffuso anche in questi paesi.


Quindi la campana di Newtown non suona per noi? Non suonerà mai nelle nostre città?

Per la borghesia imperialista e il clero meglio che si discuta dei pro e dei contro del possesso e della vendita al minuto di armi da fuoco, piuttosto che ragionare dello sconvolgimento che provocano negli individui le relazioni umane di una società che, da quando nella seconda parte del secolo scorso si è esaurita la prima ondata della rivoluzione proletaria con il movimento di entusiasmo e di fiducia che essa aveva suscitato in tutto il mondo, ogni giorno un po’ più affonda nell’abbrutimento, nella miseria e nella guerra benché disponga dei mezzi e delle conoscenze per una vita superiore.

Anche nel nostro paese crescono ogni giorno l’indignazione, lo smarrimento e il rancore, anche in quella parte della popolazione che non è ancora direttamente colpita sul piano strettamente economico dalle costrizioni con cui la giunta Monti-Napolitano ha spremuto e spreme soldi per soddisfare le pretese dei possessori e degli speculatori dei titoli del Debito Pubblico. L’esperienza quotidiana scuote ad ogni passo e da ogni lato la convinzione che il tragico destino che sconvolge e distrugge la vita di metà della popolazione, lasci immune l’altra metà. La disgregazione della società e l’abbrutimento degli individui colpiscono anche quelli che non sono ancora in miseria.


La campana di Newtown suona anche per noi!

Ci chiede quale è il futuro che ci stiamo costruendo!


La specie umana da poco più di un centinaio di anni dispone delle conoscenze e dei mezzi per liberare ogni suo membro dall’assillo quotidiano di procurarsi di che mangiare e proteggersi dal freddo e dalle intemperie: ma la vita di gran parte dell’umanità è ancora assillata e dominata dalla mancanza di cibo, di abitazioni, di vestiario e di altri mezzi indispensabili non diciamo per vivere dignitosamente ma anche solo per sopravvivere. La specie umana ha vinto la lotta che per millenni ha dovuto condurre contro il resto della natura per strapparle quanto era indispensabile per vivere e riprodursi. Ma per gran parte della specie umana quella lotta è diventata la lotta che deve condurre ogni giorno contro il sistema di relazioni su cui si regge la società, un sistema che li esclude dalle condizioni di una vita civile. Questa è la cancrena che corrode la società attuale.

Il movimento comunista elaborando la concezione comunista del mondo ha indicato e nel corso del Novecento ha anche su larga scala già dimostrato, con l’esperienza dei primi paesi socialisti, che gli uomini sono capaci di superare questo sistema di relazioni sociali e di accedere in massa alle attività specificamente umane, quelle che distinguono la specie umana dalle altre specie animali, quelle da cui le classi dominanti escludono la massa della popolazione con lo stesso zelo con cui fino a duecento anni fa in Europa il clero della Chiesa Cattolica Romana escludeva la massa della popolazione dal leggere e scrivere.

Gli operai, i lavoratori che producono merci per i capitalisti, possono organizzarsi e vincere la lotta di classe che quotidianamente li contrappone ai capitalisti. Essi sono in grado di condurre tutte le masse popolari a liberarsi dalla borghesia e dal clero che a ogni costo vogliono perpetuare l’attuale sistema di relazioni sociali, al quale sono legati da privilegi, da interessi, dal ruolo che vi svolgono e dalle abitudini e dalla mentalità che ne sono derivate.

I primi paesi socialisti hanno dimostrato che sotto la direzione della classe operaia e del suo partito comunista è possibile affidare ad agenzie pubbliche la produzione di beni e servizi che nel corso di secoli le aziende capitaliste hanno sviluppato su grande scala come mezzo di arricchimento dei capitalisti e della loro classe.

Il socialismo è possibile, ma è anche necessario. La società basata sulla produzione di beni e servizi come merci, è arrivata al massimo che poteva dare ed è finita in un vicolo cieco. Da strumento di sviluppo della civiltà, la produzione capitalista di merci è diventata una macchina che distrugge il pianeta e inquina l’ambiente; in ogni paese, anche nei paesi più ricchi e avanzati, condanna all’emarginazione una parte della popolazione e produce mostri sul piano individuale: gli eventi di Newtown ce lo ricordano e confermano e sono solo gli ultimi di una lunga lista di eventi simili che hanno segnato la cronaca dei paesi imperialisti negli ultimi anni.

A tutti i mali della società attuale vi è rimedio. La sintesi dei rimedi, la base di cui i singoli rimedi hanno bisogno per svilupparsi, è che la produzione dei beni e dei servizi deve essere decisa dalla società con le sue istituzioni e le sue procedure e deve essere affidata ad agenzie pubbliche che la società crea e gestisce: non può più essere un’appendice degli interessi individuali, affidata all’iniziativa economica individuale. La divisione dell’umanità in classi sociali di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e oppressori ha fatto il suo tempo: il comunismo è possibile e necessario.


Perché allora il movimento comunista, dopo i grandi successi conquistati nella prima parte del secolo scorso, nella seconda parte del Novecento è stato sconfitto, al punto che oggi persino Piero Bernocchi, che nella Confederazione Cobas ricopre il ruolo equivalente a quello che nella CGIL è ricoperto da Susanna Camusso, espone il suo anticomunismo pubblicando un libro intitolato Benicomunismo - Fuori dal capitalismo e dal “comunismo” del Novecento che il manifesto, l’organo per eccellenza della sinistra borghese, propone all’attenzione dei suoi lettori?

Perché il senso comune è diventato così alieno dal comunismo che oggi è tanto difficile formare promotori e dirigenti del movimento comunista nonostante l’urgenza che la rinascita del movimento comunista riveste, come facilmente capisce chiunque riflette sull’attuale corso delle cose?

Il socialismo, fase inferiore del comunismo, fase di transizione dal capitalismo al comunismo, è un passaggio necessario per l’umanità, ma non avviene affatto spontaneamente: cioè per effetto della mentalità e delle relazioni già esistenti. La rivoluzione socialista non è un evento che scoppia. Nel Novecento lo si è ben visto anche nella pratica.

Il socialismo è una trasformazione delle relazioni che legano tra loro gli individui a formare la società. Di simili trasformazioni ce ne sono state altre nella storia dell’umanità. Ma il socialismo è una trasformazione che a differenza di tutte quelle precedenti non porta alla sostituzione di una classe dominante con un’altra che impersona il nuovo sistema di relazioni sociali: come successe in Europa nella trasformazione nel corso della quale la borghesia sostituì la nobiltà e il clero.

Il socialismo è una trasformazione che pone fine a ogni classe dirigente: la massa della popolazione grazie allo sviluppo raggiunto dalle forze produttive si libera dalla schiavitù del lavoro, la quantità delle energie e del tempo che deve dedicare al lavoro si riduce al punto che essa può dedicarsi in massa alle attività specificamente umane. Viene quindi meno il bisogno di una classe dominante. Il livello di organizzazione della società cresce, cresce il ruolo delle istituzioni sociali, ma il più alto livello di organizzazione si basa sulla partecipazione consapevole della massa della popolazione alla progettazione, alla direzione e alla gestione della propria vita, cioè su un più alto livello di coscienza della massa della popolazione.

Per questo nella lotta di classe che porta all’instaurazione del socialismo e al comunismo, la coscienza e l’organizzazione della massa della popolazione assumono un ruolo quale non avevano mai assunto nella storia precedente. Per questo componenti essenziali della lotta di classe nella nostra epoca sono la lotta per l’assimilazione della concezione comunista del mondo, la lotta per la sua traduzione in linea di condotta degli individui e delle istituzioni, la lotta per fare della concezione comunista del mondo la matrice del senso comune dell’umanità del futuro soppiantando il senso comune prodotto dalle relazioni sociali servili della massa della popolazione verso la classe dominante che ne organizza la vita e dall’influenza culturale della borghesia e del clero.

Il movimento comunista ha perso, nonostante l’eroismo di milioni di combattenti, la sua prima guerra generale, la prima ondata della rivoluzione proletaria sviluppatasi nella prima parte del Novecento, proprio per i limiti nella comprensione che aveva di questo aspetto della lotta che stava conducendo.

La rinascita del movimento comunista è una necessità dimostrata e reclamata dai rapporti materiali che l’umanità sta vivendo. Ma la rinascita implica una crescita dell’attività spirituale che a partire dall’avanguardia comunista si diffonda agli operai avanzati, alla classe operaia, al resto delle masse popolari che via via vengono organizzandosi per assumere i loro nuovi compiti e il loro nuovo ruolo nella società.

Per questo in questi ultimi decenni da parte della borghesia imperialista e del clero la denigrazione del movimento comunista, la diversione dell’attenzione dalla realtà, la confusione e l’intossicazione delle coscienze, la mistificazione delle relazioni sociali hanno assunto un’importanza mai prima verificatasi nell’attività delle classi dominanti. Al punto che nelle nostre file alcuni opportunisti sostengono che, nella formazione della coscienza, questa opera culturale sorpassa e inibisce l’effetto dell’esperienza materiale: il virtuale sorpasserebbe il materiale. Negli opportunisti questa è una manifestazione di idealismo (negano il ruolo preminente dell’esperienza nella formazione della coscienza), ma è soprattutto una manifestazione della loro soggezione alla borghesia: non capiscono che gli sforzi che la borghesia e il clero dedicano alla mistificazione e alla diversione sono certo un mezzo di guerra, ma anche la manifestazione del fatto che la borghesia e il clero non hanno più niente da dare sul piano reale, che hanno già perso la guerra.


Ma proprio per questo noi comunisti da parte nostra dobbiamo dare all’aspetto spirituale della nostra lotta, alla trasformazione della nostra coscienza e alla trasformazione della coscienza delle masse popolari, a partire dalla loro parte più avanzata, l’importanza che essa effettivamente ha. Dobbiamo contrastare con forza l’influenza dell’economicismo che riduce la lotta degli operai alle rivendicazioni e alla lotta sindacale. La lotta in campo teorico è un aspetto indispensabile della lotta di classe. Dobbiamo contrastare con forza la tendenza a ridurre l’organizzazione comunista a una organizzazione militare: non si tratta di eliminare i padroni uno a uno o in massa, ma di portare i lavoratori a organizzarsi e a creare e imporre un’istituzione che svolga quelle funzioni utili e necessarie (di progettazione, promozione e organizzazione della produzione di beni e servizi) che oggi svolgono i padroni e dirigenti selezionati da loro. Noi comunisti siamo l’avanguardia di una nuova umanità e la nostra opera di innovazione si esplica e deve esplicarsi su ogni piano e in ogni campo.


L’organizzazione comunista non è solo strumento della lotta politica e della lotta economica. È e deve diventare sempre più anche uno strumento di lotta teorica, di formazione morale e di trasformazione della coscienza!


Studiare il Manifesto Programma del nuovo Partito comunista italiano!

Diffondere il Manifesto Programma del nuovo Partito comunista italiano!


Apprendere, assimilare, applicare la concezione comunista del mondo!


Costituire clandestinamente Comitati del Partito comunista in ogni azienda e in ogni centro abitato!

Fare di ogni lotta una scuola di comunismo!


Sta a noi comunisti diventare promotori della guerra popolare rivoluzionaria e contrapporla alla guerra di sterminio non dichiarata

che la borghesia e il clero conducono contro le masse popolari

in ogni angolo del mondo, fino a instaurare il socialismo!


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Mettersi in contatto nel modo appropriato con il Centro del Partito!

Riprodurre e affiggere ovunque, con le dovute cautele, la locandina di pag. 72 di La Voce 70 e gli adesivi dell’Avviso ai naviganti 103 è un’operazione della guerra delle masse popolari contro i padroni: vedere che il (n)PCI clandestino è presente anche dove non se l’aspettano infonde fiducia nei lavoratori e smorza l’arroganza dei padroni!