INDICE DELLE LETTERE APERTE, INDICE DEI SUPPLEMENTI

 

Supplemento a La Voce n. 9

 

novembre 2001

 

Lettera aperta a Secours Rouge Pierre Overney - Parigi

 

 

Commissione Preparatoria (CP)

del congresso di fondazione

del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Lettera aperta a

Secours Rouge Pierre Overney

e p.c.  a Commissione per un Soccorso Rosso Internazionale

 

Cari compagni,

abbiamo saputo delle traversie che a partire dall'estate scorsa hanno intralciato l'attività della Commissione per un Soccorso Rosso Internazionale e quella della "Piattaforma 19 giugno". Ci dispiace di essere stati in qualche modo, sia pure indirettamente e indipendentemente dalla nostra volontà, all'origine di esse. Noi riteniamo che la vostra attività è molto importante e che il vostro Programma è giusto. La solidarietà delle masse popolari verso i rivoluzionari prigionieri della borghesia imperialista e verso i rivoluzionari e i lavoratori perseguitati dalla borghesia imperialista è una parte importante della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari. Essa anzitutto contribuisce a schierare le masse popolari contro la borghesia imperialista e promuove la loro organizzazione e la loro coscienza politica. In secondo luogo rafforza i rivoluzionari prigionieri e tutto il movimento rivoluzionario e aumenta le difficoltà della borghesia imperialista. Non a caso i comunisti hanno sempre promosso questo tipo di solidarietà delle masse popolari. Già nel 1921 la prima Internazionale Comunista costituì il Soccorso Rosso Internazionale che ebbe una parte importante nelle lotte contro la borghesia imperialista e in particolare nella lotta contro il nazifascismo. L'attività di Soccorso Rosso è particolarmente necessaria oggi. Prendendo spunto dagli attentati di settembre i gruppi imperialisti hanno limitato le conquiste di libertà politica e i diritti individuali delle masse popolari in tutti i paesi imperialisti, hanno tagliato le spese sociali e aumentato le spese militari e quelle destinate alle manovre e ai corpi della controrivoluzione preventiva. Getta una luce sinistra sulla vera origine degli attentati di settembre il fatto che queste misure che i gruppi imperialisti prontamente (come Hitler dopo l'incendio del Reichstag) hanno preso contro le masse popolari dei paesi imperialisti in nome della "difesa della Patria", sono in linea con quelle che avevano preso o cercato di prendere da alcuni anni a questa parte: dalla trasformazione delle forze armate in eserciti mercenari alla limitazione della libertà di organizzazione. Voi sapete che in Italia già i governi di centro-sinistra, che hanno preceduto l'attuale governo Berlusconi, avevano sia reso completamente mercenarie le forze armate sia risuscitato e potenziato il reato di associazione sovversiva, in base al quale la magistratura ora ha in corso inchieste segrete contro la ricostruzione del partito comunista. I gruppi imperialisti hanno inoltre lanciato una campagna di persecuzione razzista contro gli immigrati e gli europei di origine araba o asiatica e di religione musulmana. Proprio i paladini dell'immunità dei "paradisi fiscali" per i ricchi (la cupola dei gruppi imperialisti americani) sono i principali promotori di questa campagna e non a caso Berlusconi è loro zelante e servile seguace. Insomma molti attuali avvenimenti rendono il Soccorso Rosso particolarmente necessario e tempestiva la vostra iniziativa.

Noi di conseguenza guardiamo con molta simpatia la vostra attività e l'appoggiamo nella massima misura consentita dalle nostre limitate forze. Quindi ci dispiace che, prendendo spunto dalla nostra attività, vi siano stati creati intralci e vogliamo fare quanto ci è possibile per convertire il negativo in positivo. Il positivo che ne può derivare, a nostro parere, è l'inizio o il rafforzamento di un dibattito tra i partiti, le organizzazioni e i gruppi comunisti europei sui rispettivi programmi e linee. Voi avete un campo specifico di attività, ma su questo riunite e fate incontrare e collaborare organismi di differenti paesi europei. Le vostre traversie attuali sono nate dal fatto che partiti, organizzazioni e gruppi comunisti europei affrontano male le divergenze che riguardano sia il modo di concepire le attività di solidarietà sia le concezioni e le linee che guidano più in generale le loro attività. Se affrontando queste traversie i vari partiti, organizzazioni e gruppi impareranno un metodo migliore per affrontare le divergenze, sarà un passo avanti non solo per la costituzione di un Soccorso Rosso Internazionale ma per tutto il movimento comunista. Oggi in ogni paese europeo per progredire è indispensabile l'esistenza o la costituzione di partiti comunisti all'altezza dei compiti che la situazione rivoluzionaria in sviluppo pone all'ordine del giorno. L'elaborazione del programma è l'elemento chiave per la costruzione di un tale partito. Quindi l'indifferenza per la teoria in questa fase è particolarmente deleteria. Ci pare che questa indifferenza sia molto diffusa in tutti i paesi europei. Certamente lo è in Italia. Basti citare l'esempio di una FSRS che voi conoscete, Rossoperaio: dopo avere giustamente dichiarato già nel 1984 che "l'elaborazione del programma è l'elemento chiave per la costruzione del partito" (Documento base, 1984), in merito non ha prodotto nulla fino al 2001. Nel gennaio dell'anno scorso ha pubblicato delle Tesi programmatiche tanto inconsistenti che, dopo la nostra critica (A proposito delle Tesi programmatiche di Rossoperaio, supplemento 1 a La Voce n. 7, reperibile sulla nostra pagina web <lavoce.freehomepage.com>), ha diffuso un comunicato in cui le ripudiava, ma ha persistito nel rifiutare di partecipare al dibattito che, sia pure con difficoltà, sta aprendosi la strada tra le FSRS italiane.

Noi riteniamo che in definitiva si impara il metodo giusto per trattare le divergenze trattandole, come in definitiva si impara a combattere combattendo. Quindi entriamo in merito alle divergenze da cui sono nate le vostre traversie e assicuriamo fin d'ora che prenderemo in seria considerazione le critiche che ci perverranno e risponderemo a ogni compagno e organismo che a sua volta entrerà nel merito.

Quanto alle nostre divergenze ideologiche e politiche con il PCE(r), rimandiamo al dossier La questione del PCE(r) pubblicato come supplemento 2 al n. 7 di La Voce che ognuno può trovare sulla nostra  pagina web. Esso è ivi disponibile, oltre che in italiano, anche in francese e in spagnolo negli opuscoli delle Edizioni in Lingue Estere (EiLE). Possiamo anche inviarlo per posta a chi ne farà richiesta al nostro e.mail <ekko_20012001@yahoo.com>. Riteniamo che le divergenze vadano affrontate con un dibattito aperto di merito e con la verifica nella pratica. Quindi respingiamo come abbiamo già respinto le calunnie e le ingiurie con cui l'attuale direzione del PCE(r) ha cercato finora di sfuggire al dibattito e alla verifica, attenendosi in ciò alla tradizione introdotta dai revisionisti moderni nel movimento comunista. I nostri comunicati allegati al dossier ci pare che siano al riguardo esaurienti. Purtroppo il PCE(r) non è nuovo a una simile prassi. Speriamo di essere stati gli ultimi suoi bersagli perché la critica di un simile metodo cresce sempre più nelle fila dello stesso partito, per voce della sua Fracción Octubre e di altri suoi membri. Noi continuiamo a ritenere importante per tutto il movimento comunista europeo la battaglia in corso nel PCE(r) per la rettifica, riteniamo che i temi in discussione riguardano tutto il movimento comunista europeo (come abbiamo detto in La Voce n. 6 pag. 58) e nel limite delle nostre forze cerchiamo di partecipare alla discussione. Per questo le nostre EiLE hanno pubblicato alcuni opuscoli in spagnolo (reperibili nella nostra pagina web).

Quanto alle nostre divergenze con una parte dei compagni e degli organismi che fanno parte o facevano parte della Commissione per un Soccorso Rosso Internazionale, esse sono dai compagni stessi riassunte nella tesi che la CP con il Comunicato datato 11 aprile 2001 relativo agli attentati di Milano e Roma del 10 aprile, avrebbe cancellato la distinzione tra i gruppi rivoluzionari di tendenza militarista e i provocatori al soldo della borghesia imperialista nel praticare la strategia della tensione. In realtà la CP non è e non è mai stata d'accordo a cancellare quella distinzione. Al contrario noi sosteniamo che nel movimento rivoluzionario esistono gruppi di tendenza militarista, del tutto distinti dai gruppi di provocatori al soldo della borghesia imperialista e critichiamo questa tendenza perché è sbagliata. Proprio perché si tratta di una tendenza interna al movimento rivoluzionario, alla critica di essa abbiamo dedicato un opuscolo specifico (Martin Lutero, 1999, reperibile anch'esso nella nostra pagina web) e vari articoli della nostra rivista La Voce. In essi dettagliatamente affrontiamo le "ragioni" della tendenza militarista e mostriamo che esse fanno parte di una concezione del mondo diversa da quella comunista, che possono essere ritenute buone solo da persone che non hanno alcuna fiducia nella capacità della classe operaia e delle masse popolari dei paesi imperialisti di fare una politica rivoluzionaria e che sono smentite dalla realtà. Tanto reputiamo interni al movimento rivoluzionario questi gruppi! Infatti mai ci siamo preoccupati (e sarebbe stato ridicolo preoccuparsi) di mettere i gruppi operanti nella strategia della tensione in relazione con la concezione comunista e di mostrare che le loro azioni sono smentite dalla realtà (al contrario la strategia della tensione è in una certa misura una linea efficace e per questo la borghesia vi ricorre) e tantomeno abbiamo lanciato ad essi l'appello a contribuire alla ricostruzione del partito comunista. Invece già nel n. 1 di La Voce abbiamo dedicato una parte (pag. 71 e segg.) specificatamente per indicare cosa secondo noi devono fare i gruppi rivoluzionari combattenti per evitare di cadere nella tendenza militarista o distaccarsene e contribuire alla ricostruzione del partito. Nel n. 2 della rivista abbiamo espressamente detto che anche i gruppi combattenti devono contribuire alla ricostruzione del partito comunista (pag. 9). È così chiara in tutta la nostra "letteratura" la distinzione tra i gruppi rivoluzionari di tendenza militarista e i provocatori al soldo della borghesia imperialista nel praticare la strategia della tensione che invitiamo i compagni che ci accusano di negare o di aver cancellato questa distinzione, a indicarci dove hanno fatto questa scoperta. Ovviamente noi non accettiamo che i rivoluzionari di tendenza militarista sono infallibili, insindacabili, esenti per diritto e a priori da critica. I compagni che ci muovono quella critica dovrebbero dire se a loro parere esiste o no nel movimento rivoluzionario una tendenza militarista consistente nel porre attualmente gli attentati a personalità o beni della borghesia imperialista come attività politica principale invece della ricostruzione del partito comunista. Noi diciamo che esiste e che è sbagliata. Così come esiste una tendenza economicista ed è anch'essa sbagliata perché disperde energie nel vano tentativo di mobilitare senza partito comunista le masse in lotte rivendicative e spreca il poco che riesce a fare perché non lo usa per raccogliere forze e risorse per la ricostruzione del partito. Quanto ai militaristi, persino la "Cellula per la costituzione del partito comunista combattente" (di cui ci siamo occupati nel n. 8 di La Voce, pag. 39-44), che tra tutti i gruppi militaristi è quello che più si preoccupa di parlare di ricostruzione del partito comunista, nei suoi documenti politici si occupa molto di OCC e di attentati mentre alla costruzione del partito dedica solo dichiarazioni di omaggio rituale. Sta ai gruppi combattenti, se non sono militaristi, spiegare in che modo essi stanno ricostruendo il partito e come le OCC e gli attentati, che promuovono o auspicano, servirebbero alla ricostruzione del partito comunista. Secondo noi chi vuole ricostruire il partito comunista deve costituire organizzazioni (clandestine) provvisorie di partito in vista del congresso di fondazione e tramite esse partecipare all'elaborazione del programma e dello statuto e raccogliere, con un lavoro di massa legato anche alle lotte rivendicative ma non solo, forze e risorse per il partito.

Le nostre critiche ai militaristi riguardano le loro concezioni. La lotta contro simili concezioni è un aspetto indispensabile e permanente della costruzione della teoria rivoluzionaria del movimento comunista. Ma tra l'autunno del 2000 e l'estate del 2001 in Italia la borghesia imperialista praticava nuovamente la strategia della tensione. Che così fosse, a noi pare indubbio. A posteriori, conferma la nostra tesi anche il fatto che lo stillicidio di attentati è cessato a fine agosto. Dopo New York e Washington il governo Berlusconi non ne aveva più bisogno, neanche per superare il tonfo fatto nelle Giornate di Genova! In quel preciso contesto la nostra presa di posizione era necessaria. Che provino i gruppi militaristi a indicare loro pubblicamente i criteri con cui le masse potrebbero distinguere le loro azioni dagli attentati appartenenti alla strategia della tensione.  Noi sosteniamo che i militaristi non riusciranno a indicare questi criteri, proprio perché la loro attività politica è sbagliata e i suoi effetti politici negativi.

Tuttavia a noi pare che nel nostro Comunicato di aprile non vi siano nemmeno singole parole o frasi che, staccate dal contesto delle nostre posizioni, possono indurre a pensare che noi cancelliamo quella distinzione. Al contrario parliamo di "persone oneste", "indignate" del comportamento del regime, ma "prive di fiducia che la classe operaia possa condurre una politica rivoluzionaria", che "deviano verso azioni individuali". Parleremmo così dei membri delle bande di regime?

Ma anche se nel nostro Comunicato di aprile (che voi definite "scandaloso": ci volete dire in che cosa e chi ha scandalizzato?) ci fosse qualche parola o frase che, staccandole dal contesto delle nostre posizioni, possono essere interpretate come “cancellazione della distinzione”, questa interpretazione contrasta la nostra linea. La nostra linea è un'altra. Interpretare così le nostre parole, anche se esse fossero state scelte male e fossero ambigue, travisa la nostra posizione. Compagni, non dite voi stessi che le critiche a un'organizzazione vanno fatte tenendo presente la concezione che la guida e non attaccandosi a qualche parola o frase infelice e nemmeno a un eventuale articolo o comunicato infelice per attribuirle una criticabile posizione del tutta estranea alla sua concezione? Un simile metodo di critica non porta a nulla di positivo, divide anziché unire. Cosa volete che noi facciamo? Che diciamo che condividiamo una concezione che voi ci attribuite e che noi non abbiamo mai avuto, come dimostrano tutta la nostra letteratura e tutta la nostra attività? Abbiamo forse mai frenato la solidarietà verso i rivoluzionari prigionieri di tendenza militarista o al contrario abbiamo sempre promosso e sollecitato la solidarietà verso tutti i rivoluzionari prigionieri indipendentemente dalle divergenze rispetto alle loro posizioni ideologiche e politiche? La solidarietà riguarda lo schieramento di classe, non lo schieramento di partito!

In sostanza a noi pare che la vostra critica non colpisca una nostra concezione, ma sia il frutto (non sappiamo quanto diretto o indiretto) di militaristi offesi dalle nostre critiche che, non avendo buoni argomenti da opporre alle nostre ragioni, si rivolgono a quanti solidarizzano con i rivoluzionari prigionieri di tendenza militarista e gridano demagogicamente che noi li offendiamo e li mettiamo sullo stesso piano della borghesia imperialista. No, compagni militaristi, voi non siete e non vi abbiamo messo sullo stesso piano della borghesia. Se voi foste sullo stesso piano della borghesia, non esisterebbe tra le FSRS una tendenza militarista e avremmo già superato una deviazione che invece ancora disturba e distoglie forze e risorse dalla ricostruzione del partito comunista. Invece la sfiducia nella capacità della classe operaia e delle masse popolari dei paesi imperialisti di fare una politica rivoluzionaria è ancora molto diffusa e lo sarà ancora per un po' di tempo, finché il partito non avrà raggiunto una certa forza perché senza partito comunista effettivamente la classe operaia e le masse popolari non possono fare una politica rivoluzionaria e quindi di questa capacità manca quella dimostrazione a posteriori, fatta di fatti irrefutabili anziché di ragionamenti e teorie sia pure basati sull'esperienza e la scienza del movimento comunista, che convincerà anche le FSRS più arretrate. Oggi questa sfiducia in Italia è molto diffusa, anche oltre i gruppi di tendenza militarista. Vi sono FSRS non militariste, come ad es. Rossoperaio e Assemblea Nazionale Anticapitalista, che equiparano la classe operaia dei paesi imperialisti a una gigantesca aristocrazia operaia e cercano i "soggetti rivoluzionari" chi nei centri sociali, chi tra gli studenti, chi nei "settori più attivi", chi negli "individui sensibili", chi altrove. In una certa misura è un gatto che si morde la coda, un circolo vizioso. In Italia la classe operaia e le masse popolari hanno smesso (negli anni '80) di fare una politica rivoluzionaria perché le Brigate Rosse hanno deviato verso il militarismo; la mancanza di una politica rivoluzionaria di massa (di cui sono responsabili sia i militaristi sia le altre FSRS che non lavorano alla ricostruzione del partito comunista) alimenta la sfiducia nella capacità rivoluzionaria delle masse; questa sfiducia mantiene in vita i militaristi.

Speriamo di avervi dimostrato che la critica che una parte dei compagni e organismi che fanno parte o facevano parte della Commissione per un Soccorso Rosso Internazionale ci muovono, ci attribuisce una concezione che noi non abbiamo. Ci auguriamo che i compagni e gli organismi che fanno parte della Commissione e della "Piattaforma 19 giugno" vorranno proseguire questo dibattito. Siamo certi che servirà a superare anche le difficoltà attuali della Commissione e della "Piattaforma" che auguriamo escano dal presente momento rafforzate.

Viva la rinascita del movimento comunista.

Viva il Soccorso Rosso Internazionale