Ritorna all'indice de La Voce 26 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce


Lettere alla redazione

Un rivoluzionario di professione scrive


Cari compagni della redazione de La Voce ,

vi scrivo per condividere con voi e con tutti i compagni che studiano la rivista un’esperienza che ho vissuto recentemente. Penso infatti che possa essere utile per mostrare, da un lato, quali sono le difficoltà che si possono incontrare nel corso del processo di trasformazione in comunista e, dall’altro, per evidenziare con quale concezione e metodo è possibile tenervi testa e trasformarle in un contributo per la propria crescita.

Un comunista di norma non sceglie le condizioni in cui svolgere il proprio lavoro politico. Esse sono determinate dalle esigenze che il Partito si trova ad affrontare nel condurre la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

A volte capita quindi che si debbano dare delle svolte radicali alla propria vita: lasciare la propria famiglia e la propria professione, lasciare il proprio paese, cambiare identità, lavorare per medi o lunghi periodi in solitudine. Questi elementi possono presentarsi da soli o combinati tra loro.

La condizione in cui svolgo il mio lavoro politico in qualità di rivoluzionario di professione è da qualche periodo caratterizzata dall’assenza di un collettivo e i contatti con i miei dirigenti sono mantenuti solo attraverso la corrispondenza. Questa condizione è stata determinata dalle esigenze che la lotta contro la polizia politica ha imposto al Partito.

L’isolamento e l’assenza di un confronto “faccia a faccia” con i propri dirigenti presentano certamente delle difficoltà. Di norma questa è una situazione che si riesce a gestire e a fronteggiare. Ci sono però dei momenti particolari (e che quindi non rappresentano la norma ma l’eccezione) in cui una combinazione di fattori può rendere la situazione difficilmente gestibile e può portare a fare degli “scivoloni”.

Per rendere meglio l’idea, illustro l’esperienza che ho vissuto recentemente.

Ci sono dei periodi in cui l’attività politica impone dei ritmi molto serrati e produce un forte accumulo di stress. Personalmente ho la caratteristica di riuscire a tenere i ritmi serrati fino al raggiungimento dell’obiettivo che il Partito si prefissa. Una volta raggiunto l’obiettivo, ho però dei cali improvvisi di tensione, lo stress accumulato mi travolge e ho bisogno di “staccare la spina” per qualche giorno per recuperare la freschezza e la lucidità.

Fino a quando ho lavorato all’interno di un collettivo a stretto contatto con i miei dirigenti, questi miei cali di tensione sono stati sempre gestiti nel giusto modo.

La nuova situazione in cui mi trovo da qualche tempo, dunque la situazione di isolamento, ha fatto sì che il calo di tensione seguito al raggiungimento di un importantissimo obiettivo (la vittoria contro il progetto di estradizione ideato dal “Gruppo franco-italiano sulle minacce gravi”), mi ha portato a fare uno “scivolone”.

In altri termini, l’isolamento è stata la condizione esterna che ha influenzato, in una situazione particolare a livello psicologico, la mia contraddizione interna, rappresentata dalla contraddizione tra materialismo dialettico e soggettivismo. Il risultato è stato il seguente: progressivamente ho cominciato ad avere una visione distorta dei fenomeni, notavo solo gli aspetti negativi, senza riuscire a dialettizzarli con gli aspetti positivi. Ciò mi portava ad una visione statica delle situazioni, non ne vedevo il continuo movimento che invece le attraversa e su cui è possibile intervenire facendo leva sugli aspetti positivi. In sintesi, l’isolamento, combinato con lo stress, aveva fatto affermare in me il mio lato soggettivista, con tutto ciò che ne consegue: pessimismo e disfattismo.

Per la prima volta in vita mia, sono stato vicino ad abbandonare la “carovana” e la lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista.

I miei dirigenti, comprendendo dalle mie lettere lo stato in cui ero caduto, mi hanno invitato a razionalizzare la mia visione delle cose, ossia:

- uno, ad ordinare su un foglio le idee (la scrittura aiuta il processo di razionalizzazione);

- due, a cercare di individuare gli aspetti positivi e quelli negativi della situazione che analizzavo;

- tre, a metterli in relazione tra loro;

- quattro, a confrontarli con gli aspetti positivi e negativi della situazione che prima della crisi mi faceva aderire con entusiasmo alla “carovana” e alla lotta per il socialismo.

In altre parole, i miei dirigenti mi hanno invitato a “ripetere le tabelline”: ripartire dall’ABC, dai principi fondamentali dell’analisi materialista dialettica dei fenomeni e sulla base di questi principi cercare di decifrare la situazione e verificare se la visione che avevo era giusta o no.

Questo metodo, basato sul materialismo dialettico, mi ha permesso di uscire dal tunnel in cui ero scivolato e di rimettere in ordine la mia analisi della situazione.

L’aspetto ideologico costituisce la spina dorsale della vita di un comunista. Solo attraverso l’assimilazione del materialismo dialettico e della concezione più avanzata prodotta dal movimento comunista, il marxismo-leninismo-maoismo, è possibile contribuire in maniera efficace al consolidamento e rafforzamento del Partito e alla guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che esso dirige.

La formazione condotta nella dialettica tra teoria e pratica, tra studio e battaglie è lo strumento attraverso cui il Partito forgia la nuova leva comunista che farà dell’Italia un nuovo paese socialista. Il processo teoria-pratica-teoria è l’asse di costruzione dello Stato Maggiore che condurrà vittoriosamente il nuovo assalto al cielo.

Forte di questa concezione, sono felice di aver vissuto l’esperienza illustrata in questa lettera perché mi ha permesso di fare un nuovo passo in avanti nella mia formazione e nella mia trasformazione in comunista.

Inoltre, spero che la mia esperienza possa essere utile a quei compagni che si trovano o che si troveranno ad affrontare una situazione analoga.

 

Viva il (n)PCI!

Viva il marxismo-leninismo-maoismo!

Viva la formazione della nuova leva comunista!

Ciò che non distrugge, rafforza!

 Franco