La Voce

Indice del La Voce n. 3

Lo Stato italiano della borghesia imperialista

Gli insegnamenti del caso Andreotti e di Ustica

 

Il 24 agosto il tribunale di Perugia ha assolto con formula piena Andreotti e i suoi complici che il 20 marzo del ‘79 hanno fatto uccidere il giornalista Mino Pecorelli che li ricattava con il Memoriale Moro in combutta con militari delle Forze Armate italiane (probabilmente il gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa anche lui ammazzato nel settembre ‘82 a Palermo). L’assoluzione era scontata, come scontata è la sentenza che emetterà il Tribunale di Palermo per l’accusa di connivenza con la Mafia siciliana. La scia di sangue che accompagna Andreotti negli anni ‘80 (Michele Sindona, Roberto Calvi, Salvo Lima, Ignazio e Nino Salvo per ricordare i personaggi più noti) fa parte della guerra civile strisciante che si sta svolgendo tra i gruppi imperialisti e le rispettive forze politiche in Italia (e che è la versione italiana della crisi politica che colpisce tutti i paesi imperialisti). In questa guerra le incriminazioni sono una forma di lotta, ma non si fanno prigionieri di alto livello: i precedenti indicati insegnano. Andreotti è uomo del Vaticano. Egli ha gestito il tentativo, non è chiaro quanto convinto, del Vaticano di rafforzare il suo dominio in Italia a spese di quello degli imperialisti USA, facendo blocco con la Mafia siciliana e giovandosi dell’appoggio di organizzazioni e di Stati arabi che facevano la fronda nei confronti dell’imperialismo USA (Libia, OLP, Siria e altri), della Jugoslavia e di altri Stati dell’Europa Orientale. La condanna di Andreotti ad opera della magistratura italiana non avrebbe riguardato solo l’individuo, ma il Vaticano.

Il modo ideato in Vaticano e avente al centro il Vaticano in cui dal dopoguerra a oggi la borghesia imperialista ha gestito in Italia i suoi rapporti con le masse popolari non funziona oramai più, a seguito del procedere della crisi generale del capitalismo. Il Vaticano ha dovuto accettare il fatto e questo lo ha costretto a ridimensionare momentaneamente le sue ambizioni.

Tangentopoli e l’incriminazione di Andreotti, come quella di Craxi, erano l’unico modo per rimuovere dalla direzione del paese una combinazione politica (il CAF: Craxi, Andreotti, Forlani) che elettoralmente si era rivelata inamovibile, quando oramai il tipo di politica che il CAF incarnava non era più oltre accettabile per il grosso della borghesia imperialista. Ma il rapporto delle forze non è tale che in Italia il potere del Vaticano possa essere cancellato. Il Vaticano sta giocando il suo ruolo a livello internazionale, nella lotta tra i grandi gruppi imperialisti per l’egemonia mondiale. Le contraddizioni interne accumulate dal Vaticano e dalla Chiesa cattolica durante il lungo e avventuroso regno di Woityla sono enormi ed esse esploderanno sicuramente alla sua morte, ma saranno condizionate dalla generale evoluzione a livello mondiale delle contraddizioni tra gruppi e Stati imperialisti e della contraddizione tra il complesso della borghesia imperialista e la classe operaia. Nonostante l’attuale debolezza del movimento comunista, esso resta infatti il “convitato di pietra” di ogni consesso della borghesia imperialista.

La storia documentale dell’attività di Andreotti potrà essere scritta solo quando la classe operaia italiana prenderà il potere a Roma e renderà pubblici gli archivi dello Stato italiano e del Vaticano. Tuttavia la vicenda giudiziaria di Andreotti è già oggi ricca di insegnamenti per i comunisti e i lavoratori avanzati, insegnamenti confermati anche da un altro episodio riemerso agli onori della cronaca in questo periodo.

Il 31 agosto il giudice Rosario Priore ha rinviato a giudizio quattro generali e sei alti ufficiali delle Forze Armate italiane per aver depistato la ricerca di chi il 27 giugno ‘80 ha abbattuto sopra Ustica l’aereo DC 9 dell’Itavia. Il rinvio a giudizio di fine agosto, la mancanza di provvedimenti precauzionali a carico degli alti ufficiali che restano in servizio lautamente stipendiati dallo Stato italiano, la mancanza di provvedimenti a carico dei magistrati che prima di Priore avevano indagato sulla strage senza prendere a loro volta provvedimenti contro i depistatori e i testi reticenti, la mancanza di provvedimenti, ai tempi del fatto e ancora oggi, nei confronti di chi aveva l’incarico di controllare e difendere lo spazio aereo italiano, la mancanza di provvedimenti verso gli esponenti del governo che non si sono attivati come legalmente di dovere per avere dagli “alleati” le informazioni necessarie sul misfatto, la vaghezza dei riferimenti alle responsabilità degli “alleati” che hanno abbattuto l’aereo sono tutti elementi che concorrono a confermare la particolarità dello Stato italiano costituito dopo la Seconda guerra mondiale e che si spiegano solo alla luce di quella particolarità. Non si tratta infatti di manifestazioni del carattere criminale e della corruzione che sono propri dei gruppi dirigenti di tutti i paesi imperialisti e che sono arrivati all’onore della cronaca giornalistica più o meno largamente, nei vari paesi, a secondo del livello cui è giunta in ognuno di essi la crisi politica e quindi la guerra tra gruppi e forze politiche imperialiste. Si tratta di una peculiarità dello attuale Stato italiano. I comunisti italiani, che devono dirigere la lotta della classe operaia  e delle masse popolari per abbattere questo Stato, devono tenerne conto e la possono riconoscere solo studiando attentamente la storia contemporanea del proprio paese.

La particolarità dello Stato ricostituito in Italia a partire dall’otto settembre ‘43 sta nel fatto che esso ha tratto la sua autorità da tre poteri presenti nel paese, che la caduta del vecchio Stato non aveva indebolito ma rafforzato. Tre poteri in larga misura indipendenti l’uno dall’altro seppur legati da collaborazione: il Vaticano, gli USA e la Mafia siciliana. Il nuovo Stato italiano ha continuato negli anni ad essere una sorta di condominio di queste tre potenze a cui se ne sono aggiunte, strada facendo, altre minori.

In ogni paese borghese lo Stato è l’associazione più generale dei capitalisti operanti nel paese. Per loro natura, essi sono divisi da mille contrasti di interessi, ma (a parte i periodi di crisi di regime) arrivano a esprimere un indirizzo politico comune che viene attuato dal loro gruppo dirigente (la classe politica del paese) e dalla Pubblica Amministrazione civile e militare da esso diretta, che costituiscono lo Stato con le sue varie istituzioni. L’esercizio della violenza non appartiene al singolo membro della classe dominante (al singolo capitalista), ma all’associazione dei suoi membri, cioè allo Stato. Ogni capitalista trae vantaggio personale dal monopolio della violenza detenuto dalla sua classe solo nella misura in cui riesce a influenzarne il comune indirizzo politico.

La particolarità della situazione italiana consiste nel fatto che il Vaticano, gli USA e la Mafia costituendo negli anni ‘40 il nuovo Stato italiano non potevano, per ragioni diverse, assumere ognuno di essi il ruolo ufficiale di semplice “azionista” del nuovo Stato assieme agli altri gruppi imperialisti, liquidando i rispettivi apparati di potere e fondendoli nel nuovo Stato. Ognuno di essi ha mantenuto in vita il suo particolare apparato che ha usato quando l’apparato ufficiale dello Stato per un motivo o per l’altro risultava incapace o inadatto a soddisfare gli interessi del rispettivo titolare. D’altra parte ogni padrino ha cercato di diventare il destinatario di ultima istanza della lealtà di determinati settori e funzionari dello Stato. Questa ultima cosa era tanto più necessaria perché la reale spartizione del potere e la reale diversità di peso dei vari detentori del potere non potevano essere ufficialmente riconosciuti e sanzionati dalle istituzioni dello Stato. Ufficialmente le tre potenze non si riconoscevano l’un l’altra né il loro ruolo politico era riconosciuto dagli altri gruppi imperialisti ed anzi ufficialmente era negato. 

In un paese in cui la classe dominante non ha unità politica, quindi l’esercizio della violenza non è monopolizzato per conto di tutti i suoi membri da un unico centro, ma è ripartito tra vari centri autonomi ognuno con il suo sistema di potere che si serve del potere ufficialmente unico e comune e in parte lo costituisce o sostituisce, non poteva non succedere che vari altri gruppi, che in altre condizioni avrebbero cercato un ruolo fondendosi col complesso della classe dominante, cercassero di costituirsi anch’essi come poteri autonomi, ognuno con il suo seguito particolare di fedeli nello Stato ufficiale e, a parte e di riserva, il suo esercito particolare, di volta in volta in alleanza e in contrasto con i tre maggiori patroni: alcune logge massoniche come la P2, alcuni ordini come i Cavalieri di Malta, la Camorra, ecc.

Questa sostanziale limitazione della sovranità dello Stato italiano sul suo territorio ufficiale ha poi fatto sì che anche altri Stati e organizzazioni che ne avevano per qualche motivo bisogno hanno potuto formarsi le loro clientele nell’apparato statale italiano e creare propri apparati sul territorio italiano. Il caso più noto è quello del Mossad israeliano che in territorio italiano si è permesso licenze che non si è permesso neanche nel suo paese (nel 1982 ad esempio ha abbattuto in Italia un aereo dei Servizi Segreti italiani).

Una situazione del genere espone ogni particolare gruppo economico e politico italiano a una continua guerra segreta, a un gioco di ricatti, di colpi di mano e di complotti da più parti. L’affare di Tangentopoli, che si trascina dal 1992 a oggi, con cui è stato liquidato il vecchio gruppo dirigente democristiano e socialista che non era stato possibile eliminare per via elettorale (aveva infatti vinto le ultime elezioni a cui ha potuto partecipare, quelle all’inizio del 1992), non è frutto di una corruzione più alta nella borghesia italiana di quanto lo sia nella borghesia degli altri paesi imperialisti, ma di questo stato di guerra civile latente con cui vengono regolati i conti tra i gruppi che la compongono. In Italia la guerra tra i gruppi imperialisti è più avanzata che negli altri paesi.

Come ha potuto formarsi e mantenersi la particolarità dello Stato italiano appena descritta?

La particolarità ha la sua origine lontana nel Risorgimento italiano e nella impossibilità in cui si trovò la borghesia italiana di colpire a fondo il clero, il Papato, la nobiltà, in particolare gli agrari del Meridione e della Sicilia. La mancanza di unità politica della borghesia italiana nacque allora: ciò spiega la debolezza politica del Regno d’Italia (che lo distinse dal Reich tedesco che pure era più giovane e con una Costituzione legale più complicata).

Il Vaticano restò fin dall’inizio del Regno una potenza politica che sottraeva energie allo Stato italiano. Abbandonati gradualmente all’inizio di questo secolo i tentativi di ristabilire lo Stato pontificio, il Vaticano si venne trasformando da organismo teocratico di natura feudale-terriera in grande gruppo finanziario sia a livello nazionale italiano sia a livello mondiale, giovandosi della grande e antica scuola diplomatica papale e dell’influenza morale e della struttura organizzativa della Chiesa cattolica capillarmente radicata in molti dei maggiori paesi e in qualche misura in ogni paese.

Il Patto Gentiloni con cui il Vaticano concordò col governo Giolitti nel 1910 l’appoggio elettorale dei suoi seguaci italiani sanzionò in un certo senso questo sviluppo. Esso fu poi portato a compimento nel 1929 dal Fascismo con il Trattato del Laterano. Col Fascismo la borghesia italiana conquistò un temporaneo respiro nella sua lotta contro il proletariato, ma si cacciò in un vicolo cieco. La situazione divenne palese durante la Seconda guerra mondiale. La borghesia italiana si trovò isolata sul pano internazionale ma, soprattutto, aveva favorito il rafforzamento politico della classe operaia e oramai rischiava di perdere definitivamente il potere. In più con la cacciata dei Savoia perse quello che fino allora era stato un importante fattore di unità del suo Stato. In conclusione Valletta, Pirelli, Marinotti, Donegani, Volpi e gli altri pescicani del capitalismo italiano che si erano stretti attorno a Mussolini, salvarono il loro potere mettendolo sotto l’aura di sacralità che circondava il capo della holding vaticana. Il Vaticano aveva saputo restare “al di sopra” del Fascismo, pur sostenendolo e usandolo. Esso approfittò abilmente della situazione, acquisì l’appoggio degli USA e della Mafia e divenne il vero centro attorno al quale fu ricostituito tra il 1945 e il 1948 il nuovo Stato borghese italiano che dura tuttora. Da allora esso è stata l’autorità che ha orientato le scelte fondamentali dello Stato italiano. Le grandi linee delle relazioni internazionali, l’orientamento generale dell’attività dello Stato e il centro di aggregazione e unità della classe dirigente italiana stanno in qualcosa che non ha a che fare con lo Stato e la classe dirigente che si presentano sul proscenio: stanno nel Vaticano.

La Mafia è anch’essa un’eredità del Risorgimento. Nella sua versione attuale di grande criminalità organizzata avente un raggio d’azione internazionale, è però un prodotto della convivenza nello stesso paese di due zone socialmente differenti, il Sud e il Nord e del legame del paese nel suo complesso col resto del mondo. Durante la Seconda guerra mondiale essa prese al balzo l’occasione di stabilire, tramite la Mafia americana, un suo diretto rapporto con gli USA e nel dopoguerra, avendo partecipato come potenza autonoma al patto costitutivo del nuovo Stato (perfino Andreotti lo ha sostanzialmente riconosciuto nell’intervista pubblicata sul Corriere della Sera del 1° ottobre ‘99), da modesta forza repressiva locale degli agrari della Sicilia orientale essa si è trasformata in una organizzazione modello per tutta la borghesia imperialista internazionale. Non è un caso che mafia è, assieme a fascismo, diventato un vocabolo presente in tutte le lingue dei paesi capitalisticamente avanzati.

Quanto alla presenza opprimente e arrogante degli imperialisti USA nell’attività politica e nell’attività della Pubblica Amministrazione del paese, essa oltre agli aspetti che ha negli altri grandi paesi europei e legati al ruolo mondiale dell’imperialismo USA, in Italia ha un carattere specifico. Questo deriva dalla peculiari e storiche caratteristiche dell’Italia.

Nei 50 anni trascorsi dopo la Seconda guerra mondiale il Vaticano ha svolto un autonomo ruolo anticomunista internazionale come lo hanno svolto gli USA e collaborando con essi. Da qui la particolare relazione tra Vaticano e imperialismo USA che è diventata una particolare relazione tra Italia e imperialismo USA.

All’inizio del secolo, prima che gli USA introducessero leggi razziste contro l’immigrazione dei poveri, vi fu, dalla Sicilia come dalle altre regioni del Meridione, una grande migrazione verso gli USA. Con l’emigrazione, si trasferirono dalla Sicilia negli Stati Uniti anche alcune forme sociali, come la Mafia che aveva la sua base originaria nella Sicilia occidentale, dove era la milizia privata degli agrari. D’altra parte gli USA, essendo il paese capitalisticamente più avanzato, presentavano un terreno eccezionalmente favorevole per l’applicazione di metodi criminali alle attività economico-finanziarie. La combinazione di questi due fattori ha dato luogo al rigoglioso sviluppo di una Mafia americana legata a doppio filo a quella siciliana. Il ruolo anticomunista svolto dalla Mafia in Sicilia nel secondo dopoguerra ha creato un secondo forte e particolare legame tra gli USA e l’Italia.

Oggi l’imperialismo USA ha in Italia libertà d’azione più che in qualsiasi altro paese europeo, proprio grazie alla particolare relazione creata dai due canali indicati. Esso, come il Vaticano e, in modo diverso, la Mafia, è al di sopra dello Stato italiano, se ne avvale quanto vuole senza essere responsabile delle sue attività e lasciando anzi ad esso l’ingrato compito di raccogliere i cocci. Quando nel 1985 il governo Craxi si permise di compiere a Sigonella un pubblico sgarbo al governo USA, riuscì ad evitare la crisi solo chiedendo pubbliche scuse e facendo pubblico atto di sottomissione.

Quanto al Vaticano, esso collaborando con la borghesia imperialista USA nella lotta contro il comunismo a livello mondiale, è diventato una grande potenza mondiale che ha una sua rete di interessi finanziari, di relazioni diplomatiche  e politiche in gran parte del mondo, in tutto il mondo tesse i suoi intrighi e ha suoi agenti in ogni paese e in molti Stati, governi e istituzioni internazionali. In Italia esso ha la sua sede centrale e qui questa rete è più fitta e potente e condiziona in modo determinante la vita del paese e le sue istituzioni. L’Italia è usata dal Vaticano come retroterra della sua attività internazionale.

Questa formazione del nuovo Stato dopo la Seconda guerra mondiale ha dato alla borghesia italiana un forte strumento a sua protezione contro le masse popolari e il movimento comunista, ma ha ulteriormente indebolito il suo potere statale. Le sue strutture repressive, di informazione e controllo, militari, giudiziarie, diplomatiche sono infiltrate e manovrate dal Vaticano, dalla Mafia e dalle varie agenzie USA ognuna delle quali vi ha creato le proprie clientele. Questo produce una generale deresponsabilizzazione dei pubblici funzionari, crea per ogni funzionario problemi di doppia o triplice lealtà perché la sua carriera dipende dai servigi resi sottobanco al Vaticano, agli USA o alla Mafia o a qualcuno degli altri “poteri autonomi” presenti in Italia e non dal suo risultato nel lavoro di cui è ufficialmente incaricato. Ogni funzionario acquista un potere contrattuale speciale perché sta a lui decidere a quale dei poteri autonomi dare la sua lealtà, ma d’altra parte ciò rende incerta la sua carriera e la sua vita, perché essa dipende dai rapporti di forza tra i poteri autonomi che vengono “giocati” in altra sede. Carriere lampo, cadute repentine e mortali incidenti sono diventati normali nella vita dei funzionari dello Stato italiano, moderati unicamente da una pratica generalmente invalsa di trattare con generosità finanziaria i perdenti, a reciproca garanzia.

Se non si tiene conto della particolarità sopra esposta dello Stato italiano, e in particolare del ruolo del Vaticano, è impossibile spiegare razionalmente alcuni tratti contraddittori del nostro paese: la debolezza per non dire la mancanza di “spirito nazionale”, la continua impressione di precarietà dei suoi ordinamenti, la sua cronica debolezza militare, il funzionamento caotico della Pubblica Amministrazione, il malcontento diffuso e di contro la capacità di corruzione della sua classe dominante, il ruolo tutto sommato importante che l’Italia ha nell’attuale sistema di relazioni internazionali (G7, FAO, ecc.), la coesione del paese e la stabilità dei suoi ordinamenti, le notevoli realizzazioni in alcuni settori economici e culturali. È alla luce di questa particolarità che diventa chiara anche l’origine e la ragione della lunga storia dei “Servizi deviati” cioè dei vari gruppi dei Servizi Segreti italiani che operano al soldo di “poteri autonomi” dallo Stato ufficiale. Da qui però anche il fatto che molte loro operazioni restano in Italia meno a lungo segrete anche se altrettanto oscure di quanto lo restino in altri paesi (difficilmente il segreto dell’aereo israeliano “caduto” il 4 ottobre 1992 ad Amsterdam con un carico di prodotti tossici che ha contaminato la popolazione della zona sarebbe rimasto un segreto fino al 1998 come è rimasto in Olanda). Questo permette di dare il loro giusto valore anche a promesse emesse da pubblici ufficiali che non sono in alcun modo in grado di mantenerle, né loro né i servizi a nome di cui parlano, come la recente promessa del Procuratore Vigna che un caso Balduccio di Maggio non avverrà mai più: come se fosse avvenuto per sua decisione!

È con questa varietà di poteri autonomi che la classe operaia italiana deve fare i conti per instaurare il suo Stato. Conoscerne a fondo la natura e le reciproche relazioni è quindi una premessa indispensabile.

Rosa L.