La Voce

Indice del La Voce n. 3

Sulla costituzione della CP

 

... Questa nuova apparizione delle Brigate Rosse (nella parte iniziale dell’articolo l’autore ha parlato dell’attentato contro Massimo D’Antona del 20 maggio ‘99, ndr) non deve far dimenticare che in Italia si sta sviluppando un nuovo movimento rivoluzionario, al centro del quale vi sono i Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC), che va verso la ricostruzione del partito liquidato molto tempo fa dai revisionisti.

La ricostruzione del partito è, attualmente, il compito più importante che i comunisti italiani si sono posti e su questa strada hanno già compiuto alcuni passi. Era facile prevedere che questo processo, che è comunque sempre lungo e complesso, avrebbe scatenato una lotta ideologica nello stesso movimento. È proprio quello che è successo nei CARC, con il risultato immediato di una scissione.

I motivi di questa scissione non sembrano, almeno a noi, abbastanza chiari. Anche questo è naturale trattandosi di un movimento giovane che sta compiendo i primi passi. Ma anche così e attenendosi agli scritti della “maggioranza” e della “minoranza” che abbiamo ricevuto, ci sembra che attraverso una acuta lotta ideologica che è in corso (e lasciando da parte le accuse di tipo personale che le due parti si fanno reciprocamente) si vadano giorno dopo giorno meglio delineando due concezioni o “linee” relative a molti problemi di tipo teorico e pratico. Questi problemi riguardano principalmente i compiti della ricostruzione del partito, ed è ovvio che sia così. Per questo, a nostro parere, finché non sarà ricostruito il partito, i compagni italiani dovrebbero continuare a concentrare tutte le loro forze nel risolvere questi problemi principali senza distrarre la loro attenzione e disperdere le loro energie in altre questioni attualmente secondarie. Per questo è necessario, tra l’altro, costituire un centro dirigente nella clandestinità, responsabile di elaborare un progetto di programma e di linea politica perché sia discusso e approvato da tutta l’organizzazione.

Questo compito importante, che non può essere rinviato data l’accelerazione della crisi capitalista e lo sviluppo della lotta di classe, è stato affrontato con fermezza dai compagni che formano la maggioranza, appoggiando la Commissione Preparatoria del congresso di fondazione del (nuovo)Partito Comunista Italiano, che ha incominciato a pubblicare La Voce. Pare che sia stata questa giusta iniziativa a indurre la “minoranza” a staccarsi e a formulare la propria piattaforma. In sintesi i membri della “minoranza” criticano i procedimenti poco “democratici” con cui, a loro parere, si sta realizzando questo lavoro. Essi lamentano anche la mancanza di un lavoro molto più vasto tra le masse. A noi pare che dal momento che essi stessi riconoscono che la decisione è stata presa dalla maggioranza della Segreteria Nazionale dei CARC, non possono in alcun caso parlare di “violazione” della democrazia. Altra questione è se la minoranza ha avuto la “possibilità” di far sentire la sua voce; ma su questo esistono i documenti, tra gli altri il progetto di Programma, pubblicati per essere discussi prima che siano approvati dal Congresso. I compagni della minoranza avevano la possibilità di criticare questi documenti e di dare il loro contributo senza dover rompere l’unità dell’organizzazione. Perché non hanno proceduto in questo modo?

È inoltre ovvio che un lavoro così importante non si può compiere “trascurando” la partecipazione attiva dei comunisti alla lotta di classe in tutte le sue forme e il lavoro tra le masse che permetterà di analizzare le loro più importanti esperienze di lotta e di rafforzare i legami con esse. Ma non si deve mai trascurare, pena deviare e cadere nel codismo e nell’opportunismo, che questo “lavoro di massa” oggi resta comunque secondario rispetto all’attività tesa alla ricostruzione del partito, come abbiamo già detto. Quindi esso deve essere subordinato a questo compito principale. Come potremo dirigere le masse, orientarle e organizzarle nella lotta per il potere, se siamo privi di programma, di linea politica e di una organizzazione disciplinata e capace di portare a termine questo compito?

Indipendentemente dagli errori che hanno potuto compiere (cosa in cui non vogliamo né dobbiamo entrare) pensiamo che i compagni della Commissione Preparatoria che pubblicano La Voce hanno assunto con sufficiente chiarezza e determinazione rivoluzionarie il compito che in questo momento è il principale, compito che tutti gli altri compagni dovrebbero appoggiare con senso di responsabilità. Con questo non vogliamo dire che si devono passare sotto silenzio le carenze e gli errori né che non si devono discutere apertamente tutti i problemi evitando il più possibile ogni arroccamento, le ingiurie e i personalismi. La verità rivoluzionaria è una sola e trionferà sempre in una organizzazione comunista se vi sono i canali adeguati. Esistono o no i canali adeguati? Questa è la questione alla quale in ogni caso si dovrebbe rispondere.

Particolarmente in questo passaggio sono di enorme importanza la completa libertà di critica e di discussione e l’adozione a questo fine di un giusto metodo di lavoro e di funzionamento che la rende possibile: si tratta di una irrinunciabile questione di principio. Questo però non deve diventare un pretesto per aprire la strada all’ultrademocraticismo e alle concezioni spontaneiste, non deve diventare una scusa per non assolvere i compiti decisi dalla maggioranza o per mantenersi in una posizione “critica” permanente che paralizza l’organizzazione, esaurisce le sue energie in una disputa interminabile e dà un cattivo esempio al proletariato.

Bisogna anche tener conto che nelle condizioni dell’Italia (come lo abbiamo visto dal cattivo esempio delle Brigate Rosse), ma come succede anche in quasi tutti i paesi capitalisti sviluppati, l’eredità che ci ha lasciato il revisionismo è particolarmente negativa su questo punto, cioè sulla mancanza di principi, sul carattere artigianale dei metodi di lavoro, sullo spontaneismo e sul legalitarismo che accompagnano come un’ombra ogni passo del nuovo movimento. Questi sono, per dirla in altro modo, i nostri peggiori nemici “interni”. Dobbiamo quindi combatterli nell’unica maniera che ci è possibile: da una piattaforma chiara, marxista-leninista e con la decisa volontà di venirne a capo.

da Resistencia

(Organo del Partito Comunista

 di Spagna (ricostituito))

n. 45, settembre 1999