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La rivoluzione socialista in Italia

  La Voce 38 del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Non avere paura di entrare nel concreto delle cose!

Essere disposti a osare, a imparare, a correggere gli errori, a cambiare!

Un Piano del Lavoro per ogni nuova Amministrazione Locale!

 

 

Il nuovo Partito comunista italiano si è impegnato a fondo perché le campagne elettorali di questa primavera per le Amministrazioni Locali (Comunali e Provinciali) fossero condotte all’insegna della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”. La realizzazione di questa parola d’ordine, abbiamo detto, è la base per la realizzazione di ogni altro obiettivo di risanamento e miglioramento della situazione. Dalla mobilitazione per realizzare questa parola d’ordine bisogna partire per migliorare realmente la sicurezza, la coesione sociale, l’igiene pubblica, la salute mentale e fisica, la difesa dell’ambiente, per incrementare la cultura e la solidarietà, per mettere fine o almeno limiti al degrado morale, intellettuale e sociale, per migliorare la partecipazione della massa della popolazione alla vita politica e sociale, per ogni movimento di progresso. A quella parte delle masse popolari che non è direttamente, in prima persona colpita dalla mancanza di lavoro, dalla precarietà del lavoro, dall’emarginazione sociale, bisogna spiegare pazientemente ma fermamente che solo con una mobilitazione generale delle masse popolari per realizzare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”, solo unendosi a questa mobilitazione è possibile affrontare e risolvere o almeno migliorare quegli aspetti del degrado sociale che li toccano direttamente e in prima persona. Ogni velleità, sforzo e promessa di risolverli senza e al di fuori della comune mobilitazione per realizzare questa parola d’ordine, senza una comune generale mobilitazione per assicurare a ogni persona un posto dignitoso nella società, porta in realtà, quali che siano le buone intenzioni e gli sforzi, alla guerra tra poveri, all’aumento dell’emarginazione sociale, del disordine e della delinquenza e apre la via alla mobilitazione reazionaria all’interno e alla guerra all’esterno: quello su cui già puntano i gruppi più criminali della borghesia e del clero.

 

Il lavoro post-elettorale del (n)PCI sul fronte delle AL

Solo mettendo la realizzazione della parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” in cima ai propri obiettivi, una Amministrazione Comunale e una Amministrazione Provinciale, e più in generale ogni Amministrazione Locale, può svolgere una funzione positiva in questa fase terminale della crisi generale del capitalismo e non essere principalmente lo zimbello locale e comunque l’agente locale del governo centrale emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, come lo sono gran parte delle vecchie Amministrazioni Locali: anche quelle della Lega Nord che si atteggia a paladina delle autonomie locali (mente e fa demagogia!). Dobbiamo spingere ogni AL ad assumere questo compito, dobbiamo mobilitare ogni OO, ogni OP e ogni associazione democratica a spingere le AL ad assumere questo compito.

Non bisogna lasciarsi bloccare dall’ovvia obiezione che una AL nonostante tutta la buona volontà e intelligenza non è in grado da sola di realizzare questa parola d’ordine. Questo è vero, ma la conclusione che ne deriva è che ogni AL, oltre a perseguire senza riserve quel suo compito nella sua zona, deve impegnarsi e concorrere con tutte le altre AL che ci stanno, a promuovere la costituzione a livello nazionale di un governo che realizza quella parola d’ordine.

Ogni AL deve porre tra i suoi compiti, tra quello che deve fare per attuare i suoi compiti verso la popolazione  della zona, la mobilitazione delle altre AL a costituire a livello nazionale un governo d’emergenza che ponga anch’esso come compito prioritario e sintetico di tutto il suo programma, la realizzazione di quella parola d’ordine, il Governo di Blocco Popolare il cui programma è riassunto nelle Sei misure Generali (6MG). Deve attivarsi per far nascere dovunque nel paese le condizioni necessarie per costituire il GBP. Quello che la singola AC non può fare da sola, si impegna a mobilitare il resto del paese a creare le condizioni necessarie per costituire un governo nazionale che lo faccia. Quindi ogni AL deve usare i suoi reali poteri di mobilitazione delle masse popolari della zona, le sue risorse, le sue reali capacità di relazionarsi con le altre AL, la sua influenza nell’intero paese e all’estero (la crisi è europea e mondiale) per rafforzare il movimento per la costituzione del GBP, con cui attuerà quegli interessi delle masse popolari della sua zona che da sola non è in grado di attuare. Questo vale in particolare per le nuove AC di Napoli e di Milano, due città che hanno nuove amministrazioni locali e che di per se stesse hanno un ruolo nazionale. Questa è la dialettica tra AL e GBP: quello che una AC non può fare, lo può fare un governo centrale che sia emanazione delle masse popolari, il governo d’emergenza delle OO e delle OP. Un analogo rapporto dialettico esiste oggettivamente nelle relazioni europee e internazionali: bisogna attivarlo e giovarsene. Nella sua zona e nel resto del paese ogni AL deve usare l’autorevolezza che le deriva dalla sua funzione e le risorse di cui dispone per promuovere la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari, per moltiplicare il numero delle OO e delle OP, per rafforzare il loro orientamento a costituire un loro governo d’emergenza. Questa è la dialettica che dobbiamo promuovere tra AL da una parte e dall’altra le OO e OP.

 

La campagna elettorale di primavera è finita con un risultato largamente positivo nonostante l’altissima astensione. Ma i milioni di membri delle masse popolari che si sono astenuti, per la nostra azione sono principalmente una grande riserva di uomini e donne da mobilitare per la nuova lotta. Ora il Partito

da una parte deve raccogliere i risultati della campagna in termini organizzativi: sviluppare a un livello superiore, selezionare, consolidare le relazioni e i contatti stabiliti durante la campagna elettorale;

dall’altra parte deve impostare un’ampia attività di massa sulla base dei risultati ottenuti nella campagna elettorale sia in termini di composizione delle nuove amministrazioni comunali sia di rafforzamento e moltiplicazione delle OO e OP.

Questi i compiti. Il Partito chiama tutte le organizzazioni della “carovana”, tutte le OO e le OP, gli operai avanzati, gli altri esponenti avanzati delle masse popolari, i sindacalisti onesti e i sinceri democratici a collaborare, ognuno secondo la sua natura ma con slancio a voler migliorare (non a “conservare ognuno la propria identità”: con essa siamo tutti insieme finiti nel marasma attuale!), a questa impresa che il Partito propone e in cui impegna tutte le sue forze. È un’impresa difficile, ma possibile. È quello che dobbiamo fare per progredire e avviarci a uscire dal marasma in cui la Repubblica Pontificia e i suoi padrini italiani e stranieri hanno condotto il nostro paese. È uno dei modi in cui rendiamo più concreta, traducendola nel particolare, la nostra linea generale di questa fase: fare in modo che le OO e le OP costituiscano il GBP.

 

L’attività del (n)PCI verso le masse popolari

Abbiamo posto chiaramente nelle campagne elettorali la parola d’ordine generale “un lavoro utile e dignitoso per tutti”. Ora per quanto riguarda la nostra attività verso l’esterno del Partito si tratta di tradurre quella parola d’ordine generale in programmi d’attività, in iniziative dettagliate per ogni AC e ogni AP e di fare dell’attuazione di questi programmi una scuola pratica di comunismo.

  Bisogna assolutamente evitare di cadere nel comportamento abituale anche nel movimento comunista dei paesi imperialisti: 1. lanciare parole d’ordine generali e sperare che le cose si facciano per conto loro, per qualche miracolo; 2. limitarsi a propagandare la parola d’ordine generale sperando che le masse popolari insorgano a realizzarla senza bisogno di una specifica direzione e di un’organizzazione adeguata; 3. limitarsi a rivendicare con manifestazioni e proteste la sua attuazione da parte delle istituzioni della Repubblica Pontificia che hanno tutt’altri interessi e attitudini e sono dedite a ben altro; 4. oppure, peggio ancora, se si è inseriti in enti e istituzioni, adempiere ai vecchi compiti che l’ordinamento statale assegna ad esse, distinguendosi per un rigore e un legalitarismo (che si crede onestà) che spesso colpiscono proprio le masse più povere e più emarginate, più costrette e abituate ad “arrangiarsi” nelle pieghe e ai margini della società: per questa via si arriva ai sindaci-sceriffo “di sinistra”: i tristi casi di Zanonato, Cofferati, ecc. Le AL virtuose non sono quelle che più obbediscono a leggi e direttive del governo: sono quelle che meglio tutelano gli interessi delle masse popolari, anche sfidando lo scioglimento e la persecuzione del governo della Repubblica Pontificia!

Bisogna invece tradurre la parola d’ordine generale in iniziative costruttive particolari, mobilitare su ognuna in maniera adeguata le masse popolari interessate, portarne fino in fondo l’attuazione, imparare dall’esperienza che ne deriva e poi, sulla base del bilancio dell’esperienza e dei risultati raggiunti, lanciare nuove iniziative, fondandosi sempre più, nella misura più larga che le condizioni consentono, sull’organizzazione e mobilitazione  delle masse popolari interessate.

Scuola di comunismo

Dal Manifesto Programma del (n)PCI, nota 30

Ogni lotta concreta riguarda un problema particolare, è uno scontro su un aspetto particolare dell’ordinamento sociale e ha come promotori e protagonisti un determinato gruppo sociale. Ogni lotta concreta è quindi unilaterale. Essa è comunque già di per se stessa una scuola di comunismo per chi vi partecipa. Insegna a organizzarsi, a stabilire e rafforzare relazioni, a individuare i nemici, a lottare, a scoprire e arricchire i mezzi e le forme di lotta, alimenta la coscienza e la conoscenza. Educa in massa i lavoratori a condurre una lotta comune e, a questo fine, a organizzarsi.

Essa è tanto più efficace e in senso tanto più elevato diventa scuola di comunismo, quanto più è condotta con metodi e criteri non unilaterali, non corporativi; quanto più unisce i protagonisti diretti agli altri lavoratori e li porta a comprendere il sostegno che il loro diretto sfruttatore riceve dalla sua classe, dallo Stato, dal clero e dalle altre istituzioni sociali; quanto più porta i protagonisti diretti a comprendere le condizioni sociali della loro condizione particolare e a unirsi agli altri lavoratori per instaurare un nuovo e superiore ordinamento sociale; quanto più educa e seleziona gli individui più generosi ed energici e li avvia a diventare comunisti.

L’azione dei comunisti potenzia questo carattere, fa e deve fare di ogni lotta una scuola di comunismo di livello e di efficacia superiori. Scuola di comunismo non vuol dire solo e a volte non vuole affatto dire reclutamento al Partito, condivisione del programma e della concezione dei comunisti, simpatia per i comunisti. Questi sono risultati che maturano in tempi e in modi diversi a secondo delle classi, degli ambienti e degli individui. Scuola di comunismo vuol dire anzitutto portare un orientamento giusto sulla lotta in corso e in ogni aspetto della vita sociale e individuale che la lotta fa emergere; in ogni scontro mobilitare la sinistra perché unisca il centro e isoli la destra; trattare, imparare a trattare e insegnare a trattare le contraddizioni in seno al popolo in modo da unire le masse e mobilitarle contro la borghesia imperialista; favorire i legami della lotta in corso con le altre lotte; allargare e mobilitare la solidarietà oltre la cerchia dei protagonisti diretti della lotta in corso; sfruttare ogni appiglio e aspetto che la lotta presenta per favorire l’elevamento della coscienza di classe; mobilitare tutti i fattori favorevoli e neutralizzare quelli sfavorevoli alla vittoria della lotta in corso; favorire la massima partecipazione possibile a ogni livello di ideazione, progettazione, direzione e bilancio; individuare gli elementi più avanzati e spingerli in avanti; favorire la crescita di ogni elemento avanzato al livello massimo (per forza di cose diverso da individuo a individuo) che ognuno può raggiungere; far emergere il legame tra le varie lotte e i vari aspetti della lotta; insegnare il materialismo dialettico nell’azione; insegnare a diventare comunisti; ecc. ecc. In ogni organizzazione di massa già esistente si tratta di migliorare il suo orientamento, rafforzare l’autonomia dalla borghesia del suo orientamento e dei suoi obiettivi, mettere a tacere ed emarginare i dirigenti corrotti e succubi della borghesia, rafforzare l’autonomia degli altri dalla borghesia. E su questa base creare e rafforzare i rapporti del partito comunista con gli elementi che più avanzano, fino reclutare quelli capaci di fare un lavoro di partito.

 

Vi sono 1. iniziative prese direttamente dalla AL, 2. iniziative che le OO e OP elaborano e premono sulla AL perché le faccia proprie, 3. iniziative che le OO e OP prendono direttamente: in dosi diverse a secondo 1. che la AL sia legata alla destra estrema di Berlusconi e Bossi, 2. che la AL sia legata alla destra moderata del PD, 3. che la AL sia nata in rottura con entrambe le destre.

Da una parte bisogna esigere, sia con pressioni, rapporti diretti e contrattazioni con i nuovi sindaci e il loro staff sia (ed è di regola la via principale) mobilitando a questo fine OO, OP e in generale le masse popolari (con la propaganda di piazza e di strada, le assemblee di azienda e di scuola, le riunioni di massa, gli attivi, ecc.), che ogni Amministrazione Locale si impegni in una serie di attività e iniziative particolari straordinarie che attuano concretamente la parola d’ordine generale.

Dall’altra parte bisogna mobilitare ogni OO e OP, ogni associazione (sindacati, ARCI, ANPI, cooperative, centri sociali, circoli, comunità religiose di base, ecc.) a promuovere esse stesse direttamente, singolarmente e insieme, iniziative ed elaborare progetti sia a sostegno delle corrispondenti iniziative della AL, sia iniziative e progetti da sviluppare autonomamente (cooperative, occupazioni, anche relazioni internazionali (gemellaggi, scambi di beni, turismo, ecc.), ecc.) per impedire la chiusura di aziende, la delocalizzazione di aziende, la riduzione dell’attività e dell’occupazione, la messa in cassa integrazione che in generale diventa l’anticamera della riduzione di personale e di attività o della chiusura e delocalizzazione: il reddito è garantito solo se è garantito il lavoro. Ammortizzatori sociali, reddito di cittadinanza, sussidi, ecc. sono tutti buone cose, rimedi a situazioni di bisogno: ma sono misure precarie e discriminanti. Sono armi a doppio taglio: fanno fronte provvisoriamente a bisogni immediati, ma ribadiscono lo stato di miseria e di dipendenza delle masse popolari e di dominazione degli sfruttatori. Non a caso il clero e le organizzazioni clericali sono in generale in prima fila nel promuovere opere di carità e la Confindustria nella sua Assemblea Annuale del 26 maggio si è pronunciata a favore del “reddito di cittadinanza”: un ottimo espediente per spingere alla grande sulla flessibilità, cioè su licenziamenti e lavoro precario. Un essere umano non è un animale che gli basta di essere mantenuto. Non basta che abbia di che soddisfare i bisogni elementari. Ogni essere umano deve essere membro a pieno titolo della società, avere un ruolo dignitoso e attivo, poter accedere alle attività tipiche della sola specie umana (MP, nota 2), contribuire con la sua intelligenza e con le sue doti al progresso generale.

  

Sia dove l’Amministrazione Locale è affiliata alla destra estrema di Berlusconi-Bossi, sia dove è affiliata alla  destra moderata del PD, sia dove è nata in rottura con le due (come a Napoli, a Milano, a Cagliari e altrove), la lotta per attuare la parola d’ordine generale diventa tanto più forte ed efficace, quanto più si traduce e articola in parole d’ordine particolari, senza però mai abbandonare la parola d’ordine generale. Infatti questa serve sia a stimolare la creatività e a mobilitare anche i settori delle masse popolari non direttamente toccati e mobilitati da una delle parole d’ordine o delle iniziative particolari, sia a unire tra loro, in uno sforzo comune, i settori mobilitati ognuno da una parola d’ordine o da una iniziativa particolare che li riguarda direttamente. La reale differenza tra le Amministrazioni Locali emergerà e deve emergere nel diverso atteggiamento e ruolo della AL di fronte a progetti e iniziative delle OO e delle OP e al diverso atteggiamento e ruolo della AL di fronte alle rivendicazioni avanzate. Destra e sinistra si ridefiniranno di fronte alle trasformazioni reali che sapremo determinare e alla mobilitazione delle masse popolari a realizzarle. Cosa ha fatto di sinistra il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti-Epifani? Cosa ha di sinistra la politica economica che propone un Pierluigi Ciocca (basata su riduzione della spesa pubblica, blocco al turn over nel pubblico impiego, obbedienza alle istituzioni finanziarie, monetarie e commerciali del sistema imperialista mondiale) che Valentino Parlato avalla con la sua stima (il manifesto, 22 maggio)? Cosa fa di sinistra un Piero Fassino solidale con Marchionne contro gli operai FIAT e che vuole imporre addirittura con l’esercito la speculazione TAV in Val di Susa?

 

Quella che così mettiamo in cantiere è una grande scuola di comunismo. Ogni Comitato di Partito (CdP), ogni organizzazione della carovana deve impegnarsi a promuovere questa scuola, a partecipare a questa scuola come allievo e come docente. Deve chiamare ogni FSRS e soprattutto ogni OO e OP, ogni operaio avanzato e ogni altro esponente avanzato delle masse popolari a parteciparvi. Contemporaneamente deve fare di ogni attività uno strumento per moltiplicare il numero di OO e OP e rafforzare la determinazione di ognuna a coalizzarsi con le altre perché le OO e le OP costituiscano il proprio governo d’emergenza, il GBP. L’impegno diretto per attuare la parola d’ordine generale convincerà ogni OO e ogni OP che essa ha bisogno di un governo come quello che abbiamo più volte illustrato e che abbiamo chiamato Governo di Blocco Popolare.

 

Tradurre la parola d’ordine generale in iniziative particolari

Per mobilitare OO e OP bisogna tradurre la parola d’ordine generale “un lavoro utile e dignitoso per tutti” in iniziative particolari, conformi alle caratteristiche della zona. Per semplicità d’esposizione, pensiamo a una Amministrazione Comunale che potrebbe essere quella di Napoli col nuovo sindaco De Magistris o quella di Milano col nuovo sindaco Pisapia.

Celebrazioni della vittoria nelle amministrative e nei referendum? Certo, su grande scala.

La legge e l’analisi di classe

 

Bisogna fare sempre l’analisi di classe di fronte a ogni legge e a ogni regolamento. In una società divisa in classi, la stessa legge e lo stesso regolamento ha effetti diversi a secondo della classe. Se una legge o un  regolamento proibisce imparzialmente a tutti di chiedere l’elemosina, di fare i venditori ambulanti o di dormire sotto i ponti, chi lo vuole far osservare con rigore e imparzialmente, promuove la guerra contro i poveri con tanta più forza quanto maggiore è il suo rigore. No ai sindaci sceriffo! Disobbedire alle leggi contrarie agli interessi delle masse popolari è un titolo d’onore! Difendere e proteggere quelli che disobbediscono! È legittimo tutto quello che è conforme agli interessi delle masse popolari, anche se non è legale! Ogni attività contraria agli interessi delle masse popolari è illegittima, anche se è legale!

 

 

Manifestazioni all’insegna della parola d’ordine generale? Certo, con la mobilitazione più larga.

Ma non basta. Occorre una serie nutrita di iniziative da attuare direttamente rivolgendosi alle OO e OP e di iniziative da proporre al nuovo sindaco e al suo staff, prima che siano sommersi dalle mille incombenze che la vecchia Amministrazione Comunale lascia loro in eredità e con cui la classe dominante mira a soffocare ogni velleità di rinnovamento e rinascita, a logorare la volontà e disponibilità ad andare oltre le competenze che la Repubblica Pontificia assegna all’Amministrazione Comunale e assumere invece le competenze che l’appoggio popolare organizzato consente di svolgere, a beneficio delle stesse masse popolari. I compiti di una AC non devono essere quelli definiti da leggi e regolamenti della Repubblica Pontificia, ma quelli che la mobilitazione delle masse popolari le consentono di svolgere, le danno la forza necessaria per riuscire a svolgerli.

  

Partiamo dalle iniziative da proporre al nuovo sindaco. Di lavoro c’è un gran bisogno, per rimettere in moto le città, risanare l’ambiente degradato, migliorare i servizi ed estenderli a tutti, sviluppare nuove attività produttive di beni e servizi, impedire che le aziende chiudano, riducano, delocalizzino, riprendere in mano i servizi pubblici privatizzati (in particolare attuare rapidamente le misure approvate dai referendum), dare una soluzione ai problemi pubblici come la riduzione, la raccolta e il trattamento dei rifiuti, ecc. ecc. Ma bisogna organizzarlo. I posti di lavoro non sorgono spontaneamente. Ogni posto di lavoro è inserito in una struttura produttiva o di servizio e richiede organizzazione, mezzi, fabbricati. Bisogna valorizzare l’esperienza di autoimprenditorialità, ma farlo in modo organizzato, sulla base principalmente di mobilitazioni collettive o almeno di coordinamento e con una visione di prospettiva. Il movimento cooperativo e il volontariato offrono molti esempi e racchiudono molte potenzialità.

1. Il nuovo sindaco deve mobilitare tutti gli uffici comunali, fare assemblee dei dipendenti comunali senza fermarsi ai soli capiufficio che certamente, salvo casi particolari, sono i più imbevuti della vecchia mentalità da funzionari, i più destri e i più restii a imboccare una nuova strada. Bisogna mobilitare tutti i dipendenti comunali disponibili, chiedere a ognuno di proporre progetti di impiego utile nell’ambito della struttura municipale che ben conosce e fuori. Certamente ci sono impieghi inseriti nella stessa struttura municipale e utili a soddisfare bisogni della popolazione attualmente insoddisfatti. Bisogna trasformare sistematicamente tutti i posti di lavoro precari direttamente o indirettamente dipendenti dall’amministrazione comunale che non sono per loro natura stagionali o a tempo determinato, in posti di lavoro a tempo indeterminato.

2. In secondo luogo il nuovo sindaco deve indire conferenze con tutte le organizzazioni di massa, le OO e le OP della zona, le associazioni, i comitati di zona e le strutture amministrative decentrate, le organizzazioni di volontariato perché ognuna elabori per l’AC proposte di creazione di posti di lavoro utili a meglio soddisfare i bisogni della popolazione, a sviluppare nuove attività produttive di beni e di servizi e nuove attività culturali, proposte che l’AC si impegna ad attuare.

3. In terzo luogo il nuovo sindaco deve riunire gli esponenti delle aziende a conduzione familiare (numerosissime ad esempio nel turismo), i commercianti, i bottegai, gli artigiani, i contadini e gli altri lavoratori autonomi e i capi delle loro associazioni di categoria e chiedere loro di fare proposte tese a migliorare il servizio e a incrementare e razionalizzare le attività dei rispettivi settori nell’interesse delle masse popolari. Certamente vi sono in questi settori molte persone disposte a mobilitarsi e a collaborare ad attuare la nostra parola d’ordine generale, è nel loro interesse farlo visto i ricatti e le costrizioni a cui oggi sono sottomessi da parte della Pubblica Amministrazione, delle Organizzazioni Criminali e delle banche e le fosche prospettive da cui sono oppressi. Si tratta d’altra parte di migliaia e migliaia di persone ricche di esperienza, di relazioni e di spirito d’iniziativa. L’AC deve principalmente dare una prospettiva al loro lavoro e fornire i mezzi e il coordinamento necessari.

Il Governo di Blocco Popolare e le Sei Misure Generali

 

Il Governo di Blocco Popolare è il governo d’emergenza imposto alla borghesia e al clero dalle Organizzazioni Operaie e dalle Organizzazioni Popolari per fare fronte immediatamente agli effetti più gravi della crisi e avviare l’uscita del nostro paese dal marasma in cui la borghesia e il clero lo hanno portato.

 

Il programma immediato del GBP si riassume nelle seguenti Sei Misure Generali:

1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

 

Il GBP sarà composto da persone che godono della fiducia delle OO e OP e che sono decise a dare forma e forza di legge ai provvedimenti caso per caso indicati dalle OO e OP anche se violano gli interessi e le abitudini dei ricchi e del clero e ledono le istituzioni e gli ordinamenti del sistema imperialista mondiale.

 

 

4. In quarto luogo il nuovo sindaco deve riunire i capitalisti della zona e le associazioni padronali di categoria e chiedere che ognuno elabori e proponga rapidamente progetti per posti di lavoro utile. A Milano Cesare Romiti, Massimo Moratti e altri grandi capitalisti hanno annunciato che avrebbero appoggiato la nuova AC: bisogna metterli a contribuzione. Molti capitalisti sono saltati sul carro del vincitore, per continuare a fare i loro affari e le loro manovre al coperto della nuova amministrazione. Pisapia e De Magistris per storia familiare non sono estranei al loro ambiente. Moratti è il padrone della SARAS e Romiti, oltre ad avere lasciato un triste ricordo alla FIAT, con l’Impregilo si è ingrassato con lo scempio del “maltrattamento” dei rifiuti a Napoli e altrove, è  interessato alla TAV, al Ponte sullo Stretto di Messina e ad altri loschi affari. Insomma non sono meglio di De Benedetti, Colaninno, Benetton e di altri affaristi. Cosa ne facciamo allora? Li ignoriamo e rigettiamo le loro avances? Non per questo scomparirebbero o rinuncerebbero alle loro manovre. Dobbiamo invece metterli a contribuzione, ben sapendo che tipi sono. È facendoli lavorare per realizzare la nostra parola d’ordine e nell’ambito del nostro piano che li mettiamo alla prova e li poniamo sotto controllo. Noi non diamo affatto per scontato che loro la sappiano più lunga di noi e delle masse popolari: se così fosse la nostra causa non avrebbe futuro. È mettendoli al lavoro nell’ambito del nostro piano che ci assicuriamo che il loro appoggio alle nuove amministrazioni non voglia solo dire che si sono candidati a continuare ad asservire la nuova AC ai loro affari, come hanno fatto con le vecchie. A Milano bisogna sgonfiare la bolla speculativa dell’Esposizione Universale Expo 2015 prima che inghiotta altri miliardi, succhi altre risorse e imponga maggiori sacrifici alle masse popolari, contemporaneamente l’AC deve assegnare altri compiti alle imprese che si sono formate per svolgere lavori nella preparazione dell’avvenimento. Lo stesso discorso vale a Napoli per D’Amato e altre categorie di industriali e capitalisti. È il modo giusto di incominciare a regolare i conti con loro: apre un nuovo fronte di lotta con loro, su un terreno che abbiamo deciso noi. Possiamo vincere.

 5. In quinto luogo il nuovo sindaco deve fare lo stesso discorso con le chiese presenti nella zona, a partire dalla Chiesa Cattolica. Certo, anzitutto si tratta di valorizzare su grande scala le comunità di base dei cattolici non sottomessi alla gerarchia, che di regola hanno anche già contribuito alla vittoria elettorale. Esse sono numerose e suscettibili di grande sviluppo e di enorme influenza. Sono alleati preziosi. Con loro ogni sindaco deve stabilire subito un rapporto privilegiato. Ma per le gerarchie e le strutture gerarchiche della Chiesa cattolica vale un discorso analogo al discorso che abbiamo fatto per i grandi capitalisti e finanzieri. Diocesi, parrocchie, congregazioni, ecc. con le organizzazioni e gli enti di beneficenza hanno larghe relazioni, molta influenza ed enormi ricchezze. Anche con loro i nuovi sindaci hanno dimestichezza. De Magistris si è già presentato in piazza  con il cardinale Crescenzio Sepe, finora noto soprattutto come speculatore e faccendiere nella gestione del patrimonio di Propaganda Fide a Roma in combutta con la cricca di Berlusconi (Scajola, Bertolaso, ecc.). Ma non è a priori detto che non sia disposto e capace di fare di meglio. Le diocesi, le parrocchie, le congregazioni, le scuole e altre istituzioni e associazioni gerarchiche della Chiesa Cattolica si sono finora distinte per affarismo, per elemosine e opere di carità, per complicità con le cricche e le Organizzazioni Criminali, per l’uso e l’abuso della buona fede, della fiducia, della rassegnazione e dell’ignoranza della parte più arretrata delle masse popolari e per la loro opera di divisione e disgregazione della parte più avanzata delle masse popolari (divisione sindacale, ecc.), per la loro politica contro le donne, di discriminazione e di oppressione (divorzio, assistenza in caso di aborto, fecondazione assistita, ecc.) e per altre ignominie reazionarie (matrimonio, copie di fatto, persecuzione e discriminazione contro i gay, copertura di reati sessuali dei loro membri, ecc.). Hanno sostanzialmente smesso di fomentare l’antisemitismo e in gran parte hanno anche smesso di fomentare la persecuzione delle altre religioni, ma hanno in complesso continuato a vendere l’anima a Berlusconi in cambio di contributi ed esoneri dalle tasse, di favori nel regime fiscale, della destinazione d’uso e della rendita dei suoli e delle proprietà immobiliari, nel campo delle manovre finanziarie, dell’assistenza e dell’istruzione. Ma anche esse non scompariranno né cambieranno di colpo perché noi le ignoriamo: anzi trameranno più nell’oscurità. Hanno un immenso patrimonio edilizio, relazioni ed esperienza, dispongono di vaste associazioni che esse governano (ACLI, AGESCI, Azione cattolica, ecc. ecc.). Non si tratta di incitarle a fare beneficenza, carità ed elemosine: cose che contribuiscono a tenere una parte della popolazione ai margini della società, a discriminare, come e peggio degli ammortizzatori sociali, del reddito di cittadinanza e delle tessere per poveri (social card e affini). Si tratta di incitarle e sfidarle a organizzare attività produttive e di servizi. Di mettere alla prova le loro dichiarazioni, di dissipare le nebbie delle dichiarazioni di buone intenzioni. Di chiedere a loro di operare per realizzare la nostra parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”. E vedere quello che fanno. Noi non abbiamo paura della loro influenza. Sono portavoce di un mondo passato e vivono sulle disgrazie del presente e sull’appoggio della borghesia imperialista. Il marasma a cui la Repubblica Pontificia ha condotto il nostro paese e la collaborazione che la Chiesa Cattolica ha dato al sistema imperialista mondiale per portare il mondo allo stato di miseria materiale, intellettuale e morale, di criminalità e di guerra in cui si trova, danno la misura della loro reale impotenza di fronte al progresso dell’umanità. Il modo più efficace che abbiamo per farla emergere, è metterle alla prova dell’attuazione della nostra parola d’ordine.

6. Infine il nuovo sindaco deve stabilire lo stesso rapporto con gli altri enti pubblici (regione, provincia, uffici statali dislocati sul territorio del comune, distaccamenti delle Forze Armate, della Polizia e degli altri corpi dello Stato), chiedendo che ognuno contribuisca con proposte e progetti per migliorare l’impiego delle riserve di lavoro disponibili, ponendo in chiaro e dando pubblicità e trasparenza alle attività delle basi militari e delle altre agenzie USA, NATO, sioniste e affini esistenti nella zona. Anche qui l’AC deve dare piena pubblicità alle dichiarazioni d’intenti e alle realizzazioni.

Certamente è il caso che il nuovo sindaco crei nell’ambito dell’Amministrazione Comunale gruppi straordinari e commissioni di lavoro, nuovi e appositi, con persone già dell’amministrazione comunale e nuove, per gestire, organizzare e supportare tutta questa mobilitazione, per mobilitare tutte le persone in cerca di lavoro perché registrino la loro disponibilità, avanzino gli eventuali progetti e proposte, perché si riuniscano in associazioni territoriali, associazioni di mestiere o associazioni di progetto.

 

Mobilitazione, inventario e trasparenza: i Comitati Popolari di Controllo

L’AC deve quanto prima e nella maniera meno burocratica resa possibile dalla mobilitazione di massa fare un inventario della manodopera disponibile (quanti disoccupati, sottooccupati, ecc.), fare un inventario delle risorse materiali disponibili, raccogliere progetti per la mobilitazione e l’organizzazione dei lavoratori e per l’utilizzo delle risorse.

Un aspetto importante è mobilitare i sindacati e le altre associazioni di categoria perché organizzino tutti i disoccupati, i cassaintegrati e i lavoratori in mobilità e mobilitino a loro volta i lavoratori occupati nelle aziende ancora in funzione, per propagandare e attuare la parola d’ordine generale e per promuovere o almeno partecipare alle iniziative dell’Amministrazione Comunale, rimuovere o spezzare ostacoli, manovre di boicottaggio e sabotaggio.

Una cosa deve distinguere nettamente le nuove AC dalle vecchie, indispensabile per svolgere il loro compito in questa fase. Attuare la più grande trasparenza sul funzionamento dell’AC e documentare nel modo più semplice e accessibile lo stato da cui parte l’AC e come si sviluppa la sua attività. Basta con i segreti, gli accordi sottobanco, le intese su cui prosperano e di cui si avvalgono le Organizzazioni Criminali, gli affaristi, il clero e gli arrampicatori sociali. L’emarginazione sociale di una vasta parte delle masse popolari è indispensabile perché le OC prosperino, ma la loro penetrazione al Nord, tra le amministrazioni della Lega Nord, per quanto non siano una novità (Berlusconi è un prodotto della finanza criminale della Mafia sbarcata a Milano negli anni ’60 con Sindona, Fidanzati, Calvi, ecc.) conferma anche che il segreto mantenuto sulle attività delle Amministrazioni Locali è terreno di coltura delle OC, oltre che tramite per arricchire la borghesia e il clero a spese delle masse popolari.

A questo fine le AC devono adottare misure che non richiedono grandi oneri e spese particolari e che sono spesso perfino già previste dalle leggi e regolamenti vigenti, ma sono politicamente significative e proprio per questo non vengono fatte e né la destra né la sinistra esigono il rispetto delle leggi che le prevedono. Esse riguardano la “trasparenza degli atti e della gestione del patrimonio e dei beni pubblici”.

In sostanza ogni AC deve rendere pubblico (nomi, attività, spesa) sul suo sito le spese che fa per appalti, consulenze, assunzioni, ecc. Che cessino di essere pubbliche solo a chi si mette a scartabellare tra capitolati, contratti, bilanci, ecc.: cosa che può fare solo chi è del mestiere o lo fa per suo interesse particolare e se ha tempo ed energie da dedicare, ecc.

Cosa impedisce di mettere sul sito del Comune di Milano quanto costa alla popolazione di Milano l’appalto per le mense comunali dato da anni a Milano Ristorazione (odiata da tutti i genitori e bambini) o quello che dà a Milano Sport (gestione impianti sportivi) o i mutui che il Comune ha contratto con prodotti finanziari derivati (con quali banche, quali società finanziarie, in che quantità, durata, le rate mensili, ecc.) o lo studio sulla questione “cacca dei cani sul marciapiede” dato al professorone di turno o gli eventi “artistici” con Red Ronny, Zanicchi, ecc. In aggiunta e a complemento dobbiamo mobilitare le OO e OP a vigilare, controllare, denunciare. Gli economicisti diranno che ai lavoratori e ai poveri interessano solo il concreto, i soldi. Ma è una visione miope. Certo che bisogna risolvere i problemi del mangiare e della casa: bisogna opporsi a ogni tendenza a mascherare con diritti e belle parole il fatto che i bisogni elementari non sono soddisfatti. Ma bisogna anche essere lungimiranti: senza diritti il soddisfacimento dei bisogni elementari resta precario e, in secondo luogo, ogni essere umano oltre che soddisfare i bisogni elementari deve poter partecipare al livello più alto di cui è capace alla vita sociale, al patrimonio culturale e alla vita intellettuale e morale della società, alle attività  specificamente umane. La trasparenza è un aspetto essenziale della democrazia partecipativa. È quello che abbiamo bisogno di realizzare. È un corollario essenziale della mobilitazione per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” con prospettive a lungo termine.

A Napoli la prima e più decisiva misura d’emergenza contro il maltrattamento criminale dei rifiuti solidi urbani è che l’AC pubblichi ogni giorno il bollettino di quante tonnellate di rifiuti sono state ritirate, a chi (impresa e località) sono state conferite, a quale costo per l’AC. La trasparenza è la forma decisiva di lotta contro i piani criminali.

Noi comunisti non ci facciamo illusioni sulla “natura umana”. La natura umana effettiva è quella prodotta dalle contraddizioni di classe della società reale e dalla lotta di classe per superarla. Certamente vi sono contraddizioni importanti anche tra le masse popolari. Le masse popolari non cadono dal cielo: sono il risultato della formazione impressa dalle classi dominanti, dalle relazioni in cui si traduce il loro sistema sociale decadente e dalla lotta di classe per superarle. Non chiudiamo gli occhi di fronte al parassitismo, al clientelismo, al servilismo, alla corruzione frutti dell’asservimento di classe e dell’influenza delle classi dominanti. Ma valorizziamo le spinte alla trasformazione e al progresso che sono anch’esse importanti, che le classi dominanti soffocano e che la prima ondata della rivoluzione proletaria ha rafforzato e sviluppato. Su queste ci basiamo per trasformare il mondo attuale. La violenza è un mezzo di trasformazione efficace, ma solo se sono poste le condizioni per una vita superiore e se adoperata per rimuovere gli ostacoli alla sua affermazione. Noi non neghiamo le piaghe antisociali che ereditiamo dal passato, ma siamo sicuri che mobilitando e coalizzando le forze interessate alla trasformazione riusciremo a cancellarle. Bando alle illusioni buoniste, ma anche al pessimismo. Non esiste una natura umana fissa, né buona né cattiva. La natura umana si trasforma. L’esperienza conforta la nostra linea.

 

Nessuna azienda deve essere chiusa: se una produzione non serve l’azienda deve essere trasformata

Ogni AC deve con appositi gruppi di lavoro prendere in mano tutte le aziende che minacciano ridimensionamenti, ristrutturazioni, delocalizzazioni per mobilitare i lavoratori dell’azienda e mettere a punto piani e progetti che consentano la continuazione o la ripresa dell’attività, adottando le misure opportune a seconda che l’azienda abbia una cerchia locale, nazionale o internazionale di utenti o destinatari (mercato). Nessuna azienda della zona deve ridurre il personale. Dove necessario, occorre cambiare attività. Ogni AC deve attrezzarsi per impedire che nel suo territorio le aziende riducano il personale. Deve stimolare ogni azienda ad aumentarlo espandendo l’attività. Nessuna azienda deve essere chiusa. Se nel mercato imperialista mondiale non c’è posto per un prodotto, i proprietari dell’azienda o le autorità pubbliche devono destinare l’azienda a un’altra produzione utile. Bisogna partire dall’idea che il lavoro crea ricchezza, è la fonte della ricchezza: se dei lavoratori restano senza lavoro, il difetto sta nell’ordinamento sociale, nel sistema di relazioni di produzione e di distribuzione di cui l’azienda è parte. Esso impedisce che le fonti della ricchezza producano ricchezza (beni, servizi, attività utili: non crescita indiscriminata per fare soldi). Si tratta di trasformare il sistema di relazioni di produzione e di distribuzione, in modo da rimuovere gli ostacoli e far scorrere in abbondanza la produzione e distribuzione di beni e servizi. Gli esseri umani devono essere al centro della nuova società.

Ogni AC deve creare appositi gruppi di lavoro per trasformare sistematicamente e su larga scala i posti di lavoro precari esistenti nella zona in posti di lavoro a tempo indeterminato. La trasformazione del lavoro precario in lavoro a tempo indeterminato deve diventare un obiettivo di ogni AL, al pari del pieno impiego.

 Infine dobbiamo, noi e il nuovo sindaco, mobilitare le organizzazioni sindacali perché concorrano con le loro strutture organizzative e con i loro mezzi e le loro relazioni a elaborare progetti. I sindacati hanno una grande e collaudata rete di relazioni, molta esperienza di organizzazione, una vasta struttura organizzativa: sono quindi in grado di mobilitare capillarmente sia il lavoratori occupati, sia i precari, i disoccupati e gli inattivi.

Parallelamente a stimolare l’azione delle OO e OP verso le Amministrazioni Locali, noi dobbiamo lanciare a tutte le associazioni, comitati, centri sociali, sindacati, associazioni, ecc. ecc. l’appello e convocare conferenze perché ognuno si mobiliti, nella maniera più coordinata, per elaborare e proporre iniziative produttive di beni e di servizi che mobilitino la forza lavoro disponibile e a metterli in pratica.

 

Tutto questo deve confluire in un vero e proprio Piano del Lavoro che copra l’intero comune e con propaggini, relazioni e partecipazione delle organizzazioni comunali e locali delle zone adiacenti.

 

Riabilitazione del patrimonio edilizio - Migliorare il territorio e l’ambiente

Una parte importante del Piano del Lavoro deve essere dedicata alla riabilitazione e utilizzazione del patrimonio edilizio inutilizzato. Nelle città italiane, salvo eccezioni, non occorrono nuovi edifici, ma piuttosto un utilizzo razionale e la riabilitazione del patrimonio edilizio esistente, creando ovunque necessario Agenzie di Manutenzione Urbana. Il sindaco può requisire tutti gli edifici inutilizzati, adducendo ragioni di pubblica utilità e di ordine pubblico e giovandosi della mobilitazione delle masse popolari, sia nell’inchiesta che nella realizzazione dell’opera. Già questo dovrebbe bastare a dare rapidamente un’abitazione decente a ogni famiglia. Ogni sfratto deve essere sospeso, come pure le manovre di Equitalia e di altre simili agenzie di estorsione e costrizione. Questo, abbinato a una scolarizzazione di massa di tutti i ragazzi che ora sfuggono all’obbligo scolastico, a mense popolari di alto livello, a servizi sociali adeguati, a piani di mobilitazione volontaria dei ragazzi e dei giovani nel tempo libero per attività formative e di pubblica utilità, risanerà rapidamente il clima delle città, rafforzerà la coesione sociale, ridurrà la criminalità diffusa e la precarietà, ridurrà, se non eliminerà completamente i margini di manovra e la libertà d’azione delle Organizzazioni Criminali, avvierà la generalizzazione capillare di un’attitudine e un atteggiamento costruttivi degli individui verso la società e verso se stessi (depressione, suicidi, evasione nella droga, violenza gratuita, indifferenza, isolamento, ecc. ecc.). Di fronte a una cosa che non funziona secondo gli interessi popolari, di fronte a una cosa che può essere migliorata, si ingenererà l’abitudine a intervenire o a mobilitare chi può intervenire, a non demandare, a non aspettare le cose dall’alto: farle o sollecitarle ed esigerle, controllarne l’esecuzione. Si tratta di creare e diffondere la democrazia partecipativa. Il mondo è nostro e dobbiamo organizzarci e darci da fare perché diventi come deve essere.

Insomma dobbiamo portare OO e OP a chiedere che ogni nuova amministrazione si faccia promotrice di un Piano locale di Rinascita e mobiliti tutte le forze, le metta tutte alla prova in modo che ognuna dia quanto è in grado di dare e che ognuna assuma un ruolo corrispondente a quello che effettivamente dà e fa.

 

Come far fronte al bisogno di finanziare le attività delle AC

Tutte queste operazioni vanno adeguatamente finanziate. I soldi ci sono: vanno mobilitati con i mezzi e per le vie necessarie e adeguate all’opera. Con le risorse di cui l’AC già dispone, con quelle che può ottenere dalla regione, dallo Stato, dalla UE in base alla legislazione vigente (attualmente l’Amministrazione Pubblica italiana ha  utilizzato solo il 10% dei “fondi strutturali europei” a sua disposizione: circa 45 miliardi di €), chiedendo contribuzioni ai ricchi, alle Chiese, alle parrocchie, agli enti, alle fondazioni e alle banche e alle società finanziarie. Dove le risorse non bastassero, bisogna ricorrere ai prestiti e forzare con la mobilitazione di massa enti pubblici, banche, società finanziarie e assicurative, fondazioni perché sottoscrivano prestiti per il Piano del Lavoro e contribuiscano con donazioni. In una società capitalista, borghese, ogni attività passa tramite il denaro, deve cioè essere finanziata. La crisi generale in corso da anni ha moltiplicato il denaro ma lo ha concentrato in modo straordinario nelle mani dei ricchi, delle banche, delle istituzioni finanziarie, delle fondazioni. Si tratta di mobilitarlo, finché non avremo creato le condizioni per farne a meno.

Oggi vi è una quantità enorme di denaro, più di quanta non ce ne sia mai stata. La tesi che non ci sono i soldi per fare questo o quello, è del tutto infondata, non deve mai essere accettata, bisogna smascherare e denunciare chi l’avanza e se ne fa scudo per non fare. I soldi ci sono, ma non sono nelle mani giuste, sono in larga misura concentrati nelle mani di un pugno di persone e di società o enti. Questi adoperano i soldi solo se con i soldi che mettono in moto possono fare altri soldi. Questo meccanismo porta alla paralisi della produzione e della distribuzione, alla paralisi dell’intera economia e dell’intera vita sociale, porta alla decadenza della società e degli individui. Le autorità borghesi, anche quelle che si dicono di sinistra e per quanto si dicano di sinistra, non osano far contribuire i ricchi a finanziare le attività nella misura necessaria. Si limitano sostanzialmente a tosare con un sistema fiscale iniquo e costoso i flussi del denaro che transita nelle mani delle masse popolari: con le imposte dirette (su salari, pensioni, ecc.) e con le imposte indirette (IVA, ecc.) sugli acquisti e sui consumi, con balzelli che ostacolano le attività produttive e rendono difficile la vita alle masse popolari (tickets, pedaggi, ecc.). Ai ricchi e alle loro associazioni (enti, istituzioni, banche, ecc.) chiedono al massimo prestiti: con questo hanno creato un sistema di debito pubblico per cui dipendono per le loro iniziative dai ricchi che le strozzano e trasferiscono ogni anno nelle mani dei ricchi per interessi e commissioni nuovo denaro che strappano alle masse popolari (i bassi servizi a cui sono ridotte le autorità della Grecia contro la popolazione greca per questa loro sottomissione al mercato finanziario è oggi nota a molti). D’altra parte i ricchi vogliono far fruttare il loro danaro, usarlo come capitale, farci sopra interessi e profitti: da qui le privatizzazioni dei servizi pubblici (acqua, trasporti, strade e autostrade, gas, elettricità, comunicazioni, telefoni, nettezza urbana, sanità, scuola, assicurazioni, ecc. ecc.) e il loro degrado e rincaro. Il denaro schiaccia gli esseri umani. Noi dobbiamo e possiamo rovesciare il rapporto.

Bisogna che ogni AC crei appositi gruppi di lavoro sostenuti dalla mobilitazione delle OO e OP e metta in opera iniziative per reperire a tutti i costi il denaro necessario a finanziare le proprie attività o per organizzare attività senza ricorrere al denaro (buoni spesa, pagamento con servizi, ecc.). In ogni caso in cui non riesce a procurarsi i soldi necessari, l’AC deve emettere buoni spesa, pagare con questi lavoratori e fornitori e fare accordi con le società della grande distribuzione e dei supermercati perché li accettino in pagamento. Questo apre un campo suscettibile di espansione illimitata ma sostanzialmente inesplorato, tutto da creare ex novo e per cui occorre organizzazione, fantasia, volontà, spirito sperimentale (provare e aggiustare il tiro sulla base dei risultati), mobilitazione di massa. Attuiamo praticamente la Costituzione che le autorità della Repubblica Pontificia hanno lasciato sulla carta: la proprietà privata va rispettata solo nella misura che adempia alla sua funzione sociale. Se la ostacola o viene comunque meno al suo compito, va espropriata per motivi di pubblica utilità o per motivi di ordine pubblico.

 

Osare entrare nel concreto! Non avere paura di sbagliare! Osare correggersi e migliorare!

Ovviamente tutte quelle finora indicate sono solo misure primitive, quello che possono formulare persone che non hanno esperienza professionale in materia. Ma tra le persone e gli organismi che si sono sinceramente mobilitati per formare amministrazioni comunali e provinciali di rinnovamento, ci sono persone e organismi che hanno una conoscenza ben più profonda e larga. Si tratta di mobilitarli, coordinarli e favorire in ogni modo la loro iniziativa perché elaborino proposte e progetti precisi e realistici. Non realistici nel senso che rientrano nelle abitudini e negli interessi dei ricchi e del clero, li assecondano: come se fosse per errore e stupidità personale che oggi banchieri e finanzieri ci hanno portato alla rovina. Ma realistici nel senso che con una adeguata mobilitazione e organizzazione le masse popolari possono realizzarli, far fronte agli effetti negativi che ne conseguono, valorizzare gli effetti positivi per andare più avanti.

L’importante è non aspettare che il nuovo sindaco faccia, non aspettare che la vecchia amministrazione comunale faccia quello che non ha mai fatta, quello che non è abituata a fare, quello che è selezionata e abituata a non fare. Non si metterà a farlo solo perché si ritrova con alla testa un sindaco e degli assessori nuovi e di buona volontà. Bisogna avere fiducia nella buone intenzioni, ma è certo che le buone intenzioni non bastano. Tanto meno bastano le buone intenzioni di una persona sola, sia pure investita dell’autorità e del prestigio di cui gode un sindaco appena eletto: bisogna che le buone intenzioni si traducano in mobilitazione di massa, in organizzazioni di massa, in progetti e iniziative supportate con i mezzi adeguati.

Bisogna infine e soprattutto che i nuovi sindaci e assessori non si sentano investiti anzitutto dei compiti che l’ordinamento statale assegna loro. Disobbedire alle leggi in contrasto con gli interessi delle masse popolari è un titolo d’onore. I compiti che l’ordinamento statale assegna oggi alle AC sono compiti funzionali all’ordinamento statale e al funzionamento di un regime di sfruttamento, conformi agli interessi dei ricchi e del clero: abbiamo sotto gli occhi i risultati. Per avere risultati diversi, devono cambiare gli obiettivi, gli scopi e gli strumenti. Se i nuovi sindaci e assessori dovessero dedicarsi principalmente ai compiti che l’ordinamento statale assegna loro, nonostante tutta la loro buona volontà finirebbero per servire gli affari delle cricche, delle Organizzazioni Criminali, dei ricchi e del clero. Bisogna che si prefiggano anzitutto di fare gli interessi delle masse popolari e di mobilitare e favorire l’organizzazione delle masse popolari stesse per trovare i modi e le vie migliori e per realizzarle. E che pur di realizzare questo obiettivo siano disposti ad affrontare le minacce, la disapprovazione e i ricatti delle autorità statali e delle associazioni dei ricchi e di quelli che li spalleggiano: anche se per nascita appartengono allo stesso loro ambiente. Devono essere veri e onesti esponenti delle autonomie locali. Non nel modo truffaldino e demagogico praticato dalla Lega Nord di Bossi & C: a parole per le autonomie locali che nei fatti sacrifica al governo della Repubblica Pontificia. Non per contrapporre gli interessi della popolazione di una zona a quelli della popolazione delle altre zone, dei lavoratori indigeni a quelli dei lavoratori immigrati. La popolazione di ogni zona ha bisogno della popolazione delle altre, vive tanto meglio quanto meglio vive la popolazione delle altre. Le nuove AC, AP e in genere le nuove AL non devono limitare la loro attività alla zona strettamente di loro competenza. Devono essere solidali con le altre AL opporsi al governo che volesse scioglierle, valorizzare le loro esperienze tipo e propagandare le proprie. Vi sono nella zona di ogni AC attività che si inseriscono in una economia più ampia (provinciale, regionale, statale, internazionale). La AC deve stabilire le relazioni corrispondenti a livello nazionale e internazionale e svolgere un ruolo attivo nella mobilitazione delle masse popolari sulla scala corrispondente. Non a caso tra le sei misure generali del GBP vi è l’intesa: la solidarietà, la collaborazione e lo scambio con gli altri paesi che sono disposti e nel mondo il loro  numero non fa che crescere.

È il sistema capitalista che ci obbliga a essere gli uni contro gli altri, a fare la guerra agli altri (come Marchionne e Bossi dicono apertamente): ma il piano che noi proponiamo è un piano d’emergenza, “in deroga” alle relazioni del sistema imperialista che ci ha portato tutti nel marasma attuale a cui dobbiamo far fronte con misure e procedure d’emergenza. È un piano che ci porterà verso il socialismo, un sistema di relazioni sociali dove “ce n’è per tutti”. Ma questo è il capitolo di storia che scriveremo domani. Oggi siamo a un capitolo precedente.

 

Attuare la nostra linea è difficile, ma è possibile anche se le nostre forze sono ancora piccole!

Attuare il nostro piano non è facile, ma è possibile. E le masse popolari non hanno altra strada positiva davanti. Quindi esiste un modo per mobilitarle e organizzarle su larga scala. Noi comunisti dobbiamo e possiamo scoprirlo procedendo sperimentalmente, guidati dalla concezione comunista del mondo. La borghesia e il clero non hanno i mezzi per opporsi con forza all’attuazione del nostro piano. Bisogna tener conto del fatto che le autorità della Repubblica Pontificia hanno sì ancora il coltello dalla parte del manico, ma sono anche sedute su un’impalcatura che traballa. Si tratta di vedere chi ha paura di chi. Prima di sciogliere una delle nuove AC perché cerca di attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”, ci penseranno quattro volte. Si è visto come hanno fatto marcia indietro con la Fincantieri! Altro che l’esercito a Castellammare di Stabia! Non lo manderanno neanche in Val di Susa se la popolazione non si farà piegare dalla denigrazione montata su grande scala contro la sua lotta e continuerà a resistere con decisione all’apertura dei cantieri TAV! Il fattore determinante per ora non sono le armi, ma l’organizzazione, la direzione e la determinazione.

In proposito un fattore determinante consiste nella scelta che ogni nuova AC deve fare: puntare ad avere forza mobilitando la parte più avanzata delle masse popolari o puntare a farsi accettare dalla borghesia e dal clero facendo concessioni ai loro interessi e ai loro privilegi? Adattarsi agli interessi, alle abitudini e ai privilegi della borghesia e del clero sperando che contraccambino o indurre la borghesia e il clero ad adattarsi agli interessi delle masse popolari, a contribuire a realizzare la parola d’ordine base degli interessi delle masse popolari “un lavoro utile e dignitoso per tutti”? In Italia da decenni la destra e la sinistra borghesi hanno lavorato in tandem o in alternanza per realizzare il programma comune della borghesia imperialista: il risultato è il marasma in cui siamo finiti e la guerra imperialista a cui la Repubblica Pontificia dedica forze e risorse crescenti e sacrifica su scala crescente il nostro paese, ridotto a retrovia degli eserciti NATO, USA e israeliano. Ma la borghesia e il clero sono avanzati su questa strada conforme alla loro natura, anche perché il movimento comunista non li ha contrastati con le forze che può mobilitare.

 

Certamente di fronte ai propositi che abbiamo fin qui espresso, ci saranno compagni di buona volontà, tra Proletari Comunisti e altri gruppi arcirrrivoluzionari e impotenti, che grideranno al riformismo. È riformismo questo? È peggio che riformismo: è riformismo velleitario, destinato a restare senza risultati positivi e a produrre delusione, amarezza, rabbia e disgregazione (quindi in definitiva lasciare via libera alla mobilitazione reazionaria) se tutti questi propositi e la loro attuazione non sono inseriti in un movimento per la costituzione del GBP, se non costituiscono l’insieme di iniziative particolari di un movimento generale che ha come obiettivo la costituzione del GBP, se non li combiniamo in un insieme di iniziative che sta in piedi perché contribuisce a creare le condizioni per cui le OO e le OP costituiscano un loro governo d’emergenza, il GBP. Ogni iniziativa sta in piedi e produce principalmente effetti positivi solo se combinata con le altre. Se la attuiamo da sola, prevale il  lato negativo che comunque ogni iniziativa ha in sé nel contesto attuale e l’iniziativa non sta in piedi a lungo. L’insieme delle nostre iniziative reggerà solo se ne approfitteremo per creare le condizioni della costituzione del GBP e le OO e OP lo costituiranno effettivamente. Come a sua volta la costituzione del GBP, anche se effettivamente realizzata, sarebbe destinata a sicuro fallimento di fronte alle contraddizioni che la sua opera susciterà e al ritorno in forza della borghesia e del clero, ai loro sforzi di rivincita e alle loro iniziative di boicottaggio e sabotaggio, se la costituzione del GBP non fosse concepita e gestita da un crescente movimento di masse popolari organizzate e dirette dal partito comunista come una tappa sulla via dell’instaurazione del socialismo, come un aspetto e una fase della rivoluzione socialista.

 

I nuovi sindaci sono tipicamente personaggi della società civile o della sinistra borghese intesa come quell’insieme di persone e organismi che sono contro il corso attuale delle cose ma non vedono oltre l’orizzonte della società borghese, del suo sistema di relazioni sociali e di valori. Imparare a rapportarci giustamente con loro e imparare a mobilitare le OO e le OP perché si rapportino giustamente con loro, è una scuola per quello che dovremo fare su scala più grande quando la situazione si sarà sviluppata, assieme alla crisi generale in corso, fino alla costituzione del GBP.

Le riforme che effettivamente si fanno, non le chiacchiere sulle riforme ma le riforme effettive, sono il sottoprodotto delle rivoluzioni fallite. Le conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari dei paesi imperialisti hanno strappato alla borghesia e al clero nel secondo dopoguerra, a partire dal 1945, sono il sottoprodotto del fallimento della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti. A sua volta una rivoluzione è una trasformazione generale che consiste di molte trasformazioni particolari e si realizza attraverso molte trasformazioni particolari che si combinano tra loro e delle quali una richiama un’altra come condizione del suo successo. Ogni trasformazione particolare, se non se ne vede la connessione con le altre e col tutto, pare una riforma. Ognuna di esse se invece viene gestita valorizzando e rafforzando la sua connessione con le altre e con l’insieme, diventa una trasformazione che ne rafforza e ne richiama altre. È qualcosa del genere che noi dobbiamo mettere in moto in questi mesi sulla base del risultati della campagna delle elezioni amministrative di primavera e del movimento scatenato dalla resistenza a Marchionne opposta dagli operai di Pomigliano d’Arco e di Mirafiori e dall’appoggio che hanno dato loro la FIOM e alcuni dei sindacati di base. Solo a questa condizione i risultati della campagna elettorale avranno effettivamente segnato un’inversione di tendenza e non un sussulto foriero di una più profonda delusione e di una regressione come lo fu il risultato delle elezioni politiche del 2006. A causa di un esito elettorale contro ogni attesa, per il fallimento del colpo di mano elettorale che la banda Berlusconi aveva preparato (il ministro degli Interni, Beppe Pisanu, all’ultimo momento si tirò indietro), nel 2006 la banda Berlusconi perse il governo. Ma subentrò il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti-Epifani che tanto fece da portare in soli due anni a una riedizione peggiorata del governo della banda Berlusconi-Bossi. Ci sono situazioni in cui è impossibile stare fermi. O si va avanti o si va indietro. Sono le situazioni rivoluzionarie. Noi siamo nel pieno di una situazione rivoluzionaria nazionale e mondiale. Mille concrete e particolari iniziative, del tipo di quelle sopra indicate, porteranno ad accumulare forze rivoluzionarie capaci di fare gli indispensabili passi in avanti, se noi comunisti sapremo dirigere e mobilitare ispirandoci alla concezione comunista del mondo e agendo con dedizione senza riserve alla causa di fare dell’Italia un nuovo paese socialista e contribuire così alla seconda ondata della rivoluzione proletaria che monta in tutto il mondo.

Rosa L.