Ritorna all'indice de La Voce 39 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce


  La Voce 39 del (nuovo)Partito comunista italiano

Ostacolo oggettivo e ostacolo ideologico

 

Per togliere di mezzo l’ordinamento capitalista, abbiamo bisogno di una concezione del mondo e di un metodo di conoscenza e di azione superiori a quelli su cui esso si fonda e che esso usa. Questo (il materialismo dialettico) è l’unico “pensiero puro” che ci serve, che abbiamo e che rinnoviamo sperimentando. Una teoria è “rivoluzionaria” proprio nella misura in cui è elemento di separazione e distinzione consapevole tra due campi, in quanto è un vertice inaccessibile al campo avversario (ovviamente considerato come campo, come classe, non come singoli individui: la borghesia non è in grado di cessare di essere la borghesia, mentre un singolo borghese è in grado di cambiare campo).

In che senso è puro? È puro nel senso che è solo nostro, inaccessibile alla borghesia: la borghesia non è in grado di fare sua la concezione comunista del mondo. Questo dà a noi un elemento di superiorità, un’arma che il nemico non ha: ci troviamo nella situazione di uno che parla una lingua che i suoi avversari non parlano, mentre lui parla anche la loro.

È puro nel senso che, se lo assimiliamo, “purifica” (libera) la nostra mente e le nostre file dall’influenza della concezione borghese del mondo e della concezione clericale del mondo.

Soprattutto, è puro nel senso che si svolge liberamente e nessuno può impedirne lo sviluppo. Coincide con lo sviluppo e la costruzione del Partito, che la borghesia non è in grado di impedire.

Tanti uomini sono in condizioni di dipendenza, cioè sono sfruttati da altri e anche la loro coscienza è asservita alla concezione della classe dominante. Ma la scienza rivoluzionaria, che non serve al fine primo e ultimo della società borghese, cioè al profitto, è una scienza libera in modo tale che la borghesia non ha alcuna possibilità di possederla.

Questo corrisponde al principio secondo cui oggi (da quando l’umanità ha creato le condizioni oggettive del comunismo) i limiti che impediscono lo sviluppo del Partito e in generale del movimento comunista internazionale, sono prima di tutto soggettivi (ideologici) e non oggettivi. Non i limiti oggettivi, la forza del nemico o altro hanno impedito l’instaurazione del socialismo, ma il fatto che i partiti comunisti non erano adeguati al loro ruolo.

Nel particolare, sbagliano quindi tutti i compagni e le compagne e gli organismi che dicono di non riuscire a assolvere un compito (a studiare, ad occuparsi di formazione ideologica, ad esempio) perché ci sono limiti oggettivi (“non abbiamo tempo”, “abbiamo troppi impegni pratici”, ecc.). Noi abbiamo un mondo da conquistare e conquistarlo dipende interamente da noi. Sta a noi decidere.

In questo contesto, per non cadere nell’idealismo, bisogna precisare ulteriormente.

I limiti oggettivi sono un dato di fatto, finché non li rimuoviamo. Rimuoverli è l’effetto della volontà e della linea, cioè è un atto ideologico. Se non vengono rimossi, la causa è la mancanza di volontà e di scienza, la causa quindi è ideologica.

Rimuovere o non rimuovere un impedimento, è questione ideologica. Tener conto nella pianificazione della propria azione di un impedimento che non abbiamo rimosso o non tenerne conto, è una questione ideologica. Un comunista deve organizzare la sua vita in modo da poter fare quello che deve fare. Un partito comunista deve dare a se stesso i mezzi necessari alla sua politica, altrimenti è un partito massimalista, velleitario, idealista. Se uno va ad abitare in cima a una montagna e vi resta, ovviamente il tempo necessario per scendere in pianura è un dato oggettivo e deve tenerne conto ogni volta che pianifica la sua azione. Lo stesso vale per gli ostacoli del tipo neve, frane, ecc. che possono insorgere.

Cose e funzioni secondarie, non significa cose inutili, che possiamo anche omettere. Vuol dire cose indispensabili come le primarie (senza di esse, le primarie non stanno in piedi), ma la cui attuazione la dobbiamo organizzare per bene subordinandola all’attuazione delle primarie, incastrandola nell’attuazione delle primarie, delle principali: perché fare le principali nella misura in cui le secondarie lo consentono, vuol dire combinare poco o niente, girare a vuoto. Le cose secondarie le dobbiamo assolutamente fare, ma il “piano di attuazione” deve avere come asse centrale la cosa prioritaria. Sta a noi fare con intelligenza e concretamente il piano delle nostre attività coerente con questo principio. Che tu non manovri liberamente la tua mano, è un fatto da cui non puoi prescindere, finché non riesci a guarirne. Ma se devi scrivere un proclama, la mano che non manovri non è una buona ragione per non scriverlo. Sapendo che tu non puoi manovrare la tua mano, non ti arrendi e provvedi altrimenti: ad esempio fai venire qualcuno che scriva sotto dettatura.

Mario L.

 

La Voce n. 39
in formato PDF
in formato Open Office - in formato Word