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  La Voce 39 del (nuovo)Partito comunista italiano

Sulla via del GBP

 

Nel nostro paese passo dopo passo si vanno creando le condizioni per la costituzione del GBP. Tutte le organizzazioni del Partito e della sua carovana sono impegnate a mettere al centro del loro lavoro di massa la creazione delle tre condizioni e a favorire tutto ciò che rende dal basso il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia.

In parte le tre condizioni si creano spontaneamente, anche dove non arriva ancora l’opera del Partito. L’azione del Partito ne accelera la formazione e contemporaneamente pone già le due basi perché l’opera del futuro GBP abbia successo:

1. il legame tra il Partito e le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari,

2. il consolidamento e rafforzamento del Partito tramite il lavoro operaio e la formazione dei Comitati di Partito clandestini che sono supportati dal lavoro di formazione dei membri del Partito (ora principalmente i corsi MP) e di propaganda della concezione comunista del mondo.

Queste due basi sono indispensabili perché la costituzione del GBP apra la via alla rinascita del movimento comunista fino all’instaurazione del socialismo e per stroncare i tentativi dei vertici della Repubblica Pontificia di riprendere in mano con forza rinnovata il potere dopo un’azione di logoramento, boicottaggio e sabotaggio del GBP.

 

L’ingovernabilità dall’alto avanza. Incontrano grandi ostacoli gli sforzi dei vertici della Repubblica Pontificia per creare un governo più autorevole, più autoritario e più reazionario dell’attuale screditato governo basato sul losco accordo stretto tra Berlusconi e Bossi nel 2000. Nessuno dei vertici ha il coraggio o la forza di eliminare Berlusconi e Berlusconi non può abbandonare: non può seguire la strada della sua marionetta Craxi.

L’ingovernabilità dal basso avanza anch’essa. La grande manifestazione del 15 ottobre le ha fatto fare un passo avanti. Contribuisce all’opera la magnifica resistenza della Val di Susa alla speculazione TAV.

L’ingovernabilità dal basso e l’ingovernabilità dall’alto confluiranno a portare i vertici della Repubblica Pontificia a ingoiare la costituzione del governo popolare d’emergenza (il GBP), convinti di poter approfittare delle debolezze proprie per sua natura del GBP per riprendere in mano la situazione da una posizione di forza. Ma questo sarà un altro capitolo della storia.

 

Cosa fare per alimentare l’ingovernabilità dal basso?

Si tratta anzitutto di capire per quali vie si sviluppa. Le otto vie principali sono:

1. la diffusione della disobbedienza e dell’insubordinazione alle autorità;

2. lo sviluppo diffuso di attività del “terzo settore” (il quarto fronte del nostro PGL): le attività di produzione e distribuzione di beni e servizi organizzate su base solidaristica locale;

3. l’appropriazione organizzata di beni e servizi (espropri, “io non pago”, ecc.) che assicura a tutta la popolazione i beni e servizi a cui la crisi blocca l’accesso;

4. gli scioperi e gli scioperi alla rovescia, principalmente nelle fabbriche e nelle scuole;

5. le occupazioni di fabbriche, di scuole, di stabili, di uffici pubblici, di banche, di piazze, ecc.;

6. le manifestazioni di protesta e il boicottaggio dell’attività delle pubbliche autorità;

7. il rifiuto organizzato di pagare imposte, ticket e mutui;

8. lo sviluppo (sul terreno economico, finanziario, dell’ordine pubblico, ecc.) di azioni autonome dal governo centrale da parte delle Amministrazioni Locali d’Emergenza sottoposte alla pressione e sostenute dalla mobilitazione delle masse. Ogni ALE è un centro di riferimento e di mobilitazione delle masse, dispone di impiegati e di esperienza, di locali, di soldi e di strumenti: tutte armi importanti per mobilitare le masse in uno sforzo unitario per far fronte agli effetti della crisi, in primo luogo per attuare la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti”.

Bisogna imparare dall’esperienza a praticare e combinare a un livello superiore le otto vie.

 

La grande manifestazione del 15 ottobre a Roma (ma era già successo anche il 14 dicembre 2010) da una parte ha dato un contributo alla lotta di classe, dall’altra ha messo in luce lacune di concezione (politiche) e di organizzazione che devono essere colmate. Non si risolve il problema solo imparando dagli operai della Fincantieri che a Castellammare, a Sestri e a Genova hanno ben mostrato l’importanza della violenza popolare nelle manifestazioni. La lezione degli operai va adattata alle condizioni particolari delle manifestazioni interclassiste (popolari, non solo operaie).

Le dimostrazioni di protesta combattive, se ben condotte politicamente oltre che tecnicamente, contribuiscono a rendere il paese ingovernabile, nel senso che

1. pongono un limite agli effetti negativi delle passeggiate rituali e concordate con il governo, valvole di sfogo, processioni con cui la sinistra borghese e i sindacati di regime (e alternativi!) logorano e scoraggiano le masse popolari (processioni di cui però dobbiamo approfittare per fare propaganda e per promuovere la rottura con il legalitarismo);

2. promuovono su grande scala la rottura con il legalitarismo (con l’atteggiamento tipo “i socialdemocratici tedeschi pagavano il biglietto d’ingresso se occupavano una stazione”).

Ma hanno solo un carattere ausiliario, complementare ai fini del promuovere l’ingovernabilità: le azioni militanti si svolgono su un terreno su cui per ora il nemico è più forte di noi e offrono il destro allo sviluppo di contraddizioni in seno al popolo, come si è ben visto a Roma (ma non in Val di Susa, quindi vi sono margini di manovra il cui uso dipende da noi).

Noi dobbiamo onorare e far avanzare (unità e lotta) quelli che si battono e che si sono battuti ed essere solidali con quelli che sono colpiti dalla repressione. Questo al di là degli errori che hanno fatto e che noi abbiamo fatto nella giornata del 15 ottobre. A chi, nel nostro campo, li (e ci) condanna, dobbiamo obiettare che gli errori si correggono. L’errore più grosso e più difficile da correggere è la mancanza di una linea che indichi compiti più avanzati a chi è disposto a combattere e che li organizzi e mobiliti per realizzarli. Gli sbandamenti, i vandalismi e gli errori in termini di aggravamento delle contraddizioni in seno al popolo sono l’effetto del predominio dell’opportunismo tra i promotori e dirigenti della manifestazione, la reazione al predominio di una linea fallimentare e imbelle che non produce alcun risultato, il castigo dell’opportunismo delle processioni che lasciano il tempo che trovano, che logorano e sfiduciano le masse. Come diceva Lenin, gli anarchici sono il castigo che i comunisti si tirano addosso quando lasciano che nel movimento delle masse popolari predomini l’opportunismo.

Vi è attualmente la contraddizione tra 1. la necessità di far crescere il movimento, di “far montare la maionese” evitando di bruciarlo in scaramucce premature e 2. la necessità di non mortificare e soffocare, raffreddando il loro slancio, quelli che vogliono andare allo scontro subito. Né sferrare a vuoto il colpo decisivo, né mortificare gli impazienti. Tenere assieme le due anime e svilupparle entrambe

Bisogna che impariamo e che aiutiamo chi dirige a imparare a non sbandare né a destra (legalitarismo, pacifismo per principio) né a sinistra (avventurismo, provocazioni). Combinare le azioni militanti con la propaganda. Non facile a farsi quando ancora non godiamo della fiducia delle masse e non abbiamo stretti e ampi legami con esse: ma si impara. Questa oggi è l’arte della GPRdiLD.

La trattazione della contraddizione è un problema eminentemente concreto. La soluzione va di volta in volta e di momento in momento, di posto in posto trovata in modo da soddisfare le due esigenze che sono entrambi momenti necessari dello stesso movimento. Sulla degenerazione del primo ad opera degli opportunisti gioca l’ala dei borghesi conciliatori. Sulla degenerazione del secondo ad opera di avventurieri e di persone esasperate gioca l’ala dei borghesi cinici alla Kossiga (Maroni).

Trovare la soluzione giusta è questione 1. di esperienza e sensibilità al concreto, 2. di avere saldamente in mano il piano tattico (la costituzione del GBP, perciò la linea di rendere ingovernabile il paese tramite la combinazione delle otto vie sopra indicate).

 

Anche la seconda gamba progredisce.

Oggi la sinistra borghese e la sinistra sindacale, quelle loro parti che già non si accontentano più di “lotta, lotta, lotta e rivendicazioni” (che è una linea per cui le masse popolari restano subordinate alla borghesia le cui formazioni politiche tirano i risultati e i frutti politici delle lotte delle masse) e vogliono una “alternativa all’altezza della crisi” (che è ancora cosa vaga) o “un’alternativa per uscire dalla crisi” (che è già un passo avanti), oscillano tra 1. accodarsi al PD sperando in dio (la pubblicazione della lettera della BCE ci aiuta perché illustra ancora più chiaramente che la via del PD è la soggezione al capitale finanziario), 2. il movimento dei movimenti (il “terzo settore” come alternativa al capitalismo e alla sua crisi: il mondo fatto solo o principalmente di nicchie, il gruviera fatto solo o principalmente di buchi). Noi dobbiamo (in modo opportuno in ogni circostanza, cioè operando concretamente) portare e illustrare l’alternativa fatta di GBP e instaurazione del socialismo (economia pianificata, ecc.) per la quale occorre la rinascita del movimento comunista, cioè di una rete (diffusa e aggregata attorno al partito comunista) di organismi di azienda e territoriali animati dalla convinzione di instaurare un loro potere tramite una gerarchia di consigli di delegati che pianifichi l’attività economica e riorganizzi l’insieme dei rapporti sociali (Un futuro possibile).

Oltre alla creazione delle tre condizioni e all’obiettivo di “rendere il paese ingovernabile a ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontifica”, dobbiamo curare la raccolta e mobilitazione della seconda indispensabile gamba del movimento per la costituzione del GBP: le persone autorevoli provenienti dai tre ambienti (1. sinistra sindacale - FIOM, USB, ecc., 2. sinistra della società civile - i sinceri democratici, 3. sinistra della sinistra borghese - gli esponenti che non sono accecati dal loro anticomunismo) e che godono della fiducia delle OO e OP.

Mentre alcuni (tipo Giorgio Cremaschi) affetti da cretinismo parlamentare insistono ancora nel progetto di creare un “nuovo soggetto politico” che si presenti alle elezioni della Repubblica Pontificia e si affermi nel suo teatrino politico, Giulietto Chiesa il 1° Ottobre a Roma (al convegno “Dobbiamo fermarli”) ha proposto di costituire un Comitato Provvisorio d’Emergenza composto da persone note e stimate (nell’ambiente OO e OP e nei 3 ambienti di cui sopra), decise ad assumere le responsabilità che noi indichiamo come proprie del GBP, che incominci a funzionare, a mobilitare e riunire OO e OP, a promuovere conferenze, assemblee e convegni di OO e OP che elaborano provvedimenti, a riunire comitati tecnici che pubblicamente formulano proposte, che organizza manifestazioni di protesta: insomma un governo in germe. Una proposta ottima. È secondario che dopo il 15 ottobre G. Chiesa si è schierato tra quelli che “condannano la violenza”. La proposta va nella direzione giusta, è quanto di più concreto sia uscito dai tre ambienti  da cui provengono (possono provenire) i componenti della seconda gamba.

 

Dobbiamo invece impegnarci di più e meglio sulla prima e principale gamba: le OO e OP.

Nessun governo rivoluzionario sarebbe in grado di fare alcunché senza una rete diffusa di OO e OP che indichino caso per caso al GBP i provvedimenti da prendere nel caso concreto per attuare il Programma delle Sei Misure Generali e che facciano attuare o attuino nel caso concreto i provvedimenti adottati dal GBP. Senza questa diffusa rete di OO e OP che esercita il ruolo indicato, ogni governo resterebbe asservito al capitale finanziario e quindi combinerebbe grossomodo quello che combinano i governi che abbiamo: dovrebbe soddisfare alle richieste di onorare i suoi impegni come debitore (Debito Pubblico) e di spendere in base al denaro di cui riesce a disporre (imposte, crediti, creazione di nuova moneta in base ai criteri propri del mercato monetario e finanziario che non deve essere sconvolto dall’arrivo della nuova moneta).

Nel suo articolo comparso su il manifesto del 2 novembre G. Viale dice “... l’Europa consegna alla speculazione la chiave dell’economia, la creazione di liquidità, cioè la moneta”. È scontato per Viale che la chiave dell’economia (dell’economia reale, cioè dell’attività con cui si producono beni e servizi e in cambio della prestazione nella quale ogni singolo partecipa alla distribuzione dei beni e servizi prodotti, secondo criteri pubblicamente definiti e approvati) è il denaro, quindi in definitiva che la produzione è mercantile capitalista con quello che ciò comporta: il denaro è mezzo necessario per iniziare un’attività economica (investimento: acquisto di mezzi di produzione, di materie prime, di forza-lavoro) ed è anche la conclusione e l’obiettivo dell’attività economica, quindi il denaro è capitale.

Secondo noi invece la chiave dell’economia sono le masse popolari organizzate, con i relativi organismi dirigenti e le corrispondenti prassi decisionali che le masse popolari organizzate si danno. Nei campi in cui il denaro sussiste (e probabilmente per alcune operazioni - come il commercio al minuto di beni di consumo e di alcuni servizi - conviene almeno temporaneamente che sussista), esso ha unicamente un ruolo ausiliario, di mezzo di scambio, non di inizio e fine (“chiave”) dell’attività economica e quindi anche suo fine (cioè capitale). Un simile denaro lo può creare ogni autorità, ad ogni livello.

Nicola P.

  

La Voce n. 39
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