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  La Voce 41 del (nuovo)Partito comunista italiano

La rottura del vicolo cieco

 

Oramai per produrre la quantità dei beni e servizi che l’umanità usa, basta una frazione del complessivo tempo di lavoro dei proletari (ovvero il tempo di lavoro di una frazione dei proletari).

Una parte importante e crescente di uomini e donne (in particolare giovani) non è impiegata dai capitalisti a produrre beni e servizi, perché per produrre la quantità dei beni e servizi usata basta una frazione del complessivo tempo di lavoro dei proletari (ovvero il tempo di lavoro di una frazione dei proletari).

L’accesso dei proletari ai beni e servizi continua a dipendere per ognuno di loro dal tempo che egli dedica alla produzione di beni e servizi (lavoro salariato), perché la libera disponibilità dei (il libero accesso ai) beni e servizi non è compatibile con la costrizione al lavoro cui il resto delle masse popolari deve sottostare (il ricatto licenziamento-disoccupazione è indispensabile per il lavoro salariato) come condizione per disporre di (per avere accesso a) beni e servizi e tanto meno con la costrizione al superlavoro (straordinari, intensificazione del lavoro) cui una parte delle masse popolari sottostà come condizione per disporre di (per avere accesso a) una maggiore quantità di beni e servizi.

I proletari non sono formati per compiere attività superiori, perché il dominio della borghesia e del clero sulle masse popolari non è compatibile con masse popolari formate per (educate a, capaci di) attività superiori.

Inoltre l’accesso a beni e servizi è usato dalla borghesia e dal clero come mezzo per distogliere i proletari dalla lotta di classe (Manifesto Programma del (n)PCI pagg. 46-56: La controrivoluzione preventiva).

Questa contraddizione tra il complessivo tempo di lavoro dei proletari e il tempo di lavoro impiegato per produrre beni e servizi, non si sviluppa come comune e grossomodo uniforme degrado della massa dei proletari. Si sviluppa come condanna di una parte dei proletari all’emarginazione e condanna dell’altra parte dei proletari al superlavoro: quindi l’emarginazione della prima parte viene a turbare anche il godimento (l’uso) dei beni e servizi della parte che in cambio di un lavoro o di un superlavoro vi ha accesso.

Le costrizioni non sono imposte direttamente e personalmente dai membri della borghesia e del clero. Questi le impongono per interposte persone e tramite istituzioni sociali. Quindi queste costrizioni non generano nei responsabili sentimenti e idee, perché essi non ne hanno esperienza diretta e personale. Quante volte Elsa Fornero ha a che fare personalmente con le vittime dei provvedimenti che essa dispone e ne constata di persona la sofferenza e le reazioni? Il direttore di Telecom France ha avuto a che fare personalmente con gli effetti delle sue disposizioni solo il 4 luglio 2012 quando il Tribunale di Parigi lo ha messo in stato d’accusa per “pressioni morali che hanno causato la morte” di alcune decine di dipendenti di TLCF che si sono suicidati negli ultimi anni a seguito della stress prodotto dalla riorganizzazione e dall’aumento dei carichi di lavoro che il direttore aveva imposto.

È quindi solo l’attività cosciente di quella parte delle masse popolari che si organizzano in modo da esserne capaci, che può rompere il vicolo cieco in cui la borghesia imperialista e il clero hanno condotto l’umanità e in cui sempre più la spingono. Da qui il ruolo specifico di noi comunisti.

 

 

 

La Voce n. 41
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