Ritorna all'indice de La Voce 44 /-/ Ritorna all'indice completo dei numeri de La Voce


La Voce 44 del (nuovo)Partito comunista italiano

 

A chi vuole diventare comunista

L’instaurazione del socialismo è un processo cosciente!

Per sua natura non è, non può essere,

né un processo spontaneo né meccanicamente determinato!

Oggi nessuno sostiene apertamente che il capitalismo crollerà sotto il peso delle sue contraddizioni. Ma tutti quelli che proclamano che il socialismo è il loro obiettivo ma non elaborano e propongono un percorso per arrivarci (come lo è quello indicato nel Comunicato CC 26 - 16 giugno 2013), di fatto o si aspettano che il capitalismo crolli di per se stesso e lasci un vuoto che sarà colmato dal socialismo, oppure sono dei chiacchieroni e dei sognatori, persone per nulla serie e responsabili.

La società borghese ha in sé i presupposti della società comunista. Essi si sono formati nella società borghese man mano che, nel corso dei secoli, nei singoli paesi e nel mondo, “progrediva la sussunzione prima formale e poi reale della società nel capitale”.(1) I tre presupposti (o condizioni oggettive dell’instaurazione del socialismo) sono

1. un livello delle forze produttive (2) che consente di fornire a ogni individuo i beni e servizi necessari a una vita corrispondente al livello di civiltà raggiunto,

2. la combinazione delle aziende capitaliste a formare tra loro una rete di scambi che copre i singoli paesi e il mondo intero e rende ogni azienda dipendente da altre per la fornitura di materie prime, semilavorati o mezzi di produzione oppure per la vendita dei suoi prodotti,

3. la trasformazione di una parte importante di lavoratori in proletari (venditori della propria forza-lavoro) impiegati nelle aziende capitaliste (operai, lavoratori salariati).(3)

1. Sussunzione è un’espressione del linguaggio marxista. Con sussunzione formale si intende che il capitalista ha preso in mano la produzione di un bene (o di un servizio - metto tra parentesi servizi perché nella fase iniziale della società borghese i capitalisti si occupavano solo della produzione di beni: della produzione di servizi presero a occuparsene solo più avanti), ma sia il bene che il processo produttivo restano quelli che preesistevano all’ingresso del capitalista: il capitalista cambia solo la forma della produzione (il rapporto di produzione). Con sussunzione reale si intende che il capitalista modifica la qualità del prodotto e il processo di produzione (innovazione di prodotto e innovazione di processo) per rendere il tutto meglio confacente all’estrazione di plusvalore (alla forma della produzione, al rapporto di produzione): all’aumento del profitto.

2. Le forze produttive della società comprendono i seguenti 5 elementi: 1. la capacità lavorativa degli individui lavoratori (forza-lavoro), 2. gli animali, i vegetali, i minerali e le altre risorse naturali impiegate nella produzione, 3. l’organizzazione sociale e le conoscenze impiegate nel processo lavorativo (la professionalità, la tecnica e la scienza), 4. gli utensili, le macchine, gli impianti e le installazioni che i lavoratori usano nel processo produttivo, 5. le infrastrutture (porti, canali, strade, ecc.) e le reti (linee elettriche, oleodotti, ecc.) usate per la produzione (Manifesto Programma del (nuovo) Partito comunista italiano, Ed. Rapporti Sociali, Milano, 2008, pag. 251).

3. Per maggiori dettagli vedi Manifesto Programma, pag. 253.

  

Il comunismo è il sistema di relazioni sociali che mantiene e supera i progressi che l’umanità ha compiuto con la società borghese, eliminando i capitalisti e il carattere di merce (la compra-vendita) della forza-lavoro.(4) Esso si fonda sulla partecipazione dei lavoratori stessi all’organizzazione del lavoro e alla progettazione e direzione delle aziende (della singola unità produttiva e dell’intero sistema produttivo). Va da sé che questo ruolo svolto universalmente dai lavoratori presuppone e implica anche la piena partecipazione di essi a tutte le forme della vita sociale e al patrimonio spirituale della società: quindi la piena eguaglianza sociale degli individui, la scomparsa della divisione in classi, delle relazioni che ne conseguono e delle idee, dei sentimenti, dei valori, delle aspirazioni e dei comportamenti che dalla divisione in classi derivano.

4. A proposito della merce e della società mercantile vedi Manifesto Programma, pagg. 9-11 e nota 24, pagg. 259-260.

 

Chiamiamo socialismo la fase iniziale, inferiore del comunismo, la fase di transizione dal capitalismo al comunismo: la fase in cui relazioni, idee, sentimenti, valori, aspirazioni e comportamenti propri del capitalismo e quelli propri del comunismo convivono e si contrastano.

Da quando la società borghese è arrivata ad un certo punto del suo sviluppo (da quando si sono create le condizioni oggettive del comunismo), da questo punto in poi se resta nell’ambito di rapporti sociali borghesi (ossia: se la produzione di beni e servizi continua ad essere svolta da aziende capitaliste), l’umanità si avvita su se stessa, dà luogo a forme e fenomeni che contrastano con i risultati che ha raggiunto pur non essendovi né potendo esservi una semplice regressione al passato. Quindi il passaggio dalla società borghese alla società comunista è non solo possibile, perché la società borghese ha in se i presupposti necessari della trasformazione, ma è anche necessario perché senza questo passaggio l’umanità entra in un periodo di stagnazione e in un percorso di autodistruzione di se stessa e dell’ambiente in cui vive: le sue forze produttive diventano strumenti di distruzione.

Ma gli uomini non passeranno dalla società borghese alla società comunista spontaneamente,(5) inconsapevolmente, al modo in cui la massa della popolazione fin qui ha fatto la loro storia. Passeranno grazie alla combinazione di sforzi sia individuali che collettivi guidati da un progetto comune assunto e perseguito consapevolmente da una parte crescente dell’umanità. Questo processo sarà favorito ma non meccanicamente determinato dagli effetti negativi del persistere del sistema di relazioni sociali borghesi.(6)

5. Per passaggio spontaneo intendiamo un passaggio (una trasformazione) che gli uomini compiono perché alle circostanze in cui vengono a trovarsi essi in numero crescente reagiscono allo stesso modo. Mossi non dall’attività educatrice sistematica da parte di un gruppo dirigente già consapevole che le aiuta a interpretare la loro propria esperienza, ma per l’azione dell’esperienza quotidiana illuminata dal “senso comune”, cioè dalla concezione tradizionale e corrente del mondo. Per maggiori dettagli vedi A. Gramsci, Quaderni del carcere 3 § 48 (Edizione Einaudi 2001, pag. 330).

6. Per determinazione meccanica intendiamo un passaggio che avviene al modo in cui in un meccanismo una parte in movimento ne mette in moto un’altra senza che nessuna delle due debba modificarsi internamente, o come una palla di biliardo ne mette in moto un’altra semplicemente urtandola. Cioè una trasformazione che gli uomini compirebbero per effetto di un impulso esterno senza trasformazione interna, cioè senza passare attraverso la trasformazione delle loro idee, dei loro sentimenti, delle loro aspirazioni, delle loro attitudini, dei loro valori e dei loro comportamenti.

 

 

Nel movimento comunista per molto tempo e in diverse circostanze [nel periodo della II Internazionale (1889-1914) e della Internazionale Comunista (1919-1943-1956)] nei paesi imperialisti si è pensato che (o comunque si è agito come se) la rivoluzione socialista fosse un’esplosione spontanea delle masse popolari, o come se le condizioni di sfruttamento e di oppressioni (o il loro peggioramento) determinassero meccanicamente la rivolta delle classi sfruttate e oppresse. La pratica della lotta di classe ha dimostrato che queste concezioni sono sbagliate: ripetutamente e in circostanze diverse i comunisti che agivano guidati da simile concezione sono andati incontro a sconfitte. Neanche le condizioni estreme a cui la borghesia imperialista ridusse per lunghi anni le masse popolari dell’Europa centrale e occidentale e degli USA nel lungo periodo 1914-1945 fecero esplodere la rivoluzione socialista.

La rivoluzione socialista per sua natura comporta una trasformazione in massa, su larga scala, degli uomini che ne sono protagonisti. La trasformazione delle relazioni tra di essi passa attraverso la trasformazione della loro natura: delle loro idee, dei loro sentimenti, delle loro aspirazioni, delle loro attitudini, dei loro valori e dei loro comportamenti. Essi si relazionano tra loro e con la natura diversamente che nel passato, perché per le loro idee, i loro sentimenti, le loro aspirazioni, i loro valori, le loro attitudini e i loro comportamenti, sono diventano uomini diversi da quello che erano.

 

Partito clandestino e lavoro pubblico

Le rivelazioni di Edward Snowden, Julian Assange, Bradley Manning, Hervé Falciani, ecc. ecc. mostrano quante risorse i gruppi e le potenze imperialiste dedicano alla controrivoluzione e al riarmo. Le loro rivelazioni confermano che nei paesi imperialisti, retti da regimi più o meno ispirati alla democrazia borghese, i partiti comunisti devono costituirsi nella clandestinità. È condizione indispensabile per essere in grado di promuovere e dirigere la guerra popolare rivoluzionaria quali che siano le operazioni e le manovre a cui la borghesia e il clero ricorreranno. Questa è la vera autonomia organizzativa dei comunisti dalla borghesia e dal clero, condizione indispensabile ed espressione naturale della loro autonomia ideologica e politica. Un partito che si dichiara comunista, che dice di proporsi l’instaurazione del socialismo e non combina la clandestinità con il lavoro pubblico e di massa, è un partito di chiacchieroni, di avventurieri o di ingenui.

È tipico della sinistra borghese denunciare e lamentarsi delle deviazioni delle autorità della Repubblica Pontificia dalle leggi, delle loro illegalità e dei loro crimini. Le loro denunce sono utili se noi ne tiriamo le conclusioni pratiche: senza questo il loro ruolo si riduce a fomentare disperazione, depressione e rassegnazione. I comunisti devono organizzasi nella clandestinità. È invece tipico dei professori della sinistra borghese fare commercio delle loro denunce: adoperarle come materiale per scrivere articoli e libri, tenere conferenze, attirare voti. Essi presentano ogni illegalità come uno scandalo, come un’eccezione, come una cosa a se stante. Non derivano dalle conoscenze che hanno una comprensione giusta della natura del regime in cui viviamo. Non ne derivano conclusioni sulle condizioni in cui deve mettersi chi vuole condurre efficacemente la lotta contro questo regime. L’atteggiamento verso questo genere di cose distingue gli esponenti della sinistra borghese, anche quelli che si dicono comunisti, da noi comunisti.

Nei paesi imperialisti la clandestinità è condizione indispensabile per un vero Partito comunista.

 

 

I lavoratori della società comunista, non sono gli operai della società borghese solo che ora sono senza padrone: per vivere e operare senza padrone hanno dovuto diventare diversi da quello che erano quando facevano gli operai nella società borghese. Nel passaggio dalla società borghese alla società comunista la massa della popolazione passa da uno stato relativamente passivo di uomini che agiscono su comando e in forme e condizioni predisposte dalla classe dominante ognuno cercando di arrangiarsi alla meglio, al ruolo principalmente attivo di uomini che decidono delle loro azioni. Ne decidono collettivamente, come associati, perché si tratta di un’attività per sua natura collettiva, sociale, che richiede una decisione comune e un’azione concertata. Tutto ciò si manifesta nel rapporto d’organizzazione che essi hanno stabilito tra loro.

 

I comunisti devono assimilare il materialismo dialettico

La borghesia ha frenato e frena l’elaborazione delle scienze umane. Ha buoni motivi di farlo. La scienza della società, della natura umana e della loro storia mostra che l’epoca della borghesia è finita. Agli esponenti delle classi sfruttate e dei popoli oppressi che riescono a coltivarla e svilupparla, fornisce le conoscenze necessarie per spingere in avanti la lotta di classe, fare la rivoluzione socialista, instaurare il socialismo, compiere la transizione dal capitalismo al comunismo. I comunisti sono elaboratori e depositari di questa scienza, la propagandano e insegnano, soprattutto la usano per promuovere e dirigere la rivoluzione socialista.

La scienza della società, della natura umana e della loro storia dobbiamo elaborarla noi comunisti. Qui non bastano la conoscenza sensibile (tramite i sensi) e il livello istintivo connesso ad essa. Occorre il ragionamento. Con esso arriviamo a conoscere cose a cui con i sensi non arriviamo. Se di fronte al mondo sensibile, gli uomini si fossero fermati a quello che percepivano con i sensi, non esisterebbero la chimica, la fisica, la biologia, ecc. e le industrie corrispondenti. Queste scienze parlano di cose che non percepiamo con i sensi, ma la cui conoscenza ci permette di trasformare il mondo che percepiamo con i sensi. Gli atomi, le molecole, gli elettroni, le forze elettromagnetiche, ecc. ecc. non si percepiscono con i sensi. Una cosa analoga avviene per quanto riguarda la natura umana e la società. Quindi è decisivo il metodo del ragionare. Il metodo della logica formale non porta oltre un certo limite, è parziale e unilaterale (“essere o non essere: questo è il dilemma!”). È indispensabile la dialettica. Con questo metodo arriviamo a capire che il non essere è l’essere e che l’essere è il non essere. Quindi diventa tutto possibile e tutto arbitrario? No, perché dove la conoscenza è guida dell’azione, l’azione distingue tra conoscenze giuste e conoscenze sbagliate. Il materialismo dialettico è il nostro metodo di conoscenza. Assimilarlo è indispensabile per compiere la nostra impresa.

 

La Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata è anche l’opera con cui le masse popolari si liberano dalla classe dominante. Ma essa è principalmente l’opera con cui le masse popolari trasformano se stesse e diventano masse popolari organizzate capaci di concepire un obiettivo comune adeguato alle loro condizioni effettive, cioè capaci di una comprensione scientifica comune delle condizioni e degli obiettivi della loro opera. L’organizzazione e la coscienza sono le 2 condizioni soggettive indispensabili della rivoluzione socialista. Esse si fanno, come tutte le cose, non di colpo ma attraverso un processo in cui la quantità si trasforma in qualità. L’organizzazione si estende a un numero crescente di uomini e contemporaneamente diventa più stretta, riguarda aspetti più numerosi della vita. La partecipazione di ognuno diventa più libera, più consapevole e volontaria. La conoscenza diventa più profonda e più giusta e cresce il numero delle persone che la condividono, la usano e la elaborano. Il prodursi su larga dell’organizzazione e della coscienza è la sostanza della rivoluzione socialista e della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata.

Tra tutte le classi delle masse popolari la classe operaia è quella che per le condizioni cui è costretta nella società borghese è la meglio predisposta ad assimilare la concezione comunista del mondo, assumerla come guida della propria lotta contro la borghesia e usarla per mobilitare e dirigere anche le altre classi delle masse popolari a instaurare il socialismo. Da qui il ruolo decisivo dei CdP costituiti nelle aziende capitaliste e delle OO (le Organizzazioni Operaie).

Il partito comunista è l’organizzazione delle persone che hanno assimilato la concezione comunista del mondo e dedicano la propria vita alla lotta per instaurare il socialismo e realizzare la transizione al comunismo. Esso deve quindi anche diventare la forma più alta di organizzazione della classe operaia, dato il ruolo particolare che essa svolge nell’instaurazione del socialismo e nella transizione al comunismo.

Umberto C.