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La Voce 44 del (nuovo)Partito comunista italiano

 

Sindacati di regime e sindacati alternativi e di base

Il ruolo dei comunisti e dei lavoratori avanzati

Molte e significative le trasformazioni nel mondo sindacale negli ultimi mesi.

Il I Congresso dell’USB, tenuto il 7, 8 e 9 giugno (vedasi il saluto al Congresso del segretario generale del CC del Partito, Comunicato CC 24 - 31 maggio 2013), ha confermato il successo dell’aggregazione sindacale lanciata nel 2010 e ha deciso di estendere e consolidare l’organizzazione e l’azione sindacale anche al di fuori dei luoghi di lavoro, delle aziende capitaliste e del pubblico impiego. Non è la risposta aperta e positiva all’appello che il nostro Partito ha lanciato a impiegare la forza dell’organizzazione sindacale sul terreno della trasformazione politica di cui le masse popolari hanno bisogno (cioè nel movimento per la costituzione del GBP), ma è oggettivamente un passo in questa direzione, Un passo compiuto più come risposta sindacale, sul terreno delle rivendicazioni, all’aggravarsi della crisi (disoccupazione, lavoro precario, peggioramento delle condizioni di vita: casa, salute, istruzione, servizi, carovita, ecc.), che come campagna lanciata con la coscienza delle implicazioni politiche. Ma i fatti sopperiranno alla debolezza della coscienza di quanto in essi è implicito e per noi comunisti proprio i fatti costituiscono un terreno fertile d’azione.

Il SI Cobas e l’ADL Cobas hanno sviluppato con forza e con successo la lotta dei lavoratori della logistica, che è in larga misura organizzazione e mobilitazione di lavoratori immigrati. È un campo di lavoro molto importante e fecondo di grandi sviluppi in Italia e internazionali.

L’azione unitaria si allarga tra i sindacati alternativi e di base, contro la politica del governo e contro la manovra CGIL-CISL-UIL-Confindustria-UGL (Protocollo d’Intesa sulla Rappresentanza Sindacale [PIRS] del 31 maggio). Il PIRS rafforza i padroni, ma è la conferma delle difficoltà crescenti che incontrano i sindacati complici a tenere in pugno i lavoratori impiegati nelle aziende capitaliste. Di fronte al malcontento crescente di tutti i lavoratori, i sindacati complici cercano di unire le loro forze e si coalizzano con i padroni contro i lavoratori combattivi. La collaborazione nella protesta contro il PIRS e la lotta contro la sua applicazione rafforzeranno l’unità tra CUB, Rete28Aprile nella CGIL, USB, Confederazione Cobas, SNATER e altre organizzazioni sindacali. La stessa FIOM e altre organizzazioni sindacali di categoria che pure hanno approvato la linea della destra della CGIL guidata da Susanna Camusso, saranno sempre più costrette a scendere in lotta contro l’applicazione del PIRS. Esso è infatti diretto contro tutti i lavoratori combattivi (lo si è già visto chiaramente alla Piaggio) e fornisce armi ai padroni per soffocare il diritto di sciopero di tutti i lavoratori (e i padroni sono ingordi: non esiteranno a fare uso della nuova arma). Il decreto lavoro di Letta ha posto le basi giuridiche per eliminare il Contratto di Lavoro a Tempo Indeterminato e gli “incentivi per l’occupazione giovani” sono in realtà un incentivo a eliminarlo: padroni e governo sono affascinati dal “modello tedesco” dove più del 20% dei lavoratori fa lavori saltuari da 450 euro/mese: neanche al tempo di Hitler! Solo una lotta energica e d’iniziativa, lanciata quando il momento è favorevole, d’attacco può dissuadere i padroni dall’approfittarne.

Ma la crisi del capitalismo, la politica del governo e la repressione padronale stringono in una morsa anche le organizzazioni sindacali di regime, in particolare quelle che derivano dal movimento comunista e dalla sua decadenza. Quanto più si mettono contro i lavoratori, tanto più si riduce il loro prestigio e il loro seguito. Quanto più questi si riducono, tanto meno i padroni hanno bisogno di loro. Quindi i padroni o fanno a meno in generale delle organizzazioni sindacali o privilegiano quelle che per origine, tradizione, cultura e reclutamento di dirigenti e funzionari sono padronali (CISL, UIL, UGL e altri sindacati gialli). Ma in questo modo è complessivamente il controllo, l’influenza e l’egemonia padronale che sempre più si indeboliscono.

I due sabati (15 e 22 giugno) di blocco della FIAT a Pomigliano fatto assieme da Comitato di Lotta Cassaintegrati e Licenziati (CLCL) FIAT, SLAI Cobas e FIOM sono un avvenimento altamente significativo. Sia perché per cultura e tradizione lo SLAI Cobas appartiene alla corrente più settaria del sindacalismo di base, quella che considera le organizzazioni sindacali di regime come nemico principale, che teme di perdere seguito, di intaccare la propria “purezza” e di “legittimare” le organizzazioni sindacali di regime se fa azioni unitarie con loro. Sia perché la FIOM ha consentito alla lotta unitaria proprio in un momento in cui a livello nazionale la FIOM e Maurizio Landini collaborano con Camusso e la destra CGIL (Protocollo d’Intesa sulla Rappresentanza Sindacale).

Tutti questi avvenimenti confermano che il terreno delle aziende capitaliste è un terreno fertile per noi comunisti. Noi e gli operai avanzati possiamo costruire nelle aziende capitaliste posizioni di forza per mobilitare a un livello più alto i lavoratori delle aziende capitaliste (gli operai) e per far svolgere ai loro organismi (le OO) e ai lavoratori delle aziende capitaliste un ruolo propulsivo per la lotta di classe di tutte le masse popolari. I Comitati di Partito costituiti nelle aziende, forti del loro legame ideologico, politico e organizzativo con il Partito, hanno di fronte a sé un grande campo di attività, se sfruttano a fondo il carattere clandestino dell’organizzazione e l’assimilazione del materialismo dialettico che si esprime nella linea del Partito. La crisi del capitalismo ha gonfiato il numero dei disoccupati e dei lavoratori precari. Restano tuttavia in Italia vari milioni di operai, uniti a gruppi in alcune decine di migliaia di aziende sparse in tutto il paese. Questa rete di aziende capitaliste sono l’ossatura della futura società. Si tratta di trasformare questo ruolo potenziale in un ruolo effettivo, reale. Questa è l’opera che unisce dialetticamente CdP e OO, che fa di queste diversissime organizzazioni i centri promotori dello Stato di domani, quello che la crisi del capitalismo rende necessario per tutte le masse popolari. Nell’assurgere a questo ruolo CdP e OO possono e devono servirsi anche delle organizzazioni sindacali, quelle alternative e di base, ma soprattutto quelle di regime e in particolare quelle della CGIL e della FIOM che sono ancora ben presenti nelle aziende capitaliste e sottoposte a difficoltà crescenti che le intese, le manovre e le tresche degli Epifani e delle Camusso, gli allievi dei noti ladri Craxi e Ottaviano Del Turco, contro tutte le loro intenzioni aggravano.

Per svolgere con successo questa loro opera CdP e OO devono anzitutto progredire nell’assimilare il materialismo dialettico e applicarlo con iniziativa e creatività nel lavoro di ogni giorno: tutto il Partito deve sostenerli in quest’opera. In secondo luogo devono passare dalla difensiva all’attacco: non aspettare che i padroni attacchino quando fa più comodo a loro; attaccare soprattutto sul piano politico, promuovere l’organizzazione delle masse popolari per costituire il GBP.

Chi dà i numeri?

   

Ai margini della manifestazioni CGIL-CISL-UIL del 22 giugno a Roma e di altre

 

Quelli che hanno motivo di non avere fiducia nelle causa che professano (come Susanna Camusso & C) e quelli che comunque non ne hanno (come Piero Bernocchi & C), fanno i millantatori e gonfiano i numeri dei presenti alle manifestazioni che indicono e alle assemblee che promuovono. Devono far colpo, far credere in quello che non è.

Noi siamo consapevoli che nella realtà e nella nostra scienza e volontà vi sono tutti gli ingredienti necessari perché la nostra causa abbia successo. Quindi per noi è importante conoscere con esattezza a che punto siamo e su cosa possiamo contare per fare il passo successivo, per praticare la concatenazione. Non è il successo di oggi in sé che conta. Il successo di oggi conta principalmente per quello che ci consente di fare domani.

Le cose vive non nascono grandi. Vanno dal piccolo al grande, benché ci siano anche gli aborti: quelli non crescono.

Se loro sono così grandi, come mai la situazione è così cattiva? Ciò che sta morendo spesso è grande.

Il piccolo può dirigere il grande, può usarlo. Con il metodo delle leve. Con una visione lungimirante: l’uomo è piccolo eppure usa il mondo e l’universo. La conoscenza è la sua arma. Il materialismo dialettico è l’arma dei comunisti: permette di vedere quello che la borghesia e il clero (e i loro dipendenti) non vedono!

 

In proposito oggi è importante considerare con attenzione due punti.

1. Il ruolo dei comunisti, dei lavoratori avanzati, delle organizzazioni sindacali. Se noi comunisti nel lavoro di massa, quello verso l’esterno del Partito, prendiamo in considerazione principalmente la concezione e l’unità sulla concezione, gli obiettivi, la linea (cioè gli elementi che sono tuttavia decisivi, fondanti per la nostra unità di Partito), se per persone e organizzazioni esterne al Partito consideriamo principalmente questi elementi e il ruolo che quelle persone e organizzazioni attualmente svolgono, noi comunisti ci chiudiamo in noi stessi e diventiamo dogmatici (cioè tradiamo la nostra stessa concezione). Se invece usiamo la nostra concezione e consideriamo il ruolo che potenzialmente persone e organizzazioni possono svolgere, che quindi possiamo far loro svolgere, abbiamo per la nostra attività un criterio di orientamento conforme alla nostra concezione del mondo. La questione più importante è il legame che esiste e che si può stabilire con le masse popolari: loro sono quelle che trasformandosi fanno la storia. Stante il periodo di decadenza del movimento comunista che abbiamo alle spalle, gli attuali dirigenti delle masse popolari sono la parte più arretrata, più esposta a deviazioni, più corrotta e più corrompibile: in tutti i sensi la parte più influenzata dalla borghesia e dal clero. Pretendere che siano uniti a noi ideologicamente sarebbe assurdo da parte nostra. Per quanto si proclamino anticapitalisti e antagonisti, sono ideologicamente succubi della borghesia e del clero. Ma essi dipendono dalle masse. Se noi orientiamo le masse, dirigiamo indirettamente (cioè tramite le masse) i dirigenti. Noi piccoli dirigeremo le loro grandi organizzazioni di massa. Le masse non le orientiamo principalmente denunciando i dirigenti delle loro associazioni. I risultati dolorosi della loro direzione le masse li sperimentano. Denunciarne i singoli aspetti e le motivazioni è spesso necessario e dobbiamo farlo con cura, sistematicamente, come terreno su cui insegniamo a ragionare a chi è già capace di imparare (quindi una denuncia superficiale, abborracciata, ricca di insulti ma povera di argomenti è in generale più dannosa che utile). Ma le masse le orientiamo principalmente portando una linea migliore di lotta contro la borghesia e il clero, contro la Repubblica Pontificia, illustrando una via e i mezzi per una lotta di livello superiore e vincente, organizzandola praticamente ogni volta che riusciamo a crearne le condizioni, lavorando d’iniziativa per creare le condizioni.

2. Il ruolo, la forza di organizzazioni di massa come CGIL, FIOM, ARCI, ecc. e il valore che hanno per lo stesso regime dipendono dal seguito e dal consenso che ancora hanno presso le masse. Ovunque noi comunisti agiamo in coerenza con il materialismo dialettico, quelle organizzazioni sono costrette a correrci dietro, a fare qualcosa che assomiglia a quello che facciamo noi, per cercare di mantenere seguito e prestigio tra le masse. Questo rafforza noi comunisti. Ci rafforzerà tanto più quanto più sapremo mantenere la nostra posizione d’avanguardia.

Essa è insidiata dal fatto che nelle nostre stesse file ci sono sia compagni che aspettano solo che i dirigenti delle vecchie organizzazioni mostrino qualche ravvedimento per ritornare sotto la loro direzione, sia compagni che li rifiutano ma li considerano sempre come dirigenti, da combattere ma dirigenti (nemici principali, mentre sono semplici cani da guardia della borghesia e del clero), sono mossi dall’indignazione e dall’odio nei loro confronti più che dalle leggi della lotta di classe.

Una parte delle nostre file, quella meno convinta e matura, tende a ritornare indietro, a rimettersi sotto la direzione delle vecchie organizzazioni (che hanno tradizione, storia, conoscenza del mestiere, forza e prestigio superiori a noi), a mettersi nuovamente al loro seguito. Questa tendenza (di destra) che si manifesta nelle nostre file, è da combattere

1. per se stessa, perché il riconoscimento della direzione (il cedimento alla direzione) delle organizzazioni di regime porta indietro e fuori strada i nostri, indebolisce il movimento rivoluzionario,

2. per la reazione settaria che desta nella nostre file, dove quella parte che è più indignata contro il ruolo di quelle vecchie organizzazioni, vede comunque di cattivo occhio l’accostamento che si crea tra noi e quelle organizzazioni che ci rincorrono; di fronte ai cedimenti della nostra destra, questa parte già settaria è rafforzata nel suo settarismo, nella sua insicurezza a proposito della strada che stiamo percorrendo, nella sua paura di sbandare, nella debolezza della sua assimilazione del materialismo dialettico e della concezione comunista del mondo.

Quindi vi è un duplice pericolo di indebolimento nostro che possiamo certo curare, prevenire e contenere, ma solo se siamo consapevoli della sua inevitabile esistenza (chi non ha assimilato la concezione comunista del mondo, ideologicamente dipende dalla borghesia e dal clero) e quindi dell’importanza di seguire la nostra linea. Se ci basiamo sul materialismo dialettico, le organizzazioni di massa ora sottomesse al regime, noi comunisti possiamo dirigerle indirettamente, facendo leva sulle masse. Possiamo costringerle a correre dietro a noi. Più che la denuncia delle malefatte e dei crimini dei loro dirigenti, che le masse ben vedono, conta che noi diamo alle masse una direzione sicura ed efficace nella lotta contro la borghesia, prendendo direttamente l’iniziativa in mano tramite le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari e tramite i Comitati di Partito clandestini.

Rosa L.