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La Voce 46

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI - marzo 2014

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Cura e formazione degli uomini e delle donne

 

Formare i compagni ad acquisire un giusto metodo di studio

 

Oltre a formare i compagni ideologicamente, politicamente e moralmente, il dirigente deve porsi anche il problema di dotare i compagni di un giusto metodo di studio. In alcuni casi non si tratta di correggere un metodo sbagliato di studio ma di dirigere i compagni a costruire un proprio metodo di studio, perché non ne possiedono alcuno. La formazione dei compagni ad acquisire un giusto metodo di studio è un aspetto oggi sottovalutato nelle nostre fila ed è un campo da sottoporre ad una particolare analisi, elaborando principi, criteri, metodi e strumenti.

Con i compagni che hanno fatto le scuole superiori e l'università (che sono scolarizzati), bisogna tener conto che il metodo di studio che possiedono è quello formato dalla scuola borghese o clericale, dunque non un metodo materialista dialettico. È un metodo impregnato di accademismo (quindi nozionistico) e idealista (le idee non vengono concepite come il riflesso - più o meno elaborato, più o meno cosciente - nella mente degli uomini della loro esperienza, di quello che fanno e di quello che subiscono). Lo studente è abituato a non chiedersi né perché lo scrittore ha scritto, in quali circostanze e per chi ha scritto, dove voleva arrivare con la sua opera, né cosa significa per lui quello che studia.

Con i compagni che hanno un buon livello di scolarizzazione si tratta quindi di non fermarsi alla “risposta giusta” che danno, ma andare più a fondo e guidarli a legare l'elemento strutturale con quello sovrastrutturale, l'aspetto soggettivo con il processo oggettivo, a tradurre il generale nel particolare.

Un'altra tendenza a cui fare attenzione con i compagni scolarizzati è quella a concentrarsi sugli aspetti secondari anziché individuare quelli principali, concentrare su di essi l’attenzione e analizzare i secondari alla luce dei principali. Spesso i compagni si perdono negli aspetti secondari, senza afferrare i principali e concentrarsi su di essi. Questo produce eclettismo nell'analisi e porta ad un dibattito a “ruota libera”, che affronta tanti particolari ma non coglie il centro del problema.

La concezione accademica (nozionistica) può portare anche a commettere un altro errore: individuati gli aspetti principali essi non vengono connessi con i secondari (i quali non vengono quindi concepiti nel loro legame con i principali e i principali diventano di fatto scollegati dal processo nel suo insieme).

Alcuni compagni, anche scolarizzati, sono abituati a fermarsi alle impressioni, alle sensazioni: non hanno imparato a pensare, a ragionare, a criticare, a elaborare sensazioni e impressioni fino ad arrivare a pensare, a formulare teorie. In questi casi, per i membri di partito dobbiamo fare quello che le istituzioni non fanno: insegnare a pensare e ad esprimersi (a scrivere). Ovviamente oggi noi possiamo farlo solo per i membri del partito, facendo leva sulla loro adesione al partito perché facciano lo sforzo e si procurino le condizioni necessari per imparare: facciamo con i membri del partito quello che nel socialismo le istituzioni faranno per ogni ragazzo.

Per i compagni poco o nulla scolarizzati, per gli analfabeti di ritorno e per i compagni scolarizzati a cui la scuola non ha però in realtà insegnato neanche a scrivere, dobbiamo organizzare corsi di alfabetizzazione, giovandoci anche della didattica per adulti che esiste e degli esperti nel campo (sarà anche una via per reclutarne alcuni). Ma facendo particolare attenzione a insegnare a pensare: la scrittura è uno strumento indispensabile, ma pensare è un’attività ben più vasta che leggere e scrivere. Dobbiamo sperimentare varie vie (alcune le indico nell’articolo Usare lo studio delle circolari ...), tirando volta per volta il bilancio dell'esperienza. Fino a trovare le vie migliori.