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La Voce 46

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI - marzo 2014

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Per instaurare il socialismo

un preciso piano d’azione, fondato su giusti e fermi principi

 

Perché le lotte delle masse popolari divampino sempre più forti bisogna che ogni membro del Partito, ogni candidato e ogni organismo abbia chiaro il piano d’azione che il Partito sta attuando, per fare dell’Italia un paese socialista e così contribuire alla nuova ondata della rivoluzione proletaria mondiale; che lo abbia chiaro e si dia gli strumenti per attuarlo nella sua zona operativa e nel suo settore.

Fino al 2008 il (n)PCI nel suo Piano Generale di Lavoro (Manifesto Programma, capitolo 3.5.) si proponeva di consolidare e rafforzare il Partito e di promuovere, organizzare, orientare e dirigere la lotta delle masse popolari su quattro fronti: la resistenza alla repressione (1° fronte); l’intervento nella lotta politica borghese e in particolare l’irruzione nelle assemblee elettive e rappresentative (2° fronte); le lotte rivendicative e le proteste per strappare migliori condizioni di vita e di lavoro e difendere le conquiste strappate sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria (3° fronte); la creazione di strumenti e organismi per soddisfare direttamente i propri bisogni ed estendere la propria partecipazione al patrimonio culturale della società (4° fronte).

Nel 2008 siamo entrati nella fase acuta e terminale della seconda crisi generale del capitalismo e il (n)PCI ha cambiato la linea tattica del suo lavoro di massa. Ha adottato la linea della costituzione del GBP (con il suo programma delle Sei Misure Generali); della creazione delle 3 + 1 condizioni per costituire il GBP (moltiplicare il numero delle OO e OP impegnate nelle “mille iniziative di base” e a trasformare le amministrazioni locali in Amministrazioni Locali d’Emergenza, favorire il coordinamento territoriale e tematico di OO e OP, orientarle a costituire il GBP valorizzando i tre serbatoi della “seconda gamba”, rendere la vita impossibile alla borghesia e al clero (ingovernabilità) creando contemporaneamente le istituzioni della nuova governabilità); della mobilitazione della “seconda gamba” per costituire da subito Comitati di Salvezza Nazionale che favoriscano la mobilitazione delle masse popolari a costituire OO e OP.

Il settore chiave è la mobilitazione e organizzazione degli operai (i lavoratori delle aziende capitaliste). Nonostante chiusure e delocalizzazioni le aziende capitaliste sono ancora numerose. Le OO costituite in ogni azienda dagli operai avanzati costituirebbero una rete che copre tutto il paese e possono diventare le principali istituzioni locali del Nuovo Potere, capaci di mobilitare le OP delle aziende pubbliche e le OP territoriali. Il procedere della crisi e le lotte in corso nella CGIL, nel contesto del XVII Congresso del maggio 2014 (i risultati dei congressi di base sono quanto di meglio si poteva sperare vista la posizione arretrata della sinistra sindacale - si ostina a limitarsi al terreno sindacale) e della lotta contro il Testo Unico sulla Rappresentanza firmato dalla destra che dirige la CGIL, favoriscono questo passo avanti che devono fare gli operai avanzati. La costituzione delle OO e la proiezione della loro influenza sul territorio sono anche l’unica via di salvezza delle stesse aziende, dei posti di lavoro. Questo aumenta la spinta nella direzione che il Partito indica. Le OO possono prevenire i padroni, prendere l’iniziativa prima che i padroni impostino i loro piani distruttivi (ammortizzatori sociali, riduzione, delocalizzazione, chiusura). Gli operai hanno ancora molta forza contrattuale perché finché le tengono aperte gli industriali hanno bisogno che le aziende funzionino, checché ne pensino governi e finanzieri. Tra tutti i lavoratori e il resto delle masse popolari gli operai sono quelli che dispongono delle condizioni più favorevoli per organizzarsi e passare all’azione fino a coprire tutto il paese e a costituire l’ossatura della nuova direzione del paese. I CdP costituiti clandestinamente nelle aziende e legati tra loro a livello nazionale nel Partito costituiranno per ogni OO un solido indistruttibile retroterra e una direzione lungimirante.

È applicando questa linea tattica che avanziamo nella GPRdiLD, che alimentiamo la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari e creiamo condizioni migliori per avanzare nella costruzione del Nuovo Potere verso l’instaurazione del socialismo.

Se noi applichiamo sistematicamente questa linea, anche le lotte rivendicative, le proteste e le denunce a cui limitano la loro azione i gruppi arretrati, gli economicisti in particolare, diventano un ingrediente della nostra lotta più generale, fattori complementari, accessori, ausiliari (quali che siano la coscienza e le intenzioni dei loro promotori e l’atteggiamento che essi hanno nei nostri confronti). L’egemonia del Partito comunista nella società si afferma man mano che la sua azione e direzione risultano efficaci principalmente per l’esperienza stessa che le masse popolari e la classe operaia ne fanno (più che per la nostra propaganda che deve comunque essere esauriente, abile ed efficace).

Noi comunisti dobbiamo darci i mezzi per mobilitare, organizzare e dirigere le masse popolari. Questo è la chiave di tutto il processo, determina l’ampiezza e la velocità del cammino.

Cosa vuol dire più concretamente? Che ogni membro e organismo del Partito deve prendere atto che la borghesia imperialista e il clero hanno escluso le masse popolari dal patrimonio culturale e morale che in qualche misura la prima ondata della rivoluzione proletaria aveva creato, che impegnano ogni mezzo per tenerle lontane: distrarle, confonderle, intossicarle. Quindi deve dare per scontato che il suo lavoro inizia con persone che non hanno pratica e abitudine al lavoro politico, che non hanno imparato a pensare e a lottare per il potere. Deve imparare a vedere lui quello che c’è di positivo negli individui, nei gruppi, nei movimenti, nei cortei e a costruire su quello. Il nostro compagno che ritorna da una riunione dicendo che “il clima era demoralizzante solo X ha detto qualcosa di sensato”, è lui che è demoralizzato e intellettualmente arretrato. Un compagno all’altezza del suo compito ritorna dalla stessa riunione dicendo che X ha detto questo e quello, che lui ha detto questo e fatto quest’altro, che gli altri erano demoralizzati e hanno reagito ecc. e infine cosa noi dobbiamo fare per rafforzare X e allargare la sua influenza.

Inutile obiettare: “ma allora noi non siamo all’altezza del nostro compito”. Nessuno nasce imparato. A un membro e a un candidato il Partito chiede solo di essere disposto a imparare, a fare senza riserve lo sforzo morale e intellettuale necessario per imparare studiando e sperimentando.

A pensare si impara, a vedere si impara, basta non arrendersi. Il Partito è una scuola morale e intellettuale.

Già il Partito ha messo in opera programmi di studio (della concezione comunista del mondo, della storia del nostro paese e delle sue relazioni internazionali, della sua composizione di classe, della lotta di classe in corso). Ogni CdP è una scuola in cui sperimentiamo, facciamo il bilancio, rilanciamo la sperimentazione, miglioriamo moralmente e intellettualmente. Provando e riprovando diventeremo abili e lesti nel trovare in ogni situazione la chiave per portare la lotta di classe a un livello superiore, fino alla vittoria.

Ernesto V.