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La Voce 46

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XVI - marzo 2014

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Le manovre della borghesia imperialista e del clero e la guerra

 

La borghesia imperialista e il clero delle chiese cristiane (e in particolare della Chiesa Cattolica di Roma) che dalla fine del secolo XIX sono diventate istituzioni autonome ma asservite alla borghesia imperialista, non possono che dibattersi in manovre che aggravano la crisi generale del capitalismo, come fa chi è caduto nelle sabbie mobili. La crisi generale del capitalismo non solo elimina le conquiste strappate durante la prima ondata della rivoluzione proletaria, non solo porta miseria e abbrutimento, non solo elimina perfino le forme della democrazia borghese, non solo inquina e devasta la terra, ma anche allarga il numero e la gravità delle guerre fomentate dalle potenze imperialiste e porta alla guerra tra potenze imperialiste, se non cambiamo prima il corso delle cose.

Per la borghesia imperialista la seconda crisi generale del capitalismo si sviluppa, come la prima, in uno scenario mondiale e assume la forma della lotta per la supremazia mondiale: far fronte alla crisi generale del capitalismo per la borghesia imperialista oggi significa eliminare ostacoli e concorrenti in campo finanziario, monetario, industriale, politico e militare, perché ogni gruppo imperialista vede la fonte della sua crisi, l’ostacolo alla valorizzazione del suo capitale, non nella crisi generale del capitalismo, ma nelle attività dei gruppi capitalisti concorrenti. In particolare si sta sviluppando in forma via via più forte la contesa tra i gruppi imperialisti europei organizzati nell’UE (tra cui prevalgono di gran lunga i gruppi imperialisti franco-tedeschi: senza il loro predominio l’UE cesserebbe di esistere) e i gruppi imperialisti USA forti anche della NATO e della rete di basi militari e agenzie spionistiche, criminali e sovversive di cui dispongono in Europa e nel mondo.

Di conseguenza in Europa nel campo borghese e della sinistra borghese si stanno formando due partiti: uno europeo (franco-tedesco) e uno americano. Anche il Vaticano, una grande potenza politica che a torto molti trascurano, è ancora conteso tra questi due partiti. La defenestrazione di Ratzinger e l’avvento di Bergoglio e dei gesuiti al comando della Corte Pontificia è frutto di questo scontro nella stessa Corte: che lo abbia risolto a favore del partito americano definitivamente o no, resta da vedere.

Per condurre la sua lotta per la supremazia mondiale la borghesia franco-tedesca ai suoi soci dell’UE, e ancora più a quelli dell’area dell’euro, non solo deve imporre di rompere nel proprio paese ogni resistenza popolare, di eliminare diritti e conquiste delle masse popolari (anche in Europa le forme della democrazia borghese scompaiono perché sono incompatibili con la lotta della borghesia franco-tedesca per la supremazia mondiale), ma deve imporre anche regole molto strette di condotta finanziaria: deve superare l’egemonia mondiale che la borghesia imperialista americana e sionista ha ereditato dal passato. La borghesia imperialista franco-tedesca ha già ridotto i lavoratori tedeschi ad un regime da caserma: disponibilità piena 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno alle esigenze delle aziende in cambio di alloggio e vitto abbondante assicurati (questo è stato il senso delle riforme Schröder di dieci anni fa) e ora lo sta facendo in Francia (ma già qui non è detto che le riesca).

Nell’immediato per i popoli soggetti, dal punto di vista economico immediato che è il solo che capiscono gli economicisti, cioè quegli intellettuali che trascurano o sottovalutano la lotta politica in nome del fatto che in definitiva è la struttura produttiva che regola lo sviluppo dell’umanità (si dichiarano marxisti, ma in realtà la loro concezione è una caricatura del materialismo storico di Marx), il partito americano è meno austero del partito europeo. I sindacalisti che si limitano a considerare i “risultati tangibili immediati” si trovano meglio con il partito americano (da qui ad esempio il pencolare di Landini verso Renzi).

La borghesia imperialista USA ha il retroterra del suo dominio mondiale negli Stati Uniti con i suoi circa 300 milioni di abitanti, le preme anzitutto e soprattutto assicurare la stabilità del suo dominio in quest’area tirando dagli altri paesi quanto le basta. Ognuno degli altri paesi può anche andare a fuoco se questo avviene in forme che convengano alla stabilità del ridotto USA da cui la borghesia imperialista USA domina il mondo, lo devasta, saccheggia e spreme. Il Messico con i suoi quasi 100 milioni di abitanti è il caso geograficamente più prossimo di paese nel caos: la borghesia USA lo ha isolato con un muro. Il Venezuela da una parte e l’Ucraina e la Siria dall’altra sono casi da manuale dell’attività dell’imperialismo USA; Israele e i paesi vicini un altro ancora e l’elenco potrebbe continuare. Aggregati al carro USA, Berlusconi e Renzi non avrebbero limiti al disavanzo di bilancio, allo sviluppo dell’economia criminale, all’evasione fiscale, ai paradisi fiscali, all’espansione del debito pubblico. Possono anche ristabilire la lira e tagliare l’erba sotto i piedi perfino agli esponenti del MPL, di Ross@ e della Rete dei Comunisti, nonché a tutti i sindacalisti di regime e anche a quelli combattivi (FIOM e USB comprese). Aggregato al carro USA, il Vaticano non avrebbe limiti ai suoi traffici, alle sue truffe e alle sue opere pie, salvo che negli USA: piena libertà nel resto del mondo. Lo stesso vale per la criminalità organizzata.

Ma fermarsi a questo è, appunto, economicismo: una caricatura della realtà ed è ridurre la scelta della classe operaia e delle masse popolari a quale dei due raggruppamenti imperialisti conviene sottomettersi, a quale dei due alberi lasciarsi impiccare. La via americana è la via alla guerra mondiale, come lo è la via europea (russa e cinese). “Cosa succederà a lungo termine applicando le misure che lei propone?” A questa domanda lord Keynes rispose: “Di questo non siamo noi che dobbiamo occuparci. A lungo termine noi saremo morti”. Questo è il pragmatismo, l’ultimo rifugio della borghesia imperialista.

Tonia N.