La Voce 48

del (nuovo)Partito comunista italiano


anno XVI
novembre 2014


Ancora sulla Guerra Popolare Rivoluzionaria


Per quanto riguarda lo sviluppo della GPR e il nostro lavoro organizzativo, il compito del Partito consiste nel “far montare la maionese” della lotta di classe conducendo operazioni, battaglie e campagne. Ora e per ancora un po’ di tempo si tratterà di operazioni (o forse di battaglie) che conduciamo qua e là, in zone diverse del territorio e slegate l’una dall’altra. Ognuna di esse farà parte della GPR solo nel senso che la coalizione di forze che ognuna per conto suo crea, è coalizione attorno allo stesso centro, il Partito comunista (o al suo CdP di zona, della provincia o regionale). Esse hanno il comune risultato di mettere la lotta di classe al centro del movimento politico, economico e sociale del paese e di arrivare a creare istituzioni

1. abbastanza autorevoli perché tutta la popolazione ne accetti le decisioni, tutti si sentano vincolati alle loro decisioni (tali erano ad esempio nel 1936 il governo di Fronte Popolare in Spagna e in Francia), benché una parte della popolazione (la sinistra) partecipi alla loro creazione con entusiasmo e iniziativa e un’altra parte (la destra) le ingoi come male minore e rimedio provvisorio,

2. abbastanza permeabili agli interessi delle masse popolari (riassunti nelle Sei Misure Generali del GBP) da sentirsi vincolate a difenderli, ad attuarli e assumerli a guida della propria azione e quindi abbastanza permeabili all’influenza del Partito comunista e della parte della popolazione che è influenzata dal Partito comunista.

Nel nostro piano d’azione queste sono oggi le OO e le OP e il GBP.

 

Noi dobbiamo difendere e rafforzare l’autorità di queste istituzioni contro l’anarchia e il disordine cui tenderà la parte più arretrata della popolazione sia influenzata dai gruppi anarchici e “rivoluzionari a parole”, economicisti, fautori dei “risultati concreti” immediati, ecc. sia sobillata dai gruppi e correnti reazionarie che trameranno per screditare le nuove istituzioni e preparare la mobilitazione reazionaria. Nello stesso tempo dobbiamo far prendere alle nuove istituzioni misure che accrescano il sostegno e il favore delle masse popolari (ricordare i consigli di Lenin per la Repubblica di Baviera 1919) anche a costo di provocare l’ira e la mobilitazione delle classi reazionarie (e del loro seguito, perché inevitabilmente esse avranno un seguito anche tra le masse popolari).

Prima o poi si arriverà a uno scontro decisivo, militare. Ma noi dobbiamo essere i fautori decisi della democrazia proletaria, del funzionamento delle nuove istituzioni a favore delle masse popolari con misure efficaci, energiche ma soprattutto efficaci, a cui la borghesia imperialista e il clero opporranno una resistenza crescente. Il fatto che gran parte dell’attività contro le nostre istituzioni proverrà dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti ci permetterà di ergerci a difesa della sovranità nazionale nostra e di ogni paese essendo nel contempo fautori della pace e della collaborazione tra paesi e della solidarietà internazionale (cioè dell’internazionalismo proletario).

Con questa politica le nostre forze cresceranno, il nostro ruolo nelle nuove istituzioni diventerà più importante e prima o poi finiremo per averne la direzione. In queste condizioni la guerra civile si svilupperà in condizioni per noi favorevoli, favorevoli alla nostra vittoria.

Dobbiamo studiare più a fondo le esperienze fatte in Europa durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. Nel corso di questa ondata il movimento comunista, ora in un paese ora in un altro, giunse alla seconda fase della GPR o alla sua soglia (vedi Manifesto Programma, cap. 3.3.), ma non seppe andare oltre perché vi era giunto senza avere assimilato la concezione della GPR, che venne sviluppata da Mao solo negli anni ’30 e solo relativamente alla Cina (vedi Opere di Mao Tse-tung, volumi 4-7, www.nuovopci.it), senza eco nel movimento comunista europeo.

Dobbiamo studiare sistematicamente le Opere di Lenin

- da febbraio 1917 a ottobre 1917 (lo sviluppo di istituzioni con cui prendere il potere)

- da ottobre 1917 a fine 1918 (il tentativo di far collaborare i capitalisti col potere sovietico)

- da 1919 a 1921 (la rivoluzione in Europa e la guerra civile in Russia)

- da febbraio 1921 a 1923 (la NEP e la resistenza di lunga durata della Russia come base rossa della rivoluzione proletaria mondiale).

Bisogna studiare in particolare “le 4 classi attraverso cui è passata la rivoluzione russa” in Lenin Opere vol. 32 pagg. 408-409 del testo X conferenza del PCR(b).

 

Bisogna studiare gli esempi storici nei paesi imperialisti (vedi anche La Voce n. 1 - 1999).

- Fronte Popolare - Spagna 1936-1939.

- Fronte Popolare - Francia 1936-1937.

- Governo Parri - Italia settembre - dicembre 1945

- Governi post-Liberazione 1945 in Francia, in Belgio e il movimento in Gran Bretagna.

- Germania movimento rivoluzionario 1918-1933, movimento rivoluzionario in Europa in quegli anni (vedi articolo di Gramsci maggio 1920 Per un rinnovamento del Partito socialista www.nuovopci.it/classic/gramsci/perinps.htm, vedi Del Carria Proletari senza rivoluzione, capitoli 13-18).

- Ungheria - Repubblica dei Consigli - Bela Kun 1919 (Lenin Opere vol. 29 pag. 204 e pagg. 353-357).

- Baviera - Repubblica dei Consigli 1919 (Lenin, Opere vol. 29 pagg. 295-296).

In generale bisogna studiare il movimento rivoluzionario in Europa dopo la prima Guerra mondiale (vedere valutazione di Lenin 1918-1923) e durante e dopo la seconda guerra mondiale (Zdanov e Cominform - vedi memorie di Reale e altri) - vedere in proposito l’articolo Pietro Secchia e due importanti lezioni in La Voce n. 26, vedi la raccolta Lenin e la Svizzera 1916-1917, opuscolo delle Edizioni RS e supplemento a La Voce n. 25.

 

Per quanto riguarda la riforma morale e intellettuale e il nostro lavoro organizzativo: bisogna distinguere nettamente e sistematicamente due processi (cioè sottolineare e far risaltare con rigore in ogni contesto che lo consente, la distinzione tra i due processi)

1. la riforma morale e intellettuale che i comunisti devono fare oggi facendo leva sullo sforzo particolare e sulla volontà che porta ognuno di loro a voler essere comunista,

2. la riforma morale e intellettuale (analoga per contenuto) che le masse popolari oggi non possono fare a causa delle condizioni in cui borghesia imperialista e clero li confinano e che faranno via via nel corso dello sviluppo della GPRdiLD ma soprattutto domani nella fase socialista (cioè dopo l’instaurazione del socialismo) e principalmente sulla base della loro diretta esperienza assistita dall’opera dei comunisti e dal Partito comunista.

Incertezze nella distinzione tra i due processi sono diffuse al nostro interno. Spesso confondiamo i due processi, con il risultato di attenuare, sommergere nel processo generale e di lungo periodo delle masse popolari, la riforma morale e intellettuale attuale e urgente dei comunisti di oggi (scaricare sulle masse quello che devono fare i comunisti). Oggi le masse popolari “fanno la GPR senza saperlo”, cioè acquisiscono la concezione comunista del mondo (compiono la loro riforma morale e intellettuale) nel corso della GPR e dopo la vittoria della GPR, non prima (pensiamo ai giovani arruolatisi nella Resistenza 1943-1945 che sono diventati comunisti nel corso della Resistenza e dopo, non prima). Il legame tra i dirigenti (i comunisti) e le masse popolari nel periodo della GPR (durante la rivoluzione socialista) non consiste principalmente nel trasmettere la coscienza comunista alle masse popolari, ma consiste principalmente nel fare partecipare nella pratica le masse popolari alla GPR. Per farlo, i comunisti fanno leva sulle contraddizioni pratiche che le masse popolari vivono, sulla coscienza con cui esse si ritrovano, sul ruolo della sinistra in ogni struttura delle masse popolari e le sue distinte relazioni con il centro e con la destra (la linea di massa), ecc., sulle contraddizioni nelle classi dominanti che sono costrette anch’esse dalla crisi a “mettere in moto” le masse popolari (vedi in questi giorni CGIL e Lega Nord).

Ogni compagno e organismo impegnato a compiere la sua riforma morale e intellettuale deve darsi vari obiettivi particolari, in conformità al suo stato e alle sue caratteristiche. Ma la sintesi degli obiettivi che si dà consiste nel rendersi più capace di condurre la GPR svolgendo i compiti che il Partito gli assegna. Senza questa sintesi, la riforma morale e intellettuale devia nell’autoperfezionamento: la riforma morale scade nel moralismo (perseguire regole di condotta e valori arbitrariamente elevati ad assoluti perché astraggono dal processo storico a cui il compagno e l’organismo partecipano) e la riforma intellettuale scade in studiare per sapere (accademia ed eclettismo).

 

Il lavoro organizzativo, in particolare il funzionamento degli organismi e la formazione degli individui, è il campo in cui dobbiamo avanzare, il campo che in questa fase dobbiamo curare con particolare attenzione, il campo su cui ci misuriamo come comunisti e come dirigenti.

In particolare dobbiamo correggere tre aspetti che emergono dall’esperienza:

1. al funzionamento degli organismi si sopperisce con l’iniziativa scoordinata (individualista) degli individui membri degli organismi,

2. la formazione degli individui è piuttosto slegata dalla pratica (studiare per sapere, non per fare meglio, per trasformare il mondo),

3. il processo di CAT è spesso condotto come autoperfezionamento (sconfinando inevitabilmente in un nuovo moralismo, consistente nell’adozione di principi, criteri e regole di comportamento e di condotta che i fautori dell’autoperfezionamento dicono comunisti mentre in realtà prescindono dal contesto particolare e concreto della lotta di classe, quindi sono pregiudizi idealisti), anziché come adeguamento del comportamento e della condotta alle necessità particolari e concrete del fare la rivoluzione socialista.

- Ogni dirigente e ogni compagno deve imparare e impegnarsi a far funzionare al meglio ognuno degli organismi di cui è membro, perché elabori giuste decisioni e le porti in maniera giusta ed efficace agli organismi e ai compagni che l’organismo dirige.

- Lo studio deve essere fatto per migliorare o trasformare la pratica di chi studia e la formazione deve essere legata allo sviluppo del lavoro organizzativo (processo di verifica dell’assimilazione nell’applicazione).

- Il processo di CAT dei singoli compagni deve essere funzionale, ausiliario al funzionamento degli organismi (sviluppo del lavoro ordinario e del lavoro straordinario) di cui il compagno fa parte: il risultato del processo di CAT si misura sul ruolo che il compagno arriva ad assumere negli organismi di cui fa parte.

- Promuovere la CAT dei singoli compagni non significa ripetere a un compagno che ha un determinato limite e che deve superarlo. Significa piuttosto individuare e porre apertamente con il compagno e nel collettivo il limite da superare; mobilitare il compagno a studiare il materiale della Carovana utile al suo superamento; far fare al compagno un’esperienza pratica, anche in campi e ambiti diversi da quelli in cui il compagno solitamente opera.

- Bisogna combattere nei dirigenti la tendenza a insegnare agli altri a fare quello che loro stessi non sanno fare (basandosi solo sulla riflessione), anziché combinare esperienze-tipo e riflessione per imparare a fare quello che ancora non si sa fare.

- Quando si attua un piano, bisogna porre mente a tutti gli aspetti indicati nel piano: alcuni nostri piani non danno i risultati attesi perché chi dirige l’attuazione trascura gli aspetti che non gradisce, che gli sono più difficili, ecc. (salvo poi spiegare il fallimento dicendo o pensando che il piano era sbagliato).

- Dobbiamo sviluppare in ogni dirigente del Partito, in ogni suo organismo dirigente e in ogni membro del Partito la capacità di individuare negli organismi e negli individui il positivo su cui far leva per spingerlo in avanti e provocare la sua trasformazione: individuare in un organismo e in un individuo il positivo è più difficile ma più fecondo che individuarne gli aspetti negativi o arretrati per cui criticarlo e da denunciare.

 

La borghesia imperialista e il suo clero manovrano senza scrupoli, ma sono costretti a dimenarsi nei limiti imposti dal loro sistema sociale e dalla sua crisi generale: essi non fanno che sospingere sempre più l’umanità nel baratro senza fondo della crisi dei legami sociali, della crisi delle relazioni internazionali, della crisi dell’economia reale, della crisi ambientale. Quello che recuperano in un punto e in un paese, è a spese di un disastro maggiore in un altro. Solo noi comunisti possiamo guidare l’umanità a uscire da questo percorso disastroso. Sta a noi trovare le vie e i modi per farlo perché si tratta di un percorso pratico in cui la nostra scienza si misura con le condizioni particolari e concrete in cui lavoriamo.

Tonia N.