La Voce 54 - del (nuovo)Partito comunista italiano - anno XVIII  - novembre 2016

2017 - Il nuovo anno e i nostri compiti:
le tre questioni principali che dobbiamo affrontare

La situazione diventa sempre più rivoluzionaria nel mondo e in ogni singolo paese. La crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale diventa sempre più anche crisi del sistema di relazioni internazionali e dei sistemi politici dei singoli paesi. Gli Stati Uniti d’America sono un caso esemplare e la crisi del suo sistema politico si ripercuote direttamente sul sistema di relazioni internazionali. Per le classi dominanti è sempre più difficile e più assurdo dirigere la società nei modi in cui la dirigevano nel periodo del “capitalismo dal volto umano” (1945-1975) e le classi sfruttate e i popoli oppressi sono sempre più insofferenti della vita che le classi dominanti impongono.

Le masse popolari dei paesi imperialisti hanno davanti a sé due strade:

1. la strada della mobilitazione rivoluzionaria che i comunisti devono promuovere e che solo loro possono promuovere alla testa della classe operaia (ossia dei lavoratori delle aziende capitaliste),

2. la strada della mobilitazione reazionaria, della contrapposizione e della guerra tra paesi e nazioni e in ogni paese tra parti delle masse popolari. I bersagli designati sono i popoli dei paesi più deboli e, nei paesi imperialisti, gli immigrati, le donne, i giovani, i pensionati, le minoranze nazionali, la parte più povera ed emarginata della popolazione. È la strada promossa dai gruppi più criminali della borghesia imperialista e benedetta con misericordia e compassione dal suo clero.

 

***** Manchette

USA

A proposito della crisi del sistema politico americano, studiare i Comunicati CC

 - 13/2016 Cosa succede negli USA? Cosa succede nell’UE? Cosa succede nel mondo? Cosa vogliamo far succedere?

11 luglio 2016

- 19/2016 Dove l’oligarchia americana vuole condurre il mondo

25 ottobre 2016

- 21/2016 Cosa insegna la vittoria di Donald Trump nelle elezioni presidenziali USA di martedì 8 novembre

9 novembre 2016

I tre Comunicati sono reperibili e registrabili da:

www.nuovopci.it/voce/comunicati/com2016/indcom16.html

Utile inoltre studiare gli articoli

- Gli Stati e i “gruppi capitalisti” statali pubblicato in Rapporti Sociali 4 (luglio 1989), reperibile e registrabile da:

www.nuovopci.it/scritti/RS/RS_04_07.1989/RS_04_00_Indice.html

- Sugli sviluppi in corso nel sistema di relazioni internazionali e nel mondo di Anna M., pubblicato in La Voce 45 (novembre 2013) - reperibile e registrabile da:

www.nuovopci.it/voce/voce45/svlrlint.html

 

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La situazione è favorevole alla rivoluzione proletaria, la rivoluzione è necessaria. La questione della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti è diventata in modo più largo e profondo che nel passato la questione della sorte della specie umana. La sussunzione reale [MP, nota 34 pag. 265] dell’attività economica nel capitalismo ha fatto passi da gigante e si è estesa a tutti i paesi del mondo.

La sorte della rivoluzione socialista dipende da noi comunisti. Noi abbiamo ereditato dal secolo scorso, dall’impresa mondiale messa in moto dalla Rivoluzione d’Ottobre in Russia e impersonata da Lenin e Stalin e dalla rivoluzione cinese impersonata da Mao Tse-tung, il marxismo-leninismo-maoismo, la scienza delle attività con le quali gli uomini  hanno fatto e fanno la loro storia, la concezione comunista del mondo sinteticamente esposta nel nostro Manifesto Programma (MP). Con essa dobbiamo guidare la nostra attività di trasformazione della società. Nostro compito attuale è farne la guida dell’impresa che non siamo riusciti a compiere nel secolo scorso: l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti. Questo è anche l’aiuto di gran lungo migliore che diamo e daremo ai popoli oppressi dal sistema imperialista mondiale e in particolare dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti (CI).

La rivoluzione socialista è per sua natura internazionale e l’internazionalismo è uno dei tratti comuni ai gruppi e partiti comunisti di ogni paese; è uno dei tratti che distinguono la loro impresa da tutti gli altri progetti e tentativi, generosi o criminali, comunque utopistici o fallimentari, messi in campo dalla sinistra borghese da una parte e dall’altra dai promotori della mobilitazione reazionaria per porre fine al catastrofico corso delle cose. D’altra parte la rivoluzione socialista per sua natura può essere compiuta solo seguendo in ogni paese, per i suoi modi e i suoi tempi, la strada dedotta dalla storia e dalle caratteristiche di quel particolare paese. È quindi in ogni paese una rivoluzione nazionale che ha anche carattere internazionale: questo si traduce ed esprime nella confluenza e azione reciproca delle tante rivoluzioni nazionali, ognuna per i modi e i tempi “rivoluzione in un paese solo”.

Quanto a noi comunisti italiani l’esperienza degli ultimi mesi ha posto all’ordine del giorno tre questioni unite dialetticamente, nel senso che i progressi che compiamo nel campo di una determinano i progressi che compiamo nel campo delle altre e a loro volta dipendono da questi. Con queste tre questioni, lo vogliano o no, si misurano e su di esse il corso delle cose misura, promuove o emargina, individui e gruppi che vogliono essere comunisti, che vogliono cioè adempiere al ruolo d’avanguardia nella rivoluzione socialista in corso, la rivoluzione socialista che di giorno in giorno promuoviamo nella lotta tra le classi.

 

Le tre questioni

1. Una delle questioni è la trasformazione che i comunisti devono compiere essi stessi in se stessi e su se stessi, come individui e organismi, per liberarsi dal sistema di controrivoluzione preventiva [MP cap. 1.3.3] messo in opera dalla borghesia imperialista fin dall’inizio del secolo scorso a partire dagli Stati Uniti d’America ed esteso agli altri paesi imperialisti dopo la conclusione della seconda guerra mondiale. Questa trasformazione è il sesto dei principali apporti del maoismo alla concezione comunista del mondo [La Voce 41, L’ottava discriminante]: i comunisti sono e devono essere oggetto oltre che soggetto della rivoluzione. Esso si concretizza oggi 1. nel sottrarsi al primo pilastro del sistema di controrivoluzione preventiva, alla saturazione del tempo e delle energie spirituali con le attività correnti, alla fuga nel mondo virtuale, inteso questo nel senso stretto come mondo di immagini, parole, sentimenti, influenze e suoni messi in opera dalla borghesia imperialista tramite l’informatica e Internet, 2. nella Riforma Intellettuale e Morale (RIM) e nei processi di critica-autocritica-trasformazione (CAT) che riguardano la concezione del mondo, la mentalità e in una certa misura (quale misura? Quella che la pratica mette per ogni individuo all’ordine del giorno negli ostacoli che incontra a svolgere la sua opera) la personalità di ogni comunista.

È una questione che i partiti comunisti dei paesi imperialisti nel secolo scorso nella pratica non hanno affrontato sistematicamente e non hanno per nulla elaborato come teoria e aspetto consapevole della propria attività pratica, nonostante le ripetute esortazioni di Lenin e di Stalin a studiare le condizioni specifiche della rivoluzione socialista che dovevano promuovere nel contesto particolare del proprio paese. Questa carenza fu uno dei motivi principali per cui non riuscirono a instaurare il socialismo. L’appello rinnovato da Mao Tse-tung con la Rivoluzione Culturale Proletaria (1966-1976) giunse quando il successo dei revisionisti moderni aveva oramai troppo corrotto e disgregato i partiti comunisti dei paesi imperialisti perché lo potessero raccogliere.

Con il sistema di controrivoluzione preventiva e i suoi sviluppi (attività correnti e mondo virtuale) la borghesia imperialista ha surclassato e inglobato l’opera svolta nel passato dalle chiese con le loro religioni, inadeguate a svolgere  lo stesso ruolo nelle condizioni della società borghese. Ha messo in campo un sistema che perpetua nelle circostanze e forme nuove proprie della società borghese l’esclusione delle masse popolari (dell’insieme delle classi oppresse e sfruttate [MP cap. 2.2]) dalle attività specificamente umane,[MP, nota 2 pag. 249] in particolare dall’apprendimento e dall’esercizio delle attività intellettuali (dell’attività del pensare) e dall’effettiva partecipazione alla gestione, direzione e progettazione della vita sociale. Attraverso la propria esperienza e grazie all’opera d’avanguardia del partito comunista le masse popolari si trasformeranno e si liberanno da questa esclusione (da questa gabbia) in una certa misura (quale misura? Sarà in ogni paese la pratica a determinarlo) già nel corso della rivoluzione socialista e in modo completo nel corso della transizione dal capitalismo al comunismo. Ma è una trasformazione che invece su se stessi i comunisti devono compiere già ora nella società borghese, con un particolare sforzo e disciplina individuali e grazie alla scuola, al processo di formazione permanente che seguono nel partito comunista. Questa trasformazione è indispensabile per rendere i comunisti (il partito, i suoi organismi e i suoi membri) capaci di svolgere il loro ruolo di progettare, organizzare e dirigere (in sintesi di promuovere) la rivoluzione socialista.

Questa è la prima questione a cui, avvalendoci delle esperienze fatte, dobbiamo dare al più presto soluzione pratica con un insieme di linee, di metodi, piani e strumenti. Essa condiziona tutto lo sviluppo della nostra opera. Chi rifiuta di compiere lo sforzo e praticare la disciplina necessari per compiere questa trasformazione, per sincere che siano le sue professione di comunismo e la sua aspirazione a essere comunista, non è in grado di svolgere il ruolo che i comunisti devono svolgere per promuovere la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti.

Questo è anche uno dei terreni di lotta tra di noi e le Forze Soggettive della Rivoluzione Socialista (FSRS): individui e organismi che proclamano che occorre instaurare il socialismo e riconoscono l'autorità del movimento comunista che ha promosso la prima ondata delle rivoluzione proletaria, ma non applicano gli insegnamenti di questa. Con esse noi dobbiamo far leva sulla loro aspirazione a essere comunisti, condurre una lotta ideologica ma sopratutto mostrare i risultati che otteniamo nelle lotta di classe risolvendo, quanto a noi, questa prima questione.

 

2. Il ruolo centrale della classe operaia nella rivoluzione socialista

La seconda questione riguarda il ruolo particolare della classe operaia (i lavoratori delle aziende capitaliste) nella rivoluzione socialista. La rivoluzione socialista per sua natura può svilupparsi oltre un livello elementare solo se la classe operaia ne è la classe dirigente, se ne fa promotrice presso le altre classi delle masse popolari. Il partito comunista con la sua costituzione dà inizio alla rivoluzione socialista, ma in definitiva la promuove tramite la classe operaia. Tra le classi delle masse popolari essa è quella che, per la posizione che ha nella società borghese, meglio e più delle altre classi sfruttate e oppresse è in grado di assimilare la concezione comunista del mondo e di tradurla in un nuovo sistema di relazioni sociali, nella nuova società, la società comunista del futuro. Essa è la classe che trascinerà e dirigerà le altre classi delle masse popolari a fare la rivoluzione socialista, instaurare il socialismo e compiere nel socialismo la transizione al comunismo (estinzione della divisione in classi e dello Stato). Chi parla di rivoluzione socialista senza occuparsi di mobilitare la classe operaia o non sa di cosa parla o è un imbroglione. Uno degli aspetti essenziali del socialismo, della fase di transizione dalla società capitalista al comunismo, è la dittatura del proletariato, cioè che la classe operaia sia la sola classe dirigente del paese.(1)

 

1. Per un’illustrazione dettagliata del ruolo politico della classe operaia nel socialismo, vedere il capi­tolo 5.3 dello scritto Democrazia e socialismo pubblicato in Rapporti Sociali n. 7 (maggio 1990), reperibile in:

www.nuovopci.it/scritti/RS//RS_07_05.1990/RS_07_05_Democrazia_e_socialismo.html

 

Lungo tutto il secolo scorso la borghesia imperialista e il suo clero si sono scagliati contro il ruolo speciale delle classe operaia nei paesi socialisti: persino inalberando l’insegna della democrazia in generale, del governo di tutto il popolo,  ecc. In una società divisa in classi in realtà per forza di cose il governo del paese è nelle mani di una sola classe e questa classe nei paesi socialisti deve essere la classe operaia. Ed è la classe operaia la sola delle classi oppresse che, con alla testa il suo partito comunista, può e deve guidare il resto delle masse popolari a fare la rivoluzione socialista.

Non a caso nei primi paesi socialisti i revisionisti moderni (Krusciov & C.) hanno dichiarato la fine della dittatura del proletariato (in nome del governo di tutto il popolo, ma nella realtà sostituendovi la dittatura della nuova borghesia). Nei paesi imperialisti i revisionisti moderni hanno sistematicamente collaborato con la borghesia imperialista e il suo clero snaturando l’organizzazione degli operai con l’economicismo (la sostituzione delle rivendicazioni economiche alla lotta per il potere) e con il parlamentarismo (la partecipazione in posizione subordinata alle procedure e alle istituzioni della democrazia borghese, il partito comunista ridotto a “sponda politica”, a portavoce degli interessi della classe operaia nelle istituzioni della democrazia borghese). La sinistra borghese ha su larga scala collaborato con la borghesia e il suo clero e completato l’opera dei revisionisti moderni, denigrando sistematicamente o rimuovendo (occultando) l’opera della classe operaia nei primi paesi socialisti e nella prima ondata della rivoluzione proletaria. Le teorie della “integrazione della classe operaia nel sistema” (Scuola di Francoforte e operaisti: Panzieri, Asor Rosa, Tronti, Negri & C.) e infine della “scomparsa della classe operaia” (Marco Revelli & C.) hanno coronato l’opera dei revisionisti moderni e della sinistra borghese. La delocalizzazione delle aziende nei paesi oppressi e nei primi paesi socialisti reintegrati o semireintegrati nel sistema imperialista mondiale, l’esternalizzazione delle lavorazioni e la dilatazione del sistema degli appalti e subappalti, la creazione di una vasta massa di lavoratori precari, di condannati ai “piccoli lavori” e agli ammortizzatori sociali (o alle opere di carità), di disoccupati, di lavoratori in nero e di “esuberi” indotti a fare gli “imprenditori di se stessi”: tutto questo corso delle cose ha indotto intellettuali anche sedicenti comunisti a riverniciare vecchie teorie contro il ruolo centrale delle classe operaia (“teoria delle moltitudini”, “frammentazione della classe operaia” e simili) e ha dato parvenza di verità all’azione e alla propaganda dei revisionisti moderni e della sinistra borghese tese a demoralizzare, corrompere e liquidare l’organizzazione operaia nelle aziende: azione e propaganda che impregnano largamente anche le FSRS e i gruppi di sinistra che si proclamano (e sinceramente si credono) alternativi e rivoluzionari.(2)

 

2. L’articolo Cremaschi lascia la CGIL: “è irriformabile” - Sindacato per il conflitto o sindacato per l’alternativa? pubblicato in Resistenza, organo del P.CARC n. 10/2015 pag. 4, reperibile anche in www.nuovopci.it/evidenza/, illustra in modo preciso la persistente influenza di quella propaganda e di quell’azione nei sindacati di base, nei sindacati alternativi e nella sinistra della CGIL.

 

La realtà è che nel nostro paese il numero dei lavoratori impiegati nelle aziende capitaliste è largamente sufficiente perché la loro organizzazione adempia al ruolo politico e sociale che gli operai devono svolgere nella rivoluzione socialista. In varie aziende gli operai si organizzano spontaneamente (cioè senza che sia il partito comunista a farsi promotore della loro organizzazione) e questo è stato per noi un segnale positivo importante. Portare in ogni azienda capitalista i lavoratori a costituire organizzazioni operaie (OO) che si occupano di ogni aspetto della vita della loro azienda e che escono dalla loro azienda per esercitare influenza sulle masse popolari della zona circostante, mobilitarle e organizzarle, è un aspetto indispensabile della rivoluzione socialista in corso. Ad esso il partito comunista deve dedicare la massima attenzione. Abbiamo compiuto in questo campo alcune esperienze: si tratta di ricavarne lezione, di generalizzare gli insegnamenti e di condurre quest’opera sistematicamente e su scala crescente man mano che le nostre file diventano più numerose. Le possibilità sono illimitate.

- La borghesia imperialista ha progettato la “morte lenta” di molte aziende capitaliste ancora vive e cerca di attuarla: questo lega anche sulla base del senso comune gli operai di queste aziende alla causa della rivoluzione socialista.

- L’applicazione delle misure di “austerità” e l’eliminazione in corso delle conquiste strappate sulla scia della prima ondata della rivoluzione proletaria legano sulla base del senso comune anche operai arretrati alla causa della rivoluzione  socialista.

- I lavoratori impiegati nelle aziende ancora pubbliche e quelli impiegati nelle istituzioni (scuole, università, ospedali, ecc.) che forniscono servizi pubblici sono per molti (non per tutti, ma per molti) aspetti della loro condizione, atti ad affiancare gli operai nell’opera che loro spetta nella rivoluzione socialista e sono spinti a farlo, anche sulla base del senso comune, dall’applicazione delle misure di “austerità” e dalle misure di privatizzazione in corso: le loro organizzazioni nelle aziende (le chiamiamo organizzazioni popolari (OP) per distinguerle da quelle degli operai) possono e devono svolgere un’opera analoga a quella svolta dalle OO.

- La grande massa dei lavoratori precari, degli addetti ai “piccoli lavori”, degli “esuberi” e disoccupati, delle casalinghe, dei pensionati, degli immigrati e, in modo del tutto particolare, degli studenti delle scuole medie superiori e delle università costituiscono una massa che OO e OP possono e devono mobilitare e organizzare perché partecipino alla rivoluzione socialista: noi dobbiamo promuovere e curare questo campo.

- Ad essi si aggiunge la massa ancora importante di lavoratori autonomi o finti autonomi (le “partite IVA”, i lavoratori in nero, i contratti atipici, ecc.) anch’essi spinti, anche sulla base del senso comune, a partecipare alla rivoluzione socialista se gli operai la promuovono.

- Le mille organizzazioni territoriali e tematiche (chiamiamo anch’esse organizzazioni popolari (OP)) nate spontaneamente e che possono nascere e moltiplicarsi nel “sociale” per opera nostra e per opera di OO e OP aziendali, daranno alla rivoluzione socialista il suo carattere di movimento popolare, che coinvolge e mobilita la massa della popolazione, tutto l’insieme delle masse popolari: è la condizione necessaria della vittoria della rivoluzione socialista (l’instaurazione del socialismo).

La costituzione di OO e OP e la loro azione come Nuove Autorità Pubbliche, come centri che raccolgono le aspirazioni delle masse popolari e le traducono in parole d’ordine che lanciano alle masse che le attuano, è la condizione per la costituzione di Amministrazioni Locali d’Emergenza (ALE) che facendo leva sulle masse popolari organizzate (OO e OP) si ribellano alla loro trasformazione in corso in agenzie locali del governo centrale contro le masse popolari. È anche la condizione per la costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP), governo d’emergenza delle masse popolari organizzate composto da personaggi della sinistra borghese e della sinistra sindacale e da esponenti di sinistra dell’amministrazione pubblica che godono della fiducia delle masse popolari organizzate, un governo che queste fanno ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia (RP) rendendo impossibile ad essi il governo del paese. La costituzione e la difesa del GBP dalle manovre dei vertici della RP e dalle aggressioni della CI faranno fare un balzo in avanti alla rivoluzione socialista, apriranno la seconda fase della GPR [MP cap. 3.3] e aggregheranno le OO e OP attorno al partito comunista che della lotta contro manovre e aggressioni sarà l’animatore e diventerà la direzione. Per questa via arriveremo all’instaurazione del socialismo (dittatura del proletariato).

Le masse popolari, tutte le classi delle masse popolari, sono oppresse dalla borghesia imperialista. Lo sviluppo della nuova crisi generale per sovrapproduzione di capitale contrappone tutte le classi delle masse popolari alla borghesia imperialista, al suo clero, alle loro istituzioni e alle loro autorità. La crisi ecologica amplia ulteriormente il terreno aperto alla nostra egemonia. Questo assicura alla rivoluzione socialista risorse illimitate e possibilità d’azione in ogni campo. La borghesia imperialista può contare solo su mercenari che la tradiranno man mano che sperimenteranno la sua debolezza e la sua ferocia (Snowden, Manning, i reduci di guerra USA, i gruppi islamisti, i Noriega sono casi esemplari) e su elementi arretrati a cui l’esperienza della lotta di classe e della guerra popolare rivoluzionaria aprirà gli occhi e la mente. Nella rivoluzione socialista e nella società che noi costruiremo c’è posto per tutti quelli che sono disposti a fare la loro parte nel sistema della vita sociale. Al contrario la società borghese relega una parte crescente della popolazione tra gli esuberi condannati all’abbrutimento e a cadere vittime della guerra di sterminio non dichiarata.  Noi dobbiamo combattere senza riserve gli elementi arretrati delle masse popolari che diventano mercenari della borghesia, ma dobbiamo sempre distinguerli dai loro padroni già durante la guerra, ma ancora di più dopo la loro sconfitta e la resa.

Oggi noi comunisti siamo assediati da esponenti della sinistra borghese e di FSRS che si lamentano della “scarsa combattività” delle masse, lamento che prosegue la teoria della “integrazione della classe operaia nel sistema” (Scuola di Francoforte, operaisti & C.). L’analisi del corso delle cose del passato e del presente mostra che la combattività delle masse cresce se esse trovano nel partito comunista una direzione giusta, che tanto più cresce quanto più il partito le porta a convincersi sulla base della loro esperienza che la direzione del partito è giusta ed efficace. La loro combattività diminuisce e si riduce a esplosioni, rivolte, azioni isolate, malcontento e persino ad adesione alle iniziative dei gruppi promotori della mobilitazione reazionaria, quando questa direzione del partito manca. Ogni volta che la classe operaia si è mobilitata nella direzione giusta, essa ha trovato tra le masse popolari seguito e consenso. La scarsa combattività delle masse popolari è risultato e indice della scarsa efficacia dell’attività del partito comunista. Il fattore carente nei paesi imperialisti è la mobilitazione rivoluzionaria, quindi il partito comunista che ne è il principale e decisivo promotore. È il bilancio della storia che abbiamo alle spalle. La rinascita sulla base del marxismo-leninismo-maoismo del movimento comunista cosciente e organizzato è la soluzione: noi ne siamo promotori.

La nostra certo non è un’impresa facile, ma è possibile ed è necessaria, è la via della salvezza per la specie umana. Quindi recluteremo tutte le forze necessarie dalla riserva inesauribile delle masse popolari se guideremo la nostra attività con la scienza comunista che arricchiremo elaborando l’esperienza che facciamo. Noi abbiamo dichiarato guerra alla borghesia imperialista e al suo clero, la guerra popolare rivoluzionaria [GPR - MP cap. 3.3]. Una particolarità della GPR è che il partito la inizia senza disporre di un esercito politico già pronto. All’inizio disponiamo solo di forze ridotte. Il partito deve costruire il proprio esercito nel corso della guerra stessa, mano a mano che le masse stesse si rendono conto, per propria esperienza (qui la propaganda ha un ruolo indispensabile ma solo ausiliario), che le parole d’ordine del partito sono giuste, che la direzione del partito è giusta ed efficace.

La nostra certo non è un’impresa facile ma è giusta e possibile, perché è inscritta nel corso della lotta di classe generata dallo sviluppo stesso del capitalismo e trova quindi nella società borghese i suoi presupposti, le masse popolari ne hanno bisogno. Impareremo a farla facendola: l’importante è essere disposti a sperimentare e capaci di imparare dall’esperienza a combinare attività clandestina e attività pubblica, non lasciarsi scoraggiare da fallimenti ed errori e imparare da essi per correggere i nostri errori e superare i nostri limiti. L’impresa si può compiere e sta quindi a noi imparare a compierla.

La moltiplicazione di OO e OP intervenendo in aziende capitaliste e pubbliche e il loro rafforzamento devono essere oggi e nei prossimi mesi il campo principale della nostra attività verso le masse, del nostro lavoro esterno, con una cura particolare dei giovani (quindi dell’intervento nelle scuole medie superiori (SMS) dove si concentra la maggioranza dei giovani con meno di 18 anni e nelle università) e delle donne. Assimilare la concezione comunista del mondo ci rende capaci di un’attività di cui il semplice lavoratore avanzato, che opera ancora sulla base del senso comune, non è ancora capace. Ci rende capaci di

- individuare per ogni organizzazione operaia e popolare le iniziative che - stanti le forze e le risorse intellettuali, morali e pratiche (uomini, conoscenze, relazioni, risorse finanziarie e mezzi di mobilitazione, convinzione e costrizione) di cui già dispone - è in grado di prendere e che accresceranno le sue forze e risorse e allargheranno e rafforzeranno la sua influenza e autorità; le persone che è in grado di reclutare; le relazioni che è in grado di sviluppare; gli appigli che il contesto presenta su cui è in grado di far leva e di cui è in grado di giovarsi; le brecce che il campo nemico presenta in cui è in grado di infiltrarsi e attraverso cui è in grado di irrompere e grazie alle quali è in grado di acuire le contraddizioni dei nemici. Proprio in questo campo avremo la dimostrazione del livello che abbiamo raggiunto  nell’assimilazione delle concezione comunista del mondo, quanto la padroneggiamo come strumento del nostro lavoro (dialettica teoria-pratica, applicazione della teoria, elaborazione della pratica, sinergia e concatenazione);

- mobilitare la sinistra dell’organismo ad agire, a sfruttare le possibilità d’azione che abbiamo individuato e via via educarla a individuarle essa stessa.

- reclutare gli elementi che hanno le caratteristiche per entrare nelle file del partito, con l’obiettivo di costituire clandestinamente in ogni azienda un Comitato di Partito i cui membri assimilino la concezione comunista del mondo e imparino ad applicarla concretamente ognuno nella sua situazione particolare. A questo punto finisce l’intervento del partito “dall’esterno” dell’azienda e da qui in avanti è il CdP che porta nel partito l’esperienza dell’azienda (dell’OO) e porta nell’azienda (nella OO) il contributo del partito: la rete si è saldata, è diventata più fitta.

La sperimentazione mostrerà le difficoltà che il nostro compito presenta; provando e riprovando troveremo la soluzione ai singoli problemi. È certamente un lavoro che “ha i suoi tempi”. Sarebbe sbagliato concentrare le nostre forze unicamente su un “contatto” finché non siamo riusciti a fargli costruire un’organizzazione nella sua azienda o addirittura a reclutarlo. In alcuni casi solo l’impegno in attività esterne all’azienda, una certa crescita nella comprensione dell’analisi e della linea del partito acquisita partecipando a iniziative culturali, a proteste di strada e ad altre attività esterne all’azienda lo rende capace di prendere l’iniziativa nell’azienda. In altri casi sarà la scoperta che tra gli altri lavoratori, che a lui appaiono “tutti arretrati”, l’iniziativa condotta dal partito dall’esterno dell’azienda gli fa scoprire lavoratori che come lui si dolgono che gli altri sono “tutti arretrati”: situazione normale nelle aziende in cui nessuno ha ancora preso l’iniziativa e l’ha condotta a un livello almeno in qualche misura superiore alla corrente attività dei sindacati di regime o assimilati. In altri casi constateremo che solo lavorando contemporaneamente su “contatti” di un certo numero di aziende della zona impariamo da un caso quello che ci serve in un altro. Insomma è un’esperienza di sicuro successo ma all’inizio è un campo da affrontare con serenità, con molto spirito sperimentale e con molta determinazione senza “mollare l’osso”, con la certezza che la vittoria è possibile, certezza che ci deriva, soprattutto nelle prime esperienze, non principalmente dai risultati che otteniamo, ma dalla concezione comunista del mondo convalidata dalla storia passata e dal corso generale delle cose. Anche per questo aspetto è confermato il legame dialettico tra la prima e la seconda questione.

 

3. Il ruolo della sinistra borghese: rendersi indipendenti dalle sue analisi e linee e valorizzare le sue iniziative

La sinistra borghese mesta e rimesta il crescente malcontento delle masse popolari, ma le sue iniziative senza risultati creerebbero crescente scoraggiamento e disperazione se noi comunisti non le valorizziamo per attuare il nostro piano d’azione che alimenta la rivoluzione socialista.

La terza delle tre principali questioni riguarda la valorizzazione da parte nostra delle iniziative della sinistra borghese e delle FSRS. Nel nostro paese, come se non più che negli altri paesi imperialisti, il corso delle cose e in particolare lo svolgimento e l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione socialista hanno gonfiato il numero e l’importanza della sinistra borghese e sopravvive un discreto numero di FSRS.(3)

 

3. Sinistra borghese - Con questa espressione indichiamo organismi e individui (insegnanti, professionisti, tecnici, dirigenti, giornalisti, sindacalisti, uomini politici ecc., cioè personaggi che per il ruolo che svolgono nella società attuale hanno un’influenza che va oltre la famiglia e la cerchia di amici stretti) che da una parte sono contrari al catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista e il suo clero impongono al mondo e fautori di una condizione dignitosa per le masse popolari, ma dall’altra per le concezioni che propagandano, per le proposte che avanzano e gli obiettivi che indicano restano chiusi nell’orizzonte del sistema di rapporti sociali capitalisti.

 

La sinistra borghese (e le FSRS che per quanto riguarda l’attività politica operano nel suo ambito e sotto la sua influenza) non è in grado di porre fine alla crisi del capitalismo. Essa infatti elabora a getto continuo proposte di soluzione della crisi che restano nell’orizzonte della società capitalista. Alcuni personaggi e organismi della sinistra borghese parlano di “costruire l’alternativa”, ma per loro resta una parola d’ordine senza conseguenze pratiche in campo  politico, non si traduce in un piano di lotta politica per costruire una società alternativa alla società borghese, stante che l’unica alternativa realistica che questa ammette è l’instaurazione del socialismo: resta un’insegna pubblicitaria, una conferma del malcontento delle masse popolari per lo stato esistente delle cose. Il caso più plateale è che l’uscita dall’UE e dall’euro sta diventando la linea di Renzi in combutta con Berlusconi e Salvini al servizio dei gruppi imperialisti USA contro i gruppi imperialisti franco-tedeschi. Le FSRS se parlano di “uscita dal capitalismo” trattano questa parola d’ordine come un’insegna per attirare simpatie e consensi, in alcuni casi semplicemente per carpire voti: non la traducono in una linea e in un piano di costruzione della rivoluzione socialista che sfocia nell’instaurazione del socialismo (parlano di socialismo come ne parlava il PSI prima del 1915). La sinistra borghese svolge in tutti i campi un’ampia opera di denuncia del catastrofico corso delle cose e organizza mobilitazioni delle masse popolari contro le autorità della RP di turno, contro l’Unione Europea, contro la NATO, per l’uscita dall’UE, per l’uscita dalla NATO, contro la guerra, contro la persecuzione degli emigranti, contro la devastazione dell’ambiente, contro la discriminazione delle donne, contro la “riforma Renzi” della Costituzione del 1948, ecc. Opere di cui possiamo e dobbiamo giovarci, ma essa mobilita le masse a rivendicare dai vertici della Repubblica Pontificia cose che le autorità della RP non possono e comunque non vogliono fare.

La sinistra borghese ha ereditato dalla prima ondata della rivoluzione proletaria un largo seguito, prestigio e influenza sulle masse popolari. Essa li ha usati prima per agire come sponda degli interessi delle masse popolari nelle istituzioni della RP (secondo la teoria della “sponda politica” diventata parola d’ordine di Rete dei Comunisti). Dopo il suo fallimento in questo ruolo, sancito dal secondo governo Prodi (2006-2008), la sinistra borghese usa quello che resta della sua eredità in termini di seguito, prestigio e influenza, nella promozione di referendum e in rivendicazioni avanzate alle autorità della RP. Il suo fallimento ha dato spazio alla nascita di una nuova sinistra borghese (impersonata principalmente dal Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo e dai sindaci arancione alla De Magistris) che ha abbandonato le rivendicazioni e le ha sostituite con l’obiettivo di cacciare tutto il personale dirigente delle istituzioni politiche della RP per instaurare un “governo degli onesti” al servizio della RP (sarebbe come la polizia al servizio dei criminali): la parola d’ordine di Enrico Berlinguer in un’altra epoca e con altro significato e ruolo. Il successo della nuova sinistra borghese è tuttavia una conferma che tra le masse popolari crescono il malcontento e l’insofferenza per il catastrofico corso delle cose imposto dai vertici della Repubblica Pontificia e più in generale dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti. La nuova sinistra ci offre la possibilità di accompagnare le masse popolari a rendersi conto per propria esperienza che la rivoluzione socialista è la sola via di salvezza. Il fenomeno non è solo italiano, si presenta con forme specifiche in ogni paese imperialista. È in aspetto della crisi del sistema politico borghese e confina con la mobilitazione reazionaria delle masse popolari. Infatti la mancanza di risultati delle iniziative promosse dalla sinistra borghese semina tra le masse popolari rassegnazione e ricerca disperata di soluzioni. Su questa ricerca disperata fanno leva i promotori della mobilitazione reazionaria: Lega Nord, Casa Pound, Forza Nuova e altri in mille modi assecondati, se non altro oggettivamente, da gran parte della borghesia imperialista.

Le mobilitazioni promosse da sinistra borghese e FSRS perdono via via di seguito e consenso, perché le proteste e le rivendicazioni non portano a risultati. La sinistra borghese e le FSRS mestano e rimestano il malcontento delle masse popolari, ma la loro opera non va a morire o ad alimentare la mobilitazione reazionaria, serve invece alla causa della rivoluzione socialista solo se noi comunisti la valorizziamo per propagandare la rivoluzione socialista e la costruzione del Governo di Blocco Popolare, per stabilire contatti con elementi avanzati delle masse popolari e indirizzarli alla costituzione del GBP. Con la linea della costituzione del GBP noi diamo modo alle masse popolari di misurare la sinistra borghese, di metterla alla prova: o essa aderisce alle sollecitazioni delle masse popolari organizzate e si mette al loro servizio o perderà seguito, prestigio e influenza tra le masse popolari organizzate e queste si aggregheranno attorno al partito comunista.

 In definitiva con la linea del GBP noi facciamo leva sulla situazione esistente e sul senso comune imperante e portiamo in primo luogo la classe operaia, in secondo luogo le altre classi delle masse popolari a riconoscere attraverso la loro esperienza che la rivoluzione socialista è la sola via di salvezza dal corso catastrofico imposto dalla borghesia imperialista e dal suo clero.

Quindi dobbiamo imparare ad agire senza codismo e senza settarismo, in assoluta indipendenza dalle aspirazioni e dalla volontà, dalle analisi e dalle linee dei gruppi della sinistra borghese, giovandoci delle mobilitazioni che essa per continuare ad esistere deve promuovere e mobilitando le masse popolari a metterla alla prova della costituzione del GBP.

 

***** Manchette

Forti con i deboli e deboli con i forti

La vigliaccheria nazionale è impersonata con crescente clamore propagandistico da gruppi come Casa Pound, Forza Nuova, la Lega Nord di Matteo Salvini. Li abbiamo qualificati tempo fa come promotori delle prove di fascismo: gruppi che si proponevano alla borghesia imperialista come candidati a “mettere in riga le masse popolari”. Ma finché la rivoluzione non si sviluppa a un livello superiore, la borghesia imperialista non ha bisogno di loro: regola i suoi problemi con le forze istituzionali. Cercano quindi di acquisire seguito di massa presso parti delle masse popolari arretrate ma indignate del degrado a cui la Repubblica Pontificia le condanna, mobilitandole contro quelli che stanno peggio di loro, anziché unirli per attaccare insieme le istituzioni della RP. Quindi proteggono dall’indignazione popolare i veri responsabili del degrado. Bisogna prevenire le loro imprese vigliacche mobilitando le masse popolari contro i veri responsabili del degrado, contro i responsabili della guerra di sterminio non dichiarata.

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Si tratta di un percorso da far compiere alle masse popolari passo dopo passo, imparando da loro e mettendo in opera tutti gli insegnamenti della prima ondata della rivoluzione proletaria e la concezione comunista del mondo, con spirito sperimentale e dedizione alla causa. Di fronte ad ogni situazione, noi dobbiamo trovare la strada per avanzare, le soluzioni per risolvere i problemi con cui ci scontriamo e adottarle. Ovviamente ogni soluzione pratica che adottiamo (sia in campo politico che in campo organizzativo) presenta anche limiti e difetti. La realtà è contraddittoria ed è comunque facile individuare limiti e difetti: da qui la gioia maligna di alcuni nostri avversari e di alcuni di quelli che nella lunga storia della Carovana del (n)PCI con un pretesto o l’altro hanno disertato le nostre file. Ma la questione decisiva ad ogni passo è se c’è soluzione migliore. Se c’è l’adottiamo, facciamo autocritica. In caso contrario sono solo limiti da superare ed errori da correggere per avanzare con scienza e coscienza.

 

Queste sono le tre questioni principali, tra loro connesse, che dobbiamo affrontare nei prossimi mesi: trasformazione nel partito, organizzazione dei lavoratori nelle aziende e in primo luogo nelle aziende capitaliste, valorizzazione ai fini del nostro piano d’azione dell’attività della sinistra borghese. Su queste tre questioni principali dobbiamo mobilitare anche tutti gli organismi e i simpatizzanti della Carovana, in primo luogo il P.CARC. Il miglioramento della collaborazione del P.CARC con il (n)PCI è in proposito molto importante.

Provando e riprovando impareremo tutto quello che non sappiamo ancora. Infonderemo passo dopo passo negli elementi avanzati della classe operaia e delle masse popolari quella fiducia in se stessi e nella loro capacità di capire e trasformare il mondo che l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e l’azione mirata della borghesia e del clero hanno ucciso o comunque indebolito. Il futuro è nostro!

 Rosa L.