La Voce 55 - del (nuovo)Partito comunista italiano - anno XIX - marzo 2017

Nota redazionale

La Rivoluzione d’Ottobre e la tattica del comunisti russi è la prefazione al libro Sulla via dell’Ottobre, pubblicato nel gennaio e poi ripubblicato nel maggio 1925 e comprendente articoli e discorsi di Stalin del periodo marzo - ottobre 1917 (ora compresi nei voll. 3 e 4 di Opere di Stalin Edizioni Rapporti Sociali). Stalin ultimò questa prefazione il 17 dicembre 1924.

Abbiamo tratto il testo dello scritto di Stalin dall’antologia pubblicata nel 1952 da Edizioni Rinascita con il titolo Questioni del leninismo. L’antologia comprende scritti di Stalin dal 1924 (Principi del leninismo) al 1939 (Rapporto al XVIII Congresso del PCUS). Le note di Edizioni Rinascita 1952 rimandano per le citazioni di Lenin alla III edizione sovietica delle Opere di Lenin, edita in URSS negli anni ‘30. Le abbiamo sostituite con note che rimandano alle Opere Complete (di seguito abbreviate in OC) di Editori Riuniti circolanti oggi in Italia che riproducono la IV e ultima edizione sovietica, iniziata nel 1941, ben più ampia della III e risultato di un accurato riscontro dei testi di Lenin. Ne risulta che le citazioni di Lenin che figurano nel testo di Stalin (che non abbiamo rivisto) non corrispondono letteralmente a quelle che compaiono nelle OC circolanti in Italia e a cui rimandiamo nelle note.

Più in generale, a quanti usano singole frasi o paragrafi di Lenin per avvalorare le proprie tesi (pratica in generale giusta visti l’esperienza dell’autore e il livello scientifico della sua opera), segnaliamo che le traduzioni italiane degli scritti di Lenin, comprese quelle in OC, in molte parti sono raffazzonate e in alcuni passaggi arrivano a veri e propri travisamenti del pensiero dell’autore. Per ricostruire il senso delle singole frasi e paragrafi, bisogna rifarsi al contesto. Per le frasi e i paragrafi il cui significato è oscuro o dissonante con il corso generale del pensiero di Lenin, chi ne ha la possibilità deve verificare il testo o sull’originale russo o sulle traduzioni tedesca, inglese o francese, più affidabili della traduzione italiana. A questa segnalazione aggiungiamo che Lenin ha spesso protestato per le oscurità e i travisamenti che riscontrava nei verbali e resoconti di suoi discorsi, al punto che a volte ne ha proibito la pubblicazione o li ha fatti ritirare dalla circolazione. Quindi verbali e resoconti vanno guardati con occhio diverso da libri, opuscoli e articoli di Lenin.

Nel testo che segue, con l’indicazione [G.St.] indichiamo o che la nota tra parentesi è di Stalin o che il corsivo immediatamente precedente è stato apposto da Stalin per sottolineare l’espressione, quindi non è dell’autore del testo citato.

A cosa servono le nostre note inserite nel testo di Stalin

Le espressioni e le note tra parentesi quadre in cui non è espressamente indicato un autore diverso, sono nostre. Con esse oltre che fornire al lettore odierno alcune informazioni o riferimenti oggi non di dominio comune, miriamo a evitare la confusione tra il percorso della rivoluzione socialista russa e l’atto conclusivo di essa (l’insurrezione vittoriosa del 25 ottobre 1917 secondo il calendario giuliano allora ancora in vigore in Russia - 7 novembre 1917 secondo il calendario gregoriano).

Questa confusione oggigiorno in Italia è spontanea e universale, dato che nel movimento socialista e comunista europeo (nonostante l’avviso contrario espresso da Engels già nel 1895) ha sempre dominato il pregiudizio che la rivoluzione socialista è una ribellione popolare che scoppia d’un colpo, come un’esplosione, risultato di un movimento spontaneo della società: i comunisti, che vi si sono preparati e l’attendono, ne avrebbero dovuto approfittare per prendere la direzione del governo e delle altre istituzioni del potere. È il pregiudizio ancora oggi corrente in Italia, in gran parte se  non in tutti i gruppi e partiti che si dichiarano comunisti: dal PC di Marco Rizzo al PCI di Mauro Alboresi a tutti gli altri che auspicano una rivoluzione socialista senza pianificarne il corso.

In realtà, per sua natura, quindi di fatto, anche se i suoi attori non ne hanno coscienza, la rivoluzione socialista è una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata promossa dai comunisti, una guerra che mira alla conquista del potere e si conclude con l’instaurazione della dittatura del proletariato (che è la sua conclusione).

Chi aspetta che scoppi, resta deluso perché la rivoluzione socialista non scoppia (lo si è visto chiaramente nella prima parte del secolo scorso, periodo di guerre, crisi e grandi sconvolgimenti sociali in tutti i paesi imperialisti). Chi aspetta che la rivoluzione socialista scoppi non è in grado di approfittare neanche delle circostanze più favorevoli, neanche se per dinamiche sue proprie la crisi del vecchio potere si aggrava fino al crollo delle sue istituzioni: è quello che è successo nella prima parte del secolo scorso in tutti i maggiori paesi europei, con l’eccezione solo della Gran Bretagna. In Russia la rivoluzione socialista è giunta alla vittoria dell’ottobre 1917 perché di fatto i comunisti russi, guidati da Lenin, hanno fin dall’inizio del secolo scorso condotto la rivoluzione socialista come una guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. Chi leggerà I compiti dei socialdemocratici russi (1897, in Lenin OC vol. 2 pagg. 315-337) e più chiaramente ancora Che fare? (1902, in Lenin OC vol. 5 pagg. 319-489) constaterà questa verità. Se confronterà quello che legge con la descrizione della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che noi comunisti italiani conduciamo (Manifesto Programma cap. 3.3. pagg. 197-208), constaterà che noi abbiamo solo chiamato le cose con il nome che più ad esse conviene, forti dell’insegnamento di Mao Tse-tung (L’ottava discriminante, in La Voce n. 10 (2002) pagg. 19-42). La soggezione di Lenin e dei suoi al movimento socialista europeo, alla II Internazionale (1889-1914) ha impedito che essi chiamassero con il nome più appropriato quello che di fatto essi facevano: mobilitare e organizzare gli operai, e al loro seguito gli altri lavoratori, contadini e piccolo-borghesi delle città, per conquistare il potere, coscienti che solo avendo il potere avrebbero cambiato le relazioni economiche e l’insieme delle relazioni sociali. Ma è proprio dalla II Internazionale che essi ricevettero la scienza delle attività con le quali gli uomini stavano facendo la loro storia: a che punto era l’umanità, cosa stava succedendo nell’Europa a cui guardavano sia le classi dirigenti della Russia sia i loro oppositori. Essi si giovarono della scienza che avevano ricevuto e della particolare situazione russa per andare oltre la II Internazionale e guidarono il proletariato russo a fare la rivoluzione socialista in Russia. Da loro quindi noi comunisti dei paesi imperialisti dobbiamo imparare per superare i limiti che finora ci hanno impedito di guidare il proletariato del nostro paese a instaurare il socialismo.

Nello scritto che pubblichiamo Stalin chiama Rivoluzione d’Ottobre la fase finale della rivoluzione socialista russa, la fase che inizia nel febbraio 1917 con l’installazione del doppio potere (due centri, il Governo Provvisorio borghese e i Soviet degli operai, dei soldati e dei contadini, entrambi con una propria base sociale e proprie forze armate) e termina con l’installazione del governo sovietico, il Consiglio dei Commissari del Popolo capeggiato da Lenin. In alcuni passaggi egli però chiama Rivoluzione d’Ottobre l’insurrezione conclusiva del 25 ottobre 1917. Il lettore che vuole ragionare con la sua testa e quindi imparare dallo scritto di Stalin, deve distinguere chiaramente in ogni passaggio di quale delle due cose Stalin sta parlando, anche se usa una stessa e sola espressione.

La redazione di La Voce