La Voce  57 - anno XIX, novembre 2017 - in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

del (nuovo)Partito comunista italiano

consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano 

La propaganda murale - Criteri e consigli

 

La rivoluzione socialista ha la forma di una guerra di tipo particolare, la guerra popolare rivoluzionaria (GPR) illustrata nel nostro Manifesto Programma (cap. 3.3).

La GPR è lo scontro tra due campi. Oggi il campo nemico è più forte di noi. Esso conta su una struttura politica ed economica di dominio, su un sistema di comunicazione di massa che funziona per intossicare menti e cuori e seminarvi confusione, su forze organizzate, sull’assenso e la disorganizzazione delle masse popolari.

Noi contiamo su una forza organizzata molto debole, su un resistenza popolare diffusa ma ideologicamente divisa e confusa e ampiamente influenzata dalla sinistra borghese e dalla borghesia stessa, su una massa malcontenta ma dispersa, un grande bacino potenziale da cui reclutare.

Il nostro obiettivo è rovesciare i rapporti di forze: elevare il livello delle nostre forze, reclutare nuove forze, far superare alle masse popolari la sfiducia in se stesse. A questo fine operiamo tra le masse su vari fronti. Il principale è la costituzione di organizzazioni operaie e popolari partendo dalla difesa (resistenza), quindi dal senso comune: usare la nostra scienza per mobilitare le masse popolari che sono, loro, permeate di senso comune.

L’arma fondamentale per vincere una guerra è che i soldati abbiano fiducia in se stessi e nella vittoria e che abbiano una buona direzione.

Scritte, adesivi, locandine dicono agli operai, ai lavoratori e agli altri elementi delle masse popolari che c’è il partito comunista, in un contesto in cui la sinistra borghese semina lamenti e dice che non c’è lotta di classe. In secondo luogo creano preoccupazione nel campo nemico, tra i padroni e gli altri esponenti della classe dominante (“i membri del (n)PCI sono anche in casa mia?”, “di chi posso fidarmi?” si chiederà un numero crescente di esponenti del campo nemico) e l’insicurezza si ripercuoterà nella loro condotta (li induce anche ad essere meno arroganti verso i lavoratori), con beneficio delle masse popolari.

Conducendo le iniziative di propaganda come operazioni di guerra contrastiamo anche il legalitarismo che esiste nelle nostre fila e, a cascata, nelle file del P.CARC e delle altre organizzazioni pubbliche che orientiamo, come la vicenda della “scritta sul muro della baronessa” (Massa, agosto 2017) ha messo bene in luce. Il legalitarismo infatti non è solo recalcitrare a infrangere leggi e regole. Questa è una concezione riduttiva del legalitarismo. Il legalitarismo è, a monte, sentirsi opposizione nel sistema, quindi comunque parte del sistema, anziché sentirsi esercito che spazza via il sistema. Non si tratta di violare qualche legge e qualche regola. Si tratta di essere, sentirsi e comportarsi come membri di un esercito che si sta formando in Italia allo scopo di eliminare il sistema politico che opprime il paese, sistema politico che è basato sul sistema economico indigeno e sul contesto della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti (il sistema economico indigeno è parte di questo contesto).

Fare scritte murali, affiggere adesivi e locandine sono operazioni importantissime. Bisogna imparare a condurle, organizzarsi in modo da condurle in sicurezza (senza essere presi sul fatto, fotografati, sospettati, ecc.). Passaggi successivi sono scegliere le posizioni in cui condurle, mirare a settori ben definiti delle masse popolari, organizzarsi per raccogliere le reazioni che suscitano, valorizzare queste reazioni per elevare la coscienza, stabilire contatti.

 La propaganda murale è un ottimo mezzo per far conoscere su larga scala l’esistenza del Partito e sue parole d’ordine, senza scoprirsi se si opera con le misure e nelle condizioni opportune.