La Voce 58 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX marzo 2018

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano

Fare il primo passo pensando già al secondo e al terzo

Cari compagni,

sono un candidato del partito che ha dei problemi con la concatenazione. La lettera di Graziano G. “La propaganda murale - esperienze” che avete pubblicato nel n. 57 ha incoraggiato anche me a scrivervi. A proposito, vi chiedo di fargli arrivare i miei ringraziamenti perché ha spinto anche compagni come me a ragionare su quello che fanno, anche su quello che non gli riesce ancora bene e a mettere gli insegnamenti a disposizione di tutti.

Nell’ambito del percorso di candidatura mi sono cimentato, e mi sto cimentando, nella propaganda murale clandestina. Dopo aver analizzato il contesto in cui vivo e opero, ho deciso di fare propaganda murale nei pressi di una fabbrica metalmeccanica con un centinaio di dipendenti perché conosco alcuni degli operai: sono operai poco attivi e disorganizzati, ma al tempo stesso sono di sinistra e di fatto costituiscono un embrione di organizzazione operaia. Ho sondato un po’ il terreno e ho valutato di utilizzare parole d’ordine di agitazione, che incitavano a organizzarsi contro lo smantellamento progressivo dell’azienda, contro le manovre e il clima terroristico che il padrone ha instaurato in fabbrica. Insomma, delle parole d’ordine che indicavano il passo che, stante il loro livello attuale, potevano fare (sviluppare un’azione organizzata di resistenza). In questo modo contavo di arrivare a individuare gli operai intenzionati a mobilitarsi. Solo che pensavo di dover fare almeno due o tre operazioni di questo genere, non mi aspettavo che gli effetti fossero immediati. Nei giorni immediatamente successivi alla prima scritta invece ho saputo che ci sono state reazioni di entusiasmo tra gli operai, specie i più giovani e “ribelli”, e che il padrone ha dato fuori di matto: ha cercato di farsi dire chi aveva fatto le scritte, ha lanciato minacce a destra e a manca, ha incaricato i suoi “lecchini” di tenere gli occhi aperti.

Non avevo pensato ai passi successivi da fare in caso di reazione positiva. Fondamentalmente sono rimasto sorpreso anch’io della reazione (cosa che mi fa riflettere sui passi che come comunista devo fare e sulla maggiore fiducia nelle masse popolari che devo avere). Un po’ non sapevo come fare a non “scoprirmi” come candidato del (n)PCI con gli operai che conosco, un po’ pensavo che i più decisi sarebbero andati avanti di loro iniziativa e mi dicevo anche: “si rivolgeranno al Centro del partito che gli dirà cosa fare”. Non ho fatto rapporto al dirigente responsabile della mia candidatura per spiegare la difficoltà a valorizzare i risultati ottenuti. Il risultato è che ho perso tempo e, anziché battere il ferro finché era caldo, ho lasciato scemare l’entusiasmo iniziale degli operai: infatti quando, dopo circa un mese, ho fatto un’altra operazione di propaganda, il risultato è stato scarso. Avete consigli da darmi?

Lucio

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Caro Lucio,

questo numero della rivista l’abbiamo scritto pensando anche a te: se lo studierai, troverai molte cose che fanno al caso tuo in termini sia di orientamento sia di indicazioni pratiche.

La redazione ha deciso di pubblicare la tua lettera, quindi i ringraziamenti arriveranno a Graziano per questo canale. L’abbiamo pubblicata sfrondandola dei proclami generali che conteneva, per insegnare a te ma anche ad altri compagni ad andare al sodo quando scrivono, indicando senza tanti fronzoli il nocciolo delle questioni che vogliono sottoporre all’attenzione del Partito e dei lettori della rivista: le attività che fanno, i risultati che ottengono e come li stanno valorizzando, i problemi che incontrano, gli errori di cui si sono resi conto e come vi stanno facendo fronte, gli insegnamenti che ricavano da tutto questo. Altri compagni oltre a te hanno scritto facendo riferimento alla lettera di Graziano, perché ha il pregio di mostrare in modo pratico che i comunisti imparano anche dalla mancanza di risultati della loro azione e dagli errori che fanno. Ma non sono solo le cose che vanno male a creare dei problemi. Anche quelle che danno dei buoni risultati creano dei problemi: pongono il problema di come sviluppare i risultati. Tu adesso hai verificato per esperienza diretta che un compagno quando fa un passo, deve fare anche delle ipotesi sui risultati che otterrà con quel passo e quali iniziative prendere (i due o tre passi successivi) nel caso che le cose vadano bene o nel caso in cui vadano male.

Nel caso concreto, lo scarso risultato della seconda operazione è conseguenza scontata del fatto che non avevi valorizzato i risultati della prima e ti affidavi al seguito che i lavoratori avrebbero dato spontaneamente. Parti dal fatto che la prima operazione ha messo in luce che nella fabbrica il terreno è fertile. Gli operai che conosci hanno visto che ce ne sono altri che hanno reagito positivamente alla prima operazione. Parti da loro. Discuti che tipi sono, trova un pretesto qualsiasi per conoscerli, valutali uno a uno e come gruppo potenziale. Vedi così se procedere con attività di formazione o con spinte a organizzarsi. Sarà il secondo passo. Sulla base di questa inchiesta deciderai il terzo. Intanto alla prima occasione parlane al dirigente responsabile della tua candidatura.