La Voce 58 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX marzo 2018

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P.CARC - Comunicazione LOes n. 1/2018 - Linee di sviluppo del Lavoro Operaio e sindacale

Mettere al centro della nostra azione il lavoro
sulle organizzazioni operaie e popolari di azienda”

Premessa

Le elezioni del 4 marzo hanno dimostrato che il contesto in cui svolgiamo la nostra azione è in movimento e in fermento ed è favorevole a un nostro più deciso intervento per creare le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare: un intervento che deve avere al centro il lavoro sulle organizzazioni operaie (OO) delle aziende capitaliste e sulle organizzazioni popolari (OP) delle aziende e delle istituzioni pubbliche (e in subordine sulle organizzazioni popolari territoriali e tematiche).

Il lavoro sulle OO e OP di azienda è la parte decisiva del lavoro del P.CARC, quella che decide del suo successo nello svolgere il ruolo che il nostro Partito ha assunto nella rivoluzione socialista: portare le masse popolari organizzate a costituire un governo d’emergenza (il GBP) composto in larga misura da esponenti della sinistra borghese (che oggi godono ancora largamente della fiducia delle masse popolari, anche di quelle che hanno votato M5S, LeU e PD - anche l’affiliazione ai sindacati lo conferma) e farlo ingoiare ai vertici della Repubblica Pontificia.

Senza la mobilitazione e la partecipazione attiva delle OO e OP è impossibile rompere con il corso catastrofico delle cose che la borghesia imperialista, nel suo interesse, deve imporre e impone anche nel nostro paese. Senza questa mobilitazione e partecipazione anche la nostra azione sui dirigenti della sinistra sindacale, sui sinceri democratici delle amministrazioni locali e della società civile, sugli esponenti della sinistra borghese non anticomunisti (i tre serbatoi) perché costituiscano Comitati di Salvezza Nazionale (CSN) e Amministrazioni Locali d’Emergenza (ALE) perde di efficacia. Ogni tendenza o tentativo di costituire il GBP saltando il lavoro su OO e OP (cioè di costituire un GBP non promosso da masse popolari organizzate, un GBP la cui forza non poggia su OO e OP che svolgono il ruolo di nuove autorità pubbliche) è cedimento, sottomissione o deviazione verso la sinistra borghese ed è un’illusione (significa nutrire e alimentare un’illusione). Se anche si costituisse, senza l’azione delle OO e OP un governo composto da personaggi animati da buone intenzioni farebbe la fine che ha fatto il governo Tsipras in Grecia, cioè sostituirebbe le Larghe Intese nell’angariare le masse popolari del paese.

Con la campagna “Occupare e uscire dalle aziende” (giugno 2014-gennaio 2015), con l’attività delle Commissioni LOes federali, con l’introduzione dei Programmi Ordinari Mensili delle sezioni e delle segreterie federali, con la campagna “Scuola di comunismo” (dicembre 2016-giugno 2017) abbiamo iniziato a rendere lavoro ordinario di tutto il Partito l’intervento nelle aziende (private e pubbliche), abbiamo esteso i legami con operai e lavoratori avanzati e con OO e OP o embrioni di OO e OP, abbiamo fatto alcune esperienze di sostegno e promozione di lotte per gli interessi immediati (valorizzare la resistenza spontanea delle masse popolari per far crescere la loro organizzazione e la loro coscienza).

Su questa base adesso dobbiamo avanzare nel

- reperire e far emergere gli embrioni di OO e OP di azienda,

- farli crescere e diventare vere e proprie OO e OP,

- individuare, indicare e portare la sinistra delle OO-OP a fare i passi che portano le OO-OP ad agire da nuove autorità pubbliche all’interno e all’esterno delle aziende.

Sono le tre fasi del nostro lavoro.

La lotta per la costituzione del GBP, e da lì avanzare verso l’instaurazione del socialismo, poggia sul fatto che noi impariamo a fare questo lavoro. Ed è progredendo nel fare questo lavoro che noi comunisti diventiamo la nuova classe dirigente delle masse popolari o, detto in altri termini, diventiamo comunisti di tipo nuovo, quelli cioè che dirigono le masse popolari a fare quello che non sanno fare e che da sole non farebbero e non più quelli che sono solo i migliori esponenti delle masse popolari (ossia che fanno quello che le masse popolari già da sole fanno, ma lo fanno meglio).

 

1. Introduzione

Noi abbiamo constatato che embrioni di OO e OP ci sono in ogni azienda (unità produttiva) di una qualche dimensione, ma non abbiamo ancora un’esperienza tipo di sviluppo di OO e OP che faccia scuola. L’esperienza della Rational di Massa, quale che sarà il risultato conclusivo della lotta, dimostra di cosa sono capaci persino gli operai di una unità produttiva di dimensioni poco superiori a 20 addetti, quando seguono una linea giusta Se prendiamo in considerazione le unità produttive con almeno 20 addetti, in Italia nel 2011 (censimento 2011) di trattava di 93.732 unità locali più quelle della Pubblica Amministrazione centrale e locale e quelle delle ONLUS (organismi non a fine di lucro e di utilità sociale) e circa altrettante risultano essere nel 2015. Quindi nel nostro paese ci sono ben 93.732 (non solo le 11.584 aziende da 100 a 1000 e più operai, ma anche le 82.148 aziende da 20 a 99 operai, quindi in tutto 93.732 aziende) potenziali centri del nuovo potere: da centri potenziali, si tratta di farli diventare centri effettivi di iniziativa e di direzione operaia.

A questo fine dobbiamo anzitutto fare alcune esperienze tipo, mobilitando alcuni compagni che si mettano a sperimentare dedicandoci il tempo che richiede (si tratta di andare a fondo nell’inchiesta sull’azienda, di andare a fondo nell’inchiesta sulle persone, di lavorare le persone ai fianchi). Sulla base di queste esperienze tipo tracceremo linea e metodi che estenderemo in tutto il Partito.

Il nucleo dell’attività generale che noi dobbiamo condurre sta nel mobilitare gli embrioni di OO e OP che reperiamo e dirigerlo ognuno a “occuparsi dell’azienda e uscire dall’azienda”, un lavoro che in termini generali abbiamo da tempo indicato. Con la battaglia Rational lo abbiamo fatto e in essa si sono messi al lavoro molti compagni (che saranno di esempio e insegneranno ad altri). Man mano che mettiamo in moto, con lo stesso spirito, altre sezioni e altri compagni, ognuno in uno, due, tre casi particolari e concreti in cui sono coinvolti direttamente, avanziamo verso la soluzione.

 

2. Linee di sviluppo del lavoro sulle OO e OP

Il lavoro del settore LOes comprende

1) il lavoro sulle OO delle aziende capitaliste e sulle OP delle aziende e delle istituzioni pubbliche: questa è la parte principale e decisiva del lavoro del settore LOes ma anche del Partito nel suo complesso;

2) un lavoro di inchiesta e orientamento generale rivolto alla classe operaia: propaganda del socialismo, denuncia dell’eliminazione delle conquiste, relazioni tra la classe operaia e 1. le altre classi delle masse popolari e 2. il campo della borghesia imperialista, inchiesta, reclutamento;

3) un lavoro sindacale: inchiesta, propaganda e interventi relativi al ruolo svolto 1. dai sindacati di regime, 2. dai sindacati corporativi, 3. dai sindacati alternativi e di base sorti dopo la svolta dell’EUR (1978). Per quanto messi male dal punto di vista ideologico e politico (influenzati da borghesia, clero, sinistra borghese, gruppi bordighisti, trotzkisti e anarchici, comunisti identitari), i sindacati restano grandi organizzazioni di operai e di lavoratori, con una grande influenza e vasta rete di legami e mezzi di propaganda e mobilitazione. Dobbiamo usarli, imparare a usarli e quindi conoscerli (nel quadro del lavoro post-elettorale, dobbiamo fare inchiesta e chiarire il ruolo che i sindacati hanno svolto nella campagna elettorale delle elezioni del 4 marzo: USB e altri sindacati alternativi e di base non hanno lavorato per PaP né per altre liste di sinistra anti-Larghe Intese, CGIL-CISL-UIL non hanno lavorato per LeU).

Il lavoro sulle OO e OP consiste di tre fasi concatenate e sinergiche

1) reperire e far emergere gli embrioni di OO e OP di azienda: uno, due, tre lavoratori che si danno da fare, cioè lavoratori avanzati di una delle cinque categorie di lavoratori avanzati che abbiamo individuato;[VO 58 pag. 25]

2) farli crescere e diventare vere e proprie OO e OP: organismi che conoscono il processo produttivo dell’azienda e le sue prospettive (cosa produce, come, da chi si rifornisce e a chi vende, cosa può produrre per il paese e per il resto del mondo), sanno come vanno le cose nell’azienda e conoscono la situazione nei vari reparti, sono autorevoli presso i lavoratori dell’azienda, svolgono un’azione di orientamento e di direzione all’esterno dell’azienda;

3) individuare, indicare e portare la sinistra delle OO-OP a fare i passi che portano le OO-OP ad assumere il ruolo di nuove autorità pubbliche all’interno e all’esterno delle aziende: mettere dei “rattoppi” ai danni prodotti dalla crisi generale nella misura in cui è possibile metterli localmente, collegarsi con altre OO-OP e con elementi dei tre serbatoi e di fatto creare l’ingovernabilità dal basso (a cui concorrono anche le ALE) che, combinandosi con l’ingovernabilità dall’alto prodotta dai contrasti tra i gruppi delle classi dominanti, permette di far ingoiare il GBP ai vertici della Repubblica Pontificia.

 

2.1 Tre questioni di ordine generale

Per condurre in modo efficace questo lavoro sulle OO e OP dobbiamo tenere conto e trattare in modo pratico (cioè per decidere caso per caso quali iniziative concretamente mettere in campo) tre questioni di ordine generale.

A. Ci sono aspetti della realtà attuale diversi da quelli della prima metà del secolo scorso in cui hanno operato i comunisti che sono venuti prima di noi (quindi, anche per usare proficuamente i loro insegnamenti nel lavoro sulle OO e OP, bisogna tenere conto di queste diversità, cioè essere materialisti dialettici e non dogmatici).

1) Nella prima metà del secolo scorso, grazie alla Rivoluzione d’Ottobre, alla creazione dell’Unione Sovietica di Lenin e Stalin e all’ondata di lotte e rivoluzioni che avevano suscitato in tutto il mondo, c’era già negli operai la fiducia che essi potevano risolvere la crisi generata dal capitalismo e, almeno la parte avanzata e attiva della classe operaia, era conquistata al comunismo. Questa è la differenza sostanziale tra la crisi generale in corso in cui l’umanità è coinvolta ora e quella degli anni ’20 e ’30.

A seguito del declino del movimento comunista, dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e del crollo o del cambio di colore dei primi paesi socialisti, questa fiducia oggi è venuta meno (e la parte attiva e almeno in qualche misura pensante della classe operaia e delle masse popolari non è ancora con noi comunisti, è influenzata più dalla sinistra borghese che da noi comunisti) ed è nuovamente da creare, dobbiamo crearla nuovamente. Ogni battaglia particolare, se condotta bene come in una qualche misura stiamo già facendo ma complessivamente meglio di come facciamo, contribuisce a crearla. Il risultato generale, universale, che dobbiamo perseguire è la fiducia degli operai in se stessi, nella loro iniziativa collettiva, nel Partito comunista. La fiducia rinascerà man mano che li conduciamo a vincere lotte, anche piccole come quella della Rational, ma facendo comprendere di ognuna il ruolo politico, universale e storico: cioè che ogni singola lotta per vincere deve contribuire a cambiare il governo del paese, è parte di un movimento di resistenza che coinvolge tutte le classi e i popoli oppressi e che darà origine all’instaurazione del socialismo e a una nuova era della storia dell’umanità.

Nel ricreare questa fiducia, hanno un ruolo importante anche se ausiliario le iniziative culturali rivolte agli operai: vanno estese, nell’ambito dell’attività ordinaria delle sezioni, iniziative come i gruppi di studio con operai come quello fatto dalla sezione di Torino con alcuni della FCA di Mirafiori durante la campagna “Il segnale dell’Aurora”, la proiezione di film come quella di “Senza chiedere il permesso” (ma ci sono anche altri film che si prestano bene allo scopo: “L’arte della guerra” e “Carne da macello” realizzati il primo dagli operai della INNSE di Milano legati a Operai Contro e il secondo dal SiCobas) con operai FCA e di altre aziende della zona organizzata dalla sezione di Cassino a inizio gennaio di quest’anno, i cicli di letture come quello che la sezione di Pistoia sta conducendo con operai della Hitachi.

2) La resistenza delle masse popolari agli effetti della crisi si sviluppa spontaneamente, cioè sulla base della coscienza diffusa con cui le masse popolari si ritrovano, delle relazioni tra esse esistenti prodotte dalla loro collocazione sociale e dalla storia che hanno alle spalle, reagendo alle circostanze con i mezzi di cui dispongono e senza coscienza, neanche nei suoi elementi più avanzati, del ruolo politico e tanto meno del ruolo universale e storico della resistenza stessa. Per assolvere al compito di rafforzarla, coordinarla e farla diventare una forza politica dobbiamo partire dal fatto che il movimento spontaneo dei lavoratori e del resto delle masse popolari oggi, a differenza del movimento spontaneo di cui parla Lenin nel Che fare? (1902), risente (in positivo e in negativo) del lascito della prima ondata e del lascito del periodo del capitalismo dal volto umano e che oggi il senso comune delle masse popolari è diverso da quello delle masse popolari della prima metà del secolo scorso. In negativo risente del declino complessivo del movimento comunista, del crollo dei primi paesi socialisti, del regime di controrivoluzione preventiva (e in particolare delle “tre trappole” in cui la borghesia ha invischiato le masse dei paesi imperialisti per distoglierle dalla rivoluzione socialista: il sistema di intossicazione, confusione e diversione dalla realtà, la saturazione del tempo libero, il mondo virtuale - vedasi La Voce n. 54, pag. 17). Allo stesso tempo tutto quello in cui oggi, in termini di coscienza e mentalità, si traduce l’esperienza delle conquiste della prima ondata, lavora a nostro favore: per fare solo un esempio, all’inizio del secolo scorso era normale anche nei paesi imperialisti che i ricchi usufruissero di cure mediche all’altezza delle conoscenze e dei mezzi esistenti e gli altri si arrangiassero e anche la scienza medica era al livello a cui era; oggi il fatto che la sanità sia una merce che chi ha i soldi si può permettere e gli altri si arrangiano, è considerato anche secondo il senso comune un’ingiustizia e un arretramento insopportabile, tanto più visto il livello raggiunto dalla scienza medica e le conseguenze che ha il fatto di non potersi curare in un contesto in cui il grosso della popolazione vive a stretto contatto in grandi città. L’implacabilità della crisi generale e le contraddizioni tra gruppi della borghesia imperialista lavorano a nostro favore.

3) Oggi le fabbriche sono diverse da quello che erano fino agli anni ’70 del secolo scorso. Fino all’inizio della seconda crisi generale, per i lavoratori e anche per la borghesia le fabbriche erano gruppi di lavoratori che producevano delle cose. Erano comunità di operai che lavoravano insieme e vivevano nelle vicinanze, per cui si trovavano al bar, nella sezione del PCI, nella cooperativa, ecc.: gli operai si vedevano e si associavano in fabbrica e fuori.

Già nel corso della prima ondata i padroni si sono resi conto (negli USA molto prima che altrove: Gramsci lo illustra in Americanismo e Fordismo - Quaderno 22) che tutto questo era un pericolo per loro e man mano che la prima ondata della rivoluzione proletaria si esauriva, via via hanno cercato di dissolverlo: hanno creato le zone industriali (che allontanano le fabbriche dalle abitazioni); gli operai di una fabbrica vengono dai quattro angoli di una regione (lavoratori pendolari) per cui si trovano a lavorare ma non si conoscono tra loro; l’organizzazione dei turni di lavoro, degli orari di mensa, degli spazi, ecc. è fatta in modo che gli operai si incontrino il meno possibile tra di loro; il processo di assunzione è stato individualizzato (finite istituzioni pubbliche come gli uffici di collocamento, addirittura a chiamata numerica) e i contratti differenziati (molteplicità dei contratti, subappalti, interinali, a tempo indeterminato e a tempo determinato, lavoratori subordinati e parasubordinati).

Ci siamo spostati dalla fabbrica-comunità verso la fabbrica-supermercato a cui tendono i padroni: una struttura in cui ogni singolo lavoratore viene ammesso (quando e finché il padrone ne ha bisogno) a vendere la sua forza-lavoro che il padrone gli remunera con contratto aziendale o addirittura individuale. È un rapporto tra il singolo lavoratore e l’azienda, cioè il capitalista e i suoi funzionari. Questo è favorito dalla globalizzazione per cui in una fabbrica arriva un semilavorato che poi va in un’altra fabbrica all’altro capo del mondo, con una più spinta divisione del lavoro tra azienda e azienda dello stesso gruppo finanziario o di altri.

Rete dei Comunisti, i seguaci di Toni Negri e altri organismi e intellettuali anche sedicenti comunisti dicono che a causa di queste trasformazioni la classe operaia non può avere il ruolo politico che ha avuto nel passato. Noi comunisti invece dobbiamo tenere conto di queste trasformazioni e trovare i modi per fare delle OO e OP di azienda i dirigenti di una comunità di lavoratori che trasforma la dispersione in un fattore di forza, in canale di contagio e di egemonia e direzione territoriale.

Le forme del nostro lavoro devono adeguarsi alle forme di funzionamento attuale delle aziende. Noi comunisti partiamo dalla situazione com’è e la nostra linea deve far fronte agli effetti che le diverse tipologie contrattuali e la frammentazione hanno sulla coscienza e sull’organizzazione embrionale della classe operaia, allo stesso modo in cui i comunisti della prima ondata e prima ancora quelli della I e II Internazionale hanno fatto fronte agli effetti che avevano il legame degli operai con il mondo contadino di provenienza (quindi l’influenza dei preti, il fatto che molti oltre a lavorare in fabbrica continuavano a coltivare i campi), il cottimo, il lavoro a domicilio, ecc.

 

B. Il nostro lavoro sulle OO e OP è intrecciato alla lotta ideologica contro posizioni della sinistra borghese e dei gruppi che impersonano deviazioni dal movimento comunista, posizioni che influenzano negativamente i lavoratori avanzati. Da qui l’importanza di capire quale organizzazione o FSRS sta dietro a un embrione o a una OO e OP e di condurre una lotta in cui attività pratica, di orientamento e organizzazione della pratica e lotta ideologica si combinano giustamente. Un esempio lo dà la polemica in corso con Operai Contro (vedasi Resistenza n.3/2018) che si intreccia al lavoro in corso per promuovere l’organizzazione (la formazione di OO) e il coordinamento degli operai avanzati FCA. Al centro dei nostri interventi non va messa la polemica contro l’idea di un “partito operaio indipendente”, ma la dimostrazione che per far fronte efficacemente alla manovra di Marchionne & C. (complice anche Calenda) bisogna

1) cercare di mobilitare tutti gli operai, iscritti e non iscritti ai sindacati, quale che sia il sindacato a cui è iscritto ognuno degli iscritti (l’iscrizione al sindacato è questione secondaria rispetto a mobilitazione per impedire la morte lenta: chi è più avanzato deve cercare di influenzare e trascinare chi è arretrato ma ha lo stesso problema);

2) combinare la mobilitazione e le manifestazioni degli operai FCA con l’uscita degli operai FCA all’esterno della FCA,

a) per suscitare solidarietà e schieramenti contro la morte lenta di FCA e fabbriche in generale (vedi Piaggio di Pontedera, ecc.): la chiusura (la morte lenta) delle aziende ha affetti negativi non solo sui posti di lavoro dell’indotto, ma su tutta l’economia e la vita sociale della zona, provoca degrado generale;

b) per mobilitare e organizzare (operai, masse popolari, studenti, donne, immigrati) contro l’eliminazione delle conquiste e contro la mobilitazione reazionaria.

La lotta contro la concezione “solo noi operai” (e l’economicismo in cui in pratica si traduce) deve

- essere ben assimilata da noi per riuscire a fare efficacemente quanto indicato sopra e a non mescolare, sottintendere, insinuare anche noi l’economicismo, la riduzione della politica al gesto di lotta estrema e plateale degli operai (che si incatenano, che vanno in cima alla gru, che si uccidono, ecc.), la “politicizzazione della lotta economica” e altre simili posizioni;

- essere usata apertamente (quindi come propaganda) ma principalmente o solo con chi degli altri è interessato, mostra di voler capire e andare più lontano, contro chi si ostina a mettere in primo piano il “partito operaio indipendente” invece dell’unità nella lotta per far fronte alla morte lenta e, a questo fine, per creare ampie alleanze;

- essere pronti e capaci di mostrare, ovunque si crea il contesto per una lotta sul tema “movimento comunista”, che la linea del “partito operaio indipendente” implica il rinnegamento del leninismo e della prima ondata.

 

C. L’individuazione e lo sviluppo degli embrioni in OO e OP e la cura del rafforzamento e dell’orientamento di OO e OP sono questioni strettamente legate al lavoro interno del P.CARC, in particolare alla formazione di compagni 1. che fanno inchiesta con il materialismo dialettico e 2. che definiscono nel particolare la linea d’intervento e la applicano concretamente con il materialismo dialettico.

Senza questo lavoro interno, il lavoro sulle OO e OP è impossibile, resta predicazione, buona intenzione, fonte di frustrazioni: riusciamo anche a individuare embrioni di OO e OP (la prima delle tre fasi - vedi sopra), ma poi non sappiamo “cosa farcene” (la seconda e la terza fase).

Solo un partito che fa un buon lavoro interno di formazione (su quattro temi: 1. assimilazione della concezione comunista del mondo, 2. assimilazione del materialismo dialettico, 3. basi economiche della società borghese, 4. analisi della società e del corso delle cose) e ha un buon stile di lavoro interno (centralismo democratico, democrazia proletaria, ecc.) è in grado di formare sistematicamente compagni e organismi che svolgono un fruttuoso (quantità di risultati) e fecondo (sviluppi) lavoro su OO e OP, in particolare nel corso della seconda e terza fase.

Il passo che un individuo e un organismo (un embrione) devono compiere per crescere, il primo passo a cui seguirà il secondo, noi lo capiamo (lo vediamo) solo se usiamo (lo vediamo e capiamo tanto più rapidamente e chiaramente quanto meglio padroneggiamo) il materialismo dialettico e quanto più abbiamo una buona formazione sui quattro temi sopra indicati. Per questo, salvo casi individuali, gli altri (sinistra borghese, FSRS, comunisti identitari) non riescono a svolgere un fruttuoso e fecondo lavoro sulle OO e OP. Per questo anche il nostro attuale lavoro sulle OO e OP non è ancora fruttuoso e fecondo.

Vi è un legame dialettico tra lavoro interno del partito e lavoro esterno su OO e OP.

Il lavoro su OO e OP può essere dettato dall’istinto di classe e dalla buona volontà, ma senza un buon lavoro interno di partito dà pochi risultati (comunque dà risultati sproporzionati allo sforzo dedicatovi) ed è sterile di sviluppi, cioè non è né fruttuoso né fecondo (è come quello di comunisti identitari, di FSRS, di onesti individui e organismi della sinistra borghese). Dopo un po’ anche i migliori, i più tenaci si scoraggiano, si demoralizzano. Senza lo stimolo e la richiesta provenienti dal fruttuoso e fecondo lavoro esterno, il lavoro interno diventa dogmatico e clericale, alla Come diventare un buon comunista di Liu Shao-chi (vedasi in Opere di Mao Tse-tung, Edizioni Rapporti Sociali, vol. 24, pagg. 88-90). Si instaura quindi un circuito vizioso, una spirale verso il basso.

Al contrario, un buon lavoro interno di partito rende fruttuoso e fecondo il lavoro su OO e OP e questo stimola, richiede, esige un migliore lavoro interno che a sua volta permette un più fruttuoso e più fecondo lavoro su OO e OP e in generale un più fruttuoso e più fecondo lavoro esterno. Si crea quindi un circuito virtuoso, una spirale verso l’alto.

Questo è il legame dialettico tra lavoro interno del partito e lavoro esterno su OO e OP, qualità del lavoro su OO e OP e quantità.

Bisogna rompere con lo “stile Massimo Amore” di accettare indicazioni e direttive e lasciarle cadere nel dimenticatoio. Bisogna invece dare luogo a esperienze tipo e applicare le lezioni della Rational ad alcuni casi favorevoli, tenendo conto che ogni caso non si svilupperà da solo oltre un certo livello, bisognerà moltiplicare via via i casi: la sinergia con altri casi è indispensabile per la crescita di ognuno dei singoli casi oltre un livello dato caso per caso.

 

2.2 Prima fase: individuare e far emergere embrioni di OO e OP

I metodi che abbiamo individuato per far emergere gli embrioni di OO e OP sono indicati nel paragrafo 5.2 della Circolare DN 20 del 30.10.2017 di bilancio della campagna “Scuola di comunismo”, riportato qui di seguito:

a) l’intervento davanti alle aziende deve essere proteso a trasmettere fiducia, sicurezza, certezza che la rivoluzione socialista è necessaria, è possibile ed è in corso (se un compagno non ce l’ha, attraverso il lavoro interno dobbiamo portarlo ad averla, a costruirla);

b) per essere efficace, va fatto non solo con il giornale, ma sempre anche con un volantino personalizzato (e con bandiera e megafono in base alle nostre forze), cioè che

- fa riferimento, ha come spunto un avvenimento internazionale, nazionale, locale o dell’azienda e lo interpreta a modo nostro. Cosa vuol dire a modo nostro? Che mostra il percorso di cui quell’avvenimento è parte e il suo legame con il resto del corso delle cose (quindi dialettico), che mostra gli appigli su cui fare leva. Un esempio sui reparti confino: indicano la cattiveria dei padroni? Indicano che i padroni non osano licenziare tout court gli operai avanzati, per timore che gli altri operai, che ingoiano con amarezza il confinamento dei loro compagni di lavoro, reagiscano in maniera energica ai licenziamenti. Mettono quindi in opera, spalleggiati da politicanti e da sindacalisti corrotti, un processo di lento isolamento che contano di terminare con l’espulsione;

- contiene i recapiti della sezione e possibilmente il riferimento della prima iniziativa pubblica della sezione (cioè dà la possibilità di rintracciare la sezione e di capire di cosa si tratta);

c) quantitativamente gli interventi in aziende devono essere uno alla settimana per ogni quadro intermedio e superiore presente nella sezione (e se c’è un militante di base attivo, uno alla settimana anche per lui), che porta con sé uno o due militanti di base o collaboratori e simpatizzanti che “danno una mano”;

d) la scelta dell’azienda va fatta in modo oculato e poi l’intervento deve essere costante, cioè per 3-6 mesi continuativi e rivolto allo stesso turno (cioè l’obiettivo è di intervenire sullo stesso gruppo di lavoratori per 3-6 mesi). Se dopo un tot di volte che andiamo non abbiamo stabilito un contatto con nessuno, o stiamo sbagliando il modo in cui interveniamo o bisogna cambiare azienda. In generale dobbiamo partire dal fatto che se la situazione in uno stabilimento da 100 operai in su ci sembra di “calma piatta”, significa che dobbiamo noi imparare a vedere quello che ancora non siamo capaci di scorgere. Anche solo per effetto del corso delle cose, delle condizioni che i padroni stanno reintroducendo nelle fabbriche e dell’eredità della prima ondata della rivoluzione proletaria, nelle aziende da 100 operai in su la situazione è certamente di “fuoco che cova sotto la cenere” (ndr: in quelle da 20 operai in su lo è probabilmente);

e) bisogna dare seguito ai contatti che si instaurano: non solo invitarli alle iniziative culturali, ma incontrarli (in sede o altrove) per definire noi come sviluppare il rapporto;

f) vanno mobilitati sistematicamente collaboratori, simpatizzanti e contatti nella diffusione davanti alle aziende capitaliste e alle aziende e istituzioni pubbliche. È un metodo che non applichiamo ancora sistematicamente, ma tutte le volte che è stato fatto, anche in modo saltuario, ha dato dei risultati positivi sotto vari punti di vista (ha rafforzato il legame con il Partito, ha permesso al collaboratore, simpatizzante o contatto di comprendere come fare la propria parte per la rivoluzione socialista, di conoscere la situazione di altre aziende e “allargare i suoi orizzonti”, di legare con altri lavoratori, ecc.)”.

A questo aggiungiamo che è importante non fermarsi ai “capi operai di vecchia formazione sindacale”. Nelle aziende in cui interveniamo, noi oggi tendiamo a fare leva solo su di essi anziché fare anche propaganda fuori delle aziende in grande stile (volantino, bandiera, megafono, Resistenza) e con una certa persistenza (bisogna insistere almeno 6 mesi). Se in questo modo facciamo emergere e raccogliamo adesioni e contatti di lavoratori avanzati delle categorie 1, 3, 4 e 5 (quindi non ancora attivi sindacalmente nell’azienda), probabilmente anche i “capi operai” cambiano atteggiamento: vedendo che c’è altro e che noi avanziamo anche senza di loro, prendono coraggio, toccano con mano che è possibile avanzare, capiscono che sono i loro metodi (da sindacalisti delusi) che devono cambiare.

 

2.3 Seconda e terza fase: far crescere gli embrioni fino a farli diventare vere e proprie OO e OP e rafforzare le OO e OP nel loro ruolo nell’azienda e fuori dall’azienda

La seconda e la terza fase consistono nel promuovere la costituzione di OO e OP e nel rafforzarle assistendo passo dopo passo i loro esponenti nello sviluppo del ruolo della OO-OP

1. anzitutto nel suo ambiente (azienda, comunità aziendale di uomini e donne),

2. in secondo luogo nel promuovere il ruolo della comunità aziendale, di cui la OO-OP è alla testa, nell’ambiente che la circonda e nell’intero paese (nazione).

Sono due passaggi concettualmente distinti ma nella realtà strettamente intrecciati: una OO-OP riesce ad andare oltre un certo livello della sua azione nell’azienda solo se si lega ad altre OO e OP, quindi se “esce dall’azienda” (avviandosi ad assumere il ruolo di nuova autorità pubblica).

Dove c’è un embrione di OO, non si tratta principalmente di incitare i lavoratori interessati a “costituire una OO che faccia questo e quello”. Così facendo li impantaniamo in una discussione se costituire o no una OO. Nessuno di loro probabilmente sa cos’è una OO, ha esperienza di OO né esempi da assumere a modello: anche quelli che conoscono l’esperienza dei Consigli di Fabbrica, li ammirano, li considerano un riferimento ideale (connesso a un glorioso passato in cui gli operai erano forti), neanche loro li assumono come una guida per la propria azione di oggi. Quindi è una discussione senza né capo né coda. È sbagliato porre ai lavoratori il compito di “costituire una OO che faccia questo e quello”.

Si tratta invece di portare i lavoratori a costituirla di fatto: sostenere i suoi membri in quello che fanno, metterli in contatto con altri che in altre aziende fanno la stessa cosa, spingerli a privilegiare le iniziative che li portano avanti, verso un’azione più efficace e su scala più larga in modo che a un certo punto si troveranno ad aver formato una OO. A quel punto potremo (e dovremo) parlare di OO e dei compiti delle OO (perché prendano coscienza di sé e degli altri con i quali coordinarsi: imparare e insegnare, ecc.).

Dobbiamo quindi definire a) i passi che un particolare e concreto embrione di OO o una OO può fare e b) come indurlo a farli: se non riusciamo, vuol dire che abbiamo sbagliato o l’analisi o il metodo o le persone su cui abbiamo fatto leva.

Di seguito alcuni esempi di passi:

1. procurarsi o costruirsi l’indirizzario di tutti gli operai che lavorano nell’azienda e di fornitori e clienti. L’indirizzario di tutti i lavoratori (lavoratori che arrivano e lavoratori che partono, lavoratori a tempo indeterminato e lavoratori precari) serve alla OO-OP o embrione di essa per poter comunicare e fare interventi che raggiungono tutti, cosa che trasmette idea di forza e decisione. L’indirizzario di fornitori e clienti serve a capire se il padrone ha in cantiere piani di riduzioni, delocalizzazioni, chiusure, manovre speculative (avere il polso delle intenzioni del padrone) e quindi ad agire tempestivamente per contrastarli e favorisce l’azione degli operai che scendono in lotta per continuare la produzione in maniera autorganizzata (li aiuta a non dover cominciare da zero);

2. allarmare la popolazione della zona sui danni che provoca alle attività locali e alla popolazione la morte lenta di un’azienda di peso o di numerose piccole aziende;

3. ogni volta che c’è in ballo una fabbrica inquinante o di armi e qualcuno dice che bisogna chiuderla, propagandare su scala più ampia possibile che le aziende non si chiudono, si riconvertono (“inquinante è il capitalismo, non la lavorazione!”) e per questo bisogna associare la lotta per riconvertire o altra lotta specifica con quella generale per il GBP e il socialismo;

4. la realizzazione di un notiziario dell’azienda (come fanno i gruppi operai alla Piaggio, alla Continental, alla Electrolux anche se in misura ridotta e fermi soprattutto all’attività sindacale tradizionale): cosa succede nell’azienda, dove va (dove il padrone progetta, dove il padrone cerca di portare) l’azienda (che egli considera e tratta come sua proprietà, strumento del suo arricchimento), dove noi dobbiamo portare l’azienda, nuove produzioni, visite di clienti e fornitori, assunzioni e licenziamenti o dimissioni, variazioni nelle mansioni, ecc.;

5. la creazione di corrispondenti di reparto, che alimentano la OO-OP ed eventualmente ne fanno parte;

6. l’organizzazione di feste e assemblee aziendali, rivolte cioè agli operai dell’azienda e ai loro familiari. Il coinvolgimento dei familiari degli operai è parte integrante dell’azione di orientamento che una OO-OP esercita fuori dall’azienda e diventa fondamentale (un aspetto del “fronte interno”) nei momenti di lotta aperta;

7. la ramificazione della OO in OO di reparto (per le grandi aziende);

8. l’organizzazione di incontri (riunioni) periodici di OO-OP di una data zona, di un comparto produttivo, ecc.

 

In sintesi, la nostra attività consiste nel promuovere la costituzione in OO e OP a partire dagli embrioni esistenti e frutto della resistenza spontanea alla crisi, nel rafforzare le OO-OP ad agire come direzione alternativa al padrone nell’azienda e come nuova pubblica autorità nella zona, nell’orientare la comunità aziendale a coordinarsi con le altre per la costituzione di un proprio governo d’emergenza.

(...)

 

3. Conclusioni

La resistenza delle masse popolari agli effetti della crisi si sviluppa spontaneamente. Il compito di noi comunisti è rafforzarla, coordinarla e farla diventare una forza politica che, combinata con la residua forza della sinistra borghese (i tre serbatoi), crea un governo (che non è quello del M5S - Di Maio vuole attuare il programma comune delle Larghe Intese senza corruzione e arricchimenti personali e con più ammortizzatori sociali: un’illusione, come l’acqua secca) con cui sviluppare su larga scala in Italia operazioni di “rattoppo” contro gli effetti della crisi (quelle che le OO e OP fanno localmente), facendo fronte alla reazione dei mercati, della UE, della BCE e del FMI, della NATO, degli USA e innestando una dinamica che spinge chi appoggia il governo d’emergenza, cioè le OO e OP, a prendere sempre più in mano la vita produttiva del paese e in generale le relazioni sociali. In questa dinamica si sviluppa il movimento comunista, che è alla testa di questo processo. Oggi noi siamo alla testa solo idealmente: lo diventeremo anche praticamente.

In questa fase il nucleo della nostra azione consiste nel promuovere la costituzione di OO e OP a partire dagli embrioni esistenti e frutto della resistenza spontanea alla crisi, nel rafforzare le OO-OP ad agire come direzione alternativa al padrone nell’azienda e come nuova pubblica autorità nella zona, nell’orientare la comunità aziendale a coordinarsi con le altre per la costituzione di un proprio governo d’emergenza.

Partiamo cercando il “fuoco che cova sotto la cenere” in ogni azienda (e sono più di 90 mila i posti in cui possiamo incominciare) e soffiamoci su fino a fare sprigionare la fiamma, agendo in ogni posto su operai concreti ma guidandoci con la concezione comunista degli operai e del loro destino storico.

 

Una scintilla può dar fuoco alla prateria!

Quindi all’opera compagni, con determinazione, scienza e perseveranza.

La RNLOes, Manuela Maj