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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XX - luglio 2018

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)Partito comunista italiano

Lettera alla redazione

Clandestinità ed elaborazione

Cari compagni,

vi mando un contributo che ho scritto per la rubrica “Consolidamento e rafforzamento del (n)PCI” pensando da una parte a quei candidati (ma anche membri) che non sanno bene come contribuire al rafforzamento del (n)PCI e dall’altra a quei compagni che hanno delle resistenze a candidarsi al Partito o ad avviare una collaborazione. Riguarda un aspetto che finora nella rubrica non è stato trattato: il contribuito che ciascun compagno, ognuno a seconda del suo livello, può dare all’elaborazione scientifica del Partito.

Appena ho avviato la corrispondenza con il Partito, ho espresso una serie di dubbi circa la tattica del Governo di Blocco Popolare (GBP), dubbi che riguardavano in particolare la relazione tra il GBP e gli attuali organi statali di controllo e repressione e le misure che esso dovrà prendere per difendere la sua esistenza dai tentativi di attacco e sabotaggio dei gruppi imperialisti internazionali e italiani e per imporre ai recalcitranti le misure d’emergenza indicategli dalle organizzazioni operaie e popolari (OO e OP).

Il ragionamento sulla questione mi ha portato a scrivere al Centro del Partito e a proporre una settima misura generale che prevedesse la reintroduzione della leva militare obbligatoria e la riforma in senso democratico delle forze armate e delle forze dell’ordine, conformemente a quanto previsto dalla Costituzione del 1948 (con annessa epurazione degli elementi più ostili).

Mi sono reso conto che quella lettera ha messo in moto un processo di dibattito, riflessione e inchiesta che coinvolge vari compagni del Centro del Partito, non solo riguardo all’aspetto particolare che ponevo (la settima misura del GBP) ma in generale rispetto al funzionamento e alla struttura dello Stato italiano.

In tutto questo processo la mia opinione e la mia partecipazione all’elaborazione sono sempre stati incentivati e promossi. In quel momento io, che sono un semplice candidato del Partito, mi sono sentito un “membro autorevole” del Partito, mi sono sentito un pezzo della futura classe dirigente che ragionava con scienza e coscienza sulla nuova società che sta costruendo!

Non entro nel merito degli esiti che questa elaborazione ha prodotto perché il lavoro è tuttora in corso, quello che mi preme fissare sono alcuni insegnamenti che ho tratto da questa esperienza.

1. Nello sviluppo della GPR, i compagni del (n)PCI più di chiunque altro si forgiano come comunisti di tipo nuovo, come scienziati e combattenti, come compagni che via via si liberano dal pantano dell’elettoralismo e dell’economicismo per cimentarsi nella costruzione del nuovo potere e dello Stato Maggiore della classe operaia. L’elaborazione dell’esperienza della lotta di classe è un aspetto decisivo per i comunisti e il Partito lo promuove e incoraggia. Non ci sono esuberi nella lotta di classe e nell’elaborazione della scienza necessaria per dirigerla, ciascuno di noi può e deve aspirare ad avere un ruolo importante.

2. Solo arruolandosi tra le fila del (n)PCI è possibile comprendere realmente cosa voglia dire essere un membro del Partito. Il (n)PCI è la migliore “casa” per i comunisti e i proletari avanzati del nostro paese, è il luogo in cui non ci si sente esuberi e dove è possibile affrontare, e superare, i propri limiti e debolezze in maniera aperta e serena. L’esperien za che ho sommariamente descritto mi ha permesso di smontare l’idea stereotipata di Stato Maggiore che avevo in testa e acquisire una visione più sana e realistica di un partito formato da uomini e donne, non da supereroi inarrivabili. Grazie alla spinta del Partito e alla corrispondenza con il Centro, ho toccato con mano che anch’io sono Stato Maggiore se lo voglio e se mi predispongo con umiltà e scienza a diventarlo.

3. La clandestinità non è un ostacolo e il Partito è l’ambito in cui l’individuo si valorizza, diventa più di se stesso: altro che gabbia asfissiante che schiaccia la libertà e la creatività dell’individuo! L’esperienza che ho fin qui avuto mi ha fatto vedere molto concretamente che la mente umana è una materia speciale che si trasforma attraverso accumulazioni quantitative (di esperienze, nozioni, conoscenze, ecc.) e salti qualitativi. L’attività clandestina permette alla mente di accumulare una serie di esperienze, nozioni, conoscenze ed elaborazioni più libere dall’influenza della borghesia, decisamente superiori per qualità a quelle che è possibile accumulare nell’attività pubblica (dove di certe questioni si parla a latere delle riunioni, a bassa voce e censurandosi). In realtà la clandestinità libera la mente, insegna a pensare e ad agire fuori dall’influenza del nemico. Andare più a fondo delle questioni, spaccare il capello in quattro e prendersi il tempo necessario per farlo non sono degli optional, ma ingredienti indispensabile per diventare quei comunisti di tipo nuovo che servono alla causa della rivoluzione socialista.

 

Chiudo questa mia invitando i compagni ad avere fiducia. Da quando ha esaurito il suo compito storico ed è entrata nella sua fase reazionaria la borghesia cerca con tutte le sue forze di convincere le masse popolari che sono deboli e incapaci di prendere in mano il destino dell’umanità. È una balla! La borghesia è morta e fa di tutto per nasconderlo.

Arruolatevi tra le file del (n)PCI, avviate una corrispondenza con il Centro del Partito, studiate e contribuite all’elaborazione della teoria rivoluzionaria, proponete le vostre idee e non abbiate timore di essere inadeguati perché nel partito comunista non siete esuberi e la vostra voce sarà ascoltata! Questi sono i primi passi per farla finita con l’oppressione, con il senso di sottomissione e insicurezza con cui i gruppi imperialisti e i loro servi cercano di tenerci incatenati. Noi siamo il futuro dell’umanità!

Viva il (n) PCI! Viva la rivoluzione socialista in corso nel nostro paese!

Sirio Lai, 30 giugno 2018

 

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