La Voce 61 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - marzo 2019

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Fare da subito di ogni azienda un centro del nuovo potere!


Noi comunisti vogliamo tenere in piedi le aziende con lavori utili e dignitosi e trasformarle in centri locali di potere e di vita politica e culturale per le masse del territorio. Ci avvaliamo del fatto che le organizzazioni operaie e popolari di azienda sono (anche sulla base del senso comune) lo strumento necessario per chiunque voglia perseguire con prospettive di successo qualsiasi obiettivo di progresso e civiltà per moltiplicare, rafforzare e coordinare quelli che sono gli “embrioni”, la base di partenza del nuovo potere che noi comunisti dobbiamo far crescere e rafforzare a scapito del potere dei capitalisti fino a rovesciarlo e instaurare il socialismo, quelli cioè che saranno i centri locali del sistema di nuovo potere del quale le masse popolari hanno bisogno. Il sistema del nuovo potere sarà infatti costituito dalla combinazione tra due strutture: la prima costituita dalle organizzazioni di massa e dal partito, la seconda costituita da altre istituzioni pubbliche apparentemente simili alle istituzioni statali esistenti nei paesi capitalisti (governo, pubblica amministrazione, magistratura, forze armate statali, polizie e servizi segreti). La seconda agisce su delega della prima che prende direttamente in mano le funzioni della seconda man mano che è in grado di farlo. Questo ci hanno insegnato i primi paesi socialisti.

Il sistema politico che noi comunisti instaureremo è infatti fondato

1. sui collettivi di base (consigli), formati nei luoghi di lavoro e territorialmente e su delegati eletti, controllati e revocabili da parte dei collettivi di base,

2. sulla partecipazione più ampia possibile e crescente della popolazione all’attività delle organizzazioni di massa,

3. sulla partecipazione all’attività del partito comunista degli elementi più avanzati e generosi.



 

Su questo vedere

- Manifesto Programma - capitolo 4.1 (la dittatura del proletariato), Edizioni Rapporti Sociali - pag. 226-228

- Lenin, “Primo Congresso dell'Internazionale Comunista” - capitolo Tesi e Rapporto sulla democrazia borghese e sulla dittatura del proletariato, 4 marzo 1919, in Opere complete, Editori Riuniti, vol. 28 - pagg. 461-477

 



Il sistema di direzione di un paese socialista deve basarsi su forme adatte alla natura della nuova classe dirigente costituita dalla classe operaia e al suo compito storico: sulla premessa della proprietà pubblica almeno delle principali forze produttive, realizzare la massima e crescente partecipazione alla politica degli operai, degli altri semplici lavoratori, delle donne, dei giovani e in generale delle categorie che nella società borghese sono oppresse, sfruttate, discriminate, emarginate ed escluse e fare della loro crescente partecipazione il mezzo principale della trasformazione delle condizioni materiali e intellettuali che le masse popolari stesse realizzano. Non si tratta di ottenere in un modo o nell’altro che una classe dominante conceda questo o quello alle masse, che elimini le punte più estreme della loro miseria o dia loro almeno da mangiare. Si tratta di creare le condizioni per cui le masse stesse risolvono a loro modo i loro problemi. La loro crescente partecipazione alla politica, comprensiva innanzitutto della direzione e amministrazione della produzione e della distribuzione di quanto serve loro per vivere, arrivata a un certo livello farà scomparire la politica e lo Stato.

Noi non basiamo la nostra linea su un cambiamento di opinioni delle masse popolari, ma su un movimento pratico delle masse: organizzarsi, costituire centri locali di potere, imporre e adottare misure. L’orientamento ideale seguirà (una persona non partecipa alla rivoluzione socialista dopo che è diventata comunista, ma diventa comunista attraverso la partecipazione alla rivoluzione socialista). Come abbiamo scritto sul n. 60 di La Voce, “il nostro compito principale non sarà l’elevazione della coscienza delle masse popolari, ma l’elevazione della coscienza di quelli che vogliono essere comunisti e lo sviluppo del ruolo politico delle organizzazioni operaie e popolari”. Il compito di noi comunisti è l’organizzazione degli elementi più avanzati, la mobilitazione dei loro organismi ad assumere passo dopo passo un ruolo dirigente verso il resto nell’azienda e fuori, l’elevazione delle coscienze resa possibile ad ogni passo dall’esperienza fatta e l’elevazione della coscienza e la conquista al Partito dei più generosi e avanzati. Noi dobbiamo elevare la comprensione (la coscienza) di ogni ambiente, gruppo e individuo al livello più alto che riusciamo e che esso è in grado di raggiungere, ma dirigerlo a fare con una coscienza che è la nostra. Sulla base dell’esperienza, anche le masse capiscono e aderiscono.

A questo proposito i principali errori da correggere nelle fila della Carovana del (n)PCI sono:

a) l’unilateralismo: concentrarsi unilateralmente sulla pratica trascurando la trasformazione della coscienza oppure concentrarsi unilateralmente sulla trasformazione delle idee dei lavoratori avanzati trascurando la pratica (una variante è voler trasformare le idee attraverso lo studio della concezione comunista del mondo);

b) il movimentismo: non curare la concatenazione dei passi;

c) il conciliatorismo: non indicare in modo

chiaro e aperto le diverse analisi, linee, metodi e strumenti che si scontrano ogni volta che si tratta di fare un passo avanti.

Claudio G.