La Voce 62 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - luglio 2019

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Criteri e principi per l’intervento dei CdP nelle aziende


Per avanzare nella costruzione del nuovo potere, ogni Comitato di Partito deve di regola perseguire due obiettivi:

1. individuare embrioni di organizzazioni operaie nelle aziende capitaliste e di organizzazioni popolari nelle aziende pubbliche (OO-OP), svilupparli, portarli ad agire tappa dopo tappa, battaglia dopo battaglia, da nuove autorità pubbliche,

2. costruire CdP di azienda.

L’articolo Il lavoro del Comitato di Partito in una fabbrica pubblicato su La Voce 61 è utile come esempio di lavoro che un CdP può impostare e svolgere per intervenire in un’azienda, combinando lavoro clandestino e lavoro pubblico, propaganda e organizzazione. Tutti i CdP, membri singoli e candidati lo devono studiare con cura.

Fissiamo ora criteri, principi e metodi per l’intervento dei CdP nelle aziende, frutto del bilancio dell’esperienza:

1. Individuare chiaramente l’obiettivo e operare con pazienza. Bisogna individuare alcune aziende capitaliste o pubbliche su cui concentrarsi e impostare un intervento di almeno 5-6 mesi. È velleitario pensare, infatti, di ottenere primi risultati in un tempo inferiore. L’obiettivo della prima fase deve essere quello di capire se esistono già OO-OP nell’azienda, di intercettare alcuni operai avanzati o lavoratori avanzati, di iniziare a legarli a noi (magari sotto la copertura di un’organizzazione pubblica). L’insieme del lavoro deve avere questa finalità.

2. Essere creativi e flessibili. Non bisogna necessariamente partire con azioni di propaganda del (n)PCI (adesivi, scritte murali, locandine, comunicati, ecc.). Bisogna valutare concretamente se è più opportuno iniziare con la propaganda fatta attraverso l’organizzazione pubblica, il sindacato, ecc. di appartenenza e ad un certo punto inserirsi con la propaganda del (n)PCI. In altri casi, invece, la propaganda del (n)PCI servirà per spingere anche l’organizzazione pubblica ad attivarsi (emulazione e metodo delle leve).

3. Impostare una concatenazione di tre-quattro operazioni: anziché ideare un’operazione alla volta, il metodo migliore è ideare tre-quattro operazioni che devono susseguirsi, salvo correzioni necessarie. Questo è utile per rendere più incisivo l’intervento, per evitare che tra un’operazione e la successiva passi troppo tempo ed è anche formativo per il CdP, poiché permette di elevare il ragionamento nel collettivo e di migliorare la sua capacità di indirizzare i processi.

4. Raccogliere le reazioni e non pretendere di ottenere subito grandi riscontri: la propaganda deve essere funzionale ad intercettare lavoratori avanzati. Bisogna fare quindi molta attenzione a raccogliere le reazioni degli operai o dei lavoratori e non limitarsi alla mera azione di propaganda. Bando però alle illusioni: le reazioni non sono immediate. Occorre un lavoro di diversi mesi prima di iniziare a “vedere dei frutti”. Per tutto un primo periodo (ad es. un paio di mesi) può sembrare di “camminare nel deserto”, di non suscitare reazioni, di lavorare a vuoto. È solo a seguito di un susseguirsi di operazioni di propaganda, di azioni clandestine combinate con azioni delle organizzazioni pubbliche che iniziano ad esserci primi risultati, primi riscontri.

5. Adottare la dinamica della scuola di comunismo: l’insegnante (il Partito) ha un suo programma e obiettivo strategico, ma insegna partendo da come sono gli allievi (i lavoratori avanzati delle masse popolari su cui il Partito interviene direttamente), sagomando classi diverse per livelli diversi e lavorando per farli avanzare classe dopo classe fino a diventare dei professionisti della rivoluzione. Il Partito deve essere al contempo pronto ad ammettere al livello più appropriato un allievo che si è formato come autodidatta e quindi già a un livello superiore a quello corrente dei lavoratori avanzati. Ogni CdP, membro singolo e candidato del Partito deve imparare (con il supporto del Centro e dei fiduciari) a comprendere la “classe” da cui è opportuno partire con il lavoratore avanzato che punta a reclutare e impostare un percorso di crescita intellettuale e morale, in connessione con i compiti della fase.

6. Confondere le acque: per non far capire alla polizia politica che il (n)PCI sta “puntando” su specifiche aziende, bisogna combinare la propaganda sulle aziende selezionate (scelte) con azioni di propaganda in altre aziende della zona. Facendo questo lavoro rendiamo difficile la vita alla polizia politica e allo stesso tempo “seminiamo ad ampio raggio”. La propaganda è un’attività che può essere fatta anche mobilitando collaboratori e simpatizzanti, con la “maschera” della collaborazione con il (n)PCI (“condivido quello che dice il (n)PCI e voglio dare una mano per farlo conoscere. Mi dai una mano?”).

7. Non vedere solo la nostra azione e non considerare l’azienda un’isola scollegata dal contesto in cui è inserita. Per prendere contatti con i lavoratori dell’azienda o delle aziende che “abbiamo preso di mira” è importante monitorare e partecipare alle mobilitazioni promosse dai sindacati contro la “morte lenta”, la delocalizzazione, lo smembramento, ecc. di queste aziende. Non bisogna quindi circoscrivere l’intervento sull’azienda alla nostra attività, ma usare anche l’attività promossa da altri. Tutto quello che mobilita e organizza i lavoratori favorisce la nostra azione.

Inoltre molti lavoratori sono base rossa, partecipano quindi a manifestazioni antirazziste, antifasciste, ecc., alle iniziative politiche (assemblee, cene sociali, ecc.), alle campagne elettorali, ecc.: per intercettarli è importante intervenire a queste iniziative e agitare in esse, attraverso la “maschera” dell’organizzazione pubblica o del singolo “libero battitore”, parole d’ordine contro la “morte lenta”, la delocalizzazione, lo smembramento, ecc. dell’azienda o delle aziende su cui stiamo intervenendo. Bisogna quindi avere una “visione territoriale” nell’impostare l’intervento e non concentrarci solo sull’azienda. Bando però al gradualismo: la costruzione di una “visione territoriale” deve andare di pari passo con l’intervento sull’azienda. Non bisogna cadere nell’errore di voler avere prima un quadro completo del territorio e solo poi intervenire sull’azienda!

Capire via via quali sono i principali punti di ritrovo, aggregazione, ecc. dei lavoratori (di gruppi di lavoratori) fuori dall’azienda (ad es. circoli ARCI, bar-pub, palestra, stadio, ecc.) e valutare se iniziare a frequentarli, se fare delle azioni di propaganda nel contesto in cui essi sono collocati, verificare se essi sono frequentati da qualche nostro conoscente o simpatizzante (che quindi magari conosce alcuni di questi lavoratori), ecc.

8. Usare diversi tipi di comunicati e locandine del CdP. I comunicati e le locandine devono servire 1. per spingere i lavoratori ad organizzarsi senza aspettare che il padrone avvii lo smantellamento dell’azienda, 2. per indicare ai lavoratori le mosse da fare (nel limite del possibile), 3. per portare loro degli esempi positivi a cui ispirarsi e 4. per estendere la loro visione (comprensione) del mondo (governo M5S-Lega, necessità del GBP, socialismo). Differenziare questi quattro tipi di comunicati e locandine è utile per “sprigionare la creatività” dei CdP e per avere una visione più dinamica della propaganda che essi possono svolgere.

9. Raccogliere più indirizzi email e recapiti facebook possibile di lavoratori, anche attraverso organizzazioni pubbliche, per veicolare anche attraverso questo canale locandine, comunicati, ecc. del CdP che trattano dell’azienda. Nel fare questo, tener conto anche dei seguenti strumenti: individuando su facebook un lavoratore, è possibile via via arrivare ad individuare altri suoi colleghi; inoltre a volte esistono gruppi facebook sull’azienda: inserirsi in essi è utile per fare inchiesta, vedere chi vi fa parte e raccogliere recapiti utili per la nostra propaganda.

10. Usare gli attacchi repressivi contro i lavoratori per dimostrare che occorre organizzarsi clandestinamente contro il padrone: la repressione padronale (licenziamenti politici, reparti confino, ecc.) è destinata ad aumentare con l’aumento della resistenza organizzata dei lavoratori contro la “morte lenta” delle aziende, la delocalizzazione, lo smembramento, ecc. Dobbiamo ribaltare contro i padroni questi attacchi, usandoli per dimostrare, confermare, affermare con forza con locandine, scritte murali, comunicati dei CdP, ecc. che per lottare contro i padroni e limitare le loro ritorsioni bisogna organizzarsi clandestinamente con CdP di azienda. I CdP di azienda saranno i promotori clandestini della resistenza contro gli attacchi del padrone e i registi del contrattacco, inafferrabili per il padrone (che non potrà conoscere l’identità dei suoi membri, non saprà quindi chi attaccare e inoltre inizierà a dubitare di tutti, anche degli impiegati che sanno molte cose: sarà insicuro e timoroso). La propaganda clandestina del CdP alimenterà nei lavoratori la volontà di riscossa, di mobilitazione e di organizzazione.

Avanti nel consolidamento e rafforzamento del (n)PCI!

Claudio G.