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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - luglio 2019

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Tra l’aristocrazia proletaria (i proletari benestanti, gli insegnanti, i dipendenti pubblici e altre parti delle masse popolari, che benché benestanti non sono proprietarie di capitale, non vivono quindi né della valorizzazione del capitale né di rendita) è diffusa la coscienza che l’eliminazione del settore economico pubblico e la privatizzazione dei servizi pubblici (che nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria per far fronte al movimento comunista la borghesia imperialista era stata costretta a creare) è un grande disastro. Di questo possiamo giovarci.

Quello di cui non c’è consapevolezza è che

- eliminazione e privatizzazione non sono frutto del prevalere di una corrente di pensiero (ordoliberismo su keynesismo), ma sono una delle vie con cui la borghesia imperialista ha fatto fronte e cerca di far fronte alla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, sono una necessità per la borghesia: quindi il problema è il capitalismo, non la corrente di pensiero,

- che la gestione pubblica e pianificata dell’economia è una cosa possibile: l’URSS lo ha dimostrato, ma ha dimostrato anche che essa è feconda di risultati solo se la selezione dei dirigenti è fatta sulla base del legame di ognuno di essi con le masse e della sua adesione convinta e attiva al programma di transizione al comunismo impersonato dal partito comunista,

- che per arrivare alla gestione pubblica e pianificata dell’economia ci vuole il movimento comunista cosciente e organizzato perché occorre la traformazione della struttura del potere (e sulla base di questo la trasformazione del sistema produttivo e la crescente partecipazione della massa della popolazione alla gestione della vita sociale e alle attività specificamente umane, partecipazione incompatibile con la divisione della società in classi).

Tra queste classi delle masse popolari e nella sinistra borghese abbiamo ampi margini d’azione, più in termini pratici (per la costituzione del Governo di Blocco Popolare) che di comprensione e adesione alla teoria (“egemonia intellettuale”), anche se certamente conquisteremo alcuni anche a collaborare con studi, inchieste, ecc. in alcuni campi.

Quindi abbiamo un ampio campo d’azione per la costituzione del GBP, rafforzato dall’inquinamento e dalla devastazione del pianeta: con il capitalismo non è possibile porvi fine, non perché i capitalisti sono cattivi, ma perché ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale (attività militari, trasporti, turismo diventano industrie per valorizzare il capitale e per speculare). È il sistema produttivo che va cambiato.