La Voce 62 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - luglio 2019

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La situazione politica italiana e i nostri compiti


Dopo le elezioni europee e amministrative del 26 maggio, la propaganda di regime (in larga parte ancora in mano alle Larghe Intese e ai loro padrini), gli esponenti disfattisti della sinistra borghese e i compagni privi di strategia lamentano e denunciano lo “spostamento a destra del paese” o addirittura il “fascismo dilagante” (1) e si baloccano con “il governo M5S-Lega cade o non cade”.

Lasciamo lamenti, denunce e sfere di cristallo ai nostalgici del “bel mondo antico” delle Larghe Intese, ai commentatori di quello che succede, a chi aspetta che la rivoluzione scoppi e analizziamo invece le cose come deve fare ogni comunista degno di questo nome: usando il materialismo dialettico, cioè dal punto di vista delle prospettive della rivoluzione socialista,(2) da costruttori del futuro.


L’esito delle elezioni europee mostra che in tutti i paesi dell’UE cresce il ripudio delle masse popolari verso i partiti che, alternandosi al governo o combinandosi, da quarant’anni portano avanti il “programma comune” di lacrime e sangue della borghesia imperialista.(3)


1. Per misurare la serietà quelli che si dicono comunisti o anche solo “di sinistra” e gridano al “fascismo dilagante”, cioè per verificare quanto le loro posizioni sono guida per l’azione e non chiacchiere, basta domandare loro cosa stanno cambiando nella loro linea e nella loro struttura organizzativa, che cosa fanno di diverso rispetto a prima.


2. Per quanto riguarda le prospettive della rivoluzione socialista, dobbiamo anzitutto distinguere due cose: il campo nemico e il nostro.

Nel campo nemico dobbiamo distinguere due cose:

- le relazioni tra i gruppi e istituzioni della borghesia e del clero,

- le relazioni della borghesia e del clero con le masse popolari.

Nel nostro campo dobbiamo distinguere anche qui due cose:

- il livello e l’organizzazione dei comunisti,

- l’aggregazione delle masse popolari attorno al partito comunista (che va da contatti molto stretti ai più laschi rapporti di influenza del partito comunista sulle masse popolari).


3. Partito socialista da François Mitterrand a François Holland e Destra da Jacques Chirac a Nicholas Sarkozy in Francia; CDU-CSU da Helmut Kohl ad Angela Merkel e SPD da Gerhard Schröder ai suoi successori alla testa dei socialdemocratici in Germania; Conservatori di Margareth Thatcher e successori e Partito Laburista di Tony Blair e successori in Gran Bretagna, Popolari e Partito socialista in Spagna; PD e Berlusconi in Italia. Tra l’aristocrazia proletaria (i proletari benestanti, gli insegnanti, i dipendenti pubblici e altre parti delle masse popolari, che benché benestanti non sono proprietarie di capitale, non vivono quindi né della valorizzazione del capitale né di rendita) è diffusa la coscienza che l’eliminazione del settore economico pubblico e la privatizzazione dei servizi pubblici (che nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria per far fronte al movimento comunista la borghesia imperialista era stata costretta a creare) è un grande disastro. Di questo possiamo giovarci.


In tutti i paesi europei si sono riversati sul piano elettorale il malcontento delle masse popolari per il corso delle cose imposto dalla borghesia imperialista e l’opposizione crescente alle politiche della Commissione Europea e della BCE. Anche le masse tedesche e francesi hanno assestato un colpo ai partiti dei gruppi imperialisti europei. Questo aggraverà l’instabilità delle istituzioni europee e di tutti i governi dei paesi dell’UE. La borghesia imperialista esce indebolita da queste elezioni e con più “gatte da pelare”.

- Nel nostro paese l’evoluzione dell’atteggiamento delle masse popolari verso i partiti delle Larghe Intese, i partiti delle due coalizioni raccolte rispettivamente attorno al PD e a Berlusconi, risalta chiaramente dal quadro storico dei risultati delle elezioni generali 2008 - 2019 della tabella di pag. 7. I partiti delle Larghe Intese raccoglievano 34.8 milioni di voti nelle elezioni politiche del 2008 e 28.2 milioni nelle europee del 2009. Sono costantemente scesi fino ad arrivare a 20.2 milioni di voti nelle elezioni politiche del 2018 e a 21.3 milioni nelle europee del 2019. In realtà il distacco delle masse popolari dalle Larghe Intese è ancora più grave di quanto dicono questi numeri. Infatti uno dei partiti della coalizione Berlusconi, la Lega di Matteo Salvini, in molti campi si è venuto distinguendo dal resto delle Larghe Intese e si è fatto portavoce del malcontento popolare. Orbene la Lega nelle politiche 2008 ha raccolto 5.7 dei 20.2 milioni di voti delle Larghe Intese (che quindi si riducono a 14.5) e nelle europee 2019 ha raccolto 9.2 milioni dei 21.3 milioni dei voti delle Larghe Intese (che quindi si riducono a 12.1 milioni). Non è detto che il distacco della Lega dalla coalizione di Berlusconi sia stabile e destinato ad approfondirsi, ma il successo folgorante della Lega (dovuto alla denuncia del corso delle cose in nome del cambiamento) è una conferma dell’insofferenza crescente delle masse popolari verso i partiti delle Larghe Intese .

Quindi il primo e principale dato di cui tenere conto è che la crisi delle Larghe Intese prosegue.

Forza Italia è in caduta libera (ne sono una manifestazione anche i battibecchi sulle primarie tra chi resta aggrappato a Berlusconi, chi è tentato di salire sul carro della Lega, chi punta a prendere in mano le redini togliendole a Berlusconi ma senza il potere finanziario e mediatico e le relazioni di Berlusconi con la malavita organizzata e i gruppi imperialisti).

Il PD la segue. Zingaretti canta vittoria solo perché pensava di perdere più voti invece ha “contenuto i danni” perché il PD nell’ultimo anno ha mobilitato i suoi elettori contro quelle misure del governo M5S-Lega che sono in continuità con quelle che per quarant’anni le Larghe Intese hanno imposto (in sostanza il PD ha mobilitato contro la linea che il PD ha seguito fino al 2018) e la benedizione del Vaticano ha fatto il resto. Ma il PD è ormai un “morto che cammina ancora”. Per quanto ci riguarda, nel definire i nostri piani d’azione possiamo contare sul fatto che il PD intensificherà le iniziative “antifasciste e antirazziste” così come sul fatto che, al suo seguito, i sindacati di regime, con alla testa la CGIL di Maurizio Landini, intensificheranno mobilitazioni “per una politica industriale che difenda l’occupazione, superi la precarietà, con nuovi investimenti pubblici e privati, a sostegno di produzioni di qualità e non inquinanti, per aumentare i salari, per la sicurezza sul lavoro, per combattere le ingiustizie, per la democrazia” come quelle inaugurate dalla manifestazione del 9 febbraio a Roma e culminate con quella di Reggio Calabria del 22 giugno, passando per lo sciopero dei metalmeccanici del 14 giugno.

- Il M5S ha perso voti perché prosegue nel mediare tra borghesia e masse popolari (tra interessi antagonisti, incompatibili) e con l’illusione di poter cambiare le cose a colpi di leggi e decreti, senza la mobilitazione delle masse popolari. Il M5S paga 1. le promesse non mantenute (ILVA, NO TAP, NO MUOS, Alitalia, Ponte di Genova-Benetton, ecc.), 2. i tentennamenti (NO TAV, ecc.), 3. il consenso alle politiche reazionarie della Lega (decreto sicurezza, legittima difesa, immigrazione, ecc.), 4. il cedimento alla Commissione Europea, alla BCE e alla NATO. Il M5S ha davanti a sé due vie: smettere di cedere alla Lega e impegnarsi decisamente nella mobilitazione e organizzazione delle masse popolari oppure fare la fine dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Allo stesso tempo, il regresso elettorale del M5S conferma che il consenso del M5S come anche quello della Lega è labile, a differenza di quello che era per i partiti delle Larghe Intese, che si avvalevano dell’autorevolezza sociale della classe dominante (uno dei tre fattori che influiscono, insieme all’esperienza pratica e all’azione dei comunisti, sullo stato d’animo e sull’orientamento delle masse popolari). Quindi conferma la contraddittorietà con cui cresce lo spirito rivoluzionario delle masse (“non vogliamo più continuare a vivere così”).

- La Lega ha accresciuto i suoi voti 1. pescando in larga parte dal bacino di Berlusconi (2.3 milioni dei 3.5 che ha preso in più rispetto alle politiche del 2018) al quale è subentrata anche nel Mezzogiorno come referente politico della malavita organizzata da un lato e da quello degli scimiottatori del fascismo del XX secolo dall’altro (anche da questo deriva la decisione di Casa Pound di chiudere come partito e fare il movimento) e 2. promettendo “fuoco e fiamme” contro l’UE e le sue imposizioni. D ato che non è in grado di mantenere le promesse, a Matteo Salvini giunto al 35% dei voti si prospetta la fine di Matteo Renzi che si pavoneggiava del 40% dopo le europee del 2014.

- La sinistra borghese incassa l’ennesima sconfitta (il caso più esemplare è quello di Riace, la città di Mimmo Lucano, passata alla Lega). Ciò alimenterà nella parte più attiva della loro base (i militanti e simpatizzanti che non si erano già spostati, in termini di militanza e di voto, verso il M5S o la Lega), composta in larga misura da persone che hanno la falce e martello nel cuore e che comprende sia lavoratori sia giovani , la ricerca di un’alternativa in campo politico. Questa ricerca è confermata dal voto per il PC di Marco Rizzo e dalle adesioni che esso raccoglie. I 235mila voti che ha raccolto alle elezioni europee indicano che c’è uno “zoccolo duro” di base rossa legata alla memoria e alle parole d’ordine della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale, del PCI, dell’Internazionale Comunista e dell’Unione Sovietica. Si tratta tuttavia solo di una frazione della base rossa (il PC di Marco Rizzo grazie al legame con il KKE - il Partito comunista greco - nelle elezioni europee era presente in tutte le circoscrizioni elettorali e ha raccolto solo 235 mila voti, rispetto ai milioni di voti raccolti prima dal PCI e dopo il 1991 dal PRC). Oltre a questa c’è una ben più larga parte delle masse popolari un tempo militanti dei partiti della sinistra borghese di vecchio tipo. Sono uomini e donne che possiamo e dobbiamo conquistare alla rivoluzione socialista partendo da come sono concretamente. Questo conferma l’importanza che hanno, ai fini della nostra opera, la linea approvata nel gennaio 2019 dal V Congresso del P.CARC di diventare un “partito di quadri e di massa” e il nostro sostegno alla sua attuazione.


La crescita tra le masse popolari dell’insofferenza e del malcontento per il corso delle cose è confermato non solo dal distacco dai partiti delle Larghe Intese sul terreno elettorale, ma anche sul terreno delle lotte rivendicative. Gli esempi a livello europeo più noti sono 1. il movimento dei Gilets jaunes (Gilet gialli) che si è sviluppato in Francia dal novembre del 2018 e sta diventando il centro di aggregazione del malcontento e dell’opposizione popolare alle politiche degli imperialisti francesi e dell’UE, 2. le mobilitazioni Friday For Future (Venerdì per il nostro futuro) contro l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente (in esse si scontrano due linee: quella che punta a indurre i “potenti della terra” a essere più ragionevoli e quella che punta a un “cambiamento di sistema”). Per quanto riguarda il nostro paese, sono espressione della crescita dell’insofferenza e del malcontento le molteplici iniziative che si sono sviluppate in larga misura autonomamente dai sindacati di regime e dagli altri centri di mobilitazione legati, direttamente o indirettamente, al PD, iniziative alimentate dall’operato del governo M5S-Lega (sia dal le misure favorevoli alle masse popolari che esso ha preso, sia dalle misure reazionarie che continuano quelle delle Larghe Intese, sia dagli arretramenti del governo) e dalla necessità di fare fronte agli effetti peggiori della crisi del capitalismo: lo smantellamento dell’apparato produttivo del paese (Whirlpool, Mercatone Uno, Jabil, Ilva, FCA, Alitalia, Pernigotti, Alcoa, Electrolux, Italcementi e le altre aziende chiuse, delocalizzate, ridimensionate e avviate alla morte lenta, spesso dopo essere state vendute a gruppi industriali stranieri o a gruppi finanziari stranieri e italiani), l’insicurezza sui luoghi di lavoro, la precarietà, il lavoro nero, il caporalato, la disoccupazione e il connesso aumento della povertà; la privatizzazione dei servizi pubblici e del settore economico pubblico; il degrado dei quartieri popolari e l’insicurezza che ne deriva; l’inquinamento e la devastazione dell’ambiente (che le grandi opere alimentano). Sono le emergenze con cui anche il governo M5S-Lega è e sarà alle prese, su cui verrà messo alla prova dalle masse popolari (e su cui noi comunisti dobbiamo indirizzare le masse popolari a metterlo alla prova per realizzare il “cambiamento” che ha promesso), a partire da due campi:

- la rottura dei vincoli dell’UE (Debito Pubblico) e delle altre istituzioni della Comunità Internazionale (NATO in primo luogo), senza della quale non è possibile fare piani di investimenti pubblici, rinnovare i contratti ai dipendenti pubblici, abolire la Fornero e dare una pensione dignitosa a ogni anziano, fare manutenzione del territorio, pagare alle imprese gli arretrati, ridurre le tasse, ecc. Su questo campo, Debito Pubblico e TAV sono i fronti di lotta più diretti;

- la limitazione della libertà d’azione privata dei capitalisti italiani e stranieri: senza questa limitazione non è possibile porre limiti allo smantellamento dell’apparato produttivo del paese, al lavoro precario, nero, malpagato e ai morti sul lavoro. Su questo campo Ilva, Alitalia e FCA sono le battaglie più grosse.


Questa la situazione. Quali sono i compiti dei comunisti? Al centro degli sforzi dei comunisti del nostro paese vi è la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato. Siamo in una fase di passaggio della storia dell’umanità. Solo l’instaurazione del socialismo metterà fine alla crisi generale del capitalismo e ai suoi effetti devastanti. Il progresso in ultima istanza dipende dalla rinascita del movimento comunista, dal consolidamento e rafforzamento del partito comunista, dalla capacità degli organismi e dei membri del partito di tradurre nel particolare e applicare nel concreto la linea del Partito.

Come promuovere la rinascita, stante le condizioni create dall’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e la sconfitta subita dal movimento comunista? La linea non la si inventa: è dettata dalle condizioni oggettive del paese e dalla sua storia e la scopriamo studiandole con il materialismo dialettico. In questa fase la nostra linea si riassume nel creare le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare (GBP) allargando la breccia aperta dalle masse popolari l’anno scorso e che ha portato alla formazione del governo M5S-Lega. I comunisti non sono contro o a favore del governo M5S-Lega. La costituzione del governo M5S-Lega ha rotto la continuità dei governi delle Larghe Intese che per quarant’anni hanno eliminato le conquiste che le masse popolari avevano strappato nei decenni precedenti, quando il movimento comunista nel mondo era forte. È certo che il governo M5S-Lega fallirà, perché per cambiare il corso delle cose che la borghesia imperialista impone per far fronte alla crisi generale del suo sistema sociale, bisogna andare oltre i “pannicelli caldi” del M5S e della Lega: rompere con la UE, la NATO la globalizzazione e fare una gestione pubblica e pianificata di tutte le aziende che i padroni vogliono chiudere, ridurre, trasformare, vendere a gruppi industriali stranieri o a gruppi finanziari. Noi comunisti facciamo avanzare la rivoluzione socialista nel nostro paese proprio usando le contraddizioni che l’azione del governo M5S-Lega produce nel campo nemico e, soprattutto, la mobilitazione delle masse popolari che anch’esso suscita attraverso le sue misure (sia quelle favorevoli alle masse popolari che si scontrano con il sabotaggio da parte delle Larghe Intese e della burocrazia statale che esse hanno formato sia quelle reazionarie che proseguono il programma delle Larghe Intese sia quelle che il governo annuncia ma non osa attuare) e attraverso l’azione dei suoi avversari e concorrenti (PD e sindacati di regime) che per “recuperare terreno” mobilitano le masse popolari… contro le misure che essi stessi per quarant’anni hanno promosso o avvallato e denunciano il corso delle cose che essi hanno avallato.

La mobilitazione delle masse popolari, anche quella suscitata dai nostri avversari e perfino dalla stessa borghesia e dal suo clero, è uno dei terreni in cui i comunisti intervengono a promuovere l’organizzazione della classe operaia e del resto delle masse popolari e a creare organizzazioni operaie nelle aziende capitaliste e organizzazioni popolari nelle aziende pubbliche: questa è la parte decisiva del nostro lavoro. (4) Le organizzazioni operaie e popolari sono infatti gli embrioni dei futuri soviet (consigli) e solo attraverso di essi è possibile condurre vittoriosamente la rivoluzione socialista, instaurare il socialismo e avanzare verso il comunismo.


4. Le oscillazioni e la contraddittorietà delle misure prese in questo anno dal governo M5S-Lega e la parabola del governo Tsipras in Grecia parlano chiaro: senza organizzazioni operaie e popolari non è possibile un processo continuo di cambiamenti favorevoli alle masse popolari.


Il compito dei comunisti, il nostro compito, è intervenire nelle masse popolari, trasformarci (in una costante dialettica tra teoria e pratica) e imparare a guidarle, partendo da come esse sono concretamente e non da come vorremmo che fossero né da come possono diventare e diventeranno.

La rivoluzione in Europa non può essere altro che l’esplosione della lotta di massa di tutti gli oppressi e di tutti i malcontenti. Una parte della piccola borghesia e degli operai arretrati vi parteciperanno inevitabilmente – senza una tale partecipazione non è possibile una lotta di massa, non è possibile nessuna rivoluzione – e porteranno nel movimento, non meno inevitabilmente, i loro pregiudizi, le loro fantasie reazionarie, le loro debolezze e i loro errori. Ma oggettivamente essi attaccheranno il capitale. L’avanguardia cosciente della rivoluzione, il proletariato avanzato, esprimendo questa verità oggettiva della lotta di massa varia e disparata, variopinta ed esteriormente frazionata, potrà unificarla e dirigerla, conquistare il potere, prendere le banche, espropriare i trust odiati da tutti (benché per ragioni diverse!) e attuare altre misure dittatoriali che condurranno, in fin dei conti, all’abbattimento della borghesia e alla vittoria del socialismo, il quale si epurerà dalle scorie piccolo-borghesi tutt’altro che di colpo” (V.I. Lenin, Risultato della discussione sull’autodecisione , in Opere complete vol. 22).

Queste parole scritte da Lenin del 1916 per i comunisti europei, sono più attuali che mai e costituiscono oggi un campo di lotta ideologica tra noi membri del (nuovo)PCI e

1. i comunisti dogmatici (tipo Partito Comunista di Marco Rizzo, Piattaforma Comunista e altri simili aggregati) che mentre si allarga la guerra tra il proletariato e la borghesia si ostinano a non darsi un piano di guerra,

2. le persone di buona volontà e aspiranti comunisti che non hanno ancora una concezione scientifica del mondo (Potere al Popolo è una esemplare aggregazione di persone di questo genere),

3. la sinistra borghese di vecchio tipo (derivata dalla putrefazione e disgregazione dei revisioni moderni di Togliatti e Berlinguer).

Tutti e tre questi aggregati attaccano le masse popolari perché hanno votato M5S e Lega e attendono che le masse popolari “cambino idea”, “si riprendano dallo sbandamento”, ecc. anziché trasformare essi la propria concezione del mondo e la propria attività e rendersi così capaci di guidarle passo dopo passo a fare la rivoluzione socialista, orientarle in questo senso e contemporaneamente educare e reclutare gli elementi avanzati che via via emergono.


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Tra l’aristocrazia proletaria (i proletari benestanti, gli insegnanti, i dipendenti pubblici e altre parti delle masse popolari, che benché benestanti non sono proprietarie di capitale, non vivono quindi né della valorizzazione del capitale né di rendita) è diffusa la coscienza che l’eliminazione del settore economico pubblico e la privatizzazione dei servizi pubblici (che nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria per far fronte al movimento comunista la borghesia imperialista era stata costretta a creare) è un grande disastro. Di questo possiamo giovarci.

Quello di cui non c’è consapevolezza è che

- eliminazione e privatizzazione non sono frutto del prevalere di una corrente di pensiero (ordoliberismo su keynesismo), ma sono una delle vie con cui la borghesia imperialista ha fatto fronte e cerca di far fronte alla crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale, sono una necessità per la borghesia: quindi il problema è il capitalismo, non la corrente di pensiero,

- che la gestione pubblica e pianificata dell’economia è una cosa possibile: l’URSS lo ha dimostrato, ma ha dimostrato anche che essa è feconda di risultati solo se la selezione dei dirigenti è fatta sulla base del legame di ognuno di essi con le masse e della sua adesione convinta e attiva al programma di transizione al comunismo impersonato dal partito comunista,

- che per arrivare alla gestione pubblica e pianificata dell’economia ci vuole il movimento comunista cosciente e organizzato perché occorre la traformazione della struttura del potere (e sulla base di questo la trasformazione del sistema produttivo e la crescente partecipazione della massa della popolazione alla gestione della vita sociale e alle attività specificamente umane, partecipazione incompatibile con la divisione della società in classi).

Tra queste classi delle masse popolari e nella sinistra borghese abbiamo ampi margini d’azione, più in termini pratici (per la costituzione del Governo di Blocco Popolare) che di comprensione e adesione alla teoria (“egemonia intellettuale”), anche se certamente conquisteremo alcuni anche a collaborare con studi, inchieste, ecc. in alcuni campi.

Quindi abbiamo un ampio campo d’azione per la costituzione del GBP, rafforzato dall’inquinamento e dalla devastazione del pianeta: con il capitalismo non è possibile porvi fine, non perché i capitalisti sono cattivi, ma perché ogni capitalista deve valorizzare il suo capitale (attività militari, trasporti, turismo diventano industrie per valorizzare il capitale e per speculare). È il sistema produttivo che va cambiato.

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Quali sono i fattori su cui fare leva nei prossimi mesi per allargare la breccia? A quelli che abbiamo già indicato nei numeri scorsi di La Voce (in particolare nell’articolo del n. 61 La nostra iniziativa - Il corso delle cose e l’attività del governo M5S-Lega) se ne aggiungono altri.

1. Le mobilitazioni popolari spontanee che, al di là della coscienza e delle intenzioni dei loro promotori, di fatto allargano la breccia.

2. Il bivio davanti al quale l’esito delle elezioni europee e amministrative pone il M5S spingerà a “venire allo scoperto” e a prendere l’iniziativa quella parte del M5S consapevole che solo mobilitando le masse è possibile cambiare il paese: e qui entra in gioco la nostra azione su meet-up e attivisti. Il M5S (la sinistra borghese di nuovo tipo) ha avuto un successo elettorale folgorante, parallelo alla crescita delle astensioni e al declino della sinistra borghese di vecchio tipo: questo comporta che, nella creazione delle condizioni per il Governo di Blocco Popolare, noi dovremo probabilmente far svolgere alla sinistra borghese di nuovo tipo il ruolo che puntavamo a far svolgere alla sinistra borghese di vecchio tipo.

Il folgorante successo elettorale del 2018 ha sbalzato il M5S al governo, senza che avesse posto le premesse che renderanno il Governo di Blocco Popolare in grado di iniziare a fare davvero e sistematicamente gli interessi delle masse popolari: le organizzazioni operaie e popolari, che hanno uno sviluppo lento ma reale e che noi raccogliamo con difficoltà perché le nostre forze sono poche e con esperienza ancora ridotta.

Nell’attività pratica di governo in cui il successo elettorale folgorante l’ha sbalzata, per essere all’altezza dei suoi propositi e delle sue promesse la sinistra borghese di nuovo tipo deve poggiare sulle masse popolari, quindi promuoverne la mobilitazione e l’organizzazione. Significa per il M5S buttarsi con coraggio in attività di governo contrapposte alla Lega (o in dialettica con essa, se la trascina sul proprio terreno), andare molto tra le masse e non avere paura delle elezioni (tanto più che se la Lega va alle elezioni, ci va con Berlusconi e la Meloni, quindi si frega con le sue stesse mani), perché il vero nemico non è la Lega, ma l’UE e i vertici della Repubblica Pontificia che dell’UE sono parte integrante. Quindi ben vengano i minibot: anche se la proposta è nata dal suo interno (perché permetterebbe di soddisfare con 30-60 miliardi di euro le necessità di una parte del suo ambiente: piccole imprese, ecc.), la Lega per sua natura difficilmente farà i minibot perché vorrebbe dire mettersi contro i “pesci grossi” a cui è legata (da Attilio Fontana, leghista Governatore della Lombardia, in su). Che li faccia il M5S, senza timore della procedura d’infrazione e dello scontro con Tria e Mattarella! (5)


5. Mattarella va già ben oltre le sue competenze costituzionali, così come ci è andato quando all’indomani delle elezioni del marzo 2018 ha cercato di formare con Cottarelli una specie di Monti bis. Non è detto che, dopo lo scandalo del Consiglio Superiore della Magistratura di cui Mattarella è a capo, la Corte Costituzionale non riconosca che è al di fuori della Costituzione. Per di più c’è una parte della Procura di Palermo che freme per metterlo sotto inchiesta per la trattativa Stato-Mafia.


Siamo in guerra e in guerra ognuno dei contendenti si afferma per il terreno che riesce a conquistare e per le forze che riesce a raccogliere prima di tutto nel suo campo, non in quello nemico!

3. Il risultato elettorale che ha ottenuto, rende, anche presso i suoi elettori e attivisti, la Lega più direttamente responsabile della situazione del paese: quindi offre a noi comunisti margini più ampi per “mettere in moto” la sua stessa base, i suoi attivisti, i suoi elettori. L’azione fin qui fatta come Carovana del (n)PCI ci ha mostrato in più occasioni che è possibile fare azioni di disturbo, fomentare le contraddizioni, perfino far saltare iniziative promosse dalla Lega per mobilitare al suo seguito (vedasi ad esempio La Voce n. 60, Un’esperienza-tipo dal Verbano-Cusio-Ossola). L’iniziativa del centro sociale Pedro di Padova lo conferma: l’adesione e l’annuncio della sua partecipazione al raduno “antidegrado” indetto dall’amministrazione leghista hanno avuto come effetto che il raduno è stato rinviato a data da destinarsi. Quello che dobbiamo mettere in campo sono delle esperienze-tipo di interventi finalizzati a mobilitare e organizzare operai e altri lavoratori, elettori e attivisti della Lega, per fare pressione su ministri e parlamentari e su amministratori locali leghisti, per prendere in mano l’attuazione delle misure favorevoli alle masse popolari contro chi le ostacola, per attuare direttamente le misure che hanno la forza di attuare e su cui il governo traccheggia.

4. I sommovimenti suscitati dall’esistenza e dall’azione del governo M5S-Lega sia nelle Forze Armate e nelle Forze dell’Ordine sia nella Magistratura, sia nella Pubblica Amministrazione, infine, sono altrettanti appigli per estendere tramite membri del (n)PCI infiltrati, oltre che esercitando influenza la nostra azione nel quarto campo del lavoro esterno (La Voce n. 59 pagg. 21-23): organismi politici e sociali e istituzioni della classe dominante (Stato, Chiesa, organizzazioni professionali e altre) e della destra borghese.

Il campo di lavoro è vasto ma fecondo. Dobbiamo solo imparare a coltivarlo!

Ernesto V.