La Voce 63 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXI - novembre 2019

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Il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici

Un’occasione da non perdere per mobilitare e orientare alla lotta contro il catastrofico corso delle cose

1. Premessa

Il settore industriale metalmeccanico (lavorazione dei metalli, produzione, installazione e manutenzione di macchine, attrezzature e impianti) costituisce l’ossatura industriale del nostro paese e rappresenta il 48% del “valore aggiunto” dell’intera industria manifatturiera.(1)

Negli ultimi dieci anni di crisi economica (2007-2017) molte aziende del settore hanno subito pesanti ristrutturazioni, ridimensionamenti, chiusure e delocalizzazioni. Il settore ha perso in dieci anni più di 300.000 posti di lavoro: nel 2007 erano circa 2 milioni, oggi sono circa 1,6 milioni. Padroni e multinazionali hanno avuto ingenti sovvenzioni e contributi (soldi pubblici) per investimenti e ristrutturazioni, per poi chiudere o delocalizzare (vedi Whirlpool).

 

1. Il “valore aggiunto” (somma dell’ammontare monetario delle vendite di un’azienda al netto dell’ammontare monetario dei suoi acquisti in materie prime e ausiliarie) dell’industria manifatturiera italiana si divide nelle seguenti quote per i vari settori: metalmeccanico (47,7%), alimentare (11%), tessile (9,5%), chimico (9,3%), gomma, materie plastiche (8,8%), legno, carta (5,4%), altre (8,8%).

La distribuzione degli addetti in funzione della grandezze delle aziende metalmeccaniche è la seguente

Aziende fino a 10 dipendenti: 238.188
Aziende da 10 a 19 dipendenti: 208.404
Aziende fino a 10 dipendenti: 238.188
Aziende da 20 a 49 dipendenti: 250.782
Aziende da 50 a 249 dipendenti: 395.562
Aziende oltre 250 dipendenti:  482.697
Totali addetti: 1.575.633

L’industria metalmeccanica italiana è la seconda dell’UE per numero di addetti, dopo quella tedesca che ha più di 4,1 milioni di addetti (fonte: Federmeccanica 2019,
 https://www.federmeccanica.it/images/files/industria-metalmeccanica-in-cifre-giugno-2019.pdf).

 

 

Il contratto. Il 31 dicembre 2019 scade il CCNL Federmeccanica e Assistal (associazione delle imprese specializzate nell’assistenza e gestione degli impianti) firmato il 26 novembre 2016 con FIOM-FIM- UILM. Il contratto riguarda 1,6 milioni di lavoratori metalmeccanici delle aziende associate. Dopo l’uscita da Confindustria del gruppo Agnelli-Elkann 2011, dal CCNL sono esclusi 87.000 lavoratori delle aziende FCA, CNH e Ferrari, per i quali è in vigore un contratto separato, denominato Contratto Collettivo Specifico di Lavoro (CCSL).(2)

 

2. Il CCSL relativo al periodo 2019-2022, sottoscritto l’11 marzo 2019 da FIM, UILM, FISMIC, UGLM e Associazione Quadri Fiat, prevede un aumento delle retribuzioni contrattuali e un rafforzamento del bonus annuale legato agli obiettivi di “produttività ed efficienza”.

“L’incremento sulla paga base mensile a regime al lavoratore oggi inquadrato nel terzo gruppo 1° fascia è pari a 144,50 euro, un incremento pari al 8,24%, oltre al doppio del tasso di inflazione previsto nel quadriennio. Le tranche previste sono +35,06 euro (1.4.2019), +35,76 euro (1.2.2020), +36,48 euro (1.1.2021) + 37,20 euro (1.1.2022). Se consideriamo l’incidenza dei turni, l’importo si incrementa ulteriormente di circa il 10%. Per le altre categorie, come un operaio addetto al reparto montaggio di quinto gruppo 2° fascia, l’aumento è di 130,19 euro, mentre per un lavoratore professionale è di 179 euro” (dal comunicato dell’Ufficio Stampa FIM CISL dell’11 marzo 2019).

Da notare che l’incremento dell’8.24% in quattro anni compensa (tipo la vecchia scala mobile) un’inflazione di circa l’1.8% all’anno, che sui beni di consumo corrente è inferiore all’inflazione reale.

 

 Il rinnovo contrattuale coinvolge gli operai di diverse aziende che rientrano nei 160 tavoli di crisi al Ministero dello Sviluppo Economico (dalle aziende del settore siderurgia-metallurgia - ex ILVA-ArcelorMittal, ex Lucchini di Piombino, AST di Terni, Bekaert - al settore macchine e apparecchiature meccaniche - Piaggio, ex Irisbus - al settore macchine e apparecchiature elettriche - Whirlpool, Electrolux), si intreccia con la vicenda della chiusura dell’ex ILVA,(3) con l’annunciata fusione FCA-Peugeot e con la liquidazione delle numerose aziende fornitrici di componentistica e servizi di queste grandi aziende.

Quindi è un contratto che va al di là delle aziende metalmeccaniche, ma investe tutto l’apparato produttivo del paese.

 

3. L’ILVA è la dimostrazione su grande scala di come e quanto la gestione privata delle aziende è una cosa rovinosa per gli operai e per le masse popolari (Comunicato CC 25/2019 - 10 novembre 2019 reperibile sul sito del (n)PCI).

 

 

2. Il CCNL del 2019

Piattaforma dei sindacati FIOM-FIM-UILM. Quando si parla di piattaforma le cose che contano per i lavoratori sono essenzialmente salario, orario di lavoro e diritti sindacali, salute e sicurezza. Il resto serve ai sindacati per fare demagogia e per condire e camuffare le misure filo padronali e filo burocrazie sindacali (esame congiunto, tavoli paritetici, gestioni fondi pensioni e salute, ecc.).

Le richieste contenute nella piattaforma di FIOM-FIM-UILM sulle questioni fondamentali sono:

- aumento del salario dell’8% sui minimi contrattuali (che equivale a circa 150 euro lordi in tre anni, 2020-2022, quindi non si discosta di molto dal CCSL firmato con FCA da FIM, UILM, FISMIC, UGLM e Associazione Quadri Fiat);

- continua a lasciare mano libera a padroni e burocrazie sindacali per quanto riguarda l’orario (“di fronte ai processi di ristrutturazione e di riorganizzazione determinati da Industria 4.0, e in caso di maggior utilizzo degli impianti, va previsto l’esame congiunto in sede aziendale per valutare gli effetti della maggiore produttività sul lavoro a partire dall’occupazione e sugli orari”);

- conferma e rilancia il passaggio alla previdenza e sanità private, avviato nel 1997 con il fondo pensionistico Cometa (coinvolto nel fallimento della Lehman Brother del 2008) e nel 2017 con l’assicurazione sanitaria Metasalute: in questo modo i sindacati confederali anziché mobilitare i lavoratori per una pensione dignitosa e un’assistenza sanitaria pubblica ed efficiente, nonostante quello che Landini e Re David ripetono in TV e nei comizi li spingono a mettersi nelle mani della speculazione finanziaria.

Sul resto tante chiacchiere e demagogia: miglioramento delle relazioni industriali (i casi ILVA, Whirlpool, FCA mostrano come i padroni intendono la questione), diritti alla partecipazione e alle politiche attive di incremento dei posti di lavoro, alla formazione sulla salute e sicurezza sul lavoro, ecc. Nessuna indicazione né su cosa i sindacati intendono fare per invertire il corso disastroso delle cose (smantellamento delle aziende, licenziamenti, cassa integrazione, aumento dei morti sul lavoro e degli infortuni, aumento dei ritmi e dello sfruttamento) né su come intendono mobilitare i lavoratori per costringere i padroni a rispettare leggi spudoratamente calpestate nelle aziende grandi, medie e piccole.

 

La piattaforma USB. L’USB non era firmataria del CCNL metalmeccanici del 2016, ma nel luglio del 2019 ha presentato una propria piattaforma alternativa a quella di FIOM-FIM-UILM e di tutt’altro tenore. Infatti

- denuncia che “il processo di dismissione di ogni intervento pubblico in economia ha accompagnato il progressivo depauperamento della grande industria relegando il nostro paese ad un ruolo, seppure importante, di mera subfornitura rispetto ai grandi paesi industriali dell’UE”, “le risorse pubbliche sono state utilizzate in maniera speculativa dalle imprese private. In molti casi, queste, hanno preferito puntare sui profitti piuttosto che sullo sviluppo e sull’innovazione  di prodotto. I processi di dismissione, le ristrutturazioni, hanno ulteriormente indebolito il tessuto industriale che per altri versi oggi è terreno di interventi speculativi e acquisizioni da parte dei diretti concorrenti”;

- auspica come “sempre più attuale e necessario un intervento diretto del pubblico in economia, ed in particolar modo nell'industria, una politica economica che risponda agli interessi generali primo fra tutti la difesa dei salari e dell’ambiente”;

- sul salario chiede l’incremento dei minimi contrattuali di 180 euro mensili non assorbibili da nessun altro miglioramento economico, individuale o collettivo, riconosciuto a livello aziendale;

- chiede la reintroduzione e l’estensione a tutti i lavoratori della giusta causa nei licenziamenti individuali (art. 18 dello Statuto dei Lavoratori abolito dal Jobs Act);

- chiede la riduzione dell’orario di lavoro settimanale a 35 ore (contro le 40 attuali) e maggiori vincoli alla flessibilità dell’orario di lavoro, la non derogabilità in peggio del CCNL nella contrattazione aziendale e la riunificazione dei CCNL metalmeccanici (CCSL FCA compreso). USB non dice però quali mobilitazioni intende mettere in campo, nelle aziende e fuori, per sostenere queste rivendicazioni.

 

Votazioni delle piattaforme. La Commissione elettorale nazionale di FIOM-FIM-UILM ha comunicato che la consultazione ufficiale dei lavoratori si è conclusa 15 ottobre con i seguenti risultati: - le assemblee si sono svolte in 6.104 aziende che occupano 684.946 lavoratori (quindi il 42% dell’intera categoria); - hanno votato 358.184 lavoratori: la Commissione dice “pari al 74,21% dei presenti nei giorni di votazione” per non dire che ha votato poco più della metà dei dipendenti; - di questi 338.193 (95,78%) hanno votato SÌ e 14.898 (4,22%) hanno votato NO, le schede bianche sono state 3.560 e le nulle 1.289.

I sindacati confederali parlano di “larga approvazione” da parte dei lavoratori e la segretaria della FIOM, Francesca Re David, esulta che “la piattaforma è stata votata da 360.000 lavoratori. Il 96% dei consensi è un primo risultato importante che ci dà una forte legittimazione a iniziare il negoziato con Federmeccanica e Assistal”. In realtà, anche stando ai dati diffusi dagli stessi sindacati (che vanno sempre presi con le pinze!), basta fare pochi conti per vedere che ha votato il 52% dei lavoratori delle 6.104 aziende dove si sono svolte le assemblee, cioè circa il 21% dell’intera categoria.

Per quanto riguarda la piattaforma USB, risulta che è stata presentata alle votazioni solo in alcune aziende e non ci sono comunicazioni dell’USB sui risultati.

 

I padroni piangono miseria. Federmeccanica approfitta del rinnovo contrattuale per presentare la propria piattaforma al governo e ai sindacati: maggiori finanziamenti pubblici e maggiore ricorso alla cassa integrazione. Lamentano il calo della produzione e delle esportazioni e faranno leva sulla crisi mondiale del settore per far accettare ai sindacati un accordo al ribasso.

 

3. I comunisti e la lotta contrattuale dei metalmeccanici

La battaglia per il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici è partita in sordina. Il 31 ottobre FIOM-FIM-UILM hanno proclamato due ore di sciopero con assemblee nei luoghi di lavoro per il contratto. Le parole altisonanti del volantino che indice lo sciopero (“fermare le crisi industriali e occupazionali, far ripartire gli investimenti, riformare gli ammortizzatori sociali, la tutela della salute e la sicurezza sul lavoro”) sono la foglia di fico sull’intenzione di condurre la trattativa senza promuovere scioperi e mobilitazioni. La sinistra FIOM (aggregata nel Sindacato è un’Altra Cosa) si è astenuta nelle votazioni in nome dell’aumento salariale rivendicato nell’ipotesi di piattaforma e non risulta che sta  promuovendo la lotta nei posti di lavoro. Il clima tra i lavoratori è di sfiducia e demoralizzazione.

 

Qual è la linea che noi comunisti dobbiamo promuovere in questa situazione?

Quali le parole d’ordine e gli appigli su cui fare leva?

1. L’azione degli operai, dei delegati e delle RSU più avanzati e combattivi ha un ruolo centrale nel rafforzamento della lotta contro i padroni. Dobbiamo incitare i nuclei che ci sono nelle fabbriche, per piccoli e isolati che siano, a organizzarsi e ad approfittare del contesto creato dal rinnovo del CCNL (maggiore interesse, riunioni, discussioni, assemblee) per portare tra gli operai un orientamento di mobilitazione e di lotta contro i mali specifici che affliggono i lavoratori e contro il catastrofico corso delle cose. Per piccole che siano le iniziative, con esse si pongono come punto di riferimento degli altri operai. A questo fine devono usare tutti i raduni e le iniziative che i vertici di FIOM-FIM- UILM stanno organizzando e organizzeranno (vedi le due ore di assemblea durante lo “sciopero del 3 ottobre, l’assemblea delle delegate e dei delegati metalmeccanici del 20 novembre a Roma, ecc.). La partecipazione alle assemblee e l’esito delle votazioni dice chiaro che il distacco e la frattura tra il grosso degli operai e i vertici dei sindacati di regime cresce, come cresce la frattura tra le masse popolari e i partiti e gli esponenti delle Larghe intese: la breccia si allarga non solo sul terreno elettorale, ma anche in quello sindacale.

2. Il contratto dei metalmeccanici dal secondo dopoguerra ad oggi ha segnato la storia della lotta della classe operaia del nostro paese e tuttora va al di là delle aziende del settore interessato, “pesa” sui rapporti di forza tra l’insieme dei lavoratori da una parte e i padroni e le loro autorità dall’altra. Gli operai metalmeccanici sono ancora il nucleo più organizzato della classe operaia del nostro paese, la classe che ha dimostrato storicamente che quando si mobilita trascina alla lotta anche il resto delle masse popolari. La battaglia per il rinnovo del CCNL dei metalmeccanici è legata e va apertamente e con forza legata

- alla lotta contro la chiusura, il ridimensionamento e la delocalizzazione delle aziende, contro lo smantellamento dell’apparato produttivo, contro la vendita delle aziende italiane a gruppi industriali stranieri e a gruppi finanziari stranieri e italiani (sovranità nazionale),

- alla lotta contro l’emergenza climatica e per il risanamento ambientale, contro le grandi opere speculative e per i mille lavori che servono a rimettere in sesto il territorio: Venezia e il ponte Morandi di Genova sono solo la punta dell’iceberg dello stato di dissesto in cui versa il paese,

- alla lotta contro il degrado sociale che è il terreno di coltura delle organizzazioni criminali, dei razzisti, degli scimmiottatori del fascismo del XX secolo: un lavoro utile e dignitoso a ogni adulto è la prima e più efficace cura,

- alla lotta contro la privatizzazione o la gestione al modo di aziende capitaliste di quanto resta dei servizi pubblici,

- alla lotta per la nazionalizzazione delle aziende in crisi e dell’intero sistema produttivo, alla lotta per dare al paese un governo deciso e in grado di farla.

In ognuno di questi campi gli operai possono trovare ampie alleanze.

3. La battaglia per il rinnovo del CCNL cade nel 50 anniversario dell’Autunno Caldo, che ha avuto il suo fulcro proprio nelle lotta per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici del settembre-dicembre 1969. In quell’autunno la lotta operaia esplose con una forza che né i sindacalisti né i padroni avevano previsto. Le conquiste del contratto del 1969 con gli aumenti salariali uguali per tutti (fine delle gabbie salariali: salari differenziati per regioni; inizio della demolizione del cottimo: salario legato a quanto produceva il singolo lavoratore), la riduzione dell’orario settimanale a 40 ore, il diritto all’istruzione (150 ore), l’abolizione della chiamata nominativa a favore delle graduatorie dell’ufficio di collocamento, le assemblee retribuite, l’elezione dei delegati di reparto, i Consigli di Fabbrica (CdF), i diritti in materia di salute e sicurezza sul lavoro, hanno rappresentato un salto nelle conquiste economiche e sociali dei lavoratori. Lo Statuto dei  Lavoratori, approvato dal Parlamento nel maggio del 1970, ha esteso queste conquiste a tutti i lavoratori.

4. Quanto più gli organismi operai prendono l’iniziativa in mano, organizzano la lotta nella propria azienda, si collegano con le altre aziende del territorio, escono dall’azienda per coinvolgere altri settori delle masse popolari, tanto più l’USB e la sinistra FIOM saranno spinte avanti e questo costringerà i dirigenti e le strutture sindacali di FIOM- FIM-UILM a darsi da fare.

 

Nella battaglia contrattuale, come in ogni lotta rivendicativa, si fronteggiano due linee:

- chiudere ogni singola parte delle masse popolari nell’orizzonte delle sue rivendicazioni e della singola battaglia, slegata dal contesto della lotta di classe in corso,

- fare di ogni lotta rivendicativa una scuola di comunismo e mobilitare le masse popolari a organizzarsi e lottare fino a costituire un proprio governo d’emergenza.

Queste sono le due linee che si scontrano e si scontreranno nelle mobilitazioni delle prossime settimane e nella battaglia contrattuale. Queste due linee sottintendono e implicano concezioni opposte della rivoluzione socialista e della lotta di classe. Noi siamo con tutte le nostre forze per la seconda linea. Una linea che poggia sulle lezioni che abbiamo tirato dalla storia del movimento comunista e sull’analisi delle corso delle cose. La rivoluzione socialista non scoppia. In Italia la rivoluzione socialista è una guerra popolare rivoluzionaria prolungata promossa e diretta dal Partito comunista, una guerra che le masse popolari combatteranno contro la borghesia imperialista e il clero fino a instaurare il socialismo (potere delle masse popolari organizzate, produzione di beni e servizi affidata principalmente ad aziende pubbliche, partecipazione delle masse popolari alla gestione della società).

Gli operai avanzati devono diventare comunisti: in questo modo prendono in mano le sorti del paese, fanno della classe operaia la nuova classe dirigente del paese!

Il (nuovo)Partito Comunista italiano chiama tutti i suoi organismi, tutti gli organismi che simpatizzano e collaborano con la sua linea e tutti gli operai avanzati a contribuire ognuno al massimo delle sue forze a dare questo orientamento alla battaglia contrattuale dei metalmeccanici.

Sergio G.