La Voce 65 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXII - luglio 2020

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Usare le elezioni di settembre per rafforzare il sistema politico delle masse popolari organizzate e andare verso il Governo di Blocco Popolare

 

Questo è l’obiettivo che ci guida e dobbiamo portare quanti si dicono comunisti ad assumere questo obiettivo come guida nelle prossime elezioni. Bisogna tenere presente due cose.

Primo. L’esito delle elezioni, in particolare di quelle regionali, avrà delle ripercussioni nazionali, in un contesto in cui in cui il “materiale infiammabile” per i vertici della Repubblica Pontificia è e sarà tanto sia nel nostro paese sia a livello internazionale: anche per questo non è scontato che le elezioni si svolgano.

Secondo. Oggi per governare il paese e gestire l’attività della Pubblica Amministrazione sono tre i principali attori sui quali i vertici della Repubblica Pontificia devono basarsi: il polo PD con i suoi frammenti e satelliti, il polo Berlusconi nel quale la Lega di Matteo Salvini si è imposta come capofila, il M5S che l’esito delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 ha reso un attore pressoché imprescindibile.

Le elezioni regionali possono aprire

- alla permanenza del governo Conte 2, e in questo caso la questione in ballo è la piega che prenderà il suo operato. Il rifinanziamento delle 41 missioni militari all’estero, il Decreto Legge Semplificazione con l’annesso piano “Italia veloce” che indica il TAV della Val Susa come opera prioritaria, il raddoppio degli stanziamenti (da 150 a 300 milioni) alle scuole cattoliche pudicamente chiamate “paritarie”, il balletto sull’affidamento del Ponte Morandi ai Benetton sono solo alcune manifestazioni, le ultime in ordine di tempo, che il governo Conte 2 è tirato dal PD, da Berlusconi e da Confindustria. Ma non è ancora assimilato alle Larghe Intese: la sua assimilazione implicherebbe infatti la frantumazione del M5S. E vero che nessuno del M5S si è messo a lavorare seriamente alla base, a un progetto di rinnovamento e a raccogliere le forze per attuarlo. Però esponenti del M5S come Di Battista, Toninelli, Ascari, Frediani e altri non sono omologati e assimilati. E il governo Conte 2 sta mostrando il fallimento (il carattere velleitario) dell’aspirazione del M5S a cambiare il paese eliminando gli aspetti, le relazioni e gli ordinamenti che anche nel senso comune sono percepiti come inaccettabili, assurdi, disastrosi senza la mobilitazione, il supporto, la partecipazione e l’organizzazione delle masse popolari e senza mirare a superare il capitalismo (cioè senza rivoluzione socialista e instaurazione del socialismo): persino l’abolizione dei vitalizi uscita dalla porta è rientrata dalla finestra;

- alla caduta del governo Conte 2. In tal caso se il pallino resta nelle loro mani, i vertici della Repubblica Pontificia o indicono nuove elezioni politiche, che la Lega vincerebbe o cercano di formare un governo senza passare dalle elezioni: un “governo Draghi” come più volte invocato da Salvini nei mesi di confinamento (lockdown) o un governo di “forze responsabili” come Berlusconi ha di recente ammiccato a Conte.

In entrambi i casi il campo su cui concentrare la nostra attività contro il sistema politico della borghesia è il M5S. Il M5S è arrivato al governo, ma senza gli strumenti per mettere in moto un processo di rottura con NATO, UE e Repubblica Pontificia (strumenti che invece sono impliciti nelle condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare). Andando al governo con Lega di Salvini prima e con il PD di Zingaretti dopo ha fatto un favore ai vertici della Repubblica Pontificia. Solo se avesse preparato un contesto di organizzazioni operaie e popolari avrebbe potuto sfruttare il successo elettorale. Accettare di fare i governi alla pari con la Lega nel Conte 1 e poi alla pari con il PD nel Conte 2, è stato offrire una via d’uscita ai vertici della Repubblica Pontificia, alla UE e alla NATO. Ora essi possono  giocare su PD e su Lega.

Portare il M5S a rompere con il PD e a mantenere la rottura con la Lega è oggi la cosa determinante sul terreno elettorale (cioè a parte la creazione e il rafforzamento delle organizzazioni operaie e popolari, che sono l’aspetto principale) per andare verso un governo progressista, verso il Governo di Blocco Popolare.

 

Alle elezioni di settembre, in particolare alle regionali, partecipano oltre al M5S anche i gruppi della sinistra di vecchio tipo: Potere al Popolo, il PRC, il PCI (Mauro Alboresi), il PC (Marco Rizzo). Noi dobbiamo spingere perché si presentino il più possibile alleati tra loro e con il M5S, perché si lancino a fondo nelle elezioni:

1. senza esitazioni e reticenze (tipiche degli elettoralisti che non vogliono apparire tali);

2. senza pregiudizi verso il M5S, perché è la forza che sul terreno elettorale rappresenta il malcontento, l’insofferenza e l’indignazione delle masse popolari contro il sistema delle Larghe Intese (la combinazione del polo PD e del polo Berlusconi): è, detto in sintesi, la sinistra borghese di nuovo tipo. Quindi in definitiva ha come avversario elettorale e politico la Lega. “Ma sono stati al governo insieme”, dirà qualcuno. Vero, ma è durato 12 mesi e la Lega ha sistematicamente giocato a surclassare il M5S con misure reazionarie (vedi sicurezza, emigrazione, occupazione case) e a sminuirlo ostacolandolo nei campi in cui era in ballo la sottomissione alla NATO (relazioni con la RPC) e all’UE (minibot) e poi ha fatto cadere il governo appena ha creduto di poter prevalere sul M5S. In termini di voti dove la Lega cresce, il M5 S li perde (vedasi le elezioni europee e amministrative del 26 maggio 2019 e le elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria del 26 gennaio 2020). E la Lombardia di Attilio Fontana ora e di Roberto Maroni prima è l’emblema di quello che la Lega fa e può fare dove governa;

3. presentando proprie liste indipendenti o liste civiche di coalizione non solo tra gruppi della sinistra di vecchio tipo, ma soprattutto con la sinistra borghese di nuovo tipo. Ma il M5S si alleerebbe? Bisogna far leva sul fatto che a livello comunale il M5S è molto debole e a livello regionale è in imbarazzo: il PD preme perché il M5S nelle regioni e nei comuni si allei con il PD, cosa a cui è contraria o che sta comunque stretta a una parte importante del M5S.

In sostanza formare un fronte, il più ampio possibile, contro le Larghe Intese. Tanto più che oggi non essere alla testa della lotta contro il PD e contro i cedimenti del governo Conte 2 al PD è il modo più efficace per rafforzare la Lega di Salvini!

 

Agendo dialetticamente, la cosa è possibile e di prospettiva. In che senso di prospettiva? Il M5S, che nel 2018 aveva una grande maggioranza elettorale, ha fatto un’alleanza con la Lega, l’altro polo che sul terreno elettorale raccoglieva, demagogicamente, scontenti e oppositori delle Larghe Intese benché restasse parte di esse nelle amministrazioni regionali e comunali e nelle reti malavitose (vedasi come esempio la rete Caianiello). Nel governo Conte 1 la Lega ha cercato di imporre le soluzioni della destra più reazionaria in molti campi dell’attività governativa (vedi sicurezza, ma non solo) ed è indietreggiata nei campi in cui avanzare comportava scontrarsi con la borghesia imperialista (vedi minibot), fino a quando ha fatto cadere lei il governo fiduciosa di andare a nuove elezioni e di stravincere tirandosi dietro Fratelli d’Italia e Berlusconi. A quel punto il M5S ha fatto un’alleanza con il PD: l’ha fatta perché il M5S vuole cambiare il corso delle cose, ma non segue la linea realistica per cambiarlo, cioè la linea del movimento delle organizzazioni operaie e popolari. Ora con il PD succede quello che è successo con la Lega (il PD cerca di imporre nell’attività governativa soluzioni coerenti con il programma comune della borghesia imperialista), ma in maniera meno ostentata della Lega. Il PD ostenta di meno (a differenza della Lega, mira infatti a conservare il suo radicamento elettorale), ma si serve del M5S e di Conte (che ha relazioni con il Vaticano e i Gesuiti).

Il M5S non poteva fare niente di diverso dall’alleanza con la Lega e poi con il PD, visto che non aveva e non ha la  maggioranza assoluta in Parlamento? In realtà la politica più lungimirante per il M5S sarebbe stato dire:

- “noi con la Lega non ci stiamo, salvo che la Lega aderisca al nostro programma” e “noi con il PD non ci stiamo, salvo che il PD aderisca al nostro programma”. Quindi o andare a nuove elezioni o fare un governo di minoranza e acquisire voti in Parlamento: in questo modo metà degli eletti della Lega e almeno il 20% di quelli di LeU e dintorni sarebbero confluiti con il M5S;

- oppure: “noi non andiamo né con la Lega né con il PD, perché sono il vecchio mondo; se lo facciano loro il governo, visto che fino a ieri hanno lavorato insieme e Mattarella e soci non vogliono dare a noi l’incarico di formare il governo (e cercarla dopo la maggioranza in Parlamento) come hanno già fatto altre volte”: e alle elezioni il M5S avrebbe stravinto.

Adesso il M5S ha sperimentato che l’abbraccio con la Lega e con il PD sono per lui mortali. La prospettiva è solo un governo della sinistra borghese di nuovo tipo con la confluenza della sinistra borghese di vecchio tipo. Un governo del genere per stare in piedi dovrebbe attuare il programma che noi abbiamo indicato per il Governo di Blocco Popolare, cioè dovrebbe

- far fronte alle pressioni dei gruppi finanziari internazionali e quindi dovrebbe bloccare o consolidare il debito pubblico o comunque sospendere i pagamenti degli interessi e delle rate in scadenza (al di là di come lo chiamerebbero, questa è la sostanza) e creare una propria moneta (tutta o in parte non importa: da cosa nasce cosa),

- prendere misure che diano a tutti un lavoro utile e dignitoso e quindi fomentare la partecipazione alle attività politiche, sociali, ecc.

(perché, stante la produttività del lavoro raggiunta, per produrre quello che serve al paese e ai rapporti con l’estero non occorre lavorare 8 ore al giorno e tanto meno ai ritmi che ogni padrone cerca di imporre) isolando i delinquenti, i ricchi e i parassiti. Quindi sarebbe un governo di rottura con il programma comune della borghesia imperialista e con le Larghe Intese. Difendendo questo governo, imponendo l’attuazione delle sue misure favorevoli alle masse popolari contro quella parte della Pubblica Amministrazione che boicotta e impedendo l’attuazione delle eventuali misure antipopolari che dovesse prendere, rompendo con la NATO e regolando la produzione di armi secondo gli interessi del paese (difesa da aggressioni, pressioni e ingerenze) e non secondo quelli della NATO, prendendo in mano l’attività produttiva settore per settore (siderurgia, auto-FCA e fornitori componenti, elettrodomestici, sanità e industria farmaceutica, agricoltura, ecc.) creiamo un nuovo sistema di potere.

Anna M.

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Tre obiezioni alla nostra linea

1. Potere al Popolo, PRC, PCI, PC puntano a diventare portavoce in campo elettorale del malcontento popolare prendendo il posto del M5S quando avrà deluso le aspettative di cambiamento che le masse popolari avevano riposto in esso, quindi come possono allearsi con il M5S?

Il PRC e i partiti e aggregati che derivano dalla sua frammentazione, le masse popolari li hanno già messi alla prova con il governo Prodi nel 2006-2008: hanno visto quello che potevano aspettarsi da loro e li hanno scartati. Non li votano più se non in minima parte (cosa che comunque è importante come indicatore non tanto dell’orientamento anti Larghe Intese, ma soprattutto dell’orientamento in qualche modo favorevole al socialismo esistente tra le masse popolari del nostro paese: dà le dimensioni di quanto esiste di base rossa nel nostro paese), hanno votato M5S e Lega oppure si sono astenute. Quindi allearsi con il M5S (con la parte di esso che mal digerisce l’abbraccio prima con la Lega e ora con il PD), che per un insieme di motivi è diventato il rappresentante sul terreno elettorale del malcontento e dell’opposizione alle Larghe Intese, è di fatto il modo per la sinistra borghese di “riscattarsi” agli occhi delle masse popolari, di dare  prova di essere realmente contro le Larghe Intese.

 

2. Ma la questione principale è che con le elezioni Potere al Popolo, PRC, PCI e PC promuovano la formazione di organizzazioni operaie e popolari e sostengano l’azione di quelle esistenti o che si alleino con il M5S?

Le due cose non sono in alternativa, tanto più che oggi una parte dei lavoratori avanzati fanno riferimento al M5S o ci avevano sperato contro le Larghe Intese.

L’alleanza con il M5S darebbe maggiore forza anche all’attività per formare nuovi organismi di lavoratori nelle aziende capitaliste e pubbliche e organismi territoriali e tematici e per sostenere e coordinare l’attività di quelli esistenti.

 

3. Se alle regionali e comunali sarà accorpato anche il referendum sul taglio dei parlamentari, come è possibile l’alleanza elettorale tra il M5S, che ha voluto quel taglio ed è per il SÌ al referendum, e i partiti della sinistra borghese, che sono schierati per il NO?

Bisogna essere spregiudicati. Bisogna, per dirla alla Lenin, osare “destreggiarsi, stringere accordi, compromessi con i diversi gruppi di proletari, con i diversi partiti di operai e di piccoli padroni. Tutto sta nel saper impiegare questa tattica allo scopo di elevare, e non di abbassare il livello generale della coscienza proletaria, dello spirito rivoluzionario del proletariato, della sua capacità di lottare e di vincere”. Ci sono elezioni regionali, elezioni comunali, referendum. Le prime due sono il campo in cui operando con spregiudicatezza è possibile portare il M5S a rompere con il PD e a mantenere la rottura con la Lega. Questa è oggi sul terreno elettorale la cosa determinante per andare verso un governo progressista. Al referendum ognuno vota come vuole, tanto più che la Lega probabilmente si combinerà con il M5S per sfruttare il rancore popolare contro i partiti dei governi del “programma comune” della borghesia imperialista.

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A proposito del referendum sul taglio dei parlamentari

Serve a qualcosa ridurre il numero dei complici del regime appollaiati in Parlamento?

Dall’Avviso ai Naviganti 97 del 28 febbraio 2020 - I comunisti non contemplano la realtà! Il ruolo dei comunisti consiste nel mobilitare e dirigere il proletariato e le masse popolari a trasformare la realtà secondo le sue proprie leggi.

 

“Con la riduzione del numero dei parlamentari il M5S si è attaccato ad una questione stupida: il problema non è il numero dei parlamentari, ma il ruolo del Parlamento, la funzione del sistema elettorale, l’organizzazione politica delle masse popolari, l’abolizione dei segreti in campo politico, economico, finanziario, la conoscenza del corso reale delle cose da parte delle masse popolari, la loro partecipazione reale alla gestione della vita sociale, ecc. Che i parlamentari siano più o meno, nulla cambia.

La riduzione del loro numero è diventata una bandiera del M5S e di tanti suoi attivisti ed elettori in reazione al covo di malaffare e di corruzione che il Parlamento è diventato tradendo lo spirito della Costituzione del 1948.

Scalfire questo insulto alla Costituzione è molto più facile che espellere le basi USA e NATO e ritirare i soldati italiani dalle missioni di guerra (che violano l’art. 11), nazionalizzare le aziende che i capitalisti vogliono chiudere o delocalizzare (in violazione degli artt. 41 e 42) e cancellare altre palesi violazioni della Costituzione del 1948. Come è più facile cancellare i vitalizi o la prescrizione dei reati per chi ha i soldi per pagare abili avvocati azzeccagarbugli

e, all’occorrenza, per ricompensare magistrati compiacenti. E certamente è ridicola la motivazione che la riduzione del numero dei parlamentari farà “risparmiare risorse che si potranno destinare al welfare”: non qualche decina di milioni ma miliardi di euro possono essere recuperati per il welfare anche solo sospendendo l’acquisto dei cacciabombardieri  F35 e ritirando i contingenti militari all’estero, smettendo di finanziare le scuole private in mano alla Chiesa (in violazione, tra l’altro, dell’art. 3 della Costituzione del 1948), sospendendo il pagamento dei titoli del Debito Pubblico e le quote che lo Stato italiano paga all’UE in più di quello che l’UE stanzia per l’Italia.

Concretamente ora, dopo la rottura della Lega con il M5S, il referendum è un’operazione messa su dalle Larghe Intese contro il M5S per assestargli un altro colpo, è principalmente un tentativo del sistema delle Larghe Intese di impedire che si allarghi la breccia aperta il 4 marzo. Se il M5S continuerà ad essere inaffidabile per le masse popolari, il referendum inevitabilmente sarà un altro duro colpo per M5S, come le elezioni regionali. Se il M5S si riprende e da subito usa su larga scala i poteri che già ha per sostenere le lotte, per tenere aperte le aziende, ecc. allora il risultato del referendum potrà essere diverso. Quindi nell’ambito della battaglia che ingaggiamo per spingere il M5S a risalire la china, dobbiamo sostenere la battaglia per il SÌ facendone una campagna di denuncia della distruzione del ruolo del Parlamento da parte del sistema delle Larghe Intese, dell’eliminazione dei diritti politici, della corruzione dei parlamentari, della violazione ed elusione della Costituzione, del teatrino della politica borghese che nasconde alle masse popolari le reali attività governative, ecc. È un’occasione per parlare della realtà, dei rapporti reali tra le persone, i gruppi sociali e le classi. Ammesso che il referendum si faccia, la vittoria del SÌ rafforzerà la ripresa del M5S se i suoi attivisti, elettori ed eletti si metteranno comunque da subito a mobilitare supporto e partecipazione delle masse popolari, ad attuare le promesse elettorali che il M5S ha fatto e finora disatteso e a cancellare le misure antipopolari che il Conte 1 ha introdotto, principalmente tramite i Decreti Sicurezza di Salvini, a finirla con la soggezione alla NATO e all’UE. Un buon motivo per votare a favore del M5S, cioè SÌ. Se si farà, per noi comunisti il referendum deve essere soprattutto l’occasione per una campagna di propaganda del Governo di Blocco Popolare e di azione che crea le condizioni necessarie per costituirlo”.