La Voce 67 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIII - marzo 2021

Scaricate il testo in formato PDF - Formato Open Office - Formato Word

 

Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Lettera alla redazione

Creare una rete di sostegno attorno ai nostri CdP clandestini è possibile

Sono un compagno membro di un Comitato di Partito e faccio attività pubblica in un collettivo antifascista. Vi scrivo per rendere collettive alcune riflessioni in merito alla mia esperienza, precisamente a proposito della possibilità di creare una rete di sostegno alla nostra attività clandestina.

Tempo fa ero molto condizionato dalla sfiducia di poter ottenere un sostegno da persone che mi conoscono e con cui ho relazione, ma a cui non potevo spiegare la natura della mia attività. In modo alquanto idealista ero orientato a pensare che il sostegno potesse arrivare solamente da chi condivide la nostra linea e l’attività del Partito, quindi da compagni che hanno già una relazione con il Partito. Poi l’esperienza mi ha mostrato che le cose funzionano diversamente.

È necessario fare una premessa.

Una parte dei problemi che ci troviamo ad affrontare oggi, e questo che sto trattando (darsi un piano per conquistare il potere e attuarlo) è uno di quelli, derivano dal fatto che noi stiamo compiendo un’impresa che nessuno nella storia ha mai portato a termine prima d’ora: fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista. Il movimento comunista del nostro paese ha conquistato una grande autorevolezza tra le masse popolari italiane e nel mondo e ci sono stati dei momenti in cui ha raggiunto una posizione di grande forza nello sviluppo del movimento rivoluzionario (Biennio Rosso, Resistenza, movimento degli anni ‘70), però non ha mai avuto fino ad oggi una concezione del mondo sufficientemente avanzata per darsi un piano per la conquista del potere e attuarla. Questo limite condiziona la convinzione di chi ai giorni nostri si pone l’obiettivo di fare dell’Italia un nuovo paese socialista. Nella nostra storia ci sono esempi gloriosi, ma che non sono arrivati a strappare di mano il potere alla borghesia e costruire il potere della classe operaia.

Nel nostro paese il movimento comunista sta rinascendo oggi su spinta del (nuovo) PCI, ma veniamo da un periodo prolungato in cui hanno prevalso la direzione e le tesi dei revisionisti moderni (da Togliatti a Berlinguer, ecc.) che ci condiziona molto dal punto di vista ideologico.

L’influenza della borghesia e della sinistra borghese in particolare alimenta la sfiducia dei comunisti verso le masse popolari.

Per sciogliere questo nodo dobbiamo partire dalla nostra riforma intellettuale e morale, curare la nostra formazione alla concezione comunista del mondo e fare un bilancio della nostra esperienza.

Dobbiamo concepirci come soggetti che sperimentano una nuova via: una via che durante la prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976) altri comunisti hanno già percorso prima di noi, ma che nel nostro paese non è stata mai imboccata.

La nostra esperienza sul campo però ci fornisce delle utili lezioni.

Il CdP di cui faccio parte sta sviluppando un lavoro importante soprattutto nel campo della propaganda. Il fatto di aver elaborato degli strumenti efficaci per propagandare la linea del Partito e per orientare la classe operaia e le altre classi delle masse popolari ci sta mettendo di fronte alla necessità di elevare anche altri aspetti del nostro lavoro: non ultima la creazione di una rete di sostegno attorno ai compagni del CdP.

Lo sviluppo sia quantitativo che qualitativo del lavoro del CdP ci richiede di fare un salto e questo consiste anche nel raccogliere i contributi che le masse popolari con cui siamo in contatto ci possono dare.

Il primo passo è essere convinti che il nostro familiare, il nostro amico d’infanzia, il nostro vicino di casa, il nostro compagno di lavoro, il nostro simpatizzante nell’attività politica pubblica è disposto ad aiutarci, pur senza conoscere come verrà impiegato il suo contributo.

Il fatto di essere convinti non è un qualcosa che cade dal cielo ma è frutto della sperimentazione e del giusto bilancio del lavoro svolto. A me è capitato così e solo dopo aver fatto alcuni tentativi andati a buon fine ho cominciato a dissipare tutte quelle resistenze che mi impedivano di dare alle relazioni che nel tempo ho coltivato uno sviluppo utile alla causa.

In passato avevo la convinzione che fosse più facile raccogliere contributi nel lavoro politico pubblico. Nell’ambito pubblico siamo abituati a spiegare nel dettaglio dove andranno a finire i soldi raccolti in un’iniziativa oppure che tipo di iniziativa ospiterà la sede che ci viene concessa, ecc. Questo per quanto riguarda la raccolta di sottoscrizioni. Molte altre volte i contributi li raccogliamo su basi mercantili: con iniziative benefit, vendita di materiale per raccolta fondi, ecc. Il senso comune ci spinge nella direzione della concezione borghese del mondo, quindi rende più semplice chiedere in cambio di qualcosa. Non ci rendiamo conto che per le masse popolari è molto più prezioso avere un orientamento, avere la possibilità di contribuire alla costruzione della soluzione al marasma attuale. Non ci rendiamo conto di quanto tutto questo sia ricercato dalle masse popolari.

Grazie al lavoro di massa che svolgo ho costruito delle relazioni in cui l’aspetto principale è la fiducia nei miei confronti, nella lotta che conduco contro questo sistema e nell’orientamento che diffondo tra i miei contatti. Questo ha reso possibile chiedere sostegno di vario tipo per la mia attività clandestina e ottenerlo le volte che sono riuscito a vincere le mie resistenze a chiederlo.

È avvenuto per esempio che di fronte al bisogno di soldi a sostegno della mia attività clandestina c’è stato chi, senza chiedere informazioni specifiche riguardo a dove andassero i soldi che venivano dati, mi ha dato un contributo, anche superiore a quello che mi aspettavo. Dobbiamo considerare che anche gli elementi delle masse popolari, anche in un periodo di crisi come questo (ora aggravato dalla pandemia), hanno a disposizione una certa quantità di denaro, che spesso viene destinato ad attività futili o comunque non irrinunciabili. Che una parte di questo denaro venga destinato a sostegno della nostra attività, dipende da noi.

In un’altra situazione ho ottenuto un sostegno logistico in un momento in cui ne avevo bisogno. Per sostegno logistico intendo una casa messa a disposizione, una sede, un deposito per il nostro materiale, tanto per fare degli esempi.

Magari chi ci aiuta può sospettare o anche solo immaginare (oppure sperare) che noi abbiamo un legame con il Partito e quindi collegare il proprio contributo all’attività: questo per loro rappresenta un modo per essere partecipi dell’impresa in cui siamo impegnati. La cosa fondamentale è che riguardo al loro gesto mantengano il massimo riserbo (perché ci sono arrivati da soli o comunque perché noi gliel’abbiamo fatto capire chiaramente). È educativo per noi e per i nostri contatti sviluppare delle relazioni in cui non sia necessario spiegare sempre tutto e si utilizzino dei criteri minimi di riservatezza. Per questo ci torna utile la convinzione, che ormai si è diffusa in modo abbastanza esteso anche tra gli elementi delle masse popolari che non fanno attività politica, che chiunque svolga un’attività non gradita alla classe dominante è sotto controllo e passibile di essere colpito dalla repressione.

Il modo migliore per impostare la richiesta di sostegno è quello di organizzare un incontro con il nostro contatto utilizzando dei criteri di riservatezza: fare l’incontro in un luogo “pulito” (dove sappiamo che non verremo intercettati), non parlare dell’argomento per telefono o attraverso altri mezzi di comunicazione, chiedere al nostro contatto di non portarsi dietro il telefono, chiarire che non deve parlare della nostra richiesta con nessuno. Con l’esperienza che ho fatto in questo genere di attività mi sono reso conto che le “regole” per gli incontri con i miei contatti non generavano in loro perplessità e anzi ritengo che queste abbiamo contribuito a dare serietà alla cosa.

Riguardo alla possibilità di raccogliere il sostegno delle masse popolari all’attività clandestina, è utile leggere il libro di Giovanni Pesce Senza tregua: descrive in modo esemplare come tante persone hanno rischiato la vita, senza fare domande e avere tanti dettagli, per aiutare i gappisti che lottavano nelle nostre città contro il nazifascismo. Questi slanci di generosità e di eroismo sono stati il frutto dell’autorevolezza che i partigiani, il PCI e il movimento comunista avevano conquistato grazie all’attività clandestina (dalla Rivoluzione d’Ottobre, all’attività svolta durante il ventennio fascista). Certo, si tratta di un periodo e di condizioni diversi da quelli attuali, ma sperimentando avremo modo di verificare che già oggi, con il movimento comunista che sta rinascendo nel nostro paese, abbiamo attorno a noi persone che sono disposte a contribuire alla nostra causa, a dispetto di chi sostiene che clandestinità significa isolamento dalle masse.

Ciro L.