La Voce 70 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - marzo 2022

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Sviluppare il dibattito franco e aperto nel movimento comunista internazionale

Il contributo del Partito Comunista di Grecia (KKE)

Pubblichiamo l’articolo della Sezione Relazioni Internazionali del Comitato Centrale del Partito Comunista di Grecia (KKE) sulla teleconferenza internazionale dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai (IMCWP), che si è tenuta il 10 e 11 dicembre 2021 sul tema “Gli sviluppi economici, politici e militari internazionali. L'esperienza della lotta dei Partiti Comunisti e Operai e dei popoli. Solidarietà con Cuba, il popolo palestinese e tutti i popoli che lottano contro le sanzioni, le macchinazioni e l'aggressione imperialista”. Alla conferenza hanno partecipato 73 partiti di 57 paesi di tutti i continenti.

L’articolo è apparso in greco su Rizospastis il 22 gennaio scorso e in inglese sul sito In Defense of Communism e sul sito del KKE. In Italia il Fronte Comunista (al quale è strettamente connesso il Fronte della Gioventù Comunista) lo ha fatto proprio affermando che lo condivide in toto. Sua è la traduzione che pubblichiamo (www.frontecomunista.it).

L’articolo ha il pregio di parlare chiaro: indica apertamente sette questioni su cui nel movimento comunista internazionale vi sono divergenze importanti, denuncia le posizioni di destra su di esse e i partiti comunisti che ne sono fautori, illustra la posizione del KKE in merito e la linea che applica, coerentemente con questa posizione, per mobilitare le masse contro le misure antipopolari del governo greco “cercando di plasmare le condizioni per l’alleanza sociale e il rovesciamento del capitalismo e porre fine al circolo vizioso dello sfruttamento di classe e delle guerre imperialiste”.

Siamo del tutto d’accordo con il KKE che “è necessario proseguire il dibattito politico-ideologico conducendolo in modo aperto, per chiarire le questioni”, che tra i partiti comunisti non serve “lo scambio di epiteti” ma un dibattito approfondito (e contemporaneamente “azioni congiunte e convergenti dove possibile”). Entriamo quindi nel merito delle sette questioni trattate nel documento della Sezione Relazioni Internazionali del KKE: nel testo del documento, tra parentesi quadre e in corsivo, abbiamo inserito le considerazioni e la posizione del (n)PCI su ognuna di esse.

Il dibattito franco e aperto è essenziale per il rafforzamento del movimento comunista, bisogna praticarlo. È giusta la denuncia delle posizioni di destra nel movimento comunista, ma bisogna andare più a fondo. Per far avanzare il movimento comunista occorre che la sinistra vada più a fondo nell’affrontare il problema di come fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti. La mancata instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti è il motivo principale dell’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). L’Unione Sovietica, la Repubblica Popolare Cinese, gli altri paesi socialisti creati nel corso della prima ondata potevano svolgere, e per alcuni anni hanno svolto, il ruolo di basi rosse della rivoluzione proletaria mondiale. Ma la vittoria del socialismo poteva diventare definitiva solo grazie all’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti.

Il movimento comunista rinasce superando i limiti a causa dei quali durante la prima ondata della rivoluzione proletaria non ha instaurato il socialismo in nessuno dei paesi imperialisti, superando i limiti della sinistra dei partiti comunisti a causa dei quali la destra (i revisionisti moderni, portatori dell’influenza della borghesia e del clero) si è rafforzata fino a prendere la direzione dei partiti comunisti nei paesi imperialisti, nei paesi socialisti e nei paesi che si erano liberati dall’oppressione coloniale.

Antonio L.


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Aspetti della lotta politico-ideologica all'interno del Movimento Comunista Internazionale

Di recente, nel contesto della quinta ondata pandemica attualmente in corso, si è tenuta una teleconferenza straordinaria dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, sotto la responsabilità del Partito Comunista di Grecia (KKE) e del Partito Comunista di Turchia (TKP). Gli attuali sviluppi confermano che i governi borghesi non sono stati in grado di affrontare la pandemia da Coronavirus salvaguardando il benessere dei lavoratori. Questi sviluppi negativi affondano le loro radici nelle enormi carenze mostrate dai sistemi sanitari pubblici, risultato delle politiche antipopolari adottate da governi asserviti al capitale.

Si tratta di politiche di commercializzazione e privatizzazione della salute e di supporto alla redditività dei gruppi monopolistici, nonché del rifiuto di soddisfare la rivendicazione avanzata dai Partiti Comunisti per l’abolizione dei brevetti su vaccini e farmaci, che contribuirebbe a una più rapida copertura vaccinale e alla prevenzione di nuove varianti del Coronavirus.

Inoltre, le restrizioni sugli spostamenti tra paesi rendono difficili gli incontri in presenza.

In queste circostanze, i Partiti Comunisti e Operai, che proseguono nella lotta per la vita e i diritti della classe operaia e degli altri strati popolari, devono utilizzare altri mezzi per scambiarsi opinioni ed esperienze riguardo alle loro attività. Negli ultimi anni, hanno avuto luogo diverse attività di questo tipo. La teleconferenza internazionale straordinaria, che ha richiesto modalità di gestione speciali e ben preparate per assicurare la partecipazione di Partiti da diversi fusi orari, ha facilitato lo scambio di opinioni su questioni cruciali riguardanti gli sviluppi economici, politici e militari internazionali.

La stretta collaborazione tra KKE e TKP per il successo di questa iniziativa è un ulteriore esempio concreto di internazionalismo proletario.


Principali questioni discusse durante l’incontro

I contributi dei Partiti hanno messo in evidenza aspetti della loro attività, nonché l’approccio di ciascun Partito ai principali sviluppi internazionali e nazionali. È stata espressa solidarietà con il Partito Comunista di Cuba e con tutto il popolo cubano, che lottano da decenni contro l’embargo imperialista. È stata inoltre espressa solidarietà con il popolo della Palestina che combatte per i propri diritti.

Tutti i contributi sono stati pubblicati sul sito web di SOLIDNET, insieme al testo approvato delle Azioni Congiunte, che elenca azioni comuni che i Partiti Comunisti adotteranno nel 2022. Queste azioni interessano i diritti dei lavoratori e dei popoli, il rafforzamento dei sistemi sanitari pubblici, contro l’anticomunismo e la distorsione del contributo storico dell’URSS e del socialismo, attraverso la celebrazione degli anniversari di pietre miliari come la fondazione dell’URSS il 30 dicembre 1922, nonché azioni di solidarietà con i comunisti e altri militanti che affrontano persecuzioni e divieti, azioni contro le guerre e gli interventi imperialisti, la NATO e le altre alleanze militari imperialiste e le basi militari straniere, per sottolineare la necessità, l’attualità e la concretezza del socialismo come unica soluzione alternativa al capitalismo.

Tutto questo è stato pubblicato su SOLIDNET, Rizospastis e 902.gr in greco, insieme alle dichiarazioni introduttive dei Segretari Generali del KKE e del TKP, i compagni D. Koutsoumbas e K. Okuyan.


Il quadro della lotta politico-ideologica all’interno del movimento comunista internazionale

Problemi di natura politico-ideologica continuano sicuramente ad affliggere il Movimento Comunista Internazionale. Tra l’altro, agli incontri internazionali partecipano partiti come il Partito Comunista Francese o il Partito Comunista di Spagna, che hanno svolto un ruolo di primo piano nella corrente opportunista del cosiddetto “eurocomunismo”, così come altri partiti che fanno parte del “pilastro” dell’attuale centro opportunista europeo, il cosiddetto “Partito della Sinistra Europea” (SE) e il gruppo di sinistra del Parlamento europeo, GUE/NGL, che, nella nostra opinione, è divenuto una sorta di rappresentanza della SE al Parlamento europeo. Agli incontri partecipano persino partiti che hanno rifiutato il marxismo-leninismo e la falce e martello e che criminalizzano la costruzione del socialismo nell’URSS.


1. La disputa sulla partecipazione ai governi borghesi

La questione della partecipazione o dell’appoggio da parte dei Partiti Comunisti a governi “di sinistra” e “progressisti”, che si presentano sul terreno della gestione del capitalismo, continua a essere un punto cruciale nei dibattiti ideologico-politici. In primo luogo, perché i partiti che adottano questa posizione politica attraverso vari costrutti ideologici, quali l’“umanizzazione” del capitalismo, la “democratizzazione” dell’UE, le “tappe verso il socialismo” e la cosiddetta rottura con le politiche di destra, favoriscono illusioni circa la gestione del capitalismo, mascherano il ruolo sporco giocato dalla socialdemocrazia e concentrano le loro critiche su un’unica forma di gestione borghese, ossia il neoliberismo. Tali forze sottovalutano e fraintendono le leggi che governano l’economia capitalista e il carattere innegabilmente e irreversibilmente reazionario dello Stato borghese, che non può essere annullato da alcuna formula di gestione borghese. Queste forze relegano la lotta per il socialismo a una “prospettiva di lungo periodo” e, in pratica, si assumono un’enorme responsabilità nei confronti dei popoli, in quanto rinunciano all’arduo lavoro quotidiano necessario per mobilitare le forze sociali che hanno interesse a lottare contro i monopoli e il capitalismo.

Così li vediamo concentrarsi su soluzioni di gestione governativa, persino votare a favore delle spese militari per finanziare le necessità della NATO e delle missioni imperialiste (ad esempio nella zona del Sahel) o sostituire la rivendicazione per il disimpegno del proprio paese dalla NATO con una vaga richiesta di “smantellamento” di quest’ultima. I risultati di questa politica sono evidenti in Spagna, dove il Partito Comunista di Spagna partecipa a un governo che gestisce la pandemia in modo barbaro e antipopolare, adotta nuove misure antioperaie ispirate dall’UE e adotta persino misure che danneggiano Cuba, mentre partecipa assiduamente ai piani NATO.

[È la giusta denuncia di quei partiti sedicenti comunisti che governano insieme ai partiti borghesi e avallano, è secondario se obtorto collo o convintamente, le misure che attuano il programma comune della borghesia imperialista da quando è iniziata la seconda crisi generale del capitalismo. Nel nostro paese l’ultimo esempio in tal senso è la partecipazione del PRC e del PdCI al governo Prodi-D’Alema-Bertinotti-Epifani nel 2006-2008.

L’attacco alla partecipazione ai governi borghesi è anche riconoscimento dell’esito fallimentare della partecipazione, nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, ai governi di Fronte Popolare e ai governi dei CLN in Spagna, in Francia, in Italia e in Grecia.

Alla linea della partecipazione ai governi borghesi il KKE oppone la linea di promuovere e intensificare le lotte, le denunce, le proteste popolari. Ma restano aperti tre problemi:

- come passare dalle lotte e dalle proteste a un governo socialista,

- come usare a fini rivoluzionari le situazioni in cui la classe dominante, a causa dell’aggravarsi della crisi e della mobilitazione delle masse popolari, non è in grado a mantenere la continuità del suo sistema politico (di governo, di direzione della Pubblica Amministrazione, ecc.) ed è costretta a cedere, adottando la soluzione governativa che le è possibile,

- che obiettivo dobbiamo porci rispetto allo Stato borghese e alle funzioni che esso svolge nei paesi imperialisti (o, detto in altri termini, come applichiamo concretamente la parola d’ordine “lo Stato borghese si abbatte, non si cambia”).

Rivendicazioni, denunce e proteste sono indispensabili e servono ad elevare la resistenza e le lotte delle masse popolari, ma bisogna indirizzarle verso un obiettivo di potere, verso la costituzione di un proprio governo e creare le condizioni per poterne approfittare e arrivare alla dittatura del proletariato. In certi momenti è possibile al partito comunista entrare nel palazzo del potere: bisogna entrare, appoggiarsi alle forze organizzate delle masse popolari e alla loro mobilitazione per buttare dalla finestra sabotatori e irriducibili e conquistare ulteriori posizioni di potere fino a mettere la classe dominante con le spalle al muro: o cede tutto o, piuttosto che cedere tutto, ricorre alla guerra civile e ai suoi alleati esteri.

È questa la conclusione da trarre dalla partecipazione, nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria, ai governi di Fronte Popolare e ai governi dei CLN. Per quanto riguarda l’Italia, il problema non è che nel 1944-1947 il PCI e i partiti progressisti aderenti al CLN entrarono nel governo e in altri modi parteciparono alla gestione dello Stato. Il problema è che non se ne giovarono per conquistare ulteriori posizioni di potere, trasformare ed epurare la struttura statale, cambiare la moneta, prendere in mano e realizzare la ricostruzione del sistema economico, ecc. Non è che non riuscirono a farlo: non se lo proposero neanche. È per questo che la partecipazione al governo in definitiva aiutò la classe dominante a superare il momento per lei difficile e, una volta superatolo e ripresa in mano la situazione, la borghesia imperialista cacciò i partiti comunisti dal governo o questi si adattarono e si trasformarono. E le conquiste in termini di condizioni di vita e di diritti per le masse popolari quando ci furono, furono limitate e precarie.

Nello stesso tempo la linea dei comunisti, il loro piano d’azione per prendere il potere e “abbattere lo Stato borghese” deve tenere conto delle funzioni che svolge attualmente lo Stato. Lo Stato, in Italia e negli altri paesi imperialisti, non è lo Stato della fase pre-imperialista (di cui si sono occupati Marx ed Engels) o della Russia del 1917 (di cui si è occupato Lenin). Allora lo Stato si occupava dell’ordine pubblico, delle forze armate, della riscossione delle tasse, delle dogane e dei confini (svolgeva cioè solo le funzioni regaliane) e solo in piccola misura anche di lavori pubblici. Nei paesi imperialisti lo Stato svolge funzioni molto più ampie. È proprietario di un settore pubblico dell’economia, gestisce un’enormità di servizi (dall’istruzione alla sanità, allo smaltimento dei rifiuti, alle reti idriche, elettriche, telefoniche, fognarie, ai trasporti di persone e cose, ecc.), presiede alla gestione del sistema monetario, bancario e di tutto il sistema economico. In Italia attualmente dispone di una Pubblica Amministrazione composta di 5.1 milioni e più di dipendenti (su 24 milioni di lavoratori) di cui solo poco più di 500 mila sono addetti alle funzioni regaliane (e anche tra questi ci sono da una parte truppa, reclutata tra le masse popolari, e dall’altra funzionari di alto livello, membri del campo della borghesia imperialista). Della questione abbiamo trattato in modo più articolato sul n. 68 di La Voce (pag. 5-11)].


2. La confusione sul concetto di imperialismo

Queste stesse forze trattano l’imperialismo non attraverso criteri leninisti, ossia come la fase monopolistica del capitalismo, ma semplicemente come politica estera di carattere aggressivo. In questo modo, trascurano il fatto che, nella nostra epoca, i monopoli, gli Stati capitalisti e le loro alleanze si scontrano per il controllo di materie prime, energia, ricchezze minerarie, rotte per il trasporto delle merci e quote di mercato. Peggio ancora: alcuni Partiti rifiutano il fatto che la competizione tra monopoli sia alla base dell’acuirsi degli antagonismi a livello internazionale.

Per questi partiti, la questione è incentrata sulla politica estera aggressiva di USA, NATO o alcune altre potenze, che interpretano arbitrariamente come “aggressione imperialista”, e propongono il cosiddetto “mondo multipolare” come soluzione. Tuttavia, la posizione che confina il capitalismo negli USA, come pure la posizione che assume che l’esistenza di diversi “poli” internazionali che si tengono l’un l’altro in scacco abbia come risultato un “mondo pacifico”, è completamente fuorviante per i popoli, in quanto nasconde la realtà. Favorisce l’illusione che possa esserci un imperialismo “non aggressivo”, un capitalismo che si definisce “pacifico”.

Il KKE e altri Partiti hanno criticato opinioni di questo tipo sviluppate nel secolo scorso sia da forze opportuniste in Europa che nel PCUS, in particolare dopo la svolta opportunista del XX Congresso, in cui prevalse la linea della “competizione pacifica” tra i due sistemi socio-politici.

[Sottoscriviamo, salvo una precisazione. Per non sconfinare nell’utopia paralizzante della rivoluzione mondiale, bisogna distinguere la linea della “coesistenza pacifica” promossa da Stalin dallo stravolgimento che ne fecero Kruscev e Breznev con la linea della “competizione pacifica”. L’URSS di Stalin applicò la linea della “coesistenza pacifica tra paesi a sistemi sociali diversi” e contemporaneamente tramite l’Internazionale Comunista assunse il ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria (socialista e di nuova democrazia), dando il via alla sua prima ondata mondiale (1917-1976). La linea della “competizione pacifica” promossa da Kruscev e Breznev volle dire abbandono del ruolo di base rossa della rivoluzione proletaria mondiale e si combinò con la linea dello “Stato e partito di tutto il popolo” (che voleva dire rinuncia alla dittatura del proletariato) e della “autonomia finanziaria delle aziende” (che voleva dire la rinuncia alla pianificazione economica)].


3. La collaborazione con le forze borghesi in chiave “antifascista”

Alcuni partiti sono anche confusi dal fatto che il capitalismo, in diversi casi, gioca la carta del “cane da guardia” del sistema, ossia di vari gruppi fascisti che utilizza per promuovere vari piani della borghesia, come avviene in Ucraina. Anche alcune forze che riconoscono che il fascismo è una creazione del capitalismo, tendono a separare questa questione dalla lotta contro il capitalismo e sono spinte verso l’idea della collaborazione con forze borghesi o dell’appoggio a queste ultime in chiave “antifascista”.

Oggi, la valutazione a cui il KKE è arrivato attraverso lo studio della storia della Seconda Guerra Mondiale emerge come fondamentale per gli attuali sviluppi internazionali. Quella guerra fu una scellerata guerra imperialista sia per quanto riguarda le forze fasciste, sia per quanto riguarda i paesi capitalisti “democratici”, che si sono ugualmente macchiati di enormi crimini contro l’umanità come, ad esempio, i bombardamenti nucleari di Hiroshima e Nagasaki. L’unica guerra giusta fu quella condotta dall’URSS, dai partigiani e dai movimenti popolari di liberazione nei paesi occupati, in cui i comunisti svolsero un ruolo di primo piano.

Questa posizione ha una rilevanza diretta nel momento attuale, in cui le contraddizioni interimperialiste si manifestano in Ucraina, in cui gli USA, la NATO e l’UE utilizzano forze fasciste in Ucraina per le loro macchinazioni geopolitiche e in cui, d’altro canto, la Russia promuove gli interessi dei propri monopoli. È ovvio che gli USA, le alleanze imperialiste della NATO e dell’UE e la borghesia che le ha costituite, hanno un’enorme responsabilità per ciò che sta avvenendo. Allo stesso tempo, anche la borghesia russa ha pesanti responsabilità per la situazione attuale. Tutti gli elementi coinvolti hanno avuto un ruolo di primo piano nella dissoluzione dell’URSS, di cui ricorre a dicembre il 30° anniversario. A quel tempo, Eltsin e le forze sociali e politiche che lo sostenevano erano determinati a smantellare l’URSS, senza preoccuparsi minimamente, ad esempio, di cosa sarebbe successo alla Crimea, ai milioni di russi e cittadini russofoni che si sarebbero trovati fuori dai confini della Russia, di cosa sarebbe accaduto a queste persone. È quindi più che una provocazione vedere politici, che allora sostenevano lo smantellamento dell’URSS da parte di Eltsin, attribuire oggi costantemente a Lenin la responsabilità della dissoluzione dell’URSS e lanciare richiami alla “lotta antifascista” in Ucraina.

[È la linea che Dimitrov illustra nel Rapporto presentato al VII Congresso dell’IC (Mosca, 25 luglio - 31 agosto 1935): l’antifascismo si fa attaccando la borghesia, per battere i promotori della mobilitazione reazionaria delle masse popolari i comunisti devono mettersi alla testa della lotta di tutte le classi popolari contro la borghesia. Questo, per quanto riguarda l’Italia, vuol dire che mettersi alla testa della lotta contro le Larghe Intese è il modo migliore anche per sbarrare la strada alla Lega, a Fratelli d’Italia e ai gruppi che scimmiottano il fascismo del XX secolo.

Nello stesso Rapporto Dimitrov mette bene in luce che il fascismo non era la sostituzione ordinaria di un governo più reazionario a un altro governo borghese, ma l’imposizione del governo della parte più reazionaria della borghesia che mobilitava a proprio favore una parte importante delle masse popolari contro gli esistenti governi borghesi promettendo l’eliminazione degli effetti delle misure antipopolari dei normali governi borghesi. Oggi i gruppi fascisti fanno leva sul malcontento e il malessere crescenti delle masse popolari e indicano soluzioni che mettono una parte delle masse popolari contro altre: sono scimmiottatori del fascismo del XX secolo.

Nazismo e fascismo hanno impersonato l’aggressione della borghesia imperialista contro l’URSS e il movimento comunista. A differenza della prima guerra mondiale del 1914-18 (che fu principalmente guerra tra le potenze imperialiste interrotta dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e convertitasi a seguito di questa in comune intervento 1919-1921 di tutte le potenze imperialiste contro il primo paese socialista per “soffocare il bambino finché è ancora nella culla”), la seconda guerra mondiale del 1939-1945 fu principalmente aggressione delle potenze imperialiste contro l’Unione Sovietica, nella quale in definitiva il movimento comunista si avvalse delle contraddizioni tra le potenze imperialiste e della mobilitazione delle masse popolari in Francia, Gran Bretagna, USA e riuscì ad evitare che si coalizzassero tutte contro l’URSS, come invece nel 1936-1939 si erano coalizzate contro la Repubblica Spagnola. Dopo che l’URSS e il movimento comunista mondiale ebbero sconfitto quelle delle potenze imperialiste che si erano lanciate in prima linea contro l’URSS (Germania nazista e suoi alleati), tutte le potenze imperialiste ripresero, in forme diverse da come lo avevano fatto gli Stati e gruppi nazifascisti, l’intervento contro l’URSS con l’assedio, le sanzioni e le manovre all’interno, invece dell’aperta invasione militare: la “guerra fredda”].


4. L’approccio della Cina oggi

Inoltre, la questione del dibattito politico-ideologico su cosa è il socialismo è di fondamentale importanza. Sono molti i partiti che distorcono l’idea di socialismo. Alcuni anni fa abbiamo visto varie teorie sul “socialismo del XXI secolo” o “socialismo del benessere”, come venivano definiti diversi governi socialdemocratici in America Latina che tentavano di gestire il sistema capitalistico con parole d’ordine “radicali” e misure che mitigassero le condizioni di estrema povertà degli strati popolari. Oggi l’attenzione si concentra sulla Cina, che afferma di costruire il “socialismo con caratteristiche cinesi”. Tuttavia, ciò che viene costruito in Cina non ha nulla a che vedere con il socialismo né con i principi e le leggi scientifiche della costruzione socialista. Socialismo vuol dire socializzazione dei mezzi di produzione, potere operaio e pianificazione centrale. Niente di tutto ciò esiste oggi in Cina, dove i monopoli cinesi, attraverso il Partito Comunista Cinese, determinano gli sviluppi e promuovono le loro scelte che, tra l’altro, sono causa di enormi disuguaglianze e ingiustizie sociali.

La questione non ha solo una dimensione teorica, ma anche una dimensione immediatamente politica, legata alla lotta tra USA e Cina per la supremazia nel sistema imperialista.

[Nella RPC nel 1976 i revisionisti moderni presero la direzione del Partito e avviarono il paese sulla via del capitalismo. Oggi la lotta tra le due vie (la via al comunismo e la via al capitalismo) è ancora in corso: anche solo da come la RPC ha affrontato la pandemia da Covid-19 emergono le differenze con i paesi imperialisti.

Dopo la vittoria del 1949 la RPC doveva sviluppare le forze produttive, altrimenti sarebbe stata schiacciata o si sarebbe disgregata. Lo ha fatto prima seguendo la linea di Mao poi quella di Deng.

La linea di Mao poneva in primo piano la lotta tra le classi in Cina e il ruolo del PCC e della RPC nella prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, anche se, venuto meno l’aiuto internazionalista dell’URSS, cercò di approfittare degli investimenti che gruppi imperialisti (USA, europei, giapponesi e altri) erano disposti per loro propri interessi a fare nella RPC.

La linea di Deng poneva in primo piano lo sviluppo delle forze produttive nella RPC e, oltre a fare maggiori concessioni ai gruppi imperialisti stranieri, ha incoraggiato su grande scala l’iniziativa economica della borghesia nazionale cinese, ha sciolto le comuni e abbandonato il piano di industrializzazione delle campagne.

Compiuto il necessario sviluppo delle forze produttive, il PCC ha ora davanti a sé due strade divergenti: o far diventare la RPC la nuova base rossa mondiale della rivoluzione socialista e contribuire allo sviluppo della seconda ondata mondiale della rivoluzione proletaria o contendere il dominio del mondo all’imperialismo USA e alla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti da essi dominata. È una forma di dogmatismo porsi la domanda se “la RPC è un paese socialista o un paese imperialista”: nel periodo storico dell’esaurimento della prima ondata e dell’epoca di nera reazione che ne è seguita, oltre a paesi socialisti e paesi imperialisti (e paesi succubi del sistema imperialista), esistono anche i primi paesi socialisti dove la lotta tra restaurazione del capitalismo o instaurazione graduale e pacifica del capitalismo e continuazione della trasformazione socialista è ancora in corso. È fuorviante porsi la domanda “la RPC è un paese capitalista o imperialista?”: bisogna comprendere e spiegare che ruolo hanno svolto e svolgono oggi in Cina le istituzioni e le relazioni sociali sorte nella fase socialista, che ruolo ha svolto finora e svolge oggi in Cina la borghesia, che ruolo ha il PCC nella lotta in corso nel mondo tra rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e lotta della borghesia per prolungare la propria esistenza, a che punto è la lotta tra le due linee nel PCC, tra le due vie nella società e tra le due classi nella RPC].


5. La questione della lotta per la supremazia nel sistema imperialista

La questione non è semplice, perché la storia ha dimostrato che in situazioni simili, quando la supremazia nel sistema imperialista era in discussione, si sono verificati grandi conflitti generalizzati, che hanno coinvolto decine di paesi, con un’immensa perdita di vite umane, sacrificate agli interessi capitalistici in conflitto.

Oggi gli USA, che rimangono la più grande potenza economica, militare e imperialista del mondo, sentono il fiato della Cina sul collo. A causa della legge dello sviluppo ineguale del capitalismo, osserviamo monopoli cinesi occupare posizioni importanti nel mercato capitalista globale, nonché nell’esportazione di merci e di capitali.

Purtroppo alcuni Partiti Comunisti tentano erroneamente di ritornare a schemi del passato e parlano di una nuova “guerra fredda”, con la differenza che oggi mettono la Cina al posto dell’URSS nello scontro con gli USA. Tuttavia, la situazione attuale non ha nulla a che vedere con il confronto tra URSS e USA, poiché oggi assistiamo a uno scontro che avviene sul terreno del conflitto tra monopoli, quindi uno scontro interimperialista. Il KKE, con la sua posizione, ha evidenziato questa differenza. Altri partiti, come il Partito Comunista del Messico e il Partito Comunista del Pakistan, hanno evidenziato l’attuale carattere imperialista della Cina, mentre il Partito Comunista delle Filippine [PKP – 1930] [formato da quelli che nel 1967 si scissero dal Partito Comunista delle Filippine che aveva dato inizio alla guerra popolare rivoluzionaria e si appellarono al programma del Partito fondato nel 1930 - ndr di La Voce] ha parlato apertamente delle mire espansionistiche della Cina per l’egemonia sui paesi confinanti nel Pacifico, che vengono utilizzate dagli USA come pretesto per intervenire nell’area.

In nessun caso si può parlare di una lotta tra capitalismo e socialismo, come affermano erroneamente alcuni partiti, come il Partito Comunista del Brasile. È inopportuno che i comunisti conducano campagne politiche come quella lanciata dal Partito Comunista del Canada per la liberazione del CFO di Huawei, Meng Wanzhou, figlia del presidente del monopolio cinese, la cui ricchezza personale supera i 3,4 miliardi di dollari, e che è stata detenuta per un breve periodo a causa del feroce conflitto tra i monopoli dell’alta tecnologia. Non è opportuno che un Partito Comunista lanci una mobilitazione per una donna d’affari per la cui liberazione è stato necessario versare una cauzione di 7,5 milioni di dollari, in un momento in cui i comunisti in decine di paesi vengono trascinati in tribunale (ad esempio in Ucraina e Polonia), imprigionati (ad esempio nello Swaziland), perseguitati (ad esempio in Kazakistan), uccisi a sangue freddo (ad esempio in Pakistan e India) e hanno bisogno della nostra solidarietà internazionalista.

Vale la pena di notare, tra parentesi, che il KKE ha inviato parlamentari nazionali ed europei e altri quadri ai processi nei confronti di comunisti e dei loro Partiti in Ucraina, Polonia, nei paesi baltici, ha denunciato omicidi e persecuzioni contro i comunisti in altri paesi come il Pakistan, il Kazakistan, il Sudan, l’India, il Venezuela e ha sollevato queste questioni al Parlamento europeo.

[Della RPC abbiamo detto al punto precedente. Aggiungiamo solo due considerazioni.

- Tutta una serie di fattori (de-dollarizzazione, ecc.) indicano che la supremazia mondiale degli imperialisti USA in campo economico e finanziario è in declino. È proprio la difesa del loro declinante ruolo economico e finanziario nel mondo che spinge i gruppi imperialisti USA a completare l’accerchiamento della Federazione Russa in Europa, ad aspirare a coprire con basi e agenzie militari le repubbliche asiatiche sorte dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica e l’immenso territorio asiatico della stessa Federazione Russa. Così come li spinge 1. a imporre le loro merci (il gas, il petrolio e altro) ai gruppi imperialisti europei loro creditori oltre che loro concorrenti nello sfruttamento dei paesi oppressi e nella devastazione del pianeta e 2. all’accerchiamento militare e a mille intrighi per sovvertire l’ordinamento politico della Repubblica Popolare Cinese (RPC) dove per alcuni decenni i gruppi imperialisti USA hanno fatto grandi investimenti. Così come li spinge a cercare di sovvertire l’ordinamento politico in tutti i paesi dove non hanno libertà di strozzare economicamente e finanziariamente, con in testa Cuba, Venezuela, Iran, Siria.

- Gli imperialisti USA non hanno vinto la “guerra fredda”: non sono gli imperialisti USA che hanno fatto Gorbaciov, sono Kruscev e Breznev che hanno fatto Gorbaciov. Nel 1989 (Tienanmen) non solo i comunisti ma anche i capitalisti cinesi hanno visto cosa voleva dire fare come Gorbaciov e perfino Deng si è rifiutato. La dissoluzione dell’Unione Sovietica ha mostrato loro dove si andava a finire. È sbagliato pensare che la borghesia ha già vinto in Cina. La lezione dell’URSS è che non è la borghesia che ha vinto il movimento comunista, ma è il movimento comunista che non è stato capace di continuare la sua opera ed essa si è quindi esaurita].


6. Sulla questione dell’“unità”

Non può esservi alcuna “unità” artificiale con forze che mettono in discussione e sottopongono a revisione i fondamenti del marxismo-leninismo, come i principi della rivoluzione e della costruzione socialista, dietro la parola d’ordine “atteniamoci per il momento a ciò che ci unisce”. Una tale unità, oltre a trasmettere un’immagine falsa e fuorviante ai comunisti di tutto il mondo, sarebbe anche pericolosa, perché le mezze verità sono comunque menzogne. Inoltre, nasconderebbe le divergenze che esistono all’interno del movimento comunista e ostacolerebbe il dibattito necessario per superarle. Se i comunisti non hanno chiaro il quadro del mondo imperialista contemporaneo e si concentrano solo su USA e NATO, il neoliberismo o il fascismo, separandoli dalla causa che li genera, ossia il capitalismo, e dalla necessità di rovesciarlo, saranno portati a scelte tragiche.

Il KKE, consapevole di questa situazione e sensibilizzando il popolo su di essa, oggi guida il movimento antimperialista nel proprio paese, contro le basi USA e NATO, i cosiddetti “accordi di difesa” tra Grecia, USA e Francia, il coinvolgimento delle forze armate greche in missioni all’estero, per il disimpegno dalle alleanze imperialiste della NATO e dell’UE, per il potere popolare. Tenendo conto di tutto ciò, il KKE lotta con tutte le sue forze contro le politiche antipopolari del governo di Nuova Democrazia, SYRIZA e degli altri partiti borghesi, così come contro le organizzazioni criminali fasciste, cercando di plasmare le condizioni per l’alleanza sociale e il rovesciamento del capitalismo e porre fine al circolo vizioso dello sfruttamento di classe e delle guerre imperialiste.

[Siamo pienamente d’accordo! Le divergenze vanno trattate apertamente: tra partiti comunisti attraverso il dibattito franco e aperto, all’interno del partito comunista attraverso la lotta tra le due linee e applicando il centralismo democratico. L’unità organizzativa costruita accantonando le divergenze importanti o resta campo di appelli inconcludenti e di sterili aspirazioni o porta a paralisi nell’attività e a successive scissioni].


7. Sul processo di ricomposizione rivoluzionaria del Movimento Comunista Internazionale

È necessario proseguire nel dibattito politico-ideologico conducendolo in modo aperto, per chiarire le questioni. Non riteniamo utile lo scambio di epiteti tra partiti, ma cerchiamo di aprire un dibattito approfondito. Cerchiamo inoltre di intraprendere azioni congiunte e convergenti, dove possibile, in particolare per esprimere solidarietà internazionalista.

Sosteniamo le forme esistenti di scambio di opinioni e di collaborazione tra i Partiti Comunisti, come gli incontri internazionali, regionali e tematici dei Partiti Comunisti.

Intensifichiamo le forme più avanzate di collaborazione all’interno del Movimento Comunista Internazionale, come l’“Iniziativa Comunista Europea” (ICE) e la “Rivista Comunista Internazionale (RCI), per la formazione di un polo comunista che lotti per la ricomposizione rivoluzionaria e l’unità del movimento comunista, sulla base della nostra visione del mondo: il marxismo-leninismo.

Il 21° congresso del nostro Partito che si è svolto di recente, ha elaborato importanti criteri per una nostra più stretta collaborazione con i Partiti Comunisti che: a) difendono il marxismo-leninismo, l’internazionalismo proletario e la necessità di formare un polo comunista a livello internazionale; b) lottano contro l’opportunismo e il riformismo, si oppongono alla gestione di centrosinistra e qualsiasi altra variazione della teoria delle fasi; c) difendono le leggi scientifiche della rivoluzione socialista e le utilizzano per valutare il corso della costruzione socialista, cercano di studiare e trarre insegnamenti dai problemi e dagli errori; d) costituiscono un fronte ideologico contro le concezioni erronee dell’imperialismo, in particolare quelle che separano l’aggressione militare dai suoi contenuti economici, contro tutte le alleanze imperialiste; e) sviluppano legami con la classe operaia e cercano di lavorare all’interno del movimento sindacale e i movimenti dei settori popolari della classe media, cercano di integrare la lotta quotidiana per i diritti dei lavoratori, del popolo, in una strategia rivoluzionaria contemporanea per il potere operaio.

Le teleconferenze dell’Incontro Internazionale dei Partiti Comunisti e Operai, dell’Iniziativa Comunista Europea e della Rivista Comunista Internazionale, che hanno avuto anch’esse luogo in questo periodo, aiutano il nostro Partito a studiare meglio l’esatta situazione del Movimento Comunista Internazionale e tutte le forme di collaborazione, dando priorità alle azioni congiunte con altri Partiti in base ai criteri illustrati sopra.

[E qual è la “strategia rivoluzionaria contemporanea per il potere operaio” che emerge da questo articolo, che il KKE indica e che sta perseguendo? Le denunce, le proteste, le manifestazioni, gli scioperi e le azioni militanti contro le malefatte e le azioni criminali dei gruppi imperialisti non bastano per conquistare il potere e instaurare il socialismo. Lungo tutto il secolo scorso gli stessi partiti dei paesi imperialisti che non hanno portato le masse popolari a instaurare il socialismo (nonostante il grande ed eroico movimento di massa di cui erano alle testa), di lotte rivendicative sindacali e politiche ne hanno fatte in abbondanza, il KKE primo fra tutti. Bisogna tirare la giusta lezione ed elaborare una strategia per la conquista del potere. Se la sinistra del movimento comunista cosciente e organizzato non lo fa, ha buon gioco la destra che promuove una partecipazione ai governi borghesi che in realtà è sottomissione alla borghesia! Per l’Italia il (n)PCI ha elaborato e attua la linea del Governo di Blocco Popolare, tappa nella Guerra Popolare Rivoluzionaria].