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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXVI - marzo 2024

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Lettera alla redazione

Sull’articolo Xi fa rivivere la cultura e guida l’innovazione per la civiltà moderna

Cari compagni,

vi segnalo un articolo utile alla vostra ricerca sul percorso che il PCC guidato da Xi Jinping e la RPC nel suo complesso stanno seguendo. Si tratta dell’articolo Xi fa rivivere la cultura e guida l’innovazione per la civiltà moderna, pubblicato su Marx21 (www.marx21.it) il 05.01.2024 in traduzione italiana a cura di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli e prima, il 14.10.2023, sul Quotidiano del Popolo (organo del CC del PCC) a firma dei giornalisti Zhong Wenxing e Liang Jun.

L’articolo ricorda che Xi Jinping (nato nel 1953) è il risultato della Grande Rivoluzione Culturale del Popolo Cinese (GRCP): la sua formazione è avvenuta per ben sette anni (1969-1976) in una zona rurale, nel villaggio di Liangjiahe della provincia dello Shaanxi (quella da cui proveniva la famiglia paterna), nella veste di giovane istruito che frequentava l’Università Tsinghua di Pechino. In sostanza, Xi Jinping è stato uno delle centinaia di migliaia di universitari che la GRCP indusse a lasciare Pechino e altre grandi città e a praticare per anni il marxismo-leninismo-maoismo tra i contadini e nelle campagne cinesi, lavorando e studiando insieme a loro e imparando a usare le armi tramite le esercitazioni congiunte con i membri dell’Esercito Popolare di Liberazione. Solo nel 1974 sarà accettato a pieno titolo nel PCC dopo circa 10 richieste di ammissione; percorso simile ha sperimentato con la Lega della Gioventù Comunista agli inizi degli anni ‘60.

L’articolo mette bene in luce:

la necessità per il PCC di adattare creativamente il marxismo-leninismo alle condizioni oggettive (economiche) e soggettive (intellettuali, morali, spirituali) della Cina e, in questa maniera, proseguire sulla strada dell’innovazione teorica con un approccio anti-dogmatico, cioè contro la ripetizione pappagallesca di formule e teorie anche se provenienti dai maestri e dirigenti internazionali del proletariato come Lenin, Stalin e Mao, applicate senza tener conto del contesto particolare;

la lotta per l’elevazione ideologica e l’allargamento numerico del gruppo dirigente nazionale del PCC (a partire dal CC, la cui direzione centralizzata e unificata tutti i membri del PCC devono sostenere), che passa per 1. la superiore formazione, mobilitazione e organizzazione dei membri del partito al fine di migliorare le loro capacità di direzione dal livello di base a quello centrale, 2. il contrasto alla diffusa corruzione (legata a nichilismo, edonismo, stravaganza, stando alla terminologia usata nei documenti ufficiali del PCC) e 3. la gestione più efficiente delle aziende pubbliche (contro gli sprechi e l’eccessivo indebitamento dovuto a malversazioni di fondi e investimenti errati, a favore della produzione più razionale e pianificata dei beni e servizi necessari alla popolazione). Mi sembra la traduzione concreta nel contesto cinese del processo che la Carovana del (n)PCI chiama “riforma intellettuale e morale”;

la concentrazione dell’attuale gruppo dirigente cinese sullo sviluppo integrale della società, ovvero la costruzione dell’“uomo nuovo” nelle condizioni specifiche di un paese in cui nel 1949 ha vinto la rivoluzione di nuova democrazia, dove oggi abitano 1.4 miliardi di persone (circa 1/5 dell’umanità) e dove costruire il socialismo non equivale a quanto avvenuto in URSS, nelle Democrazie Popolari dell’Europa Orientale, nella Repubblica Democratica Tedesca e altrove, date le condizioni semi-coloniali, semi-feudali in cui ancora versava il paese (con 5 mila anni di storia e cultura molto diverse da quelle del mondo occidentale) quando il PCC ha conquistato il potere. Da qui la centralità dello sviluppo culturale delle masse popolari cinesi (parte del 3° pilastro del socialismo), affinché esse si rendano progressivamente consapevoli del loro ruolo di edificatrici di un futuro luminoso per la RPC sotto la guida del PCC. Un futuro caratterizzato dai seguenti fattori: 1. il più elevato sviluppo delle forze produttive di cui le masse popolari sono capaci; 2. la democrazia popolare a processo completo (legalità socialista prodotta dalla combinazione di democrazia consultiva e democrazia popolare + promozione dell’accesso crescente delle masse popolari alle attività specificamente umane); 3. la maggior giustizia sociale (contro le disuguaglianze socio-economiche, l’espansione fuori controllo dell’attività dei capitalisti e lo sviluppo economico rapidissimo a scapito della qualità di beni e servizi, che il percorso di “riforma e apertura” avviato tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 ha implicato); 4. la miglior cura dell’ambiente;

il rilancio con relativo aggiornamento di formule, approcci, disposizioni dell’epoca maoista da parte di Xi Jinping e del gruppo dirigente che egli capeggia. Un esempio dell’onda lunga del maoismo nella pratica attuale del PCC diretto da Xi Jinping è l’“esperienza Fengqiao”, un meccanismo di mobilitazione delle masse che discutono apertamente per risolvere i conflitti sociali a livello di base senza la necessità di coinvolgere i più alti organi giudiziari; prende il nome dal distretto della provincia dello Zhejiang elogiato da Mao nel 1963 per la gestione dei problemi sociali a livello locale. Per non parlare delle numerose ispezioni personali e collettive dirette da Xi Jinping in diverse aree del paese, ognuna con obiettivi diversi a seconda della zona e focalizzata sul controllo della produzione industriale nelle aziende pubbliche e private, dell’amministrazione e funzionamento di scuole, ospedali, fattorie, della gestione di poli museali, ispezioni unite alla discussione con gli animatori di essi per individuarne i punti forti e quelli deboli, per superare limiti e correggere gli errori, ecc.;

la fiducia nelle capacità creative del popolo cinese nel perseguimento degli obiettivi fissati nell’ambito del ringiovanimento della nazione cinese, possibile soltanto attraverso la modernizzazione socialista. Nell’ambito del socialismo con caratteristiche cinesi, tale modernizzazione è una combinazione creativa di ampio sviluppo delle forze produttive, superamento delle disuguaglianze socio-economiche tra zone urbane e zone rurali (rendendo queste sempre più autonome dalle prime, grazie anche alla loro industrializzazione), espansione del PCC in tutti i campi della vita associata, coinvolgimento superiore delle masse popolari nella gestione politica della società, valorizzazione della storia e della cultura tradizionale cinese illuminate e orientate dal marxismo, apprendimento di idee e pratiche da popoli stranieri nell’ambito della visione denominata “comunità umana dal destino condiviso”.

Giorgio R. - 10.03.2024