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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXVI - marzo 2024

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Consolidamento e rafforzamento del (nuovo)PCI

Avanziamo nella comprensione e nella pratica del materialismo dialettico

Per essere sempre più adeguati al compito che ci siamo dati di promuovere e dirigere nel nostro paese la rivoluzione socialista dobbiamo sviluppare nel Partito, a partire dai dirigenti e quadri (partire dalla testa), un movimento di educazione alla comprensione e alla pratica del materialismo dialettico (MD), che consiste nell’avanzare nell’assimilazione e nell’uso 1. del marxismo-leninismo-maoismo (M-L-M), la scienza marxista della nostra epoca e 2. della linea specifica elaborata e praticata dal Partito per la rivoluzione socialista nel nostro paese. Questa è la strada indispensabile per essere sempre più capaci di orientare noi stessi e gli altri (i compagni del Partito, i compagni della base rossa, gli elementi avanzati delle masse popolari e altri) in ogni circostanza e per essere adeguati ad affrontare qualsiasi evenienza.

La situazione rivoluzionaria in sviluppo ci impone di condurre questa battaglia tra i quadri del Partito per farli avanzare nell’assimilazione e nell’uso dell’analisi, della linea, dei metodi, dei criteri e degli strumenti messi a punto dalla Carovana del (n)PCI nel corso dei suoi quarant’anni di esistenza (il n. 0 della rivista Rapporti Sociali venne chiuso in tipografia nel settembre 1985). Un patrimonio teorico e pratico che unisce la verità universale del M-L-M con la pratica concreta della costruzione della rivoluzione in un paese imperialista come è l’Italia. Se ricordiamo quanto superficiale e povera fosse la nostra conoscenza della scienza marxista, della storia del movimento comunista e della storia del nostro paese nel periodo in cui la Carovana ha avviato i suoi primi passi, ci accorgiamo dei grandi progressi che abbiamo fatto, di quanto questa conoscenza è ora più profonda, più ricca e più articolata.

La prima conclusione pratica che abbiamo tratto è che per essere all’altezza del nostro compito noi comunisti dovevamo studiare. Più precisamente dovevamo assimilare il materialismo dialettico e usarlo. Il Manifesto Programma (MP), pubblicato 16 anni fa (nel 2008), era e rimane un manuale di scienza marxista (studio della pratica concreta della lotta di classe, studio della storia dell’Italia e del mondo, bilancio del movimento comunista, analisi della situazione attuale, elaborazione della linea strategica e tattica per la rivoluzione del nostro paese). Nel MP e più in dettaglio nella letteratura della Carovana ogni comunista e ogni aspirante comunista trova gli strumenti teorici e pratici necessari per diventare il combattente della rivoluzione socialista che serve in questa fase storica.

La seconda conclusione pratica che abbiamo tratto è che noi comunisti per essere adeguati al compito di promuovere e dirigere la rivoluzione socialista in un paese imperialista dovevamo fare una Riforma Intellettuale e Morale (RIM) particolare e specifica.

In entrambi i campi abbiamo raggiunto importanti risultati, dai quali partiamo per fare gli ulteriori progressi possibili e necessari.

Il ventennale della fondazione del (n)PCI (2004-2024) è un’ottima occasione per dare nuovo slancio alla nostra opera. Ogni compagno deve partire dalla strategia e dalla tattica che il Partito gli indica, cercare di capirla bene e di applicarla, analizzare i risultati che ottiene applicandola. In questo deve collaborare senza riserve con il collettivo di cui fa parte. Anche in questo vale il centralismo (partire da quello che il Partito gli indica in termini di strategia e di tattica, assimilarlo, applicarlo con energia e creatività verificando i risultati) e la democrazia (esporre nel proprio collettivo e ai propri dirigenti, nei momenti che l’organismo di cui fa parte deve prevedere, i risultati della sua attività, le osservazioni, le critiche e le proposte che è capace di derivare).


Usiamo la scienza marxista per superare i limiti e avanzare

Le condizioni e le forme della lotta in corso fanno emergere nei nostri quadri limiti e carenze nel padroneggiare e applicare il materialismo dialettico e la linea strategica e tattica elaborata dal Partito,(1) sui quali dobbiamo intervenire per farli avanzare nell’opera di integrazione della verità universale del M-L-M con la pratica concreta della costruzione della rivoluzione nel nostro paese (apprendere, assimilare, applicare).

Negli ultimi vent’anni abbiamo raggiunto buoni risultati nell’analisi dell’attuale situazione politica del nostro paese e a livello internazionale. Abbiamo svolto un lavoro più sistematico e accurato nel raccogliere e studiare i materiali riguardanti i vari ambiti della lotta di classe e abbiamo sviluppato una ricca pratica su diversi fronti (lotte della classe operaia e delle masse popolari, partecipazione da comunisti alla lotta politica borghese, ecc.). Abbiamo migliorato il nostro metodo di fare analisi, inchieste e studio della realtà (fare analisi concreta della situazione concreta), tenendo conto dell’esperienza del movimento comunista che ci ha preceduto e della nostra pratica. Abbiamo elaborato criteri, metodi e strumenti per fare inchiesta (uso del MD come metodo di conoscenza) e per intervenire nella realtà per trasformarla (uso del MD come metodo di azione).


1. I principali apporti della Carovana del (n)PCI alla scienza della rivoluzione socialista sono indicati nell’opuscolo I quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale, nell’analisi, criteri e principi illustrati nel Manifesto Programma e nell’altra letteratura del Partito.


Abbiamo elaborato tanto e fatto diverse esperienze dirette, ma sono ancora pochi i quadri del Partito che sanno maneggiare e usare ad un buon livello l’analisi, i metodi e i criteri elaborati per orientarsi e agire con sempre maggiore autonomia e creatività nel lavoro esterno del Partito (nei quattro campi: organizzazioni operaie e popolari, P.CARC e altre organizzazioni simili, organismi politici e sociali del movimento comunista come è attualmente nel nostro paese e della sinistra borghese non anticomunista, organismi politici e sociali e istituzioni della classe dominante e della destra borghese; nell’applicazione della linea di massa, nel far fare “scuola di comunismo” alle masse, nel condurre o intervenire nelle battaglie politiche e sindacali) e nel lavoro interno (fare analisi concreta delle situazioni e degli individui, direzione degli organismi, cura e formazione di uomini, donne e giovani).

Dobbiamo quindi migliorare il metodo di studio e di azione dei quadri del Partito, in modo che essi lavorino con sempre maggiore cura e agiscano sempre meno alla cieca, che non si accontentino di avere frammenti di conoscenze mal assimilati e non adottino uno stile di lavoro poco conforme allo spirito fondamentale che il M-L-M ci insegna: è necessario studiare coscienziosamente la situazione e partire dalla realtà oggettiva e non dai nostri desideri soggettivi. Spesso le analisi e le azioni di diversi nostri quadri sono poco efficaci perché sono condotte in violazione di questo criterio. Tra di noi c’è ancora poco entusiasmo per uno studio serio della situazione attuale (condizioni oggettive e soggettive della lotta in corso), della storia del nostro paese e internazionale. Diversi compagni studiano non per le esigenze della pratica rivoluzionaria, ma come studio “accademico” o burocratico (svolgere un compito affidatogli dal dirigente) avulso dalla pratica. Di conseguenza, non riescono ad assimilare e quindi usare (applicare) ciò che hanno letto (appreso). Essi in diverse occasioni non sanno adottare la posizione, il punto di vista e il metodo definiti dal Partito per studiare concretamente la situazione attuale e analizzare (fare analisi concreta della situazione concreta - ACSC) i problemi della rivoluzione e risolverli.

Le negligenze dei quadri del Partito nell’ACSC e nell’applicazione di analisi, linea, criteri e metodi che abbiamo elaborato, costituiscono un pessimo stile di lavoro che esercita un’influenza negativa sugli altri compagni. Questo atteggiamento è estremamente nocivo perché viola il principio fondamentale del marxismo: l’unità di teoria e pratica.


Due atteggiamenti opposti rispetto all’unità dialettica di teoria e pratica

Un atteggiamento è quello soggettivista. Questo atteggiamento consiste nel non studiare in modo sistematico e accurato la realtà che ci circonda; nel fare lavoro pratico senza preoccuparsi di studiare le condizioni oggettive, facendo assegnamento principalmente o addirittura soltanto sul proprio entusiasmo (che subisce gli sbalzi degli alti e bassi) e sul proprio intuito, sostituendo i propri sentimenti alla linea del Partito, accontentandosi di avere un’idea vaga della situazione politica attuale. Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao ci insegnano che occorre partire dalla realtà oggettiva e trarne le leggi che la regolano, leggi con cui ci dovremo guidare nell’azione.

Questo metodo soggettivista, antiscientifico, contrario al materialismo dialettico è un grande nemico del partito comunista e della classe operaia; è una manifestazione della mancanza di spirito di partito, di un atteggiamento marxista-leninista-maoista che unisce teoria e pratica.

Il secondo atteggiamento è quello materialista dialettico. Coloro che adottano questo atteggiamento conducono inchieste e studi sistematici e accurati sulla realtà circostante, applicando la teoria e il metodo del MD. Nel lavoro non si affidano solo all’intuito o all’entusiasmo, ma combinano lo slancio e l’entusiasmo con il senso pratico. Vogliono conoscere la storia del movimento rivoluzionario internazionale e italiano e la storia del nostro paese. Chi adotta questo atteggiamento, studia la teoria marxista con lo scopo preciso di unire questa teoria alla realtà del movimento della rivoluzione del nostro paese e di trovare nel M-L-M la linea e il metodo che permettono di risolvere i problemi teorici e pratici della rivoluzione socialista. Mao ci insegna che un tale atteggiamento consiste nel ricercare la verità nei fatti. I “fatti” sono tutte le cose che esistono oggettivamente, la “verità” consiste nei loro rapporti interni, ossia nelle leggi che le regolano e “ricercare” significa studiare. Dobbiamo partire dalle condizioni reali esistenti all’interno e fuori del paese, della zona in cui operiamo e trarne come guida per l’azione le leggi ad esse inerenti e non leggi immaginarie, ossia dobbiamo trovare i rapporti interni degli avvenimenti che si svolgono intorno a noi. “Per far questo, non dobbiamo affidarci all’immaginazione soggettiva, al momentaneo entusiasmo o alla conoscenza libresca, ma ai fatti oggettivamente esistenti; dobbiamo raccogliere minuziosamente il materiale e, guidati dai principi generali del marxismo-leninismo, trarne giuste conclusioni. Queste conclusioni non saranno una semplice enumerazione dei fenomeni secondo l’ordine: 1, 2, 3, 4,...; non saranno scritti pieni di luoghi comuni, di chiacchiere pretenziose, ma conclusioni scientifiche. Un simile atteggiamento è basato sul desiderio di cercare la verità nei fatti e non sul desiderio di piacere al pubblico recitando belle frasi. Un tale atteggiamento è l’espressione dello spirito di partito, dello stile di lavoro marxista-leninista che unisce la teoria alla pratica. È il minimo che si possa chiedere a un comunista. (…) I nostri compagni devono capire che chi non ha compiuto inchieste non ha diritto di parola, che le chiacchiere pretenziose dette a casaccio e l’elencazione dei fenomeni secondo l’ordine numerico 1, 2, 3, 4,.. non servono a nulla”.(2)


2. Mao Tse-tung, Riformare il nostro metodo di studio, 1941,vol. 8 Opere di Mao Tse-tung, ERS.



Alcune questioni della lotta per l’assimilazione e l’uso del materialismo dialettico

Stabilito che lo studio e l’assimilazione del materialismo dialettico sono armi decisive per il successo del Partito e per la vittoria degli operai e delle masse popolari sulla borghesia e sul clero, entriamo ora nel merito di alcune questioni sulle quali dobbiamo concentrare la battaglia per la RIM dei quadri, consapevoli che la difficoltà nell’assimilazione e nell’uso del MD “proviene dal fatto che i membri attuali e i futuri membri del Partito sono formati dalla cultura corrente della società borghese. Questa è del tutto estranea all’uso del MD, è chiusa nei confini del positivismo empirista nel campo della conoscenza e pragmatico in quello della condotta o in quelli del “pensiero debole” che proclama essere velleitario ogni tentativo di conoscenza scientifica, che si fa scudo della rassegnazione a non conoscere la verità per predicare e praticare la rassegnazione a non cambiare la società, a subire quello che c’è. Due indirizzi culturali (positivismo e pensiero debole) entrambi espressione del vicolo cieco in cui da più di un secolo a questa parte si dimena la borghesia. La scienza della società borghese segnala che la società borghese non ha altro futuro che la sua trasformazione nella società comunista: un responso che la borghesia per sua natura non accetta. Quindi niente di strano che la borghesia abbia chiuso ogni ricerca in questo campo e che cerchi con ogni mezzo (il primo pilastro del regime della controrivoluzione preventiva) di impedire che la classi oppresse vi abbiano accesso”.(3)


3. Vedi Avviso ai naviganti n. 58, 21 gennaio 2016.



1. Concezione materialista dialettica e concezione metafisica del mondo

Dobbiamo condurre una battaglia ideologica e pratica per far prevalere la concezione materialista dialettica sulla concezione metafisica del mondo.“Al contrario della concezione metafisica del mondo, la concezione materialista dialettica esige che nello studio dello sviluppo di una cosa si parta dal suo contenuto interno e dal nesso in cui questa cosa si trova con le altre; ossia che si consideri lo sviluppo delle cose come loro trasformazione (automovimento) interna e necessaria e si consideri ogni cosa nel suo movimento e le altre cose che la circondano come collegate e interagenti tra loro. La causa principale dello sviluppo di una cosa non si trova fuori di essa ma dentro di essa, nelle sue contraddizioni interne. Il movimento e lo sviluppo delle cose avvengono perché in esse esistono queste contraddizioni. La contraddizione insita in una cosa è la causa principale del suo sviluppo, mentre la relazione della cosa con altre cose (il legame e l’interazione) è solo la causa secondaria di esso. Quindi la dialettica materialista si oppone energicamente alla teoria delle cause esterne, o dell’impulso esterno, propria sia del materialismo meccanicista metafisico sia dell’evoluzionismo volgare metafisico. È evidente che le cause puramente esterne possono solo provocare il movimento meccanico delle cose e cambiamenti di volume e di quantità, mentre non possono spiegare come mai esiste un’infinita varietà di cose qualitativamente diverse e come mai le cose si trasformano in cose qualitativamente diverse. In realtà anche il movimento meccanico, provocato da un impulso esterno, si attua attraverso le contraddizioni interne delle cose. Anche la semplice nascita delle piante e degli animali e la loro crescita quantitativa sono provocati principalmente dalle contraddizioni interne. Analogamente anche lo sviluppo della società è determinato principalmente non da cause esterne, ma da cause interne. Paesi che si trovano in condizioni geografiche e climatiche quasi identiche, si sviluppano in modo estremamente differente e ineguale. In un paese si verificano enormi trasformazioni sociali senza che vi sia alcuna modificazione del suo ambiente geografico e climatico. La Russia imperialista si è trasformata nell’Unione Sovietica socialista e il Giappone feudale e chiuso in se stesso si è trasformato nel Giappone imperialista, benché la geografia e il clima di questi paesi non siano mutati. Nella Cina dominata per lungo tempo da un regime feudale, negli ultimi cento anni sono avvenute grandi trasformazioni e oggi essa sta trasformandosi in una Cina nuova, emancipata e libera: tuttavia la geografia e il clima del paese non sono cambiati. È vero, anche la geografia e il clima dell’intero globo terrestre e delle sue singole parti cambiano, ma queste modificazioni, rispetto alle trasformazioni della società, sono insignificanti: per le prime, i cambiamenti diventano sensibili dopo decine di migliaia o milioni di anni mentre per le società i cambiamenti si manifestano anche solo dopo migliaia, centinaia e decine di anni e perfino in alcuni anni o in alcuni mesi (come per esempio in periodi di rivoluzione). Secondo la concezione della dialettica materialista, le trasformazioni che avvengono in natura sono dovute principalmente allo sviluppo delle contraddizioni interne alla natura. Le trasformazioni che avvengono nella società sono dovute principalmente allo sviluppo delle contraddizioni interne alla società, ossia alle contraddizioni tra le forze produttive e i rapporti di produzione, alle contraddizioni tra le classi, alle contraddizioni tra il vecchio e il nuovo. È lo sviluppo di queste contraddizioni che costringe la società ad andare avanti, che conduce alla sostituzione della vecchia società con una nuova”.(4)


4. Mao Tse-tung, Sulla contraddizione, 1937, vol. 5 Opere di Mao Tse-tung, ERS.



2. Il metodo del materialismo dialettico

Per quanto riguarda il metodo del materialismo dialettico, richiamiamo in sintesi alcuni principi:

- come le leggi delle scienze naturali, anche le leggi delle scienze sociali vanno intese nel senso del materialismo dialettico;

- ogni legge, considerata da sola, è un’astrazione, considera un aspetto della realtà in modo unilaterale, lo separa dagli altri a cui invece nella realtà concreta è indissolubilmente connesso. Essa considera il fenomeno quale si cerca di riprodurlo negli esperimenti di laboratorio, escludendo cioè l’interferenza dei molteplici fattori che nella realtà condizionano il suo svolgimento. Considerata da sola, alla maniera in cui la considerano i metafisici, ogni legge, anche la legge della gravitazione universale, è smentita dalla realtà: molti corpi del nostro universo restano distanti tra loro benché si attirino da tempo immemorabile;

- è impossibile conoscere la realtà senza analizzarla, cioè senza separare l’uno dall’altro i suoi vari aspetti. È impossibile formulare e considerare le sue leggi senza astrarre dal contesto. Ogni legge è quindi un’astrazione che noi dobbiamo fare per conoscere la realtà;

- nella realtà nessuna legge agisce da sola, incontrastata. Una legge che nella realtà potesse agire incontrastata, avrebbe da tempo esaurito il suo ruolo. Ogni legge è vigente proprio perché la sua azione è contrastata da altre leggi, che spingono la realtà in senso opposto, proprio perché non si realizza in modo assoluto. Nella realtà naturale e sociale, ogni legge agisce combinata con altre, che ne contrastano l’azione. Nella ricerca scientifica, per dimostrare una legge, si creano in laboratorio condizioni artificiali, in cui si elimina in tutto o in parte l’influenza delle leggi che nella realtà contrastano l’azione di quella che si vuole mettere in evidenza. Una legge coglie un aspetto della realtà e lo separa, nella nostra testa, dagli altri. Con essa affermiamo che nella realtà è presente un elemento che spinge nella direzione che indichiamo. Ma è possibile spingere in una direzione perché nella realtà vi è anche un elemento che resiste ad andare in quella direzione: non c’è azione dove non c’è reazione. Enunciare una legge vera, non equivale a dire che in una specifica circostanza concreta le cose vanno nel senso indicato da quella legge. La realtà non è un esperimento di laboratorio.


3. Non accontentarsi di risultati scarsi e insoddisfacenti

Imparare a usare il materialismo dialettico come metodo di conoscenza è indispensabile per noi comunisti. Nella nostra attività a volte otteniamo risultati insoddisfacenti. Cosa che demoralizza alcuni e che avvalora anche nelle nostre file la propaganda e la condotta disfattiste di tanti esponenti della sinistra borghese. Questi si riducono a denunciare il triste presente e piangersi addosso. Noi comunisti al contrario diciamo e spesso ripetiamo: dipende da noi.

Per lo più la pochezza dei risultati del nostro lavoro oggi è dovuta al carattere della conoscenza che noi abbiamo della realtà, un carattere inadeguato al ruolo che vogliamo svolgere ma che sta a noi migliorare: dipende da noi. Ai compagni insoddisfatti dei risultati del loro lavoro (dopo una riunione, dopo un’assemblea, dopo una dimostrazione, dopo uno scontro, dopo qualsiasi operazione e battaglia), noi diciamo: domandatevi se avevate una comprensione chiara del contesto in cui avete operato e se quindi vi siete posti obiettivi giusti. Non rassegnatevi alla mancanza di risultati, come se partecipando aveste comunque compiuto un dovere indipendentemente dai risultati: la buona volontà, le buone intenzioni non bastano. Se siete insoddisfatti dei risultati raggiunti, non trascurate questo prezioso segnale d’allarme. Di fronte a ogni sconfitta, durante il bilancio dei risultati di ogni operazione, ponetevi la questione se avevate ricostruito nella vostra mente come concreto di pensiero l’oggetto e il contesto della vostra operazione.

Imparare a pensare con il metodo del materialismo dialettico, farci una conoscenza adeguata al ruolo che vogliamo svolgere è gran parte del lavoro che dobbiamo fare. Certamente è la parte più difficile, quella che la borghesia e i suoi tirapiedi contrastano con tutti i mezzi del primo pilastro del regime di controrivoluzione preventiva, illustrato nel nostro MP (pagg. 46-56) e che il compagno Marco Martinengo ha ripreso e sviluppato in Controrivoluzione preventiva e mondo virtuale (pagg. 63-68 di La Voce 51)”.(5)


5. Sulle questioni segnalo anche l’Avviso ai naviganti n. 58, 21 gennaio 2016 - 95° anniversario della fondazione del primo Partito comunista italiano.



4. Migliorare l’analisi concreta della situazione concreta per legare il generale e il particolare

Di fronte a un problema pratico (generale come l’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti e, per quanto ci riguarda direttamente, in Italia o particolare come intervenire nel movimento di protesta degli agricoltori di queste settimane), o si agisce alla cieca, sia pure con molto zelo e buona volontà, o si usa tutta la conoscenza e l’esperienza disponibili per analizzare il problema pratico, capirne la natura (che non è in generale la sua apparenza, l’impressione che dà) e tracciare una linea per trattarlo e quindi la si mette in pratica: pratica-teoria-pratica. Questo è il modo scientifico di affrontare un problema pratico. La verità della nostra teoria in definitiva sarà confermata solo dal successo della sua applicazione, nella pratica. Ma chi rifiutasse di applicarla solo perché non è ancora confortata dal successo nella pratica, o non fa nulla o agisce alla cieca. Non esiste altro modo per arrivare alla verità che trattare l’esperienza (elaborare e operare) con i migliori strumenti a disposizione.

Dall’elaborazione dell’esperienza del movimento comunista abbiamo tratto la linea di massa, la lotta tra le due linee nel partito e la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata e gli altri apporti fondamentali del maoismo; abbiamo ricavato le categorie scientifiche (lavoratori avanzati, organizzazioni operaie, paesi socialisti, ecc.) che ci servono per inquadrare le cose e ricavare la linea di intervento.

La verità della nostra analisi e dei criteri e metodi di intervento, finora è confortata oltre che dall’esperienza passata del movimento comunista, anche dalla sua fecondità di risposte operative ai problemi presenti della lotta di classe: come succede per ogni teoria scientifica al momento della sua formulazione. Alla luce di essa, elementi dell’esperienza passata che sembravano casuali, caotici, inspiegabili, mostrano invece le loro connessioni e il loro significato. Ognuno di essi si inserisce in una catena genetica di causa ed effetto: comprendiamo il loro ruolo. Non più il caso, il destino, la fatalità e la forza del nemico; ma le potenzialità che le nostre fila non avevano ancora sviluppato, i limiti della nostra comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe hanno reso in larga misura vano l’eroismo delle nostre fila, l’hanno via via smorzato e hanno in definitiva aperto la strada all’influenza della borghesia, di cui gli opportunisti, i riformisti, i revisionisti, i disfattisti sono stati i portatori.

Ma questa comprensione del passato è la parte minore, per importante e salutare che sia politicamente. Ci fa capire che abbiamo perso una battaglia solo perché non eravamo armati adeguatamente sul piano della comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe. Ed è già molto. Ma non è la parte decisiva. La cosa più importante è che la risposta data a quell’interrogativo apre la strada all’elaborazione delle linee particolari in ogni campo e permette il dispiegamento di molteplici operazioni tattiche. La strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata permette, ad esempio, di promuovere e valorizzare in tutta la loro potenzialità iniziative che in assenza di una strategia sono spesso state, ognuna di esse, fonte o componente di deviazioni, causa di illusioni e prodromo di sconfitte. L’impegno sul terreno della lotta politica borghese, la lotta sindacale e rivendicativa, il movimento cooperativistico sono i tre esempi più significativi di linee di costruzione che hanno, ognuna di esse, avuto un ruolo importante nel movimento comunista. Ognuna di esse, assunta e praticata unilateralmente, ha caratterizzato altrettante deviazioni. Ma ognuna di esse, per il suo aspetto positivo, ha contribuito alla costruzione del movimento comunista cosciente e organizzato. Ha dato un contributo all’emancipazione del proletariato dalla borghesia, ma, nello stesso tempo, proprio perché assunta unilateralmente, come espressione unica o principale, oppure combinata ecletticamente con le altre, è stata il veicolo dell’intervento della borghesia nel movimento comunista: un intervento teso a ostacolarne il cammino e a deviarlo in un vicolo cieco

Avere una strategia giusta è indispensabile per vincere, ma non è garanzia di vittoria. La strategia deve articolarsi in linee via via più particolari per ogni campo della vita e dell’attività della classe operaia e del resto delle masse popolari. E ogni linea viene posta in atto attraverso molteplici operazioni tattiche. Ognuno di questi passaggi è il risultato della combinazione della linea da attuare e dell’inchiesta sulla situazione concreta in cui la attuiamo. Sono due cose che devono ad ogni passaggio fondersi in una. Quindi sono ovvie e molteplici le possibilità di errori che possono compromettere il successo e causare sconfitte particolari e temporanee. Attuare una linea giusta alla cieca, senza inchiesta adeguata della situazione concreta, è anche un modo per sabotarne l’applicazione. L’inchiesta sulla situazione concreta è una componente indispensabile per il successo. Con questo metodo, se la linea che presiede è giusta e se le nostre forze persistono nella lotta, ogni sconfitta particolare sarà recuperata.(6)


6. Sulle questioni rimando a L’instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti in La Voce 21.



5. Assimilazione e uso dei termini, espressioni, categorie della scienza comunista

Nella letteratura del (n)PCI usiamo termini, espressioni, categorie che hanno un significato ben definito differente dall’uso corrente. Come per ogni scienza e le attività che ne derivano, anche noi comunisti usiamo termini ed espressioni per indicare realtà e concetti propri della nostra attività teorica e pratica. I nostri scritti servono per trasmettere e usare la scienza comunista a quelli che vogliono dirigere le masse popolari nella lotta contro la borghesia per istaurare il socialismo.

Ogni nostro testo, come ogni testo dei classici del M-L-M, illustra un aspetto del mondo o una attività e bisogna collocarlo nella sua epoca e nel contesto in cui è stato scritto. Lo si capisce a fondo solo se si tiene conto delle questioni che in quel momento erano centrali: gli avvenimenti principali dell’epoca con cui il movimento comunista doveva misurarsi, i problemi a cui il movimento comunista doveva far fronte, i temi principali oggetto di lotta ideologica. Adottare questo metodo permette di comprendere bene un testo, di capire a cosa serviva allora e a cosa serve a noi oggi. È anche un ottimo esercizio per capire sul serio che il M-L-M è una scienza che serve a comprendere il mondo e a trasformarlo.

Le nostre categorie (classe operaia, lavoratori avanzati, borghesia imperialista, paesi socialisti, paesi imperialisti, revisionisti moderni, ecc.) (7) sono sintesi scientifiche (come le formule in chimica): servono per capire il mondo e trasformarlo. Non sono come il latino che usavano i preti per tenere sottomesse le masse popolari o come l’inglese che la borghesia, i politicanti borghesi e la sinistra borghese oggi usano per confondere le masse.


7. L’elenco e l’illustrazione delle principali categorie usate dalla Carovana del (n)PCI si trovano nell’Indice analitico del MP e nel Glossario pubblicato sul nostro sito.


Dobbiamo curare e sviluppare nel Partito la pratica dell’uso di “categorie scientifiche”, che sono un’astrazione che facciamo per comprendere e trasformare la realtà, avendo la consapevolezza che la realtà 1. non è schematica (bianco o nero, paesi socialisti o paesi imperialisti), 2. non è statica ma in continua evoluzione sia in termini di conoscenza (la realtà è infinitamente conoscibile) sia in termini di trasformazione (ogni cosa è in continua evoluzione e si trasforma secondo specifiche leggi: condizioni interne e condizioni esterne) e 3. che le categorie servono a noi comunisti per comprendere la realtà (ma non racchiudono tutta la realtà) e averne una comprensione che è in funzione della nostra azione (i comunisti si distinguono dagli altri oppositori perché hanno una comprensione superiore delle cose e sulla base di questa comprensione agiscono per trasformarle in funzione della rivoluzione socialista). In sostanza le categorie sono elaborate dai comunisti (fanno parte della teoria rivoluzionaria, vedi ad es. Marx con la categoria di “merce” o di “forme antitetiche dell’unità sociale”, Lenin con la categoria di “imperialismo”, la Carovana con le categorie di “regime di controrivoluzione preventiva” o di “lavoratori avanzati”, ecc.) e servono ai comunisti (ai fini della loro linea strategica e tattica). Servono per delineare e ordinare le cose in modo da intervenirci con una linea più adeguata (giusta), combattendo lo schematismo, il dogmatismo e l’essere unilaterali tra le nostre file: vedi ad esempio lo schematismo di alcuni compagni nell’uso dell’analisi sulle tre fasi dei paesi socialisti illustrate nel nostro MP, che ripetono che la RPC è nella seconda fase punto e non si sforzano fino a capire che occorre fare l’ACSC nella RPC di oggi, a 16 anni della pubblicazione del MP, di altri che stentano a comprendere la distinzione che facciamo sul diverso percorso dei revisionisti moderni in URSS e dei revisionisti moderni nella RPC, di altri che stentano a comprendere che le cinque categorie dei lavoratori avanzati sono uno schema che servea noi per analizzare e intervenire, ma nella realtà nessuna delle cinque categorie esiste in forma pura.

Sergio F.