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del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXVI - marzo 2024

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Avanti nella rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato

Buon lavoro ai compagni di Resistenza Popolare!

Il 18 febbraio, con gli interventi via Internet di 40 delegati di compagni di 8 federazioni regionali (Lombardia, Piemonte, Toscana, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria) fuoriusciti l’8 febbraio dal PC di Marco Rizzo in quella che i protagonisti hanno dichiarato una “scissione di maggioranza”, si è costituita l’organizzazione Resistenza Popolare nella quale è confluita l’omonima organizzazione già formatasi in Umbria a seguito di una precedente (ottobre 2023) fuoriuscita dal PC.(1) I promotori hanno annunciato per il 7 aprile a Roma l’assemblea di fondazione.


1. I suoi promotori hanno dichiarato che la “scissione di maggioranza” ha raccolto i tre quarti del corpo militante degli iscritti al PC Rizzo. I promotori principali della scissione sono stati Alessandro Pascale e Salvatore Catello, entrambi membri dell’Ufficio Politico del PC, responsabili rispettivamente della formazione e dell’organizzazione. Contro i promotori della “scissione di maggioranza” il 18 febbraio Alberto Lombardo, segretario generale in carica del PC Rizzo, in una diretta Facebook ha negato la fuoriuscita di tre quarti dei membri senza tuttavia fornire riferimenti precisi sulla scissione, limitandosi a denigrarne i promotori.


Cause immediate della fuoriuscita dei compagni oggi aderenti a Resistenza Popolare sono state l’aggravamento della deriva elettoralista già seguita da anni da Marco Rizzo e la messa in liquidazione di fatto (attraverso la costituzione del partito elettorale Democrazia Sovrana e Popolare) dell’obiettivo di costruire il partito comunista di cui Rizzo si è dichiarato promotore fin dal 2009.(2)


2. Per quanto riguarda il contesto in cui è maturata questa ennesima fuoriuscita di membri dal PC rimando all’articolo La parabola di Marco Rizzo e i suoi insegnamenti pubblicato dall’Agenzia Stampa del P.CARC il 24 gennaio.


Nel breve manifesto di fondazione che i promotori di RP il 26 febbraio hanno pubblicato (www.intellettualecollettivo.it/resistenza-popolare-manifesto-e-regolamento/) vari sono gli spunti positivi. Tra questi ne segnalo tre particolarmente importanti.

1. RP nasce con l’obiettivo di costruire un partito all’altezza del compito di instaurare il socialismo e capace di superare “i limiti del ‘900”, un obiettivo che presuppone la volontà di cimentarsi in un serio e approfondito bilancio dell’esperienza del movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) italiano e degli altri paesi imperialisti.

2. Pur usando l’infelice espressione di “programma minimo”, corrente tra i trotzkisti e più in generale tra quanti ritengono sbagliato porsi l’obiettivo di instaurare il socialismo, RP indica un programma di misure da Governo di Blocco Popolare, cioè attuabili nell’ambito dell’azione di un governo del paese emanazione e al servizio delle masse popolari organizzate: un buon presupposto per lo sviluppo da parte di RP di un intervento teso a dare uno sbocco politico alla resistenza spontanea della classe operaia e delle masse popolari.

3. RP si propone di agire in modo da alimentare la rinascita del MCCO e rapporti di unità d’azione tra i suoi vari organismi, a superamento degli steccati settari e concorrenziali che inquinano i rapporti nel MCCO: un terzo aspetto positivo dell’attività che RP si propone di svolgere e lo sarà tanto più quanto più RP assocerà alla promozione dell’unità d’azione anche la promozione di dibattito franco e aperto e relazioni di solidarietà tra organismi del MCCO.

Ovviamente auguri ai promotori e ai militanti di RP di svolgere un lavoro fruttuoso per la crescita del MCCO e per la causa della rivoluzione socialista, obiettivo comune di tutti gli appartenenti al MCCO del nostro paese. Tuttavia, più che dagli auguri e dagli auspici, il buon esito dell’operazione che ha portato alla costituzione di RP dipende dalla misura in cui i suoi promotori sapranno distinguersi sul piano ideologico e politico dalla loro “casa madre” e dagli errori di fondo insiti nella concezione del mondo, linea e modello organizzativo del PC di Rizzo, oggi platealmente smascherati dalla deriva liquidatoria che Rizzo promuove nella speranza di ritornare nelle assemblee elettive. Infatti più importante della separazione organizzativa da Rizzo è separarsene ideologicamente e politicamente. Per farlo i fondatori di RP dovranno rispondere a quattro quesiti decisivi.

1. Qual è la caratteristica della situazione in cui viviamo? Quella in corso è una delle tante crisi economiche in cui il capitalismo ciclicamente si imbatte sopravvivendo, oggi eventualmente nell’ambito di un nuovo mondo multipolare,(3) oppure la borghesia domina ancora il mondo, ma, causa la sovrapproduzione assoluta di capitale (come ha previsto Marx e come diciamo noi), è in un’era di guerra e rivoluzione: o la guerra provoca la rivoluzione o la rivoluzione precede la guerra come già indicarono Engels e Lenin? Siamo nel pieno della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, una crisi che può avere soluzione solo nell’ambito di un rivolgimento politico e dunque con una nuova ondata di rivoluzioni proletarie, oppure questo è un sogno da “pazzi o poliziotti” (per usare un’espressione cara a Rizzo)? L’epoca imperialista è l’epoca delle rivoluzioni proletarie o ancora non esistono le condizioni oggettive per instaurare il socialismo come proclamano arresi e rassegnati (da Alberto Lombardo a Oliviero Diliberto)?


3. La RPC a ragion veduta promuove il multipolarismo: in questo modo mobilita altri paesi alla lotta contro il dominio degli imperialisti USA. In Italia invece alcuni organismi del movimento comunista lo inalberano opportunisticamente per abdicare dalla lotta per instaurare il socialismo nel proprio paese.


2. Quali sono le caratteristiche del regime politico che la borghesia imperialista ha instaurato in Italia nel secondo dopoguerra: democrazia pur con qualche stortura oppure regime di controrivoluzione preventiva (ostacolare la crescita della coscienza e dell’organizzazione delle masse popolari, distoglierle dalla lotta di classe per evitare di arrivare a uno scontro aperto)? Oggi siamo in un regime di “moderno fascismo” oppure di scontro più aperto tra mobilitazione rivoluzionaria e mobilitazione reazionaria perché l’avanzare della crisi generale del capitalismo intacca il regime di controrivoluzione preventiva: il secondo dei suoi cinque pilastri (le concessioni economiche) è praticamente crollato, il quinto (il carattere fortemente selettivo della repressione) è scosso dal dilagare della militarizzazione, della guerra e della repressione, il terzo (la partecipazione di massa alle elezioni al seguito dei partiti borghesi) e il quarto (le organizzazioni di massa del regime) sono fortemente sconvolti, il primo (la manipolazione delle coscienze) è quello che fa più presa, ma senza gli altri resta sospeso in aria?

3. Cosa insegna il bilancio della prima ondata mondiale delle rivoluzioni proletarie (1917-1976) a proposito della forma della rivoluzione socialista? La rivoluzione socialista è un’insurrezione che esplode improvvisa e il compito dei comunisti consiste nel preparare le masse all’ora x con l’intervento nelle assemblee elettive e/o con lo sviluppo delle lotte economiche o con azioni armate, oppure la rivoluzione socialista ha vinto là dove ci sono partiti comunisti che l’hanno costruita ponendosi alla testa della mobilitazione in senso rivoluzionario delle masse popolari, perseguendo il loro obiettivo strategico con una successione di operazioni tattiche, promuovendo e dirigendo quella che Mao (apportando uno dei suoi contributi di valore universale alla scienza dei comunisti) ha chiamato guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata?

4. Cosa insegna la prima ondata delle rivoluzioni proletarie a proposito delle caratteristiche del partito comunista? È l’apparecchio da campagna elettorale e il promotore di lotte rivendicative conforme al ruolo che nei paesi imperialisti i revisionisti moderni gli hanno dato e “il partito dalle pareti di vetro”, secondo l’accezione di Álvaro Cunhal, che promuove al suo interno una vita comunitaria che sia anticipazione dei rapporti sociali del comunismo, oppure in ogni circostanza in cui i comunisti sono riusciti ad infliggere dure sconfitte al nemico di classe è stato il corpo scelto degli uomini e delle donne disposti ad assimilare e applicare la concezione comunista del mondo e a far parte dello Stato Maggiore che mobilita, organizza e dirige la classe operaia e il resto delle masse popolari a costruire la rivoluzione socialista, quindi un’organizzazione che per i propri obiettivi rivoluzionari e stante la natura del regime politico della borghesia in epoca imperialista non può che essere strategicamente clandestina? Questo insegna la storia della prima ondata rivoluzionaria a chi non si limita a fare letteratura senza imparare dalle biografie di Antonio Gramsci, Ernst Thälmann, Nikos Zachariadis e dello stesso Álvaro Cunhal (capi di partiti che hanno operato in paesi imperialisti, ciascuno incarcerato a causa dei limiti legalitari del partito che dirigeva).

Per compiere un autentico processo di separazione ideologica e politica e non solo organizzativa dal PC di Rizzo da cui provengono i promotori di RP dovranno affrontare queste quattro questioni. Tanto più fecondi saranno i loro risultati quanto più oseranno porre la concezione comunista del mondo come bussola del proprio agire di contro al politicantismo diffuso nel MCCO che spesso porta a dichiarare buoni principi e a razzolare in base alla convenienza del momento, finendo così con il sacrificare la conduzione di una politica rivoluzionaria (che mira alla crescita del movimento comunista, alla costruzione di un autentico partito comunista, alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse) alla grandezza numerica del proprio gruppo, alla sua visibilità, all’avere buone entrature nel movimento spontaneo o sul terreno elettorale.

Queste sono le questioni a cui i promotori di RP (e non solo) devono dare risposta per fondare su basi solide la loro linea rivoluzionaria. Di questo RP potrà occuparsi con tanto maggior profitto e con tanto minor rischio di superficialità quanto più affronterà e svilupperà (nel suo gruppo promotore e nel corpo militante) il dibattito e la connessa lotta tra linee nel bilancio della propria esperienza nel PC di Rizzo. Come si evince dal documento di fondazione, questo dibattito esiste già nei fatti ma per ora sembra prevalere una linea arretrata: la linea della fuoriuscita dal PC di Rizzo per proseguire, fuori dal PC di Rizzo, secondo i dettami ideologici, politici e organizzativi sanciti con il IV Congresso Nazionale del PC del 25 e 26 marzo 2023. Questa è una linea foriera di sconfitte perché conduce al tentativo di ricostruire il PC di Rizzo senza Marco Rizzo e a ribadire principi e linee sbagliate, come se la “scissione di maggioranza” fosse avvenuta per l’emergere di tratti individuali particolarmente deteriori di Marco Rizzo, spuntati come una macchia in un vestito immacolato e impedisce di vedere gli errori di concezione del mondo e di linea politica cui rimandano le recenti macchie di cui Rizzo si è insozzato, tra le quali la collaborazione con scimmiottatori del fascismo come Gianni Alemanno è solo la più repellente.

È con l’auspicio di una netta rottura con gli errori del passato e la spinta alla lotta senza tregua per attuare gli obiettivi che dichiara nel suo documento di fondazione che tutti quelli che perseguono la rinascita del movimento comunista devono salutare la fondazione di Resistenza Popolare.

Nicola P.