Torna all'indice del n° 9 - novembre 2001

In memoria

di Carlo Giuliani

 

La grande dimostrazione fatta il 20-22 luglio a Genova ha mostrato e confermato che tutte le classi delle masse popolari lottano contro l’attuale ordinamento della società. Le lotte del “popolo di Seattle”, l’ininterrotta successione di lotte contro l’attuale ordinamento imperialista del mondo confermano che non c’è e non ci sarà pace senza giustizia. Inutilmente portavoce e personaggi ideologicamente succubi del regime cercano di mettere al centro dell’attenzione e della condanna la violenza di chi si ribella al regime, per nascondere le turpitudini, le ingiustizie e la silenziosa violenza del regime, tanto normale e diffusa da passare per ordine di natura: è proprio questo che la massa della popolazione sperimenta ogni giorno direttamente e praticamente sulla propria pelle e non c’è chiacchiera che ne possa cancellare l’effetto. I morti di Linate, del Gottardo, della nebbia e di tutti gli altri incidenti e calamità “naturali” sono in realtà vittime del profitto: di misure non prese o di situazioni create per aumentare i profitti. Solo individui vili, abbrutiti o spiritualmente morti, ancora chiusi a ogni barlume di civiltà si rassegnano a questo “ordine”.

La manifestazione di Genova e quelle che l’hanno preceduta sono la solenne smentita delle concezioni degli economicisti e dei militaristi secondo cui le masse popolari non lotterebbero contro il regime imperialista e la borghesia imperialista riuscirebbero a reprimere e corrompere la classe operaia e le altre classi delle masse popolari. Smentiscono anche le chiacchiere di tutti i teorici della “fine della lotta di classe”. Volete vedere la lotta di classe nei paesi imperialisti? Ebbene, guardate Genova, Göteborg e decine di altri posti. Quello che non esiste più sono il vostro cliché e i vostri pregiudizi sulla lotta di classe!

La manifestazione di Genova smaschera le illusioni e gli abbellimenti della realtà diffusi dalla borghesia di sinistra e dai revisionisti sul carattere democratico delle forze dell’ordine che la borghesia ha assoldato a tutela del proprio ordinamento. L’odio antipopolare dimostrato dalla sbirraglia a Genova non è l’iniziativa autonoma dei manigoldi che la borghesia ha assoldato ed educato a servirla. Inutilmente la borghesia di sinistra si è affannata a concentrare l’attenzione sul comportamento criminale dei singoli agenti e squadristi e a disquisire pro o contro l’incriminazione del CC che ha ucciso Carlo Giuliani. Il comportamento della polizia a Genova non è frutto delle attitudini personali dei singoli poliziotti e squadristi, ma della classe e dello Stato che li seleziona, li educa e li comanda.

Genova ha anche mostrato i limiti che la lotta di classe deve ancora superare. Alla grande mobilitazione e all’eroismo contro l’ordinamento attuale della società non corrisponde un orientamento chiaro e comune sull’ordinamento da sostituire all’attuale. Questo sono i comunisti che lo devono portare. Come? Andando alla manifestazione col proprio volantino? Certo, anche questo. Ma questo è efficace se è un aspetto di un lavoro più ampio che consiste nel mobilitare la classe operaia a costruire un suo partito politico, il partito comunista. A Genova c’erano molti operai, genovesi e no. Ma essi erano presenti ancora solo come individui o sotto bandiere altrui. Invece sono solo loro, uniti sotto la propria bandiera comunista, che sono in grado di unire tutti gli altri in un assalto vittorioso all’attuale regime. Questo è il lavoro che resta da fare. Le oscillazioni del Social Forum non sono dovute principalmente alle caratteristiche dei leader che il movimento o la borghesia stessa hanno portato alla ribalta. I Casarini, gli Agnoletto, ecc. fanno quello che possono fare leader democratico-borghesi. Esse derivano dal fatto che i collettivi operai delle aziende tacciono ancora, non esistono ancora come attori della vita politica. La manifestazione di Genova indica chiaramente che è necessario e che è possibile fondere la lotta che tutte le classi delle masse popolari conducono contro la borghesia imperialista per un nuovo superiore ordinamento della società con la lotta che gli operai conducono contro i capitalisti in una unica lotta per instaurare il socialismo. Si tratta di orientare verso la vittoria una lotta di classe che cresce da ogni lato, in ampiezza e forza, portando alla sua testa gli operai organizzati in partito comunista. È la sola possibilità di vittoria. È possibile. Bisogna costituire il nuovo partito comunista.

Anna M.