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Comitati di Partito

Comunicato CC 06/10 - 2 aprile 2010

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Le elezioni regionali confermano le ragioni di un governo d’emergenza

per far fronte alla crisi, il Governo di Blocco popolare!

 

I Comitati di Partito devono saper convincere delle buone ragioni della nostra linea tutti quelli che sono già convinti che l’instaurazione del socialismo è la sola via positiva e definitiva di uscita dalla crisi in corso! Per riuscire nel loro compito i CdP devono acquisire la concezione comunista del mondo e usarla come metodo per trasformarlo!

 

Avanti nel reclutamento degli operai avanzati al Partito!

 

I risultati elettorali di domenica 28 e lunedì 29 marzo confermano che usciremo dalle sanguinose  e maleodoranti sabbie mobili della crisi economica, della crisi politica e più in generale della crisi di tutte le relazioni sociali e dell’identità individuale oltre che della crisi ambientale, in cui affondiamo ogni giorno un po’ più, solo se ci rimbocchiamo le maniche e ci diamo da fare per capire, propagandare e organizzare.

Confermano anche che ci sono ancora ampi margini perché le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari costituiscano un governo d’emergenza per far fronte alla crisi, il Governo di Blocco Popolare.

L’operaio metalmeccanico che è ancora contemporaneamente FIOM e Lega Nord, se sarà raggiunto e convinto dalla nostra propaganda comunista, che indica quale strada deve fare per uscire veramente dall’immondezzaio immondo e soffocante della Repubblica Pontificia, diventerà lui stesso promotore del Governo di Blocco Popolare e dell’instaurazione del socialismo. Ma la nostra propaganda sarà convincente solo se la faremo sulla base della concezione comunista del mondo.

Altrimenti l’operaio metalmeccanico seguirà o la FIOM o la Lega Nord.

Per ora non è ancora deciso quale percorso seguirà il nostro paese. Dipende ancora da noi.

 

La Lega Nord prosegue il suo lavoro di mobilitazione reazionaria. Indica che la salvezza sta nella persecuzione, nell’oppressione e nello sfruttamento dei lavoratori immigrati. È una stupidaggine oltre che una degradante barbarie: ma quando non si sa cosa fare e occorre pur fare qualcosa, si fa anche di peggio. Se non le frapporremo alternative realistiche e quindi potrà proseguire la sua opera nefasta, la Lega Nord non si fermerà alla persecuzione degli immigrati, perché spremere gli immigrati non salva dalla crisi i proletari italiani ma neanche i lavoratori autonomi italiani e, per di più, gli immigrati sono sempre meno disposti a lasciarsi spremere: le organizzazioni di immigrati si stanno rafforzando in tutto il paese e il 24 e 25 aprile i Comitati degli Immigrati in Italia terranno a Roma il loro primo congresso “nazionale”.

Per ora però, con le elezioni regionali 2010, nelle 13 regioni in gioco La Lega Nord ha raccolto, arrotondando, 2.750.000 voti, mentre nelle precedenti regionali (nel 2005) ne aveva raccolto 1.380.000: in sostanza i suoi elettori sono raddoppiati. I voti hanno confermato che la sua attività si è estesa a tutto il Nord e al Centro del paese: fino alla linea Toscana, Umbria e Marche.

Ma ora la Lega ha installato propri governatori in due regioni importanti come il Piemonte e il Veneto e ha un ruolo predominante in Lombardia, oltre che essere al governo a Roma con la banda Berlusconi.

Proprio questo è diventato il tallone d’Achille della Lega Nord!

Perché il ruolo di governo che ha nelle tre grandi regioni (grosso modo 16 dei 60 milioni di abitanti dell’Italia) oltre che nel governo della Repubblica Pontificia farà emergere l’inconsistenza (barbarie e abbrutimento a parte) delle sue proposte di risanare la condizione economica, ambientale, intellettuale e morale della massa della popolazione perseguitando gli immigrati.

 

Non bisogna dare tregua alla Lega Nord!

Bisogna costringere i lavoratori leghisti, in primo luogo gli operai leghisti, a misurarsi sui benefici che le attività di governo della Lega Nord e la loro partecipazione alle sue attività portano ai lavoratori e al resto delle masse popolari!

 

La linea che la Lega Nord propone è tanto barbara quanto inconsistente. La Lega Nord si regge solo ogni giorno promettendo qualcosa per domani: in questo modo i revisionisti moderni, alla Togliatti, si sono retti per alcuni decenni, ma erano anni di vacche grasse e loro avevano il solido patrimonio della Resistenza da dilapidare. I fatti convinceranno ben più rapidamente anche molti degli attuali elettori e attivisti della Lega Nord, soprattutto se noi comunisti sapremo mostrare e costruire una linea alternativa di mobilitazione rivoluzionaria. Infatti l’alternativa costruttiva alle illusioni suscitate dalla Lega Nord, non sono la disillusione, il rancore e il cinismo dei disillusi: è la mobilitazione rivoluzionaria, la guerra popolare rivoluzionaria che instaura il socialismo.

 

La FIOM a sua volta si è decisa a presentare una mozione alternativa per il 16° Congresso CGIL che si concluderà a Rimini il 5-8 maggio. Ma non ha ancora deciso di lanciarsi a promuovere la costituzione di un governo d’emergenza per far fronte alla crisi, il governo che è l’unica possibile alternativa immediata alla mobilitazione reazionaria. I suoi dirigenti hanno quasi tutti un passato di collusione con la Repubblica Pontificia e con i suoi crimini, tuttavia sanno bene anche che non hanno altra via di sopravvivenza. La mobilitazione reazionaria se prevarrà, spazzerà via loro, i loro colleghi della sinistra e anche quelli della destra sindacale. Mentre d’altra parte proprio loro, da soli e tanto più se combinati con gli esponenti del sindacalismo alternativo (che dal 21 al 23 maggio probabilmente terranno a Roma un congresso di trasformazione e unificazione) e con i Di Pietro, i Beppe Grillo e gli altri promotori di liste elettorali e di movimenti alternativi, godono ancora delle condizioni e hanno ancora tutti i mezzi necessari per mobilitare la classe operaia e con essa il resto delle masse popolari, di unificare tutti i mille rivoli della resistenza, della protesta e del rancore contro l’attuale corso delle cose fino a fare della crisi economica, della crisi ambientale e della crisi politica un problema di ordine pubblico: cioè fino a rendere il paese ingovernabile da un governo che non goda della fiducia degli operai e del resto delle masse popolari e che non prenda i provvedimenti necessari per far fronte almeno alle conseguenze più disastrose e dirette della crisi generale, sintetizzati nelle sei misure che da tempo il (n)PCI ha indicato. Questo creerebbe le condizioni per la costituzione del Governo di Blocco Popolare.

Infatti al momento, per motivi interni e internazionali, le classi dirigenti della Repubblica Pontificia non hanno pronta un’alternativa di governo e certamente cederebbero il passo a un Governo di Blocco Popolare, con il proposito di “lavorarlo dall’interno” e lasciarlo logorare fino a costruire una soluzione governativa a loro più conveniente. Quanto a loro, direttamente i padrini della Repubblica Pontificia (il Vaticano, le Organizzazioni Criminali, gli imperialisti USA ed europei, i gruppi sionisti, i baroni della banca e della finanza) non sono in grado di mettere in campo subito un governo diverso da quello della banda Berlusconi e questo fa acqua da tutte le parti.

Il governo della banda Berlusconi è il governo della combinazione tra Vaticano e Organizzazioni Criminali: per loro natura sono tutti gruppi dediti a succhiare la società e i lavoratori, ma, a differenza della Lega Nord e dei promotori delle “prove di fascismo”, privi di una concezione per governarli. Il governo della banda Berlusconi fa fronte alla sua intrinseca incapacità di far fronte alla crisi, litigando con tutte le altre istituzioni della Repubblica Pontificia. Berlusconi con il suo sguaiato esibizionismo ne è il capo ideale, ma non è un caso che le altre istituzioni della Repubblica Pontificia non sappiano fargli fronte: possiamo fare di questa disgrazia la nostra fortuna.

Il governo Berlusconi sta inimicandosi tutte le altre istituzioni della Repubblica Pontificia fino a diventare esso stesso un fattore di instabilità, immobilismo e ingovernabilità. In termini di egemonia tra la popolazione, la banda Berlusconi ha dato fondo alle sue riserve. Il berlusconismo consiste oramai principalmente nella mancanza di coraggio e di alternativa da parte dei suoi avversari.

Al Nord e al Centro, in queste elezioni regionali la banda Berlusconi ha perso elettori. Sono i circa 1.350.000 elettori in più della Lega nord che compensano i 700.000 elettori in meno del PdL, il Partito della Libertà di Berlusconi che ha sostituito Forza Italia e Alleanza Nazionale ancora presenti nel 2005.

Al Sud (Lazio compreso) i suoi elettori sono leggermente aumentati: 2.950.000 ora mentre erano 2.660.000 nel 2005. Ma proprio al Sud il PdL va verso la spaccatura, 1. perché oramai dipende principalmente dalle Organizzazioni Criminali che controllano il voto di ampie zone ma a cui l’immobilismo e la litigiosità della banda Berlusconi stanno stretti e 2. perché in termini di riabilitazione del fascismo ha oramai dato ai promotori delle “prove di fascismo” tutto quello che a loro interessava.

 

Ci sono tra le masse popolari e in particolare tra gli operai condizioni favorevoli alla mobilitazione per costituire un governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare?

L’esito delle elezioni regionali conferma i segnali che vengono dalla mobilitazione in corso su vari terreni: dalle lotte nelle aziende e nelle piazze, alla costituzione di comitati e di reti (Rete AntiRazzista, Coordinamento Nazionale Contro la Crisi, Patto di Unità d’Azione, Rete AntiFascista, Forum italiano dei movimenti per l’acqua, Comitati contro le discariche, Coordinamento contro le mafie e altre). Esso dice che quelle condizioni ci sono.

Noi comunisti non siamo affetti da cretinismo parlamentare, cioè non ci illudiamo che in un paese imperialista il Parlamento e le elezioni abbiano possano decidere la linea politica e tanto meno del potere. Il merito della banda Berlusconi è di avere messo in piazza l’impostura, sbugiardato l’ipocrisia del teatrino che la Repubblica Pontificia aveva montato con l’ausilio dei revisionisti moderni alla Togliatti e Berlinguer, mostrato la natura purulenta e sanguinaria del suo potere.

Ma non siamo neanche affetti dal cretinismo extraparlamentare che affligge i predicatori dell’astensione. Questi attribuiscono all’astensione dal voto all’incirca lo stesso potere taumaturgico che gli affetti da cretinismo parlamentare attribuiscono al voto.

Noi da marxisti, come approfittiamo delle elezioni per fare propaganda e tessere rapporti, approfittiamo dei risultati delle elezioni per capire lo stato d’animo delle masse (importante ai fini dell’attività politica per precario che esso sia) e i rapporti in cui esse al momento sono imbrigliate.

Gli elettori che hanno votato per l’Italia dei Valori (Di Pietro), circa 1.600.000 di contro ai neanche 350.000 del 2005 o per le liste Beppe Grillo che in sole 5 regioni hanno raccolto dal nulla quasi 400.000 voti, sono elettori alla ricerca di una soluzione. Allo stato delle cose non la troveranno nelle proposte delle liste a cui hanno dato il loro voto.

La massa di elettori nuovi astenuti (alcuni milioni nelle 13 regioni), per lo più hanno abbandonato il Partito Democratico e i vari pezzi della sinistra borghese: Federazione della Sinistra, Sinistra Ecologia e Libertà e pezzi minori. Persino nella Puglia del “miracolo” Vendola, la sua coalizione ha avuto 911.000 elettori mentre nel 2005 erano 1.065.000 gli elettori che avevano risposto alla chiamata del prestigiatore. Tutti questi confermano anch’essi che una parte crescente delle masse popolari è alla ricerca di una soluzione politica della crisi, che non ha più fiducia nei vecchi notabili e imbonitori, ma che non è ancora neanche convinta che la soluzione stia nella mobilitazione reazionaria della Lega Nord o dei promotori delle “prove di fascismo”.

Analogamente non hanno ancora trovato la soluzione che cercano la stragrande maggioranza di quelli che hanno votato per il Partito Democratico e soprattutto molti degli elettori della Federazione della Sinistra, di Sinistra Ecologia e Libertà e di varie liste locali: anche se non hanno votato turandosi il naso, le loro illusioni si dissiperanno di fronte alla realtà che la crisi in corso mostrerà.

 

Come si vede da questo quadro, siamo in una situazione in pieno movimento. La teoria del fascismo moderno che già dominerebbe nel nostro paese, contrasta con la realtà. Essa è sbandierata anche da alcuni che pur si dicono e probabilmente sinceramente si credono comunisti e addirittura maoisti, come i membri di Proletari Comunisti. Ma è una teoria che ha corrispondenza reale (una teoria di norma è sempre il riflesso più o meno fedele o deformato di qualche realtà) solo nelle vicissitudini della sinistra borghese che, essa sì, dall’esito delle elezioni di aprile 2008 è stata estromessa dal Parlamento e dai privilegi e finanziamenti connessi e che l’esito delle elezioni regionali ha ulteriormente emarginato. Del resto perfino Proletari Comunisti nella sua attività pratica non si conforma alla sua teoria. Come spesso succede quando persone attive in qualche modo legate alle masse professano una teoria sbagliata, il comportamento pratico risponde per forza di cose a condizioni reali ed è migliore dello sragionamento che è libero di seguire fantasie e suggestioni.

 

Dalle elezioni noi comunisti dobbiamo trarre informazioni sulla stato d’animo e sull’orientamento del momento. Ognuno dei milioni di elettori astenuti ha le sue buone ragioni. Oggi le ragioni degli astenuti come le ragioni di quelli che hanno votato sono nella stragrande maggioranza dei casi precarie: contraddittorie in ogni individuo come lo sono i suoi sentimenti e comportamenti e soggette a repentine trasformazioni. Al di là delle fumisterie, la fine dell’epoca delle ideologie significa questo: che su questioni importanti le larghe masse non hanno più opinioni e comportamenti organici e profondamente radicati, formatisi nel corso di esperienze profonde e da cui non si smuovono facilmente. Nel nostro paese per decenni i revisionisti moderni, a cui la sinistra aveva lasciato prendere la direzione del PCI, hanno menato per il naso milioni di operai. Ogni giorno promettevano il socialismo per l’indomani, mentre in realtà promuovevano solo lotte rivendicative. Quando le lotte rivendicative non hanno più dato neanche conquiste di civiltà o di benessere e i revisionisti si sono ridotti a fare i pompieri (il Convegno riunito da Lama all’EUR è del 1978) e i poliziotti contro le Brigate Rosse (Giuliano Ferrara è il lurido rappresentante di quella genia e Guido Rossa è rimasto nella storia come triste esemplare delle loro vittime), gli operai uno dopo l’altro li hanno abbandonati delusi: Il rancore e la diffidenza hanno preso il posto delle radicate convinzioni e del generoso attivismo.

Quello che ci dicono le elezioni regionali è che il mondo sta cambiando. La fase terminale della crisi generale ci conferma che il cambiamento andrà fino in fondo, in un senso o nell’altro: mobilitazione rivoluzionaria o mobilitazione reazionaria. Questo è il terreno su cui dobbiamo lavorare.

Dichiararsi comunisti è importante: è già un passo avanti rispetto a quelli che stanno ancora a chiedersi cosa significa oggi essere comunisti (vedere per credere il Foro della Rete dei Comunisti del 27 febbraio scorso, che ogni quattro anni si pone la stessa domanda in pubblica assemblea). Ma è solo il primo passo. Serve a poco o a nulla se non si acquisisce la concezione comunista del mondo. I comunisti devono avere una concezione comunista del mondo: è solo sulla base di essa che riescono a spingere in avanti la lotta di classe. Il Manifesto Programma del (n)PCI è l’esposizione sintetica e aggiornata della nostra concezione del mondo.

Quelli che sono convinti che l’instaurazione del socialismo è la via d’uscita dalla crisi attuale devono quindi mobilitarsi, capire (e il (n)PCI con il suo Manifesto Programma e più in generale con la sua letteratura fornisce strumenti per capire some stanno le cose e cosa fare) e organizzarsi per svolgere il lavoro di propaganda e di organizzazione verso il lavoratori e in particolare verso gli operai. Devono usare la concezione comunista del mondo come guida della loro attività per trasformarlo. Un’attività condotta alla cieca, sia pure con le migliori intenzioni e con grande generosità, nell’attuale situazione difficilmente produce buoni risultati. La mancanza di risultati demoralizza, scoraggia e facilmente porta a conclusioni sbagliate e disfattiste. I più convinti assertori dei pregiudizi inculcati dai revisionisti moderni e dai dogmatici che facevano da spalla ai revisionisti moderni, arrivano solo a lagnarsi delle masse che sarebbero arretrate e non capirebbero: “non mi spiego come si possa essere così indietro!”, “non mi capacito come si possa essere così diversi da me!”.

 

La concezione comunista del mondo è una guida per l’azione, ma è prima ancora una scienza, una concezione del mondo che non nasce spontaneamente dall’esperienza. Tanto meno la si impara nelle scuole o dai media della Repubblica Pontificia. Santoro e il Fatto Quotidiano fanno una critica puntuale dello stato presente delle cose, ma non insegnano a trasformarlo: sulla base della concezione del mondo che anima le loro giuste denunce, non si trasforma il mondo.

Bando alle illusioni: bisogna combattere, bisogna imparare a combattere per combattere con successo.

Non c’è alcuna ragione per sottrarsi alla lotta. Nessuna dei pur ragionevoli motivi (“tengo famiglia”, ecc.) ha valore. Infatti se non dovessimo noi comunisti riuscire a muovere nei prossimi mesi le “due gambe” necessarie per costituire un Governo di Blocco Popolare, se non dovessimo riuscire a fare questo percorso, saremo tutti costretti a seguire una via molto più lunga, molto più distruttiva e molto più dolorosa. Ma oggi, checché proclamino i sostenitori della concezione del “fascismo moderno”, i promotori della mobilitazione reazionaria non hanno ancora vinto, la partita è ancora ben aperta. Dobbiamo quindi giocarla fino in fondo. Possiamo ancora vincere.

Questa è la lezione delle elezioni regionali di marzo e degli avvenimenti che ci circondano. Le condizioni sono favorevoli: i comunisti devono acquisire la concezione comunista del mondo e usarla come metodo per trasformare la realtà.

 

Avanzare nella guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata!

 

Attaccare con metodo la banda Berlusconi e i suoi mandanti! Non farsi né impressionare né imbrogliare dalle loro sporche manovre!

 

La Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari devono lottare per un governo d’emergenza! La costituzione del Governo di Blocco Popolare è del tutto possibile!

 

Promuovere la costituzione, la moltiplicazione, il rafforzamento di Organizzazioni Operaie e di Organizzazioni Popolari e il loro coordinamento: la costituzione di Reti!

 

Reclutare nei Comitati di Partito clandestini i più avanzati tra gli animatori di Organizzazioni Operaie e di Organizzazioni Popolari!

 

Costituire clandestinamente in ogni azienda, in ogni zona e in ogni organizzazione di massa un Comitato di Partito!