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Bisogna osare lottare, osare vincere!

Avanti! Verso la costituzione del Governo di Blocco Popolare!

CdP Anna Maria Mantini


Comunicato CC 12/11 - 25 marzo 2011

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Che le potenze imperialiste si impantanino in Libia e negli altri paesi arabi e musulmani!

Trasformare la crisi del sistema imperialista mondiale nella seconda ondata della rivoluzione proletaria!

Approfittare delle elezioni amministrative e della successione di manifestazioni e mobilitazione locali e nazionali per portare le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari a costituire il Governo di Blocco Popolare!

Approfittare della putrefazione della Repubblica Pontificia per instaurare il socialismo!

Organizzarsi e osare lottare! Osare vincere!

 

La crisi economica, ambientale, sociale, politica, intellettuale e morale del sistema imperialista mondiale si aggrava. Per non subirla, bisogna organizzarsi e lottare. Possiamo trasformarla nella seconda ondata della rivoluzione proletaria mondiale che instaurerà il socialismo anche nei paesi imperialisti.

Il sistema imperialista mondiale, da sistema di saccheggio e di sfruttamento della popolazione e della natura si trasforma sempre più anche in uno stato cronico di guerra mondiale. Il suo sistema di relazioni internazionali si trasforma sempre più in guerra. L’oppressione, i ricatti, gli intrighi e le manovre dei manutengoli indigeni, delle agenzie e delle basi militari non bastano più alle potenze e ai gruppi imperialisti, non basta più neanche l’opera piratesca e criminale dei gruppi sionisti e dello Stato d’Israele: su scala crescente le potenze e i gruppi imperialisti intervengono direttamente e  apertamente con azioni militari. Con esse contano anche di riuscire a far fronte alla crisi politica dei paesi imperialisti: di riuscire ad aggregare attorno ai governi le masse popolari degli stessi paesi imperialisti (mobilitazione reazionaria) e di invertire il corso fallimentare che sempre più largamente negli stessi paesi imperialisti assumono le elezioni a cui la borghesia ha ridotto la sua “democrazia”.

Per molteplici ragioni la borghesia imperialista trasforma su scala crescente in guerra aperta la guerra di sterminio non dichiarata che essa da anni conduce contro le masse popolari in ogni angolo del mondo e che ogni giorno fa decine di migliaia di vittime per carestia e malnutrizione, privazione dell’acqua potabile, espulsione dalle terre coltivabili, calamità causate dal saccheggio cui la borghesia imperialista sottomette la Terra o comunque evitabili, miseria, inquinamento, malattie curabili, incidenti sul lavoro e del traffico, emarginazione ed abbrutimento.

Ora è la volta della Libia. Due delle maggiori potenze imperialiste dell’UE (Francia e Inghilterra) e gli USA hanno lanciato una nuova aggressione, facendola in qualche modo approvare dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU e perfino da alcuni loro clienti che governano i paesi arabi e la Lega Araba, mentre hanno fallito di poco il tentativo di ottenere analoga approvazione anche da parte dei governi dell’Unione Africana. La Libia si è ora aggiunta alla lunga lista che già comprende la Palestina, il Libano, la Somalia, l’Albania e il Kosovo, l’Afghanistan, l’Iraq, il Pakistan.

In questi giorni la furia terroristica della borghesia imperialista si riversa sulle masse popolari libiche che a partire dal 1969, nell’ambito della liquidazione del sistema coloniale promossa dal movimento comunista, proprio con Gheddafi alla testa si erano liberate dal colonialismo angloamericano succeduto nel 1945 al colonialismo del Regno d’Italia e del fascismo che con selvaggio accanimento si erano dedicati su grande scala a eliminare la popolazione libica nel sogno genocida di farne una colonia di popolamento per le masse popolari italiane.

Oggi con l’aggressione della Libia la borghesia imperialista si propone di rafforzare il suo controllo sulla rivoluzione democratica che è in corso nei paesi arabi, di proteggere i tiranni più affidabili e di liquidare il regime di Gheddafi, diventato sì un collaboratore della borghesia imperialista ma anche un avventuriero inaffidabile, come prima di lui Saddam Hussein.

Attirati oltre che da motivi politici anche dai depositi di petrolio, di gas naturale e di minerali di cui la Libia abbonda, i gruppi imperialisti affondano ancora più nelle sabbie mobili della guerra contro le masse popolari e delle rivalità tra di loro.

 

Non solo dai paesi arabi e musulmani, ma da tutto il mondo si alza la protesta contro le potenze e i gruppi imperialisti che hanno dato il via alla nuova criminale impresa. Il sistema di disinformazione, di  intossicazione dell’opinione pubblica, di confusione e di ipocrisia che largamente dispiegano e le benedizioni dei loro preti e dei loro papi non bastano a nascondere i loro crimini. Masse sempre più ampie saranno istruite dal contrasto tra le ipocrite dichiarazioni di protezione della vita umana diffuse dai portavoce dei governi imperialisti e dai loro preti e la reale distruzione della vita umana che le masse popolari hanno sotto gli occhi perfino nei paesi imperialisti, per non dire della protezione e dal sostegno che gli stessi governi imperialisti accordano ai loro più affidabili agenti locali (ad esempio alla monarchia dell’Arabia Saudita) che massacrano le masse in rivolta e in particolare ai criminali sionisti d’Israele.

Il disastro giapponese, ancora più dei disastri che hanno colpito le masse popolari di Haiti e di altri paesi oppressi, ha messo in piena luce la combinazione di disinteresse per la ricerca scientifica nei campi di reale interesse per il miglioramento della padronanza dell’umanità sulle condizioni naturali della sua esistenza, di nuovi pericoli (come le centrali nucleari) a cui l’avidità e l’arretratezza della borghesia imperialista espongono l’umanità, di indifferenza delle autorità e della classe dominante per le masse popolari, di impreparazione delle classi dominanti e delle loro autorità a far fronte alla conseguenza delle loro azioni, della cortina di menzogne e di ipocrisia con cui le autorità e i padroni mascherano la situazione reale, di paura della reazione delle masse popolari: la combinazione che caratterizza la borghesia in questa fase del declino del suo sistema di relazioni sociali.

 

In Gheddafi divenuto un avventuriero, Berlusconi e Bossi, come prima il governo Prodi e gli altri governi della destra moderata (che si imbelletta definendosi centro-sinistra), avevano trovato un ottimo partner per fare affari e per promuovere la guerra contro le masse popolari che fuggono dai paesi saccheggiati dai gruppi imperialisti e dai loro collaboratori indigeni, per annegare in mare gli immigrati o chiuderli in campi di concentramento in Libia, al riparo da occhi indiscreti. Ora si dividono su quale sia il modo migliore di trarre profitto dall’aggressione che le maggiori potenze europee e gli USA hanno lanciato.

Il risultato immediato per quanto riguarda il nostro paese è che a 150 anni dalla fondazione del Regno d’Italia (1861) e a 100 anni dall’aggressione contro la Libia da esso scatenata (1911), la Repubblica Pontificia ha nuovamente mosso guerra alla Libia, sia con truppe proprie sia lasciando usare le innumerevoli basi militari che inquinano e devastano il nostro paese, a partire da Napoli sede di comandi NATO e USA. Tramite il governo della banda di fascisti, criminali, avventurieri, clericali e speculatori riunita attorno a Silvio Berlusconi, il capo delle Organizzazioni Criminali del nostro paese, la Repubblica Pontificia ha di nuovo spudoratamente violato la Costituzione Italiana che vieta espressamente il ricorso alla guerra per risolvere controversie internazionali. Non è la prima volta: lo avevano già fatto prima il governo Andreotti impegnando forze armate e risorse  italiane nella prima guerra del Golfo (1991), poi il governo di Massimo D’Alema che con un intrigo Francesco Kossiga portò alla testa del governo al posto del titubante Prodi perché recitasse la parte di zimbello del governo USA nella guerra contro l’Jugoslavia (1999), poi con l’invasione dell’Afghanistan (2001) e infine con l’invasione dell’Iraq (2003), entrambe tramite il governo Berlusconi costantemente spalleggiato dalla “opposizione” borghese.

Il PD con alla testa Bersani si è affrettato anche questa volta ad approvare la decisione del governo della banda Berlusconi di partecipare alla guerra contro la Libia. Ha addirittura cavato d’impiccio la Lega Nord permettendo a Bossi di fare il dissidente e di atteggiarsi a campione del razzismo contro gli immigrati e di agitare con maggiore credibilità che d’ordinario, la bandiera che l’immigrazione è la causa dei mali che affliggono i lavoratori italiani. Bersani ha confermato la sudditanza del PD e della destra moderata alla destra fascista, razzista e criminale di Berlusconi e Bossi. Ha dato una chiara smentita delle tesi di quegli esponenti della sinistra borghese (alla Vendola) che si ostinano ad affidare al PD la direzione della lotta contro la destra fascista, razzista e criminale di Berlusconi e Bossi.

 

È di grande importanza che si estenda in tutta Italia e a tutte le classi delle masse popolari la protesta contro la partecipazione diretta del governo italiano alla guerra e contro l’uso delle basi militari. Essa impedirà che questa impresa criminale della Repubblica Pontificia scavi un solco profondo tra le masse popolari italiane e le masse popolari arabe ivi compresi gli immigrati in Italia.

Però per sviluppare una lotta efficace contro la partecipazione della Repubblica Pontificia alla guerra e quindi contribuire al movimento internazionale contro la guerra, occorre che noi comunisti indichiamo la costituzione del GBP come obiettivo politico risolutivo e possibile delle mobilitazioni contro la guerra e che creiamo le condizioni perché le OO e le OP lo costituiscano. Senza questo obiettivo politico le mobilitazioni contro la partecipazione della Repubblica Pontificia alla guerra resterebbero sospese in aria.

Si ridurrebbero a chiedere che “la merda non puzzi”:

che la coppia Berlusconi-Bossi legata da un patto criminale, i vertici della Repubblica Pontificia, la borghesia imperialista italiana non partecipino al saccheggio dei paesi oppressi, si ritirino dalla Libia e la lascino a disposizione degli imperialisti francesi e anglosassoni, si astengano dalla spartizione del bottino di un paese che hanno sempre considerato una loro dépendance, proprio loro che già sono proprio in questi giorni in lotta per impedire ai finanzieri francesi di Lactalis di mettere le mani su Parmalat, alla stessa maniera e probabilmente con gli stessi risultati con cui qualche mese fa hanno fatto barriera per impedire ai finanzieri francesi di Air France di mettere le mani su  Alitalia.

Sarebbe ridursi al livello della Susanna Camusso e della sua compagnia di nipotini di Craxi ed ex soci di Sacconi che ogni giorno pregano il governo Berlusconi e Marchionne di fare una grazia ai lavoratori e, soprattutto, ai vertici della CGIL sempre più in difficoltà con i lavoratori e con la sinistra CGIL.

Sarebbe condannare le mobilitazioni alla sconfitta che, come ogni sconfitta dovuta al tradimento o all’incapacità di chi dirige, genererebbe sfiducia, sbandamento, disgregazione e disperazione nelle file delle masse popolari e nelle stesse file del movimento comunista.

Se invece indichiamo alla mobilitazione contro la guerra l’obiettivo politico della costituzione del GBP, quale che sia il risultato immediato della nostra azione, poniamo comunque le basi perché la mobilitazione possa crescere e confluire nel movimento generale per far fronte alla crisi.

 

Proprio grazie al comune obiettivo politico della costituzione del GBP, la mobilitazione contro la guerra si salda infatti alla mobilitazione nella campagna delle elezioni amministrative di maggio e dei referendum di giugno. Questa campagna elettorale si svolge in una situazione caratterizzata dalla fase terminale della crisi generale, dal suo aggravamento. La crisi politica della Repubblica Pontificia si manifesta anche nella difficoltà o impossibilità dei suoi partiti (di destra e di sinistra) di fare liste e indicare candidati: la diffusione dell’astensione e le lotte per le primarie, per le candidature, per la composizione delle liste sono tutti indici della crisi politica. Proprio per questo è importante che i comunisti partecipino risolutamente alla campagna elettorale e favoriscano la costituzione di liste civiche, mobilitino OO e OP a costituire liste civiche con l’obiettivo di fare delle Amministrazioni Comunali (AC) e analogamente delle altre amministrazioni locali dei centri di mobilitazione delle masse popolari per porre rimedi sia pure provvisori e precari agli effetti più gravi della crisi e promuovere le condizioni perché le OO e le OP costituiscano il GBP. Il fattore decisivo per la costituzione del GBP è il lavoro di noi comunisti verso le OO e le OP (la creazione delle tre condizioni). Ma la campagna elettorale e poi l’azione delle AC sono importanti per far crescere impetuosamente questo lavoro, se conduciamo in modo giusto sia la campagna elettorale sia poi l’intrusione nelle AC.

Il tratto essenziale di una linea giusta su questo terreno è che i programmi delle Liste, la composizione delle Liste, la scelta dei candidati e l’azione delle AC abbiano al centro la mobilitazione di massa per il pieno impiego, per la scolarizzazione in scuole e università pubbliche, per lo sviluppo culturale e le attività tese a migliorare le relazioni sociali, a migliorare i rapporti tra gruppi e tra individui, a favorire l’integrazione, l’inserimento e la partecipazione degli individui alla vita della società.

Questo è il punto base, quello che noi comunisti dobbiamo mettere come punto base del programma e dell’attività di ogni organismo istituzionale (AC, Amministrazione Provinciale, Governo Regionale, Consorzio, ecc.) che vogliamo far lavorare ai fini della costituzione del GBP  contribuendo da subito sia a porre rimedi sia pur provvisori agli effetti più gravi della crisi (disoccupazione, chiusura di aziende, emarginazione), sia a rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia.

Per svolgere il ruolo che deve svolgere ai fini della costituzione del GBP, ogni AC deve diventare principalmente un centro promotore e organizzatore della mobilitazione per il pieno impiego.

Questo vuol dire e deve voler dire riconoscere la centralità del lavoro nella società di oggi: articolo 1 della Costituzione, conforme alla legge generale che ha governato e ancora governa l’evoluzione della specie umana, il materialismo storico. Nessuno dei problemi che oggi intorbidano, inquinano, deformano la vita della società e dei membri delle masse popolari può essere risolto positivamente se non si crea un movimento in cui o in base al quale ogni individuo ha un ruolo positivo, socialmente utile e riconosciuto come tale: che ogni individuo svolga un lavoro socialmente utile o sia impegnato in una lotta organizzata per conquistarlo. Ogni altro problema può essere affrontato e si riesce a dargli una soluzione (di forma più o meno duratura) se si mobilitano forza-lavoro e mezzi materiali adeguati, con una struttura organizzativa adeguata a mobilitarli e a metterli in moto. Ogni AC deve proporsi di essere centro di promozione di un simile movimento. Ogni AC deve usare senza riserve e senza remore 1. la posizione autorevole che occupa (cioè la possibilità di riunire e mobilitare uomini), 2. i mezzi materiali di cui dispone (edifici, macchinari, ecc.), 3. le risorse finanziarie di cui dispone (entrate, esazioni, deficit spending, debiti, appropriazioni, requisizioni, tassazione dei ricchi e delle loro società e istituzioni, ecc.), 4. i compiti che l’attuale ordinamento politico le conferisce. Deve usare tutto questo per mettere al lavoro nel modo più rapido possibile una massa crescente di uomini e donne, particolarmente i giovani che sono disoccupati, semidisoccupati, precari, emarginati, ecc. Tutti i beni dei ricchi e del clero possono essere requisiti a questo scopo grazie all’autorità di cui l’AC dispone e alla forza morale e pratica del movimento che essa mobilita. Si obietterà: ma così i ricchi traslocheranno in zone con amministrazioni di destra (come nel nostro paese succedeva ancora negli anni ’50). Certamente quei ricchi che non sono legati alla zona dai loro affari o da strette relazioni personali traslocheranno. Questo da una parte favorirà il risanamento morale e intellettuale della società della zona e quindi favorirà una più forte mobilitazione delle masse popolari della zona; ma d’altra parte confermerà che il movimento messo in moto in una zona, per sostenersi deve estendersi a livello nazionale e diventare promotore della costituzione del GBP a livello nazionale, opera per cui la mobilitazione a livello locale avrà però accumulato maggiori forze.

 

Questa è la chiave sia perché l’AC conquisti il comando sugli uomini (acquistare autorevolezza, inquadrarli, ecc.), sia perché dia soluzione ai problemi della vita pratica della popolazione che amministra (pulizia, igiene pubblica e privata, rifiuti, servizi pubblici, scolarizzazione, assistenza, turismo, ordine pubblico, ecc.).

Oggi le aspirazioni e le volontà dei singoli e dei gruppi si disperdono in rivoli diversi e a volte anche fantastici e contrastanti: ogni singolo e gruppo immagina e sogna cose che non riesce a fare da solo (se no, le fa) e per le quali occorre il concorso di persone che esso non è in grado di mobilitare. Inoltre ogni individuo deve anzitutto risolvere il problema di campare (con famiglia, se ha famiglia a carico): alimentazione, abitazione, ecc.: tutto quello che oggi compone una vita dignitosa. Ogni AC è in grado di rimediare a questa dispersione e mettere in moto un processo di mobilitazione di massa in molti terreni e deve farlo in modo che diventi un processo a valanga: con le buone e con le cattive, usando e abusando dei suoi poteri, della sua forza e della forza del movimento che mobilita. Deve essere chiaro, nell’operato della AC, che la principale misura di salute e di ordine pubblico, di sicurezza e di garanzia per ognuno, è che ogni individuo abbia un ruolo sociale dignitoso e che questo ruolo consiste nel lavoro che svolge. Compito principale di ogni istituzione è assicurare questo elementare diritto alla vita e alla dignità, senza cui niente ha senso, ogni proposito resta campato in aria e infatti tutto va a catafascio. Che tutti abbiano un lavoro dignitoso è una necessità di ognuno.

 Chiaramente sarà un processo che ad un certo grado di sviluppo (in realtà ben presto) urterà contro le prassi, le regole e le leggi dell’ordinamento statale, le prassi e le regole dell’ordinamento monetario, finanziario, commerciale, ecc. Questo è proprio quello che dissuade anche la più volonterosa AC governata da borghesi volonterosi (o comunque da gente che ha mentalità borghese, che non vede oltre l’orizzonte dell’ordinamento sociale borghese, che non concepisce altro mondo che l’attuale, che considera le regole, le tradizioni e le abitudini trasmesse dalla storia come catene infrangibili, come legge divina) di mettersi su questa strada. Invece è proprio quello di cui le masse popolari ora hanno bisogno: non c’è altro modo per uscire dal marasma. È l’assunzione di questo compito che fa di una AC un fattore per mobilitare “dall’alto” OO e OP in un programma di costruzione, per rendere il paese ingovernabile da qualsiasi governo emanazione dei vertici della RP e le porta a costituire il GBP.

Ogni AC deve chiamare a raccolta gli uomini più volenterosi e più capaci, perché col sostegno dell’AC organizzino su ogni terreno e in ogni campo di attività la forza-lavoro esistente e la mettano all’opera. Il tutto deve essere concepito come un processo a valanga, che procederà finché si scontrerà con lo Stato centrale, col governo di Roma (e allora saranno guai per la Lega Nord che ha ripetutamente fatto balenare alle AC e ad altre istituzioni del Nord questo ruolo e le ha poi sempre indotte a collaborare con “Roma ladrona” e a sottostare alle direttive di “Roma ladrona”). L’esito dello scontro, faremo in modo (grazie alla forza morale, politica e materiale del movimento stesso) che sia non il soffocamento delle AC e del movimento che esse avranno messo in moto, ma la costituzione a livello nazionale del GBP.

 

Questo programma è realistico, è possibile. Lo capisce chi sa guardare oltre il marasma presente e sognare un futuro possibile, ma conforme alle potenzialità e alle tendenze del presente. È quello che già nel secondo dopoguerra provarono a fare vari amministratori pubblici comunisti e socialisti e perfino democristiani di sinistra come Giorgio La Pira, sindaco di Firenze tra il 1951 e il 1965. In questo ordine di idee rientrava anche il Piano del Lavoro di Giuseppe Di Vittorio (1949). Allora il movimento venne soffocato dall’opposizione dei “popolari” di De Gasperi e dei liberali di Einaudi che, coscienti o meno, agivano su mandato e per conto degli imperialisti USA, del Vaticano, di Valletta. I dogmatici del PCI furono contrari all’azione di simili amministratori perché non corrispondeva all’insurrezione che avevano in mente. I destri del PCI furono contrari perché quell’azione portava allo scontro con De Gasperi e con Einaudi e i loro padrini (Valletta, Vaticano, imperialisti USA - in ordine di forza crescente): recedettero di fronte alla minaccia della guerra civile agitata da Scelba, Gedda e i fascisti. Questi riuscirono a impedire che quell’attività si generalizzasse e in definitiva riuscirono a soffocarla grazie all’azione di uomini come Mattei, ma soprattutto grazie all’intervento economico USA (Piano Marshall e le misure d’emergenza che lo precedettero), alla valvola dell’emigrazione e alla ripresa generale dell’economia che subentrò invece della temuta ripresa della crisi degli anni Trenta. Cose su cui oggi la borghesia non può contare, come ben sa chi ha compreso la natura della crisi generale che stiamo vivendo (per questo è politicamente importante avere e diffondere una giusta comprensione della crisi in corso).

Sta a ogni CdP, a ogni organismo di comunisti trovare il modo di mettere questo ruolo della AC sul tavolo nella campagna elettorale di queste settimane e in particolare sul tavolo della campagna elettorale di Napoli e di altre grandi città. Napoli è un concentrato delle contraddizioni nazionali ed è un comune abbastanza importante per mettere in moto il processo nel suo ambito e provocare la sua diffusione a livello nazionale. La campagna elettorale è il contesto in cui fare diventare questo ruolo il programma della lista civica di Napoli e per renderlo programma per lo meno conosciuto se non anche già fatto proprio da liste elettorali di altri comuni. Una AC di una certa grandezza che ad ogni individuo (e ad ogni immigrato) proponesse un lavoro, con bambini a scuola, casa e assistenza sanitaria, in questo momento avrebbe un impatto enorme sulla nostra società. Per gli immigrati sarebbe il primo indispensabile gradino per l’integrazione sociale, per molti lavoratori italiani di nascita risponderebbe alle loro necessità, per tutti sarebbe un rimedio alla insicurezza e un’alternativa realistica al razzismo, alla guerra tra poveri e alla criminalità: la prospettiva reale di  un mondo migliore.

 

Questo programma è indispensabile. È l’unico che fa giocare pienamente alle AC e alla campagna elettorale il loro ruolo per la costituzione del GBP e connette sia la campagna elettorale sia l’opera delle successive AC da un lato alla mobilitazione contro la guerra e dall’altro al movimento di cui la FIOM e i sindacati alternativi sono centro di aggregazione, di cui parliamo più avanti.

 

Gli altri punti programmatici delle campagne elettorali (e delle AC che da esse nasceranno), o sono derivati da questo primo e principale ruolo assunto dalla AC o sono campati in aria e paraventi che verranno abbandonati anche da quelli che nelle campagne elettorali li agitano in piena buona fede.

Solo prendendo in mano con forza la lotta per attuare il diritto al lavoro, si combatte con efficacia e successo e con la mobilitazione di massa (anziché con il ricorso alla magistratura e alla polizia - che oltretutto è un lavoro di Sisifo: nessun poliziotto o magistrato, nessuna predica o punizione può impedire che ogni individuo cerchi di arrangiarsi come può e sa, se la società non gli offre una via per vivere dignitosamente facendo la sua parte)

- la criminalità degli uni e l’insicurezza degli altri che la subiscono,

- la corruzione, il ricatto e il voto di scambio,

- il parassitismo del sottoproletario e il cinismo del piccolo-borghese,

- le depressione, lo scoraggiamento e l’evasione,

- l’emarginazione, il caos generale e la disperazione.

Ogni AC deve mobilitare le masse, anche se il movimento non arriverà a compimento se non con la costituzione del GBP a livello nazionale, anche se le singole misure limitate ad un’area del paese non sono a lungo sostenibili e creeranno un grande disordine: la scommessa è che il grande disordine finisca non nel soffocamento del movimento e della mobilitazione che lo creano, ma nella costituzione del GBP a livello nazionale.

Ogni AC (e da subito il programma della Lista e la campagna elettorale) deve porre al centro e alla base di tutto un lavoro dignitoso per tutti, un ruolo dignitoso nella vita sociale, associato a un reddito dignitoso, a diritti sul posto di lavoro, a diritti nella vita sociale (in ogni campo dell’attività della società). Quindi non un reddito senza lavoro, che 1. sarebbe (ed è quando già c’è) precario, 2. non sarebbe dignitoso, ma un’elemosina per i poveri (stile social card o elenco dei poveri): vogliamo diritti e non elemosina hanno detto gli operai di Melfi che Marchionne vuole tenere fuori dalla fabbrica, 3. sarebbe fonte di contraddizioni tra le masse popolari (“a me o a te?”), contraddizioni che certamente la borghesia e il clero sfrutterebbero per mandare tutto all’aria.

Noi comunisti dobbiamo appoggiare e appoggiamo un candidato, ad esempio De Magistris a Napoli, non per le garanzie di onestà, di rottura con l’affarismo e la corruzione delle passate e presenti amministrazioni di sinistra e di destra, di rinnovamento che la sua personalità e il suo passato offrirebbero: tutte le promesse e anche la condotta del passato possono essere tradite e in questo campo nessun individuo può garantire alcunché. L’affarismo e la corruzione arricchiscono alcuni pochi ricchi, ma danno anche da mangiare a molti che altrimenti non l’avrebbero e solo chi presenta alternative reali può chiedere con autorevolezza e convinzione e riesce anche imporre a questi molti di abbandonare i pochi ricchi al loro destino. Finché migliaia di persone per vivere dipendono dai favori dei ricchi, il regno della corruzione e della criminalità organizzata è assicurato. Noi appoggiamo un candidato se il programma, la composizione della Lista e la campagna costituiscono un efficace incitamento “dall’alto” alla creazione delle condizioni perché le OO e le OP costituiscano il GBP, come lo sono state, su un altro terreno, le iniziative prese dalla FIOM dal referendum della FIAT di Pomigliano (22 giugno 2010) in qua.

  

In questi mesi nel nostro paese è una successione di mobilitazioni nazionali e locali sui più svariati temi e su vari terreni. Noi comunisti dobbiamo dare a queste mobilitazioni un obiettivo politico, la costituzione del GBP da parte delle OO e OP, intervenendo in ognuna con operazioni differenti adeguate alla caratteristiche di ognuna. Queste mobilitazione hanno una grande importanza per la creazione delle condizioni della costituzione del GBP. La loro quantità non è un inciampo, non si escludono a vicenda: ognuna mobilita una parte dei membri delle masse popolari, partendo dalla condizione e dalla coscienza loro proprie.

Ma senza il comune obiettivo politico della costituzione del GBP le mobilitazioni non avrebbero futuro costruttivo, avrebbero anzi un triste futuro.

O andrebbero a favore del PD e degli altri gruppi della destra moderata e quindi poi al fallimento e alla delusione: all’allargamento e approfondimento della disgregazione, della confusione e della disperazione tra le masse popolari (chi dubita, ricordi cosa produsse tra le masse popolari e in particolare tra gli operai il governo Prodi-D’Alema-Bertinotti più Epifani).

O andrebbero direttamente al fallimento e alla delusione e quindi all’allargamento e approfondimento della disgregazione, della confusione e della disperazione tra le masse popolari.

Quindi in entrambi i casi, direttamente o indirettamente, la serie di mobilitazioni senza obiettivo politico andrebbe ad alimentare la mobilitazione reazionaria delle masse popolari: la via che resta ancora aperta e su cui la crisi generale può consentire agli elementi più criminali della borghesia e del clero di incanalare le masse popolari.

Non è scontato che la serie di mobilitazione in corso portino alla costituzione del GBP. Ma è possibile, possiamo farle servire a questo fine, è quello che dobbiamo fare, ma altri lavorano per altri scopi. Le mobilitazione, le manifestazioni di piazza in corso in qualche modo ruotano attorno alla scadenza del 6 maggio con cui la destra CGIL ha cercato di spezzare la spirale iniziata con la mossa della FIOM a Pomigliano (referendum 22 giugno 2010). Susanna Camusso e la destra CGIL hanno convocato lo “sciopero generale” (sia detto senza ironia) del 6 maggio per deviare la mobilitazione che aveva e può avere alla sua testa FIOM, USB, Confederazione COBAS, CUB, Area programmatica “La CGIL che vogliamo” e per soffocare il processo che la FIOM ha messo in moto quando, grazie all’azione di leva svolta su si essa dallo SLAI Cobas e da altri organismi sindacali e politici, ha appoggiato la resistenza degli operai della FIAT di Pomigliano. Con questo ha messo in moto un processo che oggettivamente ha come sbocco e obiettivo la costituzione del GBP, un obiettivo che ogni sindacato conflittuale dovrà abbracciare se non altro per la semplice ragione che altrimenti sarà spazzato via e ridotto a fare il sindacato complice e quello di peggio ancora che gli stessi sindacati complici saranno ridotti a fare: infatti non sono ancora arrivati in fondo all’ignominia a cui la mobilitazione reazionaria li condanna. Ma anche questo fa la forza della linea per cui noi comunisti lottiamo: una linea che porta al GBP che, a sua volta, accelera la rinascita del movimento comunista e porta all’instaurazione del socialismo. Anche per questo noi comunisti possiamo usare a nostro vantaggio la mossa a cui la destra della CGIL è ricorsa e fare del 6 maggio una data di svolta. Non a caso un numero crescente di sindacati della CGIL, il centro della CGIL (FP, FLC, FILCAMS, FILLEA, SPI), ha già deciso l’allungamento a otto ore dello “sciopero  generale” della Camusso. La preparazione dello “sciopero generale” sta avvenendo capillarmente e non è la destra CGIL che la dirige. I sindacati alternativi (USB, Confederazione COBAS, CUB, SLAI Cobas, ecc.) probabilmente saranno meno corporativi di quanto lo è stata la FIOM il 28 gennaio e faranno propria la mobilitazione: bisogna indurli a questo. Allora lo “sciopero generale” del 6 maggio non sarà una sciopero di protesta e di richiesta al governo Berlusconi e alla Corte Pontificia, ma l’inizio di una nuova fase politica, di una fase di protagonismo di masse popolari organizzate, della fase finale della mobilitazione che porterà alla costituzione del GBP.

 

La cornice e il presupposto del tutto è che noi comunisti sappiamo avere e mantenere autonomia ideologica e strategica e che, forti di questa autonomia, sul piano tattico, nell’immediato, lavoriamo “con tutti”, che siamo disposti a fare un pezzo di strada con chiunque, alla sola condizione che noi siamo convinti (e che non ci sbagliamo troppo nelle nostre convinzioni!) che ci serva fare quel pezzo di strada. Noi siamo sicuri che “chi ha più filo, tesserà più tela”. Questo è quello che il nostro Partito garantisce, assieme alla mobilitazione generosa e lungimirante di ogni sua organizzazione per attuare in ogni campo e su ogni terreno, dovunque arriviamo con le nostre organizzazioni e con la nostra influenza, il piano che abbiamo illustrato.

 

I vertici della Repubblica Pontificia sono allo sbando come non mai e lo saranno sempre di più!

 

In tutto il Mediterraneo, in tutta l’Unione Europea e perfino negli USA tra i lavoratori soffia aria di ribellione!

 

In tutti i paesi imperialisti le classi dominanti sono allo sbando! La crisi incalza, l’aumento del PIL anche dove non è un trucco contabile, non significa niente: la crisi economica si aggrava, perfino il G20 è allo sbando!

 

In Italia ci sono le condizioni favorevoli per andare verso la costituzione del GBP!

 

La forza che decide in definitiva sono i lavoratori e le masse popolari! Vincerà chi avrà il loro sostegno! Lavoratori e le masse popolari si mobiliteranno per chi indica una via realistica di uscita dalla crisi e si batte con decisione per realizzarla!

 

Essere fermi nella strategia e flessibili nella tattica!

 

Organizzarsi e mobilitarsi in Italia per far fronte alla crisi: le masse popolari organizzate e solo loro possono far fronte alla crisi mondiale e ai delitti e allo sfacelo della Repubblica Pontificia!

 

Battere le manovre della Comunità Internazionale presieduta dal governo di Washington: gli speculatori che affamano il mondo e gli assassini di Gaza, della Palestina, del Libano,  dell’Iraq e dell’Afghanistan, della Libia cercano di erigersi a maestri di democrazia e di diritti umani!

 

Gheddafi mostra la triste fine che fanno i rivoluzionari che tradiscono, collaborano con gli imperialisti e cercano di entrare nelle loro grazie!

 

La rivolta dei paesi arabi mostra che nessun regime, per quanto criminale e protetto dalla Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti e dai sionisti, può resistere alle masse popolari che si sollevano!

 

Il marxismo-leninismo-maoismo indica alle classi sfruttate e ai popoli oppressi la via della salvezza e della ripresa: la rinascita del movimento comunista e la lotta di classe per liberarsi dal sistema imperialista mondiale e instaurare il socialismo!

 

Avanti! Verso la costituzione di un governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari, il Governo di Blocco Popolare!

 

La gravità della crisi economica e ambientale, la gravità dei mali che ci affliggono, esige soluzioni radicali!

 

Il nuovo Partito comunista italiano

- chiama ogni lavoratore e ogni elemento cosciente delle masse popolari a partecipare e far partecipare alle mobilitazioni per far fronte alla crisi, contro i vertici della Repubblica Pontificia!

- chiama gli operai avanzati a costituire comitati contro la crisi in ogni azienda!

- chiama ogni elemento avanzato delle masse popolari a costituire organismi popolari in ogni quartiere e in ogni paese!

 

Il nuovo Partito comunista italiano chiama gli operai e gli elementi delle masse popolari più avanzati e più generosi a costituire clandestinamente Comitati di Partito in ogni reparto e azienda, in ogni quartiere e paese, in ogni organizzazione di massa, a ogni livello: per aggregare gli elementi più avanzati, imparare a funzionare clandestinamente, imparare assieme a svolgere una efficace opera di orientamento sui propri compagni, nelle OO e nelle OP della zona, nelle organizzazioni sindacali, tra le masse popolari!