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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Ogni arma è legittima per cacciare la banda di criminali, razzisti, fascisti, ..., mafiosi e avventurieri
Comunicato CC - 2 agosto 2011

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Comunicato CC 27/11 - 12 agosto 2011

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Nel clima di smarrimento e sconforto, di paura e di disperazione che in questi giorni la borghesia e il clero diffondono a piene mani tra le masse popolari, noi comunisti lanciamo l’appello a organizzarsi per vincere!

 

Gli operai devono organizzarsi e assumersi il compito di mobilitare le masse popolari per porre fine al capitalismo e instaurare il socialismo in Italia, un paese imperialista e sede del Papato!

 

Gli operai avanzati devono organizzarsi nelle aziende e sul territorio e spingere anche il resto delle masse ad organizzarsi!

 

Gli operai comunisti devono costituire Comitati di Partito clandestini nelle aziende e nei reparti!

 

Il mondo non è in preda a una calamità naturale né gli uomini sono diventati matti. Semplicemente si agitano come matti nella gabbia del sistema di relazioni sociali capitaliste che ci impediscono di vivere. Dobbiamo liberarci di questa gabbia!

 

Le masse popolari organizzate e dirette dalla classe operaia organizzata possono instaurare il socialismo e porre fine non solo agli effetti più barbarici e gravi della crisi in corso, ma al capitalismo che li genera. Possono aprire una fase nuova e luminosa della storia dell’umanità!

 

Il primo passo sulla via dell’instaurazione del socialismo, un passo possibile in tempi brevissimi e reso indispensabile proprio dal precipitare della crisi del capitalismo, è la costituzione di un governo d’emergenza delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari, composto da persone che oggi godono della loro fiducia e decise a dare forma e forza di legge ai provvedimenti caso per caso indicati dalle OO e dalle OP, anche se con questi provvedimenti violano gli interessi e le abitudini dei ricchi e del clero e ledono le istituzioni e gli ordinamenti del sistema imperialista mondiale: il Governo di Blocco Popolare che ha come suo programma le Sei Misure Generali

  1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa).

  2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.

  3. Assegnare ad ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato).

  4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri compiti.

  5. Avviare la riorganizzazione delle altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.

  6. Stabilire relazioni di solidarietà, collaborazione o scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.

  

Il Governo di Blocco Popolare in particolare abolirà subito il Debito Pubblico salvaguardando i risparmi delle masse popolari: grazie al sostegno delle OO e delle OP esso avrà la forza per far fronte alle pressioni e ai ricatti delle istituzioni del sistema imperialista mondiale e della loro quinta colonna che opera nel nostro paese!

 

Le Organizzazioni Operaie e le Organizzazioni Popolari possono costringere la borghesia e il clero a ingoiare un simile governo d’emergenza: non devono accettare le imposizioni dei decreti governativi, devono violare sistematicamente le regole e le direttive delle autorità, devono rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia.

 

Le Amministrazioni Comunali d’Emergenza, la sinistra sindacale (FIOM, USB, Confederazione COBAS, CUB, ecc. ecc.), i sinceri democratici della società civile, gli esponenti della sinistra democratica che antepongono gli interessi delle masse popolari al proprio anticomunismo, possono dare un grande contributo alla costituzione del GBP!

 

Da alcuni giorni il mercato finanziario è in preda a un nuovo accesso della crisi che lo affligge da anni. Le autorità della Repubblica Pontificia approfittano dell’accesso della malattia per imporre alle masse popolari nuove “manovre finanziarie” che rendono ancora più precaria e difficile la loro vita, restringono ancora più i loro diritti e riducono il denaro che circola nelle loro mani: denaro che quelle autorità consegneranno ai membri della classe dominante, ai detentori di titoli finanziari e agli speculatori che manovrano il mercato finanziario, incuranti del fatto che quanto più aumenta la massa di denaro di cui gli speculatori dispongono, tanto maggiore è la forza delle loro manovre e dei loro ricatti. I partiti borghesi di opposizione recitano in buona o in mala fede il loro ruolo: esso consiste nel proporre misure alternative a quelle del governo per ottenere gli stessi risultati, distogliere l’attenzione delle masse popolari dal compito essenziale e dividerle a proposito di quali tra le misure di resa agli speculatori proposte sarebbero le più adatte a curare l’accesso della crisi. Tutto questo mentre continua e si allarga giorno dopo giorno la partecipazione alla criminale guerra che la comunità internazionale delle potenze imperialiste presieduta dal governo di Washington e benedetta dal Papa di Roma conduce contro i popoli dei paesi oppressi dal sistema imperialista mondiale (dall’Afghanistan alla Libia) e si aggrava la devastazione dell’ambiente.

Stando ai portavoce della borghesia il mondo intero sarebbe sottoposto per natura al mercato finanziario. La crisi del mercato finanziario e i suoi accessi sarebbe come le vecchie calamità naturali. Pioverebbe addosso all’umanità per volontà di dio e non avremmo altro da fare che ripararci per ridurre i danni. Siccome il riparo non può che essere collettivo, dovremmo affidarci ai governi borghesi che paese per paese o a gruppi decidono le misure da prendere o ai loro oppositori che per dare soddisfazione al mercato finanziario propongono e sostengono misure alternative a quelle dei governi.

Questa è l’immagine del mondo che danno anche gli oppositori e perfino gran parte degli esponenti della sinistra borghese: cioè quelle persone che più o meno attivamente si oppongono al corso delle cose e denunciano i mali del mondo in cui viviamo ma con la loro mente, con la loro immaginazione e con le misure e i rimedi che sostengono, non vanno al di là dell’orizzonte del sistema capitalista, non immaginano che gli uomini possono instaurare un sistema di relazioni sociali che non sia fatto di produzione di beni e servizi per venderli, di relazioni di scambio e di denaro, di imprese proprietà dei capitalisti e di attività economiche promosse dai capitalisti per produrre profitti, aumentare il loro denaro e accumulare nuovi capitali. Di fronte alla distruzione di uomini e cose, alle guerre e alle carestie, al saccheggio dell’ambiente, al degrado morale e intellettuale e alla  disgregazione sociale prodotti dal capitalismo, auspicano insomma un capitalismo senza i mali del capitalismo, un capitalismo buono o almeno moderato, un capitalismo immaginario che non può esistere.

Non è un caso che dappertutto da alcune decine di anni la sinistra borghese è in decadenza. Quanto più evidenti e gigantesche sono le rovine prodotte dal sistema capitalista, tanto meno credito la sinistra borghese trova nella classe dominante, tanto più dove prende in mano le redini del governo la sinistra borghese prende misure analoghe a quelle che prende la destra, adducendo lo stato di necessità.

Di conseguenza decade anche la democrazia borghese.

La democrazia borghese sta stretta alla destra borghese perché è sempre più difficile o quanto meno più complicato riscuotere il consenso delle masse popolari e sempre più dure le misure che la borghesia deve imporre.

La democrazia borghese sta stretta alla sinistra borghese perché essa non gode del seguito che la destra borghese ha nella parte più arretrata delle masse popolari oppresse dai tradizionali rapporti di dipendenza e dall’oscurantismo clericale che ai mali del presente offre il sollievo immaginario della felicità dei cieli; perché riscuote sempre meno la fiducia della parte più avanzata delle masse popolari: donde l’astensione nelle elezioni, la caduta della militanza nei partiti della sinistra borghese e il predominio dell’affarismo, della corruzione e del carrierismo nel loro funzionamento da una parte, e dall’altra le rivolte e la rinascita del movimento comunista.

La democrazia borghese si riduce sempre più a imbroglio, diversione, mistificazione, camuffamento della realtà e repressione. Aumenta il numero dei paesi imperialisti dove le forze armate si aggiungono alle polizie nel controllo del territorio e nella repressione interna: i metodi e gli uomini addestrati nelle guerre contro i popoli dei paesi oppressi vengono impiegati anche contro le masse popolari dei paesi imperialisti. La società borghese si disgrega per le sue contraddizioni interne e diventa una società senza ruoli e senza valori. Il mondo sprofonda in uno stato di guerra diffusa e permanente, precarietà, miseria ed emarginazione si espandono e la devastazione dell’ambiente si aggrava.

 

Ma perché il mondo dipende dal mercato finanziario, come dipendeva da dio nelle concezioni religiose che per millenni sono state le predominanti se non uniche concezioni del mondo che gli uomini avevano?

Il mondo non è un sistema complicato, difficile o addirittura impossibile da capire. Molti intellettuali lo rappresentano come un mondo incomprensibile, fuori dalla portata della mente umana. È la condizione corrente degli intellettuali della classi dominanti che hanno fatto il loro tempo e sopravvivono alla fine del ruolo che hanno avuto nella storia passata. Per sua natura la borghesia rifiuta la trasformazione di cui il mondo che essa ha creato ha bisogno e ovviamente i suoi intellettuali finiscono per non capire più il mondo. Come quei genitori che non accettano che il loro figlio cresce ed è cresciuto, quindi non lo capiscono più: lo confessano e se ne lamentano.

Che il sistema capitalista giunto a un certo grado di sviluppo abbia bisogno di un mercato finanziario è una realtà che è stata spiegata esaurientemente e da più parti e la spiegazione è confermata dal fatto che ovunque e ripetutamente l’economia capitalista è approdata a questo risultato. L’economia capitalista, l’attività economica degli uomini promossa e governata dai capitalisti che fanno produrre beni e servizi per venderli e ricavarne un profitto, sarebbe precipitata in una paralisi ancora peggiore di quella in cui è attualmente (quindi con ancora più disoccupazione, miseria, emarginazione con quello che ne segue) se negli ultimi trenta anni non ci fossero stati il grandioso sviluppo del sistema finanziario, la liberalizzazione del movimento dei capitali attraverso tutto il  mondo, le bolle speculative che animano il mercato finanziario e nello stesso tempo lo sconvolgono. Del resto, consideriamo un esempio attuale e vicino: l’Expo 2015 messa in cantiere a Milano dalla Giunta Moratti e finora confermata dalla nuova Giunta Pisapia. È a tutti evidente che non si tratta di una iniziativa messa in campo per soddisfare bisogni e aspirazioni della popolazione di Milano, per migliorare la sua vita. Si tratta di evitare l’aggravarsi della paralisi economica, creare per un po’ di tempo posti di lavoro e alimentare per qualche mese i commerci con una grande operazione di speculazione finanziaria e immobiliare. È evidente che nell’ambito della fase attuale del modo di produzione capitalista l’economia reale, quella che crea occupazione e produce beni e servizi, ha bisogno dell’operazione speculativa. I posti di lavoro e i commerci arrivano solo come effetto collaterale dell’operazione speculativa. In definitiva tutte le ragioni addotte dalle Giunta Pisapia per giustificare la conferma dell’Expo 2015 si riducono a questo: gli effetti collaterali che essa avrà sull’occupazione e sul commercio: affitti, ristorazione, alberghi, negozi vari, trasporti, ecc. ecc.

Che il mercato finanziario sia dominato dagli speculatori è cosa del tutto comprensibile, dato che ciò che lo fa esistere, la sua anima è la possibilità di moltiplicare il denaro senza produrre merci, quindi di usare il denaro come capitale e valorizzarlo senza passare attraverso la produzione di merci. Altrettanto ovvio che quanto maggiore è la massa di denaro e di titoli finanziari di cui gli speculatori dispongono e su cui esercitano la loro attività, tanto maggiori e più potenti sono le loro manovre. Quindi quanto più le autorità ci obbligano a soddisfare le loro pressioni, quanto più liberalizzano e quanto più privatizzano i servizi pubblici e le aziende pubbliche, tanto maggiori sono le basi per le future pressioni e tanto più il mondo sarà in balia del mercato finanziario e delle sue crisi e sarà costretto a fare le sue guerre perché, come brutalmente ma sinceramente proclama Marchionne, in questo contesto soffocare gli altri è l’unica via per sopravvivere e la guerra è la più grande impresa di produzione e di ricerca. Ed effettivamente questa è la legge del mercato finanziario, che non si cura delle rimostranze, delle denunce e dei lamenti della sinistra borghese, neanche se sono sinceri. Questo è il risultato inevitabile e sicuro delle nuove liberalizzazioni, privatizzazioni e restrizioni ai danni delle masse popolari e in particolare degli operai imposte dal governo Berlusconi, a cui per “solidarietà nazionale” e per “responsabilità verso il paese” aderiscono i partiti di opposizione e le “parti sociali” : dalla Confindustria capeggiata da Emma Marcegaglia, alla CGIL la cui direzione è finita nelle mani della Susanna Camusso, una dei nipotini di Craxi ed ex socia di Maurizio Sacconi, il ministro dei sindacati complici dei padroni e dell’abolizione dello Statuto dei Lavoratori.

Perché allora il mondo dipende dal mercato finanziario e dalle manovre speculative che lo animano? Esattamente perché noi uomini svolgiamo ancora la gran parte delle nostre attività produttive di beni e di servizi nell’ambito del modo di produzione capitalista, secondo le relazioni proprie di questo modo di produzione, sotto la direzione e per iniziativa dei capitalisti che sono la personificazione di questo modo di produzione, la classe che lo amministra e che trae da esso i suoi privilegi e che lo difende con tutto l’arsenale repressivo dello Stato e con l’opera di disinformazione, di diversione e di intossicazione delle coscienze che è il ruolo principale svolto dai mezzi di informazione di massa, dalle scuole e dalle chiese.

Distruggere questo sistema di produzione e instaurare un nuovo sistema di produzione è certamente possibile. Il comunismo e il socialismo che conduce al comunismo non sono fantasie partorite da menti geniali. Sono lo sbocco verso cui portano i presupposti costruiti dalla società borghese, dall’umanità assoggettata al modo di produzione capitalista. La borghesia, la classe dominante del modo di produzione capitalista, ha costretto con il ferro e il fuoco l’umanità a mettere a punto mezzi di produzione che danno agli uomini la capacità di trasformare  la natura in cui finora la specie umana ha compiuto la sua evoluzione, riducono a una frazione molto piccola il tempo che gli uomini devono dedicare alla produzione dei beni e dei servizi necessari perché ogni essere umano viva dignitosamente al livello più alto dettato dalle concezioni e dai sentimenti migliori che la specie umana ha maturato, permettono che ogni essere umano acceda, nella misura massima consentita dalle sue capacità e dalle sue doti, all’esercizio e al godimento delle attività culturali e creative che distinguono la specie umana da tutte le altre specie animali e in primo luogo alla ideazione e gestione delle sue relazioni sociali e del suo proprio miglioramento.

L’attuazione pratica di questi risultati divenuti possibili è però incompatibile con la divisione dell’umanità in classi sociali di sfruttati e sfruttatori e con le altre divisioni sociali e contraddizioni che a quella sono legate: quindi è incompatibile con il modo di produzione capitalista.

L’attuazione pratica può essere compiuta solo con una grande mobilitazione della parte più avanzata delle masse popolari che assumono i compiti da cui la classe dominante sistematicamente le esclude e per i quali quindi in effetti non sono formate, perché tutto il sistema di formazione a cui oggi la classe dominante sottomette le masse popolari le esclude da quei ruoli. “Lei non è pagato per pensare. Altri sono pagati per questo”, ingiungeva già anni fa esplicitamente l’ing. Frederick Taylor (1856 - 1915) all’operaio di cui studiava l’attività sul posto di lavoro. “Qui non si fa politica”, è la regola che ripeteva il padrone all’operaio durante il regime democristiano e che ora vogliono far valere con più rigore Maurizio Sacconi, Sergio Marchionne e tutta la compagnia con la collaborazione perfino della Susanna Camusso che si è perfino arrogata il diritto di sottoscrivere a nome della CGIL l’Accordo del 28 giugno 2011. “Perché insegnare filosofia o musica a uno destinato a fare lo spazzino?”, proclamava Letizia Moratti quando faceva il ministro della Pubblica Istruzione, al posto che con pari spirito ora occupa la Maria Stella Gelmini. Quanto a Benedetto XVI e al suo clero, per loro è indiscutibile che la verità è una rivelazione di dio amministrata dal clero e dannato sia chi lo mette in dubbio: i mali attuali dell’umanità vengono dall’Illuminismo che ha concepito e diffuso la pretesa che gli uomini possono capire tutto e hanno diritto di decidere di se stessi. Questa è la scuola che oggi le masse popolari sono obbligate ancora a frequentare e che quotidianamente e capillarmente forma la loro mente e i loro sentimenti. “Ognuno per sé e dio per tutti”, salvo quando le masse popolari devono fare sacrifici per i padroni: allora salta fuori il “bene comune” a cui tutti, anche gli abitanti della Val di Susa, devono sottomettersi.

Il movimento comunista è costituito dagli uomini che con uno sforzo particolare si sono sottratti e si sottraggono a questa scuola della borghesia e del clero. Essi vogliono mobilitare la masse popolari a fare delle aziende e di tutti i mezzi di produzione una proprietà pubblica, che le masse popolari stesse gestiranno collettivamente per produrre i beni e i servizi necessari a una vita dignitosa di tutta la popolazione. Quindi a sopprimere ogni divisione dell’umanità in classi ed eliminare ogni sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo e di una nazione e popolo da parte di altre nazioni e popoli, a porre fine allo sfruttamento, alla discriminazione e all’oppressione delle donne, dei giovani, degli omosessuali, degli immigrati e di ogni gruppo oggi discriminato e oppresso, alle divisioni e alle contraddizioni che ereditiamo dalla storia che abbiamo alle spalle tra città e campagna, tra settori e paesi avanzati e settori e paesi arretrati, tra razze e culture. Non la concorrenza, ma la collaborazione, la solidarietà e l’eguaglianza saranno la regola delle relazioni umane del futuro. La guerra non avrà più ragion d’essere perché saranno eliminate le radici da cui nascono le guerre. Queste infatti non piovono dal cielo né scoppiano all’improvviso, ma sono la continuazione con altri mezzi delle contraddizioni tra classi e popoli che l’economia capitalista non solo non elimina ma alimenta: Marchionne è andato perfino nei congressi di  Comunione e Liberazione a proclamare che la concorrenza deve essere la regola delle relazioni sociali e delle relazioni internazionali e i fedeli congressisti hanno applaudito i suoi proclami.

Il movimento comunista esiste da poco più di 160 anni. Un periodo breve confrontato con i periodi che sono stati necessari all’umanità per compiere trasformazioni meno profonde di quella di cui il movimento comunista è portatore. Ma tuttavia un periodo che ci ha insegnato molte cose e in particolare ci ha insegnato che la borghesia e il clero della Chiesa Cattolica non hanno alcun scrupolo a ricorrere a ogni mezzo, anche i più barbari, per opporsi alla trasformazione di cui il movimento comunista è fautore. Ci ha insegnato che la realizzazione di questo obiettivo è possibile (i primi paesi socialisti lo hanno dimostrato), ma richiede alle masse popolari una grande mobilitazione delle forze e dei sentimenti per imparare a fare cose che non hanno ancora mai fatto e che sono contrarie ai sentimenti e alle concezioni che le classi dominanti hanno instillato. Richiede quindi che quelli che hanno capito che la trasformazione è possibile e necessaria e la vogliono realizzare, aggreghino le loro forze, raggiungano una grande coesione ideologica e organizzativa per mobilitare su grande scala le masse popolari che la borghesia e il clero con tutti i mezzi di cui dispongono grazie alla loro posizione dominante, allontanano dall’impresa che tuttavia le masse popolari hanno bisogno di compiere.

Tanto è questo bisogno che già oggi, contro la corrente promossa dalla borghesia, innumerevoli sono tra le masse popolari le iniziative e i movimenti che creano gruppi di produzione alternativi, non basati sul profitto e sul denaro, ma volti a soddisfare le esigenze individuali e collettive della popolazione, i movimenti di volontariato, i movimenti che creano luoghi e iniziative di aggregazione e attività culturali. Questi movimenti, proprio perché germogliano spontanei e simultaneamente in mille posti autonomamente, sono la conferma che la trasformazione che il movimento comunista vuole realizzare è possibile, che essa sgorga dalle condizioni pratiche delle masse popolari. Essi alimentano il movimento comunista in esperienza e in uomini. Noi comunisti li sosteniamo.

Contemporaneamente ci siamo posti la domanda se essi potevano moltiplicarsi ed espandersi illimitatamente, fino a diventare la nuova forma della società umana, sostituire il modo di produzione capitalista ed eliminare quindi anche i misfatti che esso impone, senza uno sforzo organizzato e sistematico a livello nazionale e internazionale, senza un disegno nazionale e internazionale partecipato e condiviso, senza una lotta accanita per neutralizzare la repressione e le manovre della borghesia e senza gli strumenti necessari per questa lotta: la concezione comunista del mondo, il metodo di lavoro materialista dialettico e una linea giusta, il partito comunista, il fronte delle forze rivoluzionarie e le forze armate rivoluzionarie.

Alcuni sostengono che basta moltiplicare questi movimenti che oggi si sviluppano nelle nicchie del sistema imperialista mondiale, nello spazio che esso lascia libero e che così cambieremo il mondo: sono i fautori del “movimento dei movimenti”. Ma che sia un modo per evitare la lotta necessaria per instaurare il socialismo o sia una semplice illusione che nasce dalla mancanza di esperienza, il fatto è che un tentativo del genere non può avere successo. Non solo la lotta per far fronte alla repressione delle classi dominanti che non hanno alcuna intenzione né tendenza a disarmare, ma anche l’uso dei mezzi di produzione e delle conoscenze disponibili e il loro ulteriore sviluppo richiedono una umanità più organizzata che nel passato e contemporaneamente composta di individui capaci di partecipare con autonomia e iniziativa. L’esperienza del passato in proposito è illuminante.

Quando nel 1864 fu fondata la prima Internazionale, circa 150 anni fa, nei più avanzati paesi europei le masse popolari avevano creato già, nei vent’anni precedenti, un fiorente movimento di cooperative di consumo e di cooperative di produzione. I fondatori della prima Internazionale si posero di fronte ad esso una domanda analoga a quella che ci poniamo noi comunisti oggi di fronte ai mille movimenti di iniziative di produzione e di  attività culturale alternative alle aziende capitaliste e di fronte alle proposte dei fautori del “movimento dei movimenti”.

L’esperienza intercorsa da allora a oggi e gli sviluppi che la lotta di classe ha avuto nella pratica, confermano la tesi dei fondatori della prima Internazionale che, di fronte al fiorente movimento cooperativo dell’epoca, dicevano: “L’esperienza del periodo dal 1848 al 1864 ha provato, al di sopra di ogni dubbio, che il lavoro cooperativo, per quanto eccellente sia in pratica, limitato in una stretta cerchia di sforzi parziali di operai isolati [condotto da gruppi di operai che agiscono in ordine sparso non coordinati tra loro, diremmo oggi], non è in grado di arrestare il progresso geometrico del monopolio, non è in grado di emancipare le masse e neppure è capace di alleviare in modo sensibile il peso della loro miseria. Probabilmente è questa la ragione per cui nobili umanitari, declamatori filantropi della classe media, speculatori arditi di molte imprese, all’improvviso ora si rivolgono con complimenti nauseabondi al lavoro cooperativo che essi hanno invano cercato di diffamare quando era in germe, schernendolo come un’utopia di sognatori o stigmatizzandolo con l’appellativo criminalizzante di socialista. Il lavoro cooperativo, per salvare le masse operaie, deve essere sviluppato in dimensioni nazionali e conseguentemente sostenuto con mezzi nazionali. Per ciò che riguarda il presente, i padroni della terra e del capitale non vogliono che una cosa: impiegare i loro privilegi politici per difendere e perpetuare i loro monopoli economici. Non vogliono certo favorire la via dell’emancipazione del lavoro dal capitale, anzi vogliono continuare a frapporle ogni sorta di ostacoli. ... Proprio per questo la conquista del potere politico è diventato il principale compito della classe operaia”. Così dicevano nell’Indirizzo Inaugurale dell’Associazione Internazionale degli Operai che finiva con l’appello: “Proletari di tutti i paesi, unitevi!”.

Noi chiediamo quindi ai fautori del “movimento dei movimenti” di considerare i movimenti oggi in corso alla luce di questa riflessione dei fondatori della prima Internazionale, ma soprattutto alla luce delle condizioni che il sistema imperialista mondiale impone oggi al mondo. Non dubitiamo che la conclusione cui arriveranno quelli che faranno con onestà e serietà questo esame, sarà da una parte conferma del patrimonio di esperienza e di formazione morale e intellettuale che quei movimenti apportano e nello stesso tempo della necessità che il movimento comunista rinasca con forza maggiore che nel passato per far fronte vittoriosamente al sistema imperialista mondiale: solo a questa condizione quei mille movimenti potranno crescere oltre limiti ristretti e un livello elementare e dare forma alla nuova società.

La prima ondata della rivoluzione proletaria che il movimento comunista ha suscitato nel secolo scorso reagendo alla prima crisi generale del sistema imperialista mondiale e alle guerre mondiali che esso aveva scatenato, ha creato i primi paesi socialisti, ha eliminato il vecchio sistema coloniale, ha creato partiti comunisti in tutti i paesi del mondo e ha diffuso e fatto crescere tra le masse popolari di tutto il mondo sentimenti, idee ed esperienze che il successivo declino del movimento comunista e la reazione arrogante della borghesia e del clero non hanno cancellato.

Noi comunisti abbiamo tuttavia dovuto comprendere i limiti della nostra comprensione del mondo e della nostra padronanza delle leggi e dei metodi della sua trasformazione. Infatti quei limiti hanno causato l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e il declino del movimento comunista che ha ceduto al sistema imperialista mondiale il terreno che gli aveva sottratto. Che la comprensione del mondo e delle leggi della sua trasformazione sia graduale e che la dobbiamo costruire passo dopo passo, sulla base dell’esperienza, non è cosa che ci meraviglia né meraviglia nessuno che consideri onestamente come gli uomini costruiscono la loro conoscenza del mondo e di se stessi. Noi comunisti non sappiamo già tutto quanto è necessario sapere per trasformare la società capitalista in società comunista: la concezione comunista del mondo non è una verità  rivelata, ma è una scienza sperimentale. Noi comunisti non garantiamo di non fare errori: non siamo infallibili. Quello che esigiamo dai membri del partito comunista e da ognuno di noi è di correggerci quando ci rendiamo conto di aver sbagliato e di non arrenderci di fronte alle difficoltà. E un esercito che impara dai suoi errori e non si arrende è destinato a vincere.

D’altra parte il declino del movimento comunista ha dato al sistema imperialista mondiale la possibilità di mostrare di cosa è capace, gli ha permesso di dare ancora prova di sé. Gli avvenimenti di questi giorni confermano pienamente che l’umanità deve liberarsi del sistema imperialista non solo per riprendere la via del progresso, della sua evoluzione plurimillenaria che l’ha portata a distinguersi nettamente dalle altre specie animali e a conquistare la capacità di trasformare e migliorare la natura, ma anche solo per sopravvivere.

Le ragioni, gli obiettivi del movimento comunista sono stati pienamente confermati e il bilancio dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria ci ha permesso di capire i limiti che hanno impedito di instaurare il socialismo nei paesi imperialisti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria.

È forti di questa coscienza che noi comunisti rivolgiamo agli operai, ai membri delle altre classi delle masse popolari, anche agli individui onesti e di buona volontà delle classi dominanti l’appello a unirsi a noi per porre fine immediatamente ai danni più gravi che il sistema imperialista mondiale e, per quanto riguarda il nostro paese, la Repubblica Pontificia impongono alle masse popolari e ad accelerare il cammino che porta all’instaurazione del socialismo nel nostro paese contribuendo così alla vittoria della seconda ondata della rivoluzione proletaria che avanza in tutto il mondo.

Un appello particolare lo rivolgiamo agli operai, perché si arruolino nel Partito comunista. Il Partito comunista è in grado di svolgere il suo compito solo se è il reparto d’avanguardia e organizzato della classe operaia, solo se riunisce nella sue file se non tutti almeno gran parte degli operai avanzati, degli operai che hanno un ruolo di direzione verso i propri compagni di lavoro. Il partito comunista è il partito della classe operaia.

La classe operaia a sua volta è la classe dirigente della trasformazione della società capitalista in società comunista, non perché è la più sfruttata o la più numerosa, ma perché assimila dalla sua esperienza di oggi aspetti essenziali della società di domani. E’ la classe che dalla sua esperienza è spinta a organizzarsi, ad agire collettivamente, a comprendere che una parte (un lavoratore, un’azienda) della società funziona solo se funzionano anche le altre, che ogni azienda si avvale dell’opera organizzata e coordinata di decine, centinaia, migliaia, centinaia di migliaia di lavoratori, che ogni individuo è parte di un organismo collettivo e che è in questo organismo collettivo che diventa, al massimo livello che l’umanità ha raggiunto, libero di fare, di conoscere e di trasformare e realizza la sua dignità di membro a pieno titolo, a parità di chiunque altro, della società umana. Per questo è la classe capace di assimilare più facilmente la concezione comunista del mondo e di farne lo strumento della propria lotta per emancipare se stessa e il resto delle masse popolari dallo sfruttamento, dall’oppressione e dall’arretratezza.

La concezione comunista del mondo è la base dell’unità del partito comunista del mondo, la scienza che lo rende capace di comprendere e trasformare il mondo e avviare la costruzione del nuovo mondo. La classe operaia è tra tutte le classi sfruttate e oppresse dal sistema imperialista, quella che è più capace di farla propria e di utilizzarla nella lotta di classe perché essa spiega e inquadra la lotta rivendicativa che comunque la classe operaia spontaneamente (cioè per la sua posizione sociale e anche solo in base alla concezione borghese del mondo, dominante nella società borghese) conduce contro la borghesia, perché indica un mondo futuro che corrisponde alle attitudini della classe operaia verso il lavoro produttivo e la società, perché la classe operaia si ritrova già  organizzata e l’organizzazione è una delle prerogative tipiche della popolazione della società comunista, l’associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è la condizione del libero sviluppo di tutti.

 

Nel patrimonio comunista della classe operaia vi sono quindi le premesse perché il movimento comunista rinasca con forza e porti a compimento il suo compito.

Nel clima di smarrimento e sconforto, di paura e di disperazione che in questi giorni la borghesia e il clero diffondono a piene mani tra le masse popolari, noi comunisti lanciamo l’appello a organizzarsi per vincere.

 

Noi possiamo costruire un nuovo mondo luminoso!

 

Dobbiamo organizzarci e combattere!

 

Costituire ovunque Comitati di Partito clandestini!

 

Creare le condizioni per la costituzione immediata del Governo di Blocco Popolare!

 

Collaborare con i popoli e le classi che in ogni angolo del mondo si ribellano al sistema imperialista mondiale!

 

Possiamo vincere! Dipende da noi!

 

L’umanità può costruirsi un futuro luminoso!

 

Sono gli uomini che fanno la loro storia, ma per farla devono basarsi sui presupposti che la storia consegna loro e agire secondo le leggi che la situazione comporta!

 

La concezione comunista del mondo è la base per comprendere la situazione e per costruire il nostro luminoso futuro!

 

Avanti nella lotta per instaurare il socialismo!

 

Solidarietà con tutti quelli che lottano contro il regime che la Repubblica Pontificia ha imposto nel nostro paese!

 

Ribellarsi è giusto! Senza ribellione non c’è futuro!