<<< RITORNA ALL'INDICE DEI COMUNICATI 

(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

   Comitato Centrale
                        Sito: http://www.nuovopci.it
                        e.mail: lavocenpci40@yahoo.com

    Delegazione
                        BP3  4, rue Lénine   93451 L'Île St Denis (Francia)
                        e.mail: delegazionecpnpci@yahoo.it

Mobilitare le nostre forze
Comunicato - 20 dicembre 2011

Scaricate le istruzioni per utilizzare il sistema di criptazione PGP e TOR


Comunicato CC 47/11 - 29 dicembre 2011

 [Scaricate il testo del comunicato in Open Office / Word / PDF] 

Il 2012 può essere l’anno della riscossa e l’inizio di una nuova era per il
nostro paese: dipende da noi!
 

Le masse popolari organizzate possono cambiare il corso delle cose nel
nostro paese e contribuire a cambiarlo in tutto il mondo!
 

Sta a noi comunisti diventare promotori della guerra popolare
rivoluzionaria e contrapporla alla guerra non dichiarata che la borghesia e
il clero conducono contro le masse popolari in ogni angolo del mondo!
 

Niente di buono può venire alle masse popolari dai vertici della Repubblica
Pontificia e dai loro governi! Costituire un governo d’emergenza popolare!
 

Impedire che si consolidi il governo Monti! È il governo della miseria per le
masse popolari, della cancellazione dei diritti dei lavoratori,
dell’asservimento dell’Italia alla comunità internazionale degli speculatori!
 

Creare le condizioni per la costituzione di un governo d’emergenza
popolare, il Governo di Blocco Popolare!
 

Moltiplicare ovunque Organizzazioni Operaie e Organizzazioni Popolari,
rafforzarle e orientarle a costituire un loro governo d’emergenza!
 

La classe operaia per salvarsi deve mettersi alla testa delle masse popolari
perché costituiscano un governo d’emergenza popolare!
Oggi i sindacati non devono limitarsi a fare i sindacati: se si limitano a
protestare e a rivendicare, conducono i lavoratori alla sconfitta!
 

Costituire Comitati del nuovo Partito comunista in ogni azienda e in ogni
località! Fare di ogni lotta una scuola di comunismo!
 

È passato più di un mese da quando il 16 novembre il governo Monti ha prestato giuramento. La realtà ha confermato le più fosche previsioni. E il peggio deve ancora arrivare, se lasciamo in vita questo governo.

Il governo Monti è il governo che tutela i privilegi e gli interessi dei nemici delle masse popolari italiane. Tutela i lussi e gli sprechi di un pugno di ricchi che sono la quinta colonna in Italia della comunità internazionale della borghesia imperialista, degli speculatori e dei guerrafondai. Sono una piccola minoranza fatta dei proprietari di gran parte del patrimonio nazionale. Poche migliaia di proprietari e di alti dirigenti delle istituzioni finanziarie, delle assicurazioni, delle banche, delle grandi aziende dei servizi, del commercio e dell’industria, che incamerano  ogni anno una parte esorbitante del prodotto nazionale a titolo di rendite immobiliari e finanziarie, di interessi, di profitti. Un pugno di alti funzionari dell’amministrazione civile e militare, prelati, dirigenti e professionisti che a titolo di stipendio o pensione prelevano come reddito personale dal prodotto nazionale cifre superiori anche a cento volte e in alcuni casi perfino a mille volte il reddito di un normale lavoratore. Monti e i suoi soci ci vogliono imporre gli interessi e i privilegi di questa minoranza come fosse “volontà divina”, mentre i bisogni, gli interessi, i diritti e la dignità della massa della popolazione italiana è una variabile subordinata: da rispettare solo se e finché la “volontà divina” lo consente.

 

Il governo Monti adotta misure antipopolari con il pretesto di far fronte alla crisi del capitalismo e alle pretese degli speculatori del mercato finanziario e dei mercati delle materie prime e delle derrate alimentari. Sono misure che uccidono o gettano nella miseria e nella disperazione un numero crescente di pensionati, lavoratori, casalinghe, bambini e giovani, li privano del cibo, della casa, dell’assistenza sanitaria, dell’istruzione e di altri beni e servizi necessari o almeno utili a una vita dignitosa; condannano lavoratori, donne e giovani alla disoccupazione, alla precarietà, alla malavita, al vizio e al degrado intellettuale e morale. Li privano di ogni prospettiva e possibilità di una vita creativa, felice e feconda.

Sono misure criminali. E sono anche misure stupide da parte di chi crede che siano efficaci, perché in realtà aumentano le pretese degli speculatori mentre la crisi del capitalismo continua e si aggrava, per quanto la borghesia imperialista e i suoi funzionari tormentino e spremano le masse popolari.

 

Ma è inutile soffermarci a dettagliare, enumerare e descrivere i danni che il governo Monti ha già fatto alle masse popolari italiane e le peggiori che farà se lasceremo che continui la sua opera nefasta. Monti ci mette anche del suo, ma sono cose che non dipendono principalmente da lui. Infatti il governo Monti continua peggiorandola l’opera nefasta del governo Craxi, del governo Amato, del governo Prodi e del governo Berlusconi. Nel nostro paese come nel resto del mondo la borghesia imperialista cerca di mantenere in vita il suo sistema di relazioni sociali nonostante la crisi generale del capitalismo. Succhia senza limiti le risorse naturali, rigetta indietro le condizioni di vita della massa della popolazione, toglie diritti, beni e servizi.

“È la crisi!”. È come se la peste si fosse abbattuta sul mondo, si diffondesse e si aggravasse e non ci fosse soluzione in vista. La crisi del capitalismo risulta dalla sovrapproduzione assoluta di capitale.

Quelli che sostengono che i governi e le autorità del sistema imperialista mondiale metteranno fine a questa crisi, che prima o poi la crisi del capitalismo come è arrivata finirà, se credono a quello che dicono, si basano solo sulla loro speranza e su una fiducia senza basi: è la speranza dei disperati e dei vigliacchi.

 

Il governo Monti vuole essere quel governo più autorevole, più autoritario e più reazionario che i vertici della Repubblica Pontificia cercavano da alcuni mesi di sostituire al governo Berlusconi. Questo si era rivelato incapace di imporre alle masse popolari del nostro paese i sacrifici voluti dalla comunità internazionale degli speculatori e dei guerrafondai. Il governo Monti è stato nominato dalla Corte Pontificia (Giorgio Napolitano è poco più che un fattore della Corte) per imporre alle masse popolari quello che il governo Berlusconi non poteva imporre. Il governo Berlusconi era nato ancora come governo elettorale: nel 2008 Berlusconi aveva fatto sanzionare dagli elettori la sua successione a Prodi e i suoi concorrenti, i capi del PD succeduti a Prodi, lo minacciavano del ricorso a nuove elezioni. I vertici della Repubblica Pontificia sono divisi e due fazioni si misuravano anche a chi meglio riusciva a procurarsi consenso tra la popolazione. Invece il governo Monti non ha avuto bisogno di alcuna convalida elettorale. Proclama apertamente che può condurre la sua opera nefasta senza  bisogno che le masse popolari lo votino. Quindi se e quando mai ci saranno ancora elezioni nel nostro paese, dipenderà anche questo dell’andamento della lotta politica, tanto più che tra le masse popolari i vertici della Repubblica Pontificia avranno sempre meno consenso quanto più la situazione peggiora. Le elezioni non sono abolite di diritto: almeno per ora sono abolite solo di fatto. Resta aperto il Parlamento chiamato a ratificare l’opera del governo. Il teatrino della politica borghese ha cambiato scenario e spettacolo.

 

Quello che è certo, è che se il governo Monti resta in carica, la situazione delle masse popolari italiane peggiorerà. Ma esso è solo l’esecutore di volontà superiori. Quindi non è dai vertici della Repubblica Pontificia e dai suoi governi che le masse popolari del nostro paese possono aspettarsi qualche sollievo e tanto meno la liberazione dalla crisi del capitalismo. Non è da loro che possono reclamare un governo meno criminale. Se non sono ancora in grado immediatamente di liberarsi della Repubblica Pontificia, tuttavia le masse popolari del nostro paese possono porre fine immediatamente agli effetti più gravi della crisi del capitalismo e avviare la rinascita che le porterà definitivamente fuori dalla crisi, se esse stesse si organizzano e si mobilitano al punto da costituire e imporre ai vertici della Repubblica Pontificia un proprio governo d’emergenza, il Governo di Blocco Popolare. Con la direzione di noi comunisti lo faranno! Dobbiamo dirigerle a farlo!

I vertici della Repubblica Pontificia non sono ancora pronti a scatenare una vera e propria guerra civile. Quindi messi di fronte a un paese ingovernabile, alla disobbedienza diffusa, alle proteste, a masse che si procurano per vie di fatto i beni e i servizi di cui la crisi priva tanta parte della popolazione, a dimostrazioni e scioperi, alla sollevazione delle amministrazioni locali e regionali che rompono i patti di stabilità imposti dal governo centrale, a un tessuto di organizzazioni operaie e popolari, ingoieranno il rospo del GBP, col proposito di rifarsi rapidamente sabotando e boicottando l’opera del governo d’emergenza popolare. Ma allora si aprirà un altro capitolo della storia. Per ora l’importante è che la costituzione del GBP è possibile e che questa è la via più diretta, meno dolorosa e meno distruttiva per avviare l’uscita dalla crisi.

 

Infatti perché ci troviamo nel marasma attuale? Dove ci porta l’attuale corso delle cose? Perché senza un governo d’emergenza popolare non possiamo invertire il corso delle cose? Perché un governo d’emergenza popolare può invertirlo? Perché le masse popolari non l’hanno ancora costituito?

 

Queste sono le domande a cui deve rispondere in questo Capodanno chi non vuole subire il corso delle cose, chi vuole decidere del proprio futuro, chi si è assunto il compito di mobilitare e guidare le masse popolari a salvare il nostro paese e a contribuire alla salvezza generale dell’umanità: è infatti uno sconvolgimento che riguarda tutta l’umanità quello a cui devono far fronte le masse popolari del nostro paese, nonostante le caratteristiche particolari che la crisi assume in ogni paese. Per capire cosa succede bisogna ricostruire le origini, le cause e la natura della crisi attuale. Non basta dire: “C’è la crisi!”. Questo basta a chi è rassegnato a fare quello che la comunità internazionale degli speculatori e dei guerrafondai comanda.

 

È del tutto sbagliato e ci porta fuori strada credere che ci troviamo nel marasma attuale per colpa del governo Berlusconi. È vero che il governo Monti continua e peggiora l’opera del governo Berlusconi. Ma è anche vero che negli ultimi vent’anni la banda Berlusconi (con la Lega Nord di Bossi al seguito) e il circo Prodi si sono alternati al governo del paese grossomodo in parti eguali. Questo è un dato di fatto e una verità che dobbiamo tener sempre presente per capire che il male presente viene da più lontano, che non sono stati né Berlusconi né Prodi la causa di questa pestilenza e di tanto disastro. È un disastro mondiale, che in forme diverse affligge la massa della popolazione di tutti i paesi, anche di quelli che vengono detti emergenti, perché lì il sistema  imperialista mondiale fa eseguire in condizioni da schiavi, tra sofferenze e fatiche inaudite e con grande inquinamento e devastazione dell’ambiente, le lavorazioni che delocalizza dai paesi imperialisti.

 

La crisi in nome della quale in questi mesi ci impongono sacrifici è una crisi finanziaria che sembra la causa della crisi dell’economia reale. Ma questa crisi finanziaria è solo la continuazione ad un livello superiore di una crisi economica di più lungo corso. Il capitale finanziario ha assunto il ruolo che svolge oggi a seguito di una vicenda che si è svolta nei quaranta anni che abbiamo alle spalle.

copertina - foto

Manifesto Programma
del (nuovo)Partito comunista italiano

Edizioni Rapporti Sociali
via Tanaro, 7 - 20128 Milano (ITALY)
tel e fax: (+39)0226306454
rapportisociali@libero.it
www.carc.it

 

Testo in formato MSWord

Formato pdf

 

Nel corso degli ultimi 40 anni la borghesia imperialista ha curato la crisi del capitalismo che dopo circa trenta anni di pausa (1945-1975) riprendeva principalmente a causa di tre fattori: l’esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria sia nei paesi coloniali sia nei paesi imperialisti, la decadenza dei primi paesi socialisti, lo stravolgimento degli effetti delle conquiste di civiltà e di benessere che le masse popolari avevano strappato alla borghesia nei paesi imperialisti.

Nel corso di questi 40 anni la borghesia imperialista ha guadagnato tempo trasformando le imprese produttrici di merci in società finanziarie, delocalizzando le aziende in paesi con salari più bassi, con minori diritti dei lavoratori e con meno o nessuna misura a protezione dell’ambiente e della sicurezza, esternalizzando i servizi a imprese che lavorano in appalto e subappalto, privatizzando i servizi e le aziende pubbliche, imponendo in ogni paese governi che lasciavano mano libera ai capitalisti, abbandonavano ai privati l’esercizio di funzioni pubbliche e abolivano leggi e diritti che le masse popolari guidate dai comunisti avevano strappato nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria.

Nei 40 anni che abbiamo alle spalle, per prolungare la vita del suo sistema di relazioni sociali la borghesia imperialista ha fatto del mondo intero il campo aperto alle proprie scorrerie, il terreno libero per i propri insediamenti produttivi e per il saccheggio delle risorse naturali e ha ammantato tutto l’apparato produttivo di beni e servizi nella nebbia del capitale finanziario e del mercato dei titoli finanziari dove un pugno di grandi speculatori e di istituzioni finanziarie detta legge. Gli Stati con governi che con maggiore o minore coerenza cercano di resistere almeno in qualche misura a questa comunità internazionale o anche solo di controllare e regolare le sue operazioni sul proprio territorio, sono additati al pubblico nei paesi imperialisti come Stati canaglia, messi sulla lista nera e più o meno apertamente minacciati di aggressione o già aggrediti.

 

La borghesia imperialista ha in questa maniera ricreato nel mondo una situazione analoga a quella che esisteva all’inizio del secolo scorso, ma a un livello superiore perché la dipendenza dal mercato mondiale si è estesa a un numero maggiore di paesi e oramai a gran parte della popolazione mondiale, perché il modo di produzione capitalista è diventato il principale modo di produzione in un numero più ampio di paesi, perché è cresciuto il numero delle istituzioni e dei protagonisti del sistema imperialista mondiale. La crisi del capitalismo significa che una parte importante e crescente della popolazione mondiale non riesce più a produrre e riprodurre le condizioni della propria esistenza nell’ambito del sistema di relazioni sociali e internazionali che si è formato sulla base del modo di produzione capitalista. Ma la borghesia imperialista e la sua comunità internazionale presieduta dal  governo di Washington e benedetta dal papa di Roma vuole a ogni costo mantenere in vita quel sistema di relazioni sociali e internazionali. Per di più nella stessa borghesia imperialista individui e gruppi si dibattono e si dimenano in modi contrapposti e scoordinati per far fronte alla situazione, ognuno per valorizzare il suo capitale e mantenere il suo potere.

 

 In questo corso delle cose non c’è niente di misterioso. La verità è nota. Il movimento comunista ha messo in chiaro da tempo nei suoi tratti principali la verità del capitalismo, come funzionava e dove portava. La dimostrazione che le teorie del movimento comunista sono aderenti alla realtà sta nel fatto che all’inizio del secolo scorso è riuscito a dare una svolta alla crisi generale del capitalismo

L’ottava discriminante

I cinque principali apporti del maoismo al pensiero comunista

 

-   Sulla questione del maoismo terza superiore tappa del pensiero comunista, dopo il marxismo e il leninismo

 

-   Sulla necessità che i nuovi partiti comunisti siano marxisti-leninisti-maoisti e non solo marxisti-leninisti

 

in formato MSWord o in formato pdf

http://www.nuovopci.it/voce/voce10/otta2a.htm

All’inizio del secolo scorso la prima crisi generale del capitalismo aveva portato i grandi gruppi imperialisti mondiali a scontrarsi per decidere chi avrebbe dominato e sfruttato il mondo intero. Nel 1917 quella “inutile strage” era oramai riconosciuta come tale anche dai gruppi dirigenti protagonisti della politica che l’aveva prodotta, persino dai personaggi che l’avevano scatenata e benedetta (in primo luogo la Chiesa Cattolica Romana con alla sua testa il papa di Roma). Ma nessuno di loro era in grado di fare il primo passo per fermarla. Sarebbe continuata non si sa quanto e non si sa come se i comunisti russi, con alla testa Lenin, non fossero riusciti a guidare gli operai e i contadini russi a rompere il corso delle cose con la Rivoluzione d’Ottobre e dare con ciò inizio alla prima ondata della rivoluzione proletaria a cui parteciparono via via i popoli di tutto il mondo, mobilitati in uno slancio di solidarietà e di progresso quale mai si era visto prima.

Il movimento comunista ha via via capito anche i propri limiti nella comprensione della realtà. Proprio questo è l’apporto del maoismo alla concezione comunista del mondo, che per questo oggi chiamiamo marxismo-leninismo-maoismo. È a causa di questi limiti che il movimento comunista non è riuscito a portare a compimento l’opera iniziata con la prima ondata della rivoluzione proletaria che tanto slancio di trasformazione e di progresso aveva impresso in tutto il mondo, a partire dalla Rivoluzione d’Ottobre del 1917.

La concezione comunista del mondo non cade dal cielo. È una scienza sperimentale. Gli esponenti d’avanguardia delle masse popolari, e in primo luogo degli operai, che lottano per emanciparsi dalla borghesia, la elaborano sulla base dell’esperienza, come fanno gli scienziati di ogni altra scienza. La concezione comunista del mondo è la scienza che insegna alle masse popolari e all’umanità intera a organizzare la propria vita e a passare al comunismo, a un’epoca superiore dell’evoluzione della specie umana, andando oltre la società borghese e più in generale oltre il periodo lungo millenni in cui l’umanità ha progredito con il ferro e col fuoco della divisione in classi di oppressi e oppressori, di sfruttati e sfruttatori.

Di contro la verità dell’epoca in cui viviamo, dello stravolgimento con cui il sistema imperialista mondiale tortura l’umanità e il pianeta, è camuffata, mascherata, stravolta e deformata dalla cultura borghese, dai mezzi di informazione, dalle istituzioni culturali, dagli istituti scolastici e dalle università borghesi e dalle chiese nonché dagli intellettuali della sinistra borghese (quella parte dei ceti medi che neanche in sogno osano andare oltre l’orizzonte del modo di produzione capitalista). La dimostrazione che la loro è un’opera di deformazione, di camuffamento della realtà e di disinformazione sta nei risultati nulli o disastrosi delle manovre che i governi e le istituzioni del sistema imperialista mondiale compiono ispirandosi alle loro teorie.

  

La crisi attuale non avrà fine perché la borghesia imperialista si dibatte e si dimena in un modo piuttosto che in un altro per prolungare il suo sistema di relazioni sociali basato sulla divisione tra classi di sfruttati e sfruttatori, di oppressi e oppressori, sulla base del modo di produzione capitalista. Avrà fine perché le masse popolari, in primo luogo gli operi si organizzano e, forti anche dell’esperienza, dell’organizzazione, delle idee e dei sentimenti lasciati dalla prima ondata della rivoluzione proletaria, aboliscono il potere della borghesia imperialista, del clero e delle altre classi ad essi associate e ordinano diversamente le loro relazioni sociali. Le basano sulla proprietà pubblica dei mezzi di produzione, sulla programmazione democratica delle attività produttive, sull’accesso di ogni essere umano ai beni e ai servizi utili a una vita dignitosa, sulla partecipazione universale al lavoro produttivo, alla gestione della vita sociale e al patrimonio culturale della specie umana, ognuno al massimo delle sue capacità e della sua volontà.

I quattro temi principali
da discutere nel
Movimento Comunista Internazionale

I temi su cui noi reputiamo necessario sviluppare il confronto sono quattro:

 

1.   il bilancio del movimento comunista (prima ondata della rivoluzione proletaria e primi paesi socialisti, crisi del movimento comunista e revisionismo moderno, rinascita del movimento comunista sulla base del MLM);

 

2.   la teoria della (prima e seconda) crisi generale del capitalismo nell’epoca imperialista e della connessa situazione rivoluzionaria in sviluppo;

 

3.   il regime di controrivoluzione preventiva instaurato dalla borghesia nei paesi imperialisti;

 

4.   la strategia della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

 

in formato MSWord o in formato pdf

http://www.nuovopci.it/scritti/i4temi/index.html

 

La crisi è mondiale, in definitiva si risolverà solo a livello mondiale perché la civiltà umana si basa sulla collaborazione mondiale. Ma per raggiungere la soluzione dovremo spezzare l’attuale unità mondiale, perché questa è fondata sulle catene del sistema imperialista mondiale e sul dominio della comunità internazionale della borghesia presieduta dal governo di Washington e benedetta dal papa di Roma.

L’umanità per procedere verso la soluzione della crisi attuale romperà le attuali catene. L’unità mondiale si esprimerà non nel procedere insieme passo dopo passo: solo delle persone con la testa per aria possono pensare di uscire così ordinatamente dal marasma attuale e dai residui della barbarie del passato che non scomparirà certo di colpo per incanto. L’unità mondiale si esprimerà nel fatto che il paese che romperà per primo l’attuale corso delle cose, aprirà la strada anche agli altri paesi e i successi di ogni paese ispireranno e faciliteranno gli altri. Esso darà inizio alla fine alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce in ogni angolo del mondo contro le masse popolari, inizierà l’incendio che libererà il mondo dal sistema imperialista mondiale. Quello che vale a livello mondiale, vale ancora più a livello europeo. Partiremo distruggendo le attuali catene della borghesia imperialista e delle sue istituzioni comunitarie, a cominciare dal paese dove si svilupperà più rigogliosamente il movimento per far fronte almeno agli effetti più gravi della crisi generale. Tesseremo poi nuovi rapporti internazionali fondati sui nuovi rapporti sociali che si affermeranno in ogni paese.

 

Perché, pur essendo possibile, le masse popolari, gli operai, il movimento comunista finora non hanno ancora rotto le catene in nessun paese? Cosa fare per dare inizio a quest’opera?

 

In sostanza perché noi comunisti dobbiamo ancora in corso d’opera consolidare e rafforzare il partito comunista, reclutare e formare i suoi membri e ristabilire il suo legame con le masse popolari organizzate. Dobbiamo ancora ricostruire quel tessuto di organizzazioni popolari aggregate attorno al partito comunista che i revisionisti moderni e la sinistra borghese hanno distrutto. Dobbiamo portare avanti in corso d’opera la rinascita del movimento comunista.

 Infatti gli operai e ancora più il resto delle masse popolari sono state coinvolte e travolte dalla crisi attuale mentre il movimento comunista era in una fase di declino, scombussolato dall’inatteso esaurimento della prima ondata della rivoluzione proletaria e dalla disgregazione a cui l’avevano portato i revisionisti moderni: da Kruscev, a Togliatti a Deng Hsiaoping. Nei paesi imperialisti i revisionisti moderni, dopo la gloriosa vittoria delle masse popolari e del movimento comunista sulle orde nazifasciste, avevano trasformato il movimento comunista da movimento rivoluzionario che lottava con grandi successi per instaurare il socialismo, in un movimento rivendicativo all’interno dei regimi politici e sociali della borghesia imperialista che per ristabilire il suo potere era pronta a concessioni.

All’inizio della nuova crisi quello che restava delle organizzazioni di massa e dei vecchi partiti comunisti costruiti durante la prima ondata della rivoluzione proletaria era sotto la direzione dei revisionisti moderni o degli esponenti della sinistra borghese, cioè dei denigratori del movimento comunista e avversari accaniti della concezione comunista del mondo, che hanno quasi ovunque preso il posto dei revisionisti moderni.

I revisionisti moderni e gli esponenti della sinistra borghese sono per natura inadatti a mobilitare e dirigere le masse popolari in un periodo di crisi. La direzione che i revisionisti moderni e gli esponenti della sinistra borghese danno alle lotte rivendicative e alle proteste, demoralizza le masse popolari, smorza la loro combattività. Essi poi prendono pretesto dal livello di combattività delle masse popolari, che essi stessi consapevolmente o meno hanno soffocato, per mettere a tacere i più combattivi e volonterosi.

Infatti essi mantengono le organizzazioni delle masse popolari nei limiti delle lotte rivendicative e delle proteste. In una fase di crisi come questa, le lotte rivendicative e le proteste sempre meno portano a risultati immediati: danno risultati solo se sono parti complementari di un vasto piano d’attacco per prendere il potere. Senza questo per i lavoratori è difficile perfino difendere quello che già hanno dall’attacco dei Marchionne o dei Monti di turno. I padroni chiudono aziende e delocalizzano: a lungo andare si fanno beffe di scioperi puramente rivendicativi e di proteste isolate. Essi hanno il mondo intero come terreno di manovra, mettono una parte dei lavoratori contro un’altra, un popolo contro un altro. Hanno grandi risorse e essi stessi lasciano le fabbriche all’abbandono. L’Italia e tutti gli altri paesi imperialisti sono già un cimitero di fabbriche. Le fabbriche abbandonate nei paesi imperialisti sono le rovine prodotte dalla guerra di sterminio non dichiarata condotta dalla borghesia imperialista contro le masse popolari.

In un periodo di crisi come l’attuale è più evidente che mai che gli operai e le masse popolari hanno bisogno di essere organizzati e che le organizzazioni devono essere dirette da comunisti, dal partito deciso a vincere, che ha la visione più avanzata delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe, che elabora progetti e piani per lanciare attacchi nel momento e nel posto più convenienti per i lavoratori, che coordina la difesa con l’attacco, che non dà tregua ai padroni e ai loro agenti, che combina le lotte economiche con la lotta culturale e con la lotta per il potere, che combatte il disfattismo, che educa le masse al socialismo, che conduce con le forze disponibili le lotte che servono a raccogliere forze maggiori, che usa con determinazione e lungimiranza i risultati di ogni lotta per lanciare lotte a livello superiore, che combatte senza tregua fino alla vittoria, fino a rovesciare il rapporto di forza e instaurare il socialismo.

Nelle società imperialiste, per le masse popolari le possibilità di lotta crescono di numero e di efficacia man mano che crescono le forze organizzate delle masse popolari: basta che le organizzazioni siano dirette da un partito che vuole vincere. La borghesia imperialista è altamente dipendente dalle masse popolari, ha bisogno ogni momento della loro ordinata e pacifica sottomissione. I regimi politici borghesi sono fragili. Sono regimi che stanno in  piedi solo finché le masse popolari mancano di organizzazione, di intesa e di coscienza politica. Sono regimi di controrivoluzione preventiva, proprio perché per il carattere altamente collettivo della via sociale il potere della borghesia imperialista è instabile, tanto più quanto più le masse popolari sono organizzate e coscienti. Per mantenersi al potere la borghesia imperialista deve condurre un’assidua, multiforme e oculata opera di prevenzione della rivoluzione su tutti terreni.

La vittoria delle masse popolari è sicura, se i comunisti mobilitano e guidano le masse popolari a far leva sui punti deboli della borghesia imperialista, per accrescere le proprie forze e instaurare e rafforzare il Nuovo Potere: la direzione delle masse popolari organizzate attorno al Partito comunista, su se stesse.

Questo lavoro di costruzione della rivoluzione socialista è una vera e propria guerra, mira alla distruzione del potere della borghesia imperialista e del clero: è la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata.

In questa fase le masse popolari devono contrapporre questa guerra alla guerra di sterminio non dichiarata che la borghesia imperialista conduce contro le masse popolari. Le masse popolari non possono limitarsi alla difesa, a rispondere agli attacchi nemici, posto per posto e di volta in volta come invece fanno i revisionisti moderni e gli esponenti della sinistra borghese. Chiedete a questi signori che prospettiva hanno, come pensano di regolare i conti con i Marchionne e i Monti e porre fine alla crisi! Nei casi migliori vi risponderanno con chiacchiere su piani industriali campati in aria, mentre i padroni delocalizzano e chiudono le aziende e il mercato cala. Al massimo invocano ammortizzatori sociali, beneficenze ed elemosine, come se gli esseri umani fossero animali che hanno bisogno solo di nutrirsi e mettersi al riparo dalle intemperie.

Per non parlare dei dirigenti venduti e complici che la borghesia imperialista e il clero hanno piazzato e infiltrato nelle organizzazioni delle masse popolari, in particolare nei sindacati, nell’ambito dei loro regimi di controrivoluzione preventiva. Questi hanno oggi il compito di mantenere le masse popolari sul terreno difensivo, di smorzare la combattività delle masse popolari con lotte perdenti, di isolare ogni focolaio di lotta, di condire con buone parole i reparti più combattivi dei lavoratori che la borghesia imperialista non osa far attaccare dalle sue Forze dell’Ordine. Un esempio esatto è la Susanna Camusso che collabora a tutto spiano con sindacati complici e i ministri della Repubblica Pontificia, va come un prete il giorno dopo Natale a portare buone parole ai lavoratori che dall’undici dicembre sono asserragliati in cima alla torre-faro del binario 21 della Stazione di Milano per far revocare 846 licenziamenti decretati dalle Ferrovie dello Stato, ma si guarda bene anche solo dall’approfittare delle Feste per mobilitare i lavoratori della Ferrovie contro il governo.

 

La lotta delle masse popolari per porre fine alla crisi del capitalismo deve essere principalmente la lotta per porre fine al capitalismo e instaurare il socialismo. Le mille forme particolari di lotta sono utili, noi comunisti le promuoviamo e le appoggiamo, ma le facciamo servire alla lotta principale e combattiamo i tentativi di usarle per distrarre i lavoratori da questa lotta per soffocarla. Le masse popolari organizzate possono certamente vincere se sono dirette dai comunisti. Se i comunisti dirigono bene, le masse popolari si organizzeranno in quantità crescente: la crisi crea condizioni favorevoli all’organizzazione delle masse popolari. La mobilitazione reazionaria si sviluppa solo se manca o è sbagliata la direzione dei comunisti. La mobilitazione rivoluzionaria è per le masse popolari la via più diretta, meno penosa e meno distruttiva per farla finita con la crisi. Le lotte vittoriose alzano la combattività delle masse popolari. I comunisti hanno tirato le lezioni necessaria dalla prima ondata della rivoluzione proletaria e dispongono oramai di un patrimonio di conoscenze sufficiente a condurre avanti la lotta e ad imparare dall’esperienza. Le condizioni della vittoria sono tutte riunite, anche se per sua natura  la lotta richiede tempo. Sta a noi comunisti mobilitare e organizzare con scienza e dedizione alla causa le masse popolari e reclutare al partito i combattenti più avanzati!

 

L’anno nuovo si presenta con ottime prospettive per la nostra causa!

Sta a noi comunisti levare alta la bandiera della lotta per instaurare il socialismo, accendere la fiamma della lotta per il socialismo in ogni cuore, in ogni casa, in ogni azienda e in ogni quartiere, paese e città!

 

Per questo il Comitato Centrale del nuovo Partito comunista italiano rinnova a ogni membro del Partito l’appello a trasformarsi, assimilare la concezione comunista del mondo e trasformarla ovunque in linea d’azione! La vittoria delle masse popolari sulla borghesia imperialista e sul clero dipende principalmente da noi.

Il CC del (n)PCI lancia a ogni compagno e a ogni lavoratore avanzato l’appello a costituire ovunque clandestinamente un Comitato di Partito: non occorre essere dei geni per farlo, ogni persona di buona volontà ne è capace, il Partito che già c’è darà a ogni nuovo CdP tutto l’aiuto necessario!

Il CC del (n)PCI rinnova a ogni compagno e a ogni lavoratore avanzato l’appello a moltiplicare ovunque e su ogni terreno la costruzione di Organizzazioni Operaie o di Organizzazioni Popolari, a favorire il loro coordinamento in reti a livello locale, regionale e nazionale, a orientarle tutte a mettere al centro della loro lotta e delle loro aspirazioni la costituzione del Governo di Blocco popolare.

Il CC del (n)PCI fa appello a tutti i sinceri democratici, a tutti i dirigenti sindacali onesti, a tutti quelli che ripudiano senza riserve l’ordinamento barbaro e criminale che la borghesia imperialista e il clero impongono all’umanità perché mettano il credito e il seguito di cui dispongono tra le masse popolari, al servizio del movimento per costituire il Governo di Blocco Popolare!

 

In occasione del Capodanno infine il CC del (n)PCI invita tutti quelli a cui giunge questo nostro messaggio a essere certi che dappertutto, dall’India al Brasile, dagli Stati Uniti alla Cina, dalla Germania all’Africa vi sono comunisti che lottano per lo stesso nostro ideale, per la futura umanità per cui tanti comunisti e tanti combattenti hanno già sacrificato anche la loro vita!

A tutti i nostri compagni va il nostro ricordo e a tutti i combattenti va il nostro augurio di un anno di grandi vittorie. La lotta sarà dura, ma la nostra vittoria è certa!

 

Moltiplicare e consolidare ovunque, a ogni livello e su ogni terreno l’organizzazione delle masse popolari e in particolare degli operai!

 

Sviluppare il coordinamento delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari in reti a livello locale, regionale e nazionale!

 

Indirizzare gli sforzi delle Organizzazioni Operaie e delle Organizzazioni Popolari verso la costituzione di un governo d’emergenza costituito da persone di loro fiducia: il Governo di Blocco Popolare!

 

Rendere il paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica Pontificia, da ogni governo che gode della fiducia della comunità internazionale degli speculatori e dei guerrafondai!

 

**************

Per mettersi in contatto con il Centro del (n)PCI senza essere individuati e messi sotto controllo dalla Polizia, una via consiste nell’usare TOR [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html], aprire una casella email con TOR e inviare da essa a una delle caselle del Partito i messaggi criptati con PGP e con la chiave pubblica del Partito [vedere http://www.nuovopci.it/corrisp/risp03.html].