La Voce 71 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXIV - luglio 2022

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La fase imperialista della società borghese

Nell’ultimo quarto del XIX secolo nelle società dei paesi più avanzati quanto a sviluppo del modo di produzione capitalista (in particolare Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti d’America) avvenne una trasformazione che diede inizio a una nuova fase della storia dell’umanità: il passaggio della società borghese all’imperialismo. La denominazione della nuova fase e l’illustrazione dei suoi principali aspetti economici mondiali noi comunisti le dobbiamo a Lenin e alla sua opera L’imperialismo, fase suprema del capitalismo.(1)


1. Scritta nella primavera del 1916, prima edizione russa con Prefazione di Lenin datata aprile 1917, edizione francese e tedesca con Prefazione di Lenin datata aprile 1920. La traduzione italiana che compare nel vol. 22 delle Opere di Lenin degli Editori Riuniti è scadente e con alcuni (per fortuna pochi) errori gravi ai fini della comprensione del testo. La traduzione riveduta e corretta è reperibile sul sito www.nuovopci.it ed è in pubblicazione a cura delle Edizioni Rapporti Sociali.


Della natura della nuova fase, la fase imperialista in cui era entrata la società borghese, Lenin continuò ad occuparsi (vedasi la polemica con Bukharin sul programma del PC(b)R all’VIII Congresso nel 1919, in Opere vol. 29, L’“estremismo” malattia infantile del comunismo, in Opere vol. 31 e altri scritti, lettere e discorsi). Tuttavia se ne occupò nella misura e nel modo adeguati al fatto che la condizione irrinunciabile per l’avanzata della rivoluzione proletaria (socialista e di nuova democrazia) nel mondo intero era la vittoriosa avanzata della rivoluzione iniziata in Russia. I bolscevichi avevano preso il potere in Russia, anello debole della catena dei paesi imperialisti, convinti di aprire immediatamente la strada ai comunisti degli altri paesi, non perché ritenessero che la Russia potesse mettersi essa stessa alla testa della rivoluzione socialista nel mondo. Tuttavia, avendolo preso, erano assolutamente sbagliate sia l’idea di sostenere con le forze armate russe la rivoluzione negli altri paesi imperialisti, sia la tesi che “non bisognava prendere il potere in Russia” o che, avendolo preso, bisognava trovare un modo per soprassedere e aspettare che la rivoluzione socialista si affermasse anche in altri paesi imperialisti.


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Le due deviazioni principali dal compito di lottare per instaurare il socialismo promosse dai revisionisti moderni nei partiti comunisti dei paesi imperialisti sono state e sono:

- economicismo: rivendicazioni sindacali e politiche come compito principale invece che come strumento della rivoluzione socialista;

- elettoralismo: partecipazione alle istituzioni della democrazia borghese invece di fare della partecipazione uno strumento per fare avanzare la rivoluzione socialista.

Per reazione ad esse, si è sviluppata la deviazione del militarismo: lotta armata come forma principale di lotta in ogni momento e fase.

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La “costruzione del socialismo in un paese solo” era la soluzione per sollevare nel mondo intero l’ondata della rivoluzione proletaria (socialista e di nuova democrazia) che infatti seguì nel mondo intero la vittoria conseguita in Russia nel 1917 e accompagnò la costruzione del socialismo in URSS. Questa fu la direzione promossa prima da Lenin e poi da Stalin (vedasi Principi del leninismo del 1924, Unità e indivisibilità dei compitinazionali” e internazionali della rivoluzione in Rapporto alla settima sessione plenaria allargata del Comitato esecutivo dell’Internazionale Comunista del 7 dicembre 1926, Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre del 7 novembre 1927) contro le varie tesi successivamente formulate dalla destra nel movimento comunista russo e internazionale.

La natura della fase imperialista del capitalismo è invece una questione di cui troppo poco si sono occupati gli esponenti dei partiti comunisti dei paesi imperialisti lungo tutto il corso della prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976). Solo dopo l’esaurimento di questa, alcuni di essi hanno incominciato ad occuparsene al livello che la questione richiede, sulla spinta del maoismo e dell’eredità di Antonio Gramsci.


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I tre indirizzi principali con cui i revisionisti moderni dell’URSS e delle Repubbliche Democratiche dell’Europa orientale a partire dal 1956 (XX Congresso del PCUS) hanno promosso la corrosione del campo socialista fino alla sua dissoluzione nel periodo 1989-1991 furono:

- negazione della dittatura del proletariato e della promozione della crescente partecipazione della popolazione alle attività specificamente umane;

- indebolimento della pianificazione delle attività economiche a favore delle relazioni commerciali tra le aziende;

- rinuncia al ruolo di base rossa mondiale della rivoluzione proletaria.

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Alla base dell’incapacità di promuovere la rivoluzione socialista fino all’instaurazione del socialismo dimostrata nel secolo scorso dai partiti comunisti di tutti i paesi imperialisti (con l’eccezione dell’anello debole della catena dei paesi imperialisti, la Russia), vi è anche la scarsa considerazione da essi data a questo passaggio di fase. L’imperialismo è la fase della decadenza della società borghese (2) (viene meno il ruolo progressivo complessivamente svolto dalla borghesia nella storia umana) e la fase della rivoluzione socialista. Nei paesi imperialisti l’unica rivoluzione possibile è la rivoluzione che si conclude con l’instaurazione del socialismo.


2. Decadenza della società borghese intesa come società basata su produzione di una massa di capitalisti, libera concorrenza, ruolo secondario del capitale finanziario, ruolo importante ma marginale del capitale bancario, democrazia borghese, ecc., che resta comunque il piano inferiore su cui l’imperialismo poggia come sua sovrastruttura (la sovrasta e la include come propria parte).


Caratteristica basilare della nuova fase è che la produzione come merci delle condizioni materiali dell’esistenza umana resta un aspetto ineliminabile della valorizzazione del capitale, quindi delle attività della borghesia imperialista, ma diventa un aspetto secondario di esse, subordinato alla valorizzazione del capitale tramite operazioni finanziarie e speculative. Il capitale impiegato nella produzione di merci si riduce a una piccola parte del capitale complessivo alla cui valorizzazione sono rivolte le attività della borghesia imperialista (si veda in proposito in VO 69 l’articolo Ancora sulla crisi generale in corso, pagg. 36-39). L’espansione delle guerre, delle attività produttive e di ricerca volte alla guerra, l’invenzione di nuove sostanze (molte delle quali messe in uso senza aver verificato che non siano nocive) e la moltiplicazione dei beni e delle attività che entrano come nuove merci nel consumo degli esseri umani, la devastazione del pianeta con l’inquinamento dell’atmosfera, dei mari e della terra, l’eliminazione delle conquiste (in termini di sicurezza, eguaglianza, solidarietà, istruzione e assistenza sanitaria) che le masse popolari soprattutto nei paesi imperialisti avevano strappato alla borghesia nel periodo 1917-1976 e la guerra di sterminio non dichiarata che ne deriva, la ricolonizzazione di vecchi paesi coloniali e l’induzione all’emigrazione delle popolazioni che devono lasciare spazio a piantagioni e attività estrattive, l’abbrutimento intellettuale e morale sono un aspetto della fase imperialista del società borghese. L’altro è lo sviluppo dei primi e di nuovi paesi socialisti che via via si distribuiscono nelle tre fasi (trasformazioni che allontanano dal capitalismo e portano verso il comunismo, restaurazione o instaurazione graduale e pacifica del capitalismo, “restaurazione ad ogni costo” del capitalismo) illustrate nel capitolo 1.7.3 del Manifesto Programma del (n)PCI. Per la rassegna (sommaria) di 12 dei principali avvenimenti che compongono la storia dei più di 120 anni della fase imperialista rimandiamo all’articolo Cos’è l’imperialismo? di VO 70 pagg. 54-56.

Nicola P.

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In questo come in altri articoli di VO compaiono molte espressioni che indicano categorie diverse da quelle del linguaggio corrente. Per ognuna di esse rimandiamo al Glossario reperibile in www.nuovopci.it.

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