La Voce 73 (ritorna all'indice)

del (nuovo)Partito comunista italiano

anno XXV - marzo 2023

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Per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato

Prese di posizione sulla guerra in Ucraina

Dibattito franco e aperto nel MCCO

L’intervento militare iniziato il 24 febbraio 2022 dalla Federazione Russa in Ucraina (1) ha fatto emergere posizioni contrapposte nel movimento comunista cosciente e organizzato (MCCO) italiano e internazionale e ha alimentato in esso un fermento che dobbiamo trasformare in dibattito franco e aperto e in promozione della sua rinascita.


 1. L’intervento militare iniziato il 24 febbraio 2022 dalla Federazione Russa in Ucraina ha fatto fare un salto di qualità alla guerra che la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti e UE ha lanciato nel 2014 per espandere la NATO inglobandovi anche l’Ucraina. La Comunità Internazionale e i suoi manutengoli locali hanno meno libertà di manovra e di repressione. Con Gorbaciov prima e poi con Eltsin, la “guerra fredda, la quarta aggressione dei gruppi imperialisti contro l’URSS (la prima è del 1918-22, la seconda del 1922-36, la terza del 1941-45) nel 1991 era sfociata nella dissoluzione dell’URSS e del “campo socialista” europeo: essi avevano aperto all’invasione della Comunità Internazionale l’intera area che va dal Mar Baltico alla Repubblica Popolare Cinese. L’estensione della NATO in Europa era continuata, ma il passaggio da Eltsin a Putin nel 1999 aveva frenato il processo per quanto riguardava il territorio della Federazione Russa, la Bielorussia e l’Ucraina. Da qui nel 2014 l’inizio della guerra in Ucraina. Per approfondimenti, vedasi l’Avviso ai Naviganti n. 120, 18 aprile 2022.


Organismi del MCCO si scontrano e si raggruppano nel sostenere che in Ucraina è o non è in corso una guerra tra Stati imperialisti, che la Federazione Russa è uno Stato imperialista o non lo è, che la Federazione Russa con questa guerra cerca di guadagnare posizioni rispetto ai paesi imperialisti egemonizzati dagli USA oppure che reagisce all’aggressione dei paesi imperialisti NATO. Le divergenze riguardo alla guerra in Ucraina si sono espresse in modo acuto anche nel XXII Incontro internazionale tenuto a Cuba il 27-29 ottobre 2022 dagli organismi aderenti a Solidnet.(2) Capifila sono stati il Partito Comunista di Grecia (KKE) da un lato e il Partito Comunista della Federazione Russa (PCFR) dall’altro.

Le divergenze tra i due partiti si erano manifestate già poco dopo l’intervento armato della Federazione Russa in Ucraina. Il 23 aprile 2022 il quotidiano Risospastis, organo del KKE, pubblicava un articolo del Dipartimento Internazionale del Comitato Centrale dal titolo Sulla guerra imperialista in Ucraina e la posizione del Partito Comunista della Federazione Russa. In esso accusava apertamente il partito russo di essere filoimperialista dato che sosteneva l’intervento in Ucraina del governo di Putin che, secondo il KKE, è alla testa di un paese imperialista.


2. Solidnet è l’abbreviazione di Rete di solidarietà (Solidarity Network). Conosciuta anche come Incontro Internazionale di Partiti Comunisti e Operai (International Meeting of Communist & Workers’ Parties), è un appuntamento annuale di partiti comunisti e operai di tutto il mondo. Il primo incontro venne promosso nel 1998 in Grecia ad opera del KKE e la sua continuità (sono saltati solo gli Incontri del 2020 e 2021 a causa della pandemia) è espressione della forza e della creatività del KKE. SolidNet è la più vasta aggregazione di organismi comunisti e vi partecipano anche i partiti comunisti di governo (RPC, Corea del Nord, Vietnam, Laos, Cuba). Al XXII Incontro, il primo tenuto a L’Avana, erano iscritti 117 partiti di 65 paesi.


 Il PCFR rispondeva sulla Pravda del 3-6 giugno dichiarando che la Russia in Ucraina sta combattendo il neonazismo. Ricordava che l’Ucraina si era definita territorialmente e sviluppata sul piano economico come componente dell’URSS e che dopo la dissoluzione dell’URSS la sua decadenza era stata precipitosa. Descriveva l’attacco condotto dal governo ucraino a partire dal 2014 contro le masse popolari dell’Ucraina e contro le popolazioni di Donetsk e Lugansk e la resistenza armata di quelle popolazioni. Ricordava lo sterminio di milioni di ebrei, di centinaia di migliaia di polacchi, russi e della popolazione civile in generale attuato durante la Seconda guerra mondiale da quei nazifascisti ucraini alleati degli invasori nazifascisti tedeschi (Bandera & C.) che oggi il governo ucraino esalta come eroi. Negava che la Federazione Russa sia un paese imperialista e affermava che è invece un paese che gli imperialisti USA-UE cercano di ridurre a produttore di materie prime a basso costo e che i gruppi che vorrebbero restaurare il capitalismo in Russia, primi fra i quali gli “oligarchi”, da un lato sono ostacolati dalla pressione degli imperialisti USA-UE (che non intendono lasciare spazio alla crescita di concorrenti), dall’altro sono danneggiati dall’intervento militare della Federazione Russa perché molti di essi operano anche in Ucraina. In altre parole, secondo il PCFR, il governo della Federazione Russa, espressione della borghesia russa, è intervenuto in Ucraina per forza di cose, per porre un limite all’aggressione degli imperialisti USA-UE e a sostegno alle popolazioni di Donetsk e Lugansk solo dopo anni di richieste da parte di quelle popolazioni e di insistenza dello stesso PCFR.

Nell’Incontro di Solidnet tenuto a Cuba il 27-29 ottobre le posizioni contrastanti si sono espresse in due Risoluzioni (3) distinte firmate da opposti schieramenti: li riportiamo nella Tabella a fine articolo. All’Incontro erano effettivamente presenti 145 rappresentanti di 78 Partiti Comunisti e Operai di 60 paesi. Di questi solo una sessantina ha preso posizione firmando l’una o l’altra delle Risoluzioni, divisi circa a metà (27 per quella che ha come promotore il KKE, 31 per la risoluzione che ha come promotore il PCFR). I partiti della Repubblica Popolare Cinese, di Cuba, del Vietnam, della Corea del Nord, partiti che governano Stati socialisti, benché presenti non si sono schierati.


3. La Risoluzione con capofila il PCFR è reperibile in http://solidnet.org/article/22nd-IMCWP-The-Struggle-Against-USA-and-NATO-Imperialism-which-Seek-World-Hegemony-is-the-Key-Task-of-the-Progressive-Forces/. Quella con capofila il KKE è in

http://solidnet.org/article/22nd-IMCWP-RESOLUTION-on-the-imperialist-war-on-the-territory-of-Ukraine/.

 

Le due Risoluzioni contrapposte sviluppano il contrasto emerso immediatamente dopo l’intervento della Federazione Russa in Ucraina. Quella firmata dal PCFR e da altri trenta organismi ribadisce ciò che afferma l’articolo della Pravda sopra citato, ponendo come premessa che l’aggressione iniziata nel 2014 contro il Donbass da parte del governo ucraino è una provocazione dell’imperialismo USA-NATO, spinto dalla rapida acutizzazione della crisi generale del capitalismo: “I popoli del mondo stanno sperimentando una rapida acutizzazione della crisi generale del capitalismo. Incapace di fare fronte alle contraddizioni crescenti, l’imperialismo sta diventando sempre più pericoloso per l’umanità. Ricorre sempre più spesso a provocazioni e conflitti. La sua azione minaccia una nuova guerra mondiale e l’uso di armi nucleari”.

La Risoluzione firmata dal KKE e da altri 26 organismi sostiene la resistenza dei proletari del Donbass e dei lavoratori di Ucraina e Russia contro il militarismo imperialista. I firmatari considerano militarismo imperialista anche quello del governo della Federazione Russa. Affermano che questo non ha nulla a che fare con la tradizione dell’URSS e che la Federazione Russa è uno Stato borghese. Sono schierati con quei partiti comunisti che considerano la Federazione Russa uno Stato imperialista, parte dei quali ritiene che anche l’URSS fosse diventata uno Stato capitalista già dopo il XX Congresso del PCUS, nel 1956. All’erroneità di questa tesi e alle sue conseguenze pratiche è dedicato l’articolo La restaurazione del modo di produzione capitalista in Unione Sovietica, in Rapporti Sociali n. 8, novembre 1990, a cui rimando.

 

 Alcuni esponenti e partiti del movimento comunista cosciente e organizzato del nostro e di altri paesi deplorano il dibattito in corso: “la situazione è grave e i comunisti litigano anche a livello internazionale”. Si tratta invece di un dibattito salutare sotto molteplici aspetti.

Spinge gli organismi del MCCO a prendere posizione sui fattori per cui un paese è, per la natura del suo sistema politico, economico e sociale, da annoverare tra i paesi imperialisti, quindi a comprendere più a fondo le caratteristiche dell’epoca imperialista. È utile infatti indagare e discutere su quali sono le caratteristiche particolari dei singoli paesi, ma la prima cosa da tenere a mente è che l’imperialismo è l’epoca della rivoluzione socialista e della decadenza della società borghese e che compito prioritario odierno è fare dei paesi imperialisti nuovi paesi socialisti. A questo fine non basta ripetere l’analisi leninista, come se l’imperialismo fosse qualcosa di immutabile e non una fase del movimento storico della società borghese, oppure ritoccarla qua e là o cercare di attualizzarla aggiungendovi ecletticamente elementi desunti dall’osservazione empirica dei fenomeni contemporanei.

Il contrasto delle posizioni rompe con la prassi imperante da decenni nel MCCO italiano e internazionale di non trattare apertamente le divergenze di bilancio, di analisi del corso delle cose e di linea per amore del quieto vivere. La politica da fronte tra organismi comunisti sia sul piano nazionale sia su quello internazionale si compone di tre aspetti: conoscenza reciproca e azione comune, solidarietà reciproca contro la repressione e dibattito franco e aperto. Questo terzo aspetto è stato curato poco o nulla anche dagli organismi che si sono aggregati o formati dopo la svolta del 1956, in rottura con i revisionisti moderni che avevano preso la testa dei partiti comunisti in un gran numero di paesi a partire dall’URSS. Essi si sono qualificati tutti come antirevisionisti, quindi in senso negativo. In senso positivo si sono qualificati o semplicemente come marxisti-leninisti (tra essi il Partito Marxista Leninista della Germania - MLPD di cui ci occupiamo in altra parte di questo numero di La Voce) o come marxisti-leninisti seguaci del Partito del Lavoro d’Albania (hoxhaiti) o come marxisti-leninisti-maoisti.

La lotta condotta da Mao Tse-tung alla testa del Partito Comunista Cinese contro il revisionismo moderno e alla guida dello sviluppo del socialismo nella RPC, ha favorito la nascita di molte organizzazioni di maoisti in vari paesi, dagli USA all’Italia: il (n)PCI è una di esse. Alcuni dei partiti maoisti svolgono o hanno svolto un ruolo politico importante nei rispettivi paesi: esemplari i partiti comunisti delle Filippine (diretto da José Maria Sison), del Perù (diretto dal Presidente Gonzalo), dell’India, del Nepal e di altri paesi. Ma anche del maoismo si può fare un dogma: persistere nel dogmatismo è espressione della pigrizia mentale che frena il MCCO.(4)

Questa lacuna non si colma con la pratica, nemmeno con la pratica più generosa e intensa. Gli economicisti pensano che dedicarsi alla teoria, alla discussione sulle questioni di principio, all’elaborazione scientifica della lotta di classe non serve: l’importante, il solo “concreto”, sarebbe la lotta e nel “fuoco della lotta”, secondo loro, nascerebbe spontaneamente la comprensione della linea da seguire. Secondo gli economicisti, quindi, la lotta nel campo della teoria è inutile se non deleteria.

In definitiva, fino a oggi due deviazioni hanno ostacolato la rinascita del MCCO, tra loro opposte ma entrambi unilaterali: quella degli economicisti e quella dei dogmatici, sinteticamente “pratica senza teoria” la prima e “teoria senza pratica” la seconda.(5) Entrambe le deviazioni rendono sterili: una non si cura di produrre un’elaborazione scientifica che consenta di usare la ricchezza della propria esperienza, l’altra riduce la teoria a dibattito accademico o a esposizione di opinioni o esibizione di distintivi. La rinascita del movimento comunista impone di superare tutto questo: il dibattito suscitato dalla guerra in Ucraina spinge a questo superamento.

 

4. “(…) il dogmatismo è sempre apprezzato soltanto dalle persone pigre” (Mao Tse-tung, A proposito dell’esperienza storica della dittatura del proletariato, in Opere, Ed. Rapporti Sociali, vol. 13).


5. Economicismo e dogmatismo non sono poi così opposti, anzi convergono in più occasioni. Hanno in comune, infatti, di precludere l’avanzare della rivoluzione socialista. Così, ad esempio, tra gli economicisti ci sono quelli che ritengono inutile il partito comunista o che lo reputano utile ma non indicano i passi per costruirlo: qui convergono con i dogmatici che pure, anche quando dichiarano che il partito è necessario, non dicono come costruirlo. Altro esempio è quello dei gruppi economicisti impegnati nelle lotte rivendicative e per nulla nell’elaborazione scientifica dell’esperienza: quando c’è da discutere su un argomento (di economia, di politica, di storia o altro) chiamano intellettuali borghesi o accademici, i quali esprimono opinioni la cui validità non si curano di sperimentare nella pratica.


  

Siamo attori di questo dibattito e dobbiamo fare in modo che esso alimenti la rinascita del MCCO italiano e internazionale. A tale scopo analizziamo il dibattito in corso e vi interveniamo. Esso ha particolare importanza per i partiti comunisti dei paesi imperialisti. È infatti evidente quale impatto avrebbe e avrà su operazioni NATO come la guerra in Ucraina l’avanzare della rivoluzione socialista in uno o più paesi imperialisti, anche solo un salto di qualità come la costituzione di un governo di emergenza popolare in Italia: ricordiamoci che le potenze imperialiste cessarono precipitosamente la Prima guerra mondiale dopo la vittoria della Rivoluzione d’Ottobre. Ad essi spetta il compito di avanzare oltre il limite non superato nella prima ondata della rivoluzione proletaria (1917-1976): non avere conquistato il potere in alcuno dei paesi imperialisti. Nessuno di essi è diventato un paese socialista. È un compito per la cui realizzazione esistono le condizioni da più di un secolo, come già hanno indicato Lenin e Stalin. Essi condussero la classe operaia russa alla conquista del potere e a iniziare la costruzione del socialismo in URSS convinti di iniziare un’opera utile alla conquista immediata del potere in uno o più paesi imperialisti, quali in particolare la Germania o l’Italia. Erano sicuri che ciò sarebbe avvenuto se i partiti comunisti dei paesi imperialisti fossero stati all’altezza del compito, erano consapevoli che se ciò fosse avvenuto le prospettive della rivoluzione mondiale sarebbero state “non soltanto buone, ma eccellenti” [Lenin, Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale, Relazione al IV Congresso dell’Internazionale Comunista, 13 novembre 1922, reperibile nella sezione “Classici del Movimento Comunista” del sito www.nuovopci.it]. Altrettanto consapevoli divennero che se ciò non fosse avvenuto la costruzione del socialismo poteva e doveva continuare nell’URSS e che se l’URSS, prima dittatura proletaria, fosse stata distrutta, ciò avrebbe fatto precipitare “per lungo tempo la vita politica e sociale dei ‘paesi progrediti’ nelle tenebre di una reazione nera e sfrenata” [Stalin, Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre - per il X anniversario dell’Ottobre, 6-7 novembre 1927, reperibile nella sezione “Classici del Movimento Comunista” del sito www.nuovopci.it]. Spetta quindi ai comunisti dei paesi imperialisti, quindi anche a noi assumerci la responsabilità di portare a termine il compito assegnatoci nel percorso della rivoluzione mondiale, di cui trattano Lenin e Stalin.

Antonio L.



Elenco dei firmatari delle Risoluzioni contrapposte

all’incontro dell’Avana del 27-29 ottobre

Partiti che hanno firmato la Risoluzione con il PCFR

Partiti che hanno firmato la Risoluzione con il KKE

(in grassetto i partiti che hanno firmato entrambe le Risoluzioni)

  1. Partito Comunista dell’Azerbaijan

  2. Partito Comunista del Brasile

  3. Nuovo Partito Comunista della Gran Bretagna

  4. Partito Operaio Socialista della Croazia

  5. Partito Comunista Unificato della Georgia

  6. Partito Comunista Tedesco

  7. Partito Comunista (Italia)

  8. Partito Operaio Ungherese

  9. Partito Operaio d’Irlanda

  10. Partito Comunista del Kazakhstan

  11. Partito Comunista di Malta

  12. Partito dei Comunisti della Repubblica di Moldavia

  13. Partito Socialista di Lettonia

  14. Partito Comunista Libanese

  15. Partito Comunista del Pakistan

  16. Partito del Popolo Palestinese

  17. Partito Socialista della Romania

  18. Partito Comunista della Federazione Russa

  19. Partito Comunista Operaio Russo

  20. Nuovo Partito Comunista della Jugoslavia

  21. Partito dei Comunisti di Serbia

  22. Syrian Partito Comunista (Unified)

  23. Partito Comunista of Ukraine

  24. Partito Comunista della Repubblica di Abkhazia

  25. Partito Comunista dell’Ossezia del Sud

  26. Partito dei Comunisti degli USA

  27. Organizzazione Repubblicana Bielorussa del PCUS

  28. Fronte Russo dell’Ucraina

  29. Organizzazione Comunista Operaia della Repubblica Popolare di Lugansk

  30. Fronte Operaio del Donbass

  31. Partito Operaio della Russia

  1. Partito Algerino per la Democrazia e il Socialismo

  2. Partito del Lavoro dell’Austria

  3. Partito Comunista del Belgio

  4. Partito Comunista nella Danimarca

  5. Partito Comunista della Danimarca

  6. Partito Comunista di El Salvador

  7. Partito Comunista di Grecia

  8. Partito Operaio d’Irlanda

  9. Movimento Socialista del Kazakhstan

  10. Partito Comunista di Malta

  11. Partito Comunista del Messico

  12. Nuovo Partito Comunista d’Olanda

  13. Partito Comunista del Pakistan

  14. Partito Comunista Palestinese

  15. Partito del Popolo Palestinese

  16. Partito Comunista Paraguaiano

  17. Partito Comunista delle Filippine [PKP 1930]

  18. Partito Comunista Sudafricano

  19. Partito Comunista of the Workers of Spain

  20. Partito Comunista dello Swaziland

  21. Partito Comunista di Svezia

  22. Partito Comunista Svizzero

  23. Partito Comunista della Turchia

  24. Unione dei Comunisti dell’Ucraina

  25. Partito Comunista Rivoluzionario della Francia

  26. Partito Rivoluzionario COMMUNISTES (Francia)

  27. Fronte Comunista (Italia)