Interviste al Segretario Generale e ad altri membri del CC
(nuovo)Partito comunista italianoComitato Centrale
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"Bandire il pessimismo e il disfattismo"
Parte 2 di Sulla convinzione granitica: il comunismo rivoluzionario in Italia oggi
Introduzione di kites
Nell'aprile del 2021, il Comitato Editoriale di kites ha realizzato questa intervista con il compagno Umberto Corti del (nuovo)Partito Comunista Italiano ((n)PCI). Il (n)PCI è stato fondato nel 2004 dopo cinque anni di lavoro preparatorio clandestino basato su due decenni di attività politica e teorica che ha valutato criticamente gli errori, fatto il bilancio dell'esperienza e costruito sulla base dei contributi delle correnti marxiste-leniniste e delle organizzazioni comuniste armate degli anni '60 e '70. Pur etichettato come nuove "Brigate Rosse" dai suoi nemici della classe dominante, il (n)PCI sostiene una strategia di "guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata" del tutto distinta non solo dai partiti comunisti in Italia che lo hanno preceduto, ma anche da quelli di altri paesi imperialisti. Per il Comitato Editoriale di kites, qualsiasi partito comunista di un paese imperialista che pretenda seriamente di aver aperto una nuova strada nella teorizzazione della rivoluzione proletaria per i paesi imperialisti merita un attento esame e considerazione. E così, nell'interesse e nell'urgenza di portare una più profonda comprensione e una più nitida chiarezza ai compiti dei rivoluzionari comunisti nei paesi imperialisti, il Comitato Editoriale di kites è lieto di presentare la seconda e ultima parte della nostra serie Sulla convinzione granitica: Il comunismo rivoluzionario in Italia oggi (la prima, un'intervista con il partito fratello del (n)PCI, il P.CARC, è apparsa su kites #4 ed è disponibile su kites-journal.org).
Le immagini e le didascalie di questa intervista sono state selezionate e preparate dal Comitato Editoriale di kites, ma riviste e approvate dal (n)PCI.
1. Compagno, grazie per esserti preso del tempo per fare quest’intervista. Qual è il tuo nome di battaglia nel partito? Cosa puoi raccontarci sul tuo ruolo nel (n)PCI e da quanto tempo sei nell’organizzazione?
Umberto Corti del (n)PCI: Prima di tutto, ringrazio il Comitato Editoriale di kites per questa intervista. Il mio nome nel (nuovo)Partito Comunista Italiano è Umberto Corti. Sono membro dell'organizzazione dalla sua fondazione nel 2004 e membro del suo Comitato Centrale.
Noi comunisti italiani siamo felici di sviluppare il dibattito su questioni di principio con i comunisti del Nordamerica (USA e Canada). Siamo interessati allo sviluppo della lotta di classe negli USA, che è il centro della Comunità Internazionale gruppi imperialisti UE, USA e sionisti.
Il principale nemico della borghesia imperialista USA è all'interno dei confini degli Stati Uniti. Tutta la nostra solidarietà va a coloro che si ribellano alle condizioni che il complesso militare-industriale-finanziario (che persino Eisenhower denunciò nel suo discorso d'addio nel gennaio 1961) impone, anche se con sempre maggiore difficoltà, a gran parte della popolazione statunitense: non solo bianchi, ma afroamericani, latini, nativi americani, ecc.
La presidenza Trump ha mostrato la debolezza del sistema politico della borghesia imperialista statunitense guidata dal complesso militare-industriale-finanziario e ha contribuito ad aiutare i comunisti italiani a capire la debolezza della Repubblica Pontificia, nome che diamo al sistema di potere in vigore in Italia dal 1948. Il Vaticano è il centro della Repubblica Pontificia, il suo governo occulto e di ultima istanza, che decide ogni questione importante nel nostro paese, sostenuto dalla NATO, dall'Unione Europea e dalle organizzazioni criminali (Mafia, Camorra, 'Ndrangheta).
2. Puoi raccontarci quando e in quali circostanze è stata fondata la tua organizzazione? Quale iniziativa ha dato origine al (n)PCI?
La fondazione del (nuovo) Partito Comunista Italiano ((n)PCI) fu il frutto del lavoro svolto dai comunisti nei 25 anni precedenti. In primo luogo, il lavoro svolto dalle organizzazioni di solidarietà con i prigionieri politici delle Brigate Rosse (BR) e delle altre Organizzazioni Comuniste Combattenti (OCC). Queste organizzazioni di solidarietà hanno pubblicato il Bollettino del Coordinamento Nazionale dei Comitati contro la Repressione. Poi, il lavoro fatto dal CARC, che sta per Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo. Il CARC aveva come suoi organi la rivista Rapporti Sociali e il mensile Resistenza. Il nome del CARC riflette la nostra concezione di base: che le masse popolari oppongono spontaneamente, anche senza l'intervento dei comunisti, una certa resistenza all'oppressione della borghesia e del clero e che i comunisti devono utilizzare questa resistenza per trasformare le masse popolari attraverso il loro lavoro in una forza organizzata che prenda il potere e instauri il socialismo.
A precedere la fondazione del (n)PCI nel 2004 è stata la costituzione nel 1999 della Commissione Preparatoria clandestina. La Commissione Preparatoria aveva il compito di preparare il Congresso di fondazione del Partito. Questo compito aveva due implicazioni distinte: 1) l'elaborazione del programma del Partito; 2) la formazione di organizzazioni clandestine del Partito. Attraverso la sua rivista La Voce, la Commissione Preparatoria fece appello ad altre organizzazioni che si definivano comuniste (le chiamammo "forze soggettive della rivoluzione socialista" - FSRS) e che erano effettivamente intenzionate a ricostruire il partito comunista. Chiedemmo loro di stabilire e rafforzare le relazioni tra di loro e con la Commissione Preparatoria affinché contribuissero all'elaborazione del programma del partito e alla formazione delle organizzazioni clandestine del partito.
Il nome del Partito riflette la nostra intenzione di recuperare l'opera del primo Partito Comunista Italiano (PCI) fondato nel 1921. Il PCI è stato il partito di Antonio Gramsci e della Resistenza (1943-1945) e noi intendiamo completare l'impresa (trasformare l'Italia, paese imperialista, in un paese socialista) in cui il PCI ha fallito per i suoi limiti ed errori. Nonostante il suo fallimento, il PCI ha avuto un grande ruolo nella storia recente del nostro paese e la sua memoria vive nel cuore dei comunisti italiani e degli elementi avanzati delle masse popolari italiane.
Foto scattata durante il Congresso di fondazione del Partito Comunista d'Italia, che mostra la sezione Comintern del Partito. Livorno, 21 gennaio 1921.
3. L’Italia ha una storia così ricca di comunismo. Il 21 gennaio passato ha segnato il centenario della fondazione del primo Partito Comunista Italiano, un partito comunista che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è stato il più grande d’Europa e uno dei più grandi del mondo non al governo (secondo soltanto a quello dell’Indonesia). Quali lezioni trae il (n)PCI dal primo PCI nel suo periodo rivoluzionario?
Quando e come il primo PCI ha intrapreso una svolta revisionista? Come i rivoluzionari proletari in Italia sono arrivati a rompere con il PCI una volta che è diventato pienamente revisionista? E quali sono stati i punti di forza e i limiti di queste nuove formazioni? In particolare, siamo curiosi sulla relazione con le Brigate Rosse e le correnti marxiste-leniniste antirevisioniste degli anni ‘60 e ‘70. Da dove la tua organizzazione trae la sua eredità in questa storia complessiva del comunismo in Italia?
Il PCI, come i partiti degli altri paesi imperialisti, non ha seguito la direzione data all'inizio degli anni '20 da Lenin all'interno dell'Internazionale Comunista (Comintern): studiare le condizioni e le forme della lotta per instaurare il socialismo nei paesi imperialisti superando i limiti infantili che il movimento comunista ha ereditato dalla socialdemocrazia, insieme al suo radicamento tra le masse popolari (coloro che hanno bisogno di lavorare per vivere e non possono vivere di profitti o rendite), in particolare tra il proletariato (coloro che vendono la loro forza lavoro per avere di che vivere) e ancora più particolarmente tra la classe operaia (i dipendenti delle aziende capitaliste produttrici di merci).
Due dei limiti principali, l'economicismo e l'elettoralismo, sono riassunti nello slogan di Bernstein: "il movimento (le rivendicazioni sindacali e politiche e la partecipazione alle istituzioni e ai rapporti della democrazia borghese) è tutto e il fine (l'instaurazione del socialismo) è niente". Il terzo dei limiti principali era il militarismo, la concezione che la lotta armata è sempre la principale forma di lotta con cui gli operai, il proletariato, le masse popolari devono affrontare la borghesia.
In Italia la direzione di Lenin fu ripresa solo nel 1923, quando il Comitato Esecutivo del Comintern incaricò Gramsci di dirigere la sua sezione italiana, il PCd'I (Partito Comunista d'Italia - sezione del Comintern). Tuttavia, Gramsci fu imprigionato dai fascisti nel novembre 1926, a causa dei suoi limiti nel comprendere la particolare forma assunta dalla lotta di classe in Italia. Dopo la sua incarcerazione il PCI, operando clandestinamente, difese vigorosamente la continuità della sua esistenza come organizzazione indipendente dalla borghesia e come promotrice delle lotte rivendicative dei lavoratori. Il PCd'I mantenne il legame organizzativo e politico con il Comintern, partecipò alla guerra civile spagnola (1936-1939) e ad altre iniziative del Comintern. Ma non fece progressi nello sviluppo di una strategia per l'instaurazione del socialismo in Italia.
Durante la seconda guerra mondiale, dal luglio 1943, diversi centri di potere operarono in Italia: le forze armate anglo-statunitensi, le forze armate del Reich tedesco, il governo del Regno d'Italia, il governo fantoccio della Repubblica Sociale Italiana fascista (la città di Salò ne era la capitale), il movimento partigiano, che solo gradualmente si unificò sotto il comando generale del Corpo Volontari della Libertà e il Comitato di Liberazione Nazionale per l'Alta Italia.
Sotto la direzione del Comintern, dal settembre 1943 il PCI promosse la guerra partigiana contro il nazifascismo (la Resistenza), acquisendo grande prestigio e richiamo tra le masse popolari di tutta Italia. Sempre sotto la direzione del Comintern, dal maggio 1944, il PCI prese parte al governo del Regno d'Italia che, pur essendo un protettorato britannico e americano, si oppose all'occupazione nazista dalle regioni meridionali del paese. Dal 25 aprile 1945 (giorno della Liberazione), questo divenne il governo di tutto il paese. Appena due anni dopo, però, nel maggio 1947, PCI e PSI (Partito Socialista Italiano) furono espulsi dal governo del paese per iniziativa degli imperialisti USA, della borghesia italiana e del Vaticano.
In questa situazione, il PCI dimostrò di non aver superato l'incapacità rivoluzionaria dei partiti socialdemocratici. Palmiro Togliatti era il nuovo sostenitore della "via al socialismo attraverso riforme strutturali (sviluppo dei servizi pubblici e del settore pubblico della produzione delle merci) realizzate a seguito delle richieste di massa e della partecipazione del PCI alle istituzioni della democrazia borghese". In sostanza, dopo aver guidato con successo la Resistenza, il PCI accettò la costituzione della Repubblica Pontificia sotto il protettorato degli USA e della NATO.
In questo nuovo contesto, il PCI divenne il partito che promuoveva le rivendicazioni e le conquiste di civiltà e benessere delle masse popolari nel contesto del "capitalismo dal volto umano" (1945-1975). La borghesia imperialista dovette concedere queste rivendicazioni in Italia (1) sotto la minaccia del movimento comunista che avanzava in tutto il mondo e (2) nel contesto della ripresa economica.(1)
1. In altre parole, la linea di Togliatti si basava (a) sulla ripresa economica in seguito alla ricostruzione dopo le distruzioni delle due guerre mondiali e (b) sulla lotta degli Stati imperialisti contro il movimento comunista e la rivoluzione proletaria (socialista e di nuova democrazia) che esso stava conducendo nel mondo, a partire dall'Unione Sovietica e dalle colonie e semicolonie, in particolare Cina, Corea e Vietnam.
La principale lezione che apprendiamo dal processo storico avvenuto in Italia e in altri paesi imperialisti è che il movimento comunista e i partiti che ne erano a capo durante la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976) non hanno mai avuto una comprensione del corso delle cose all'altezza del loro compito. Questa è la ragione per cui non hanno condotto le masse popolari, il proletariato e gli operai, ad approfittare della prima crisi generale del sistema capitalista (dal 1875 al 1945 circa, che tra l'altro hanno interpretato come una successione di crisi cicliche) fino all'instaurazione del socialismo.
Antonio Gramsci, quando il Comitato esecutivo del Comintern nel 1923 gli affidò la direzione della sua sezione italiana, fu molto chiaro sulle ragioni della sconfitta subita nel biennio rosso (1919-1920): la direzione del PCI non si basava sulla scienza delle attività con le quali i popoli fanno la loro storia, che allora era il marxismo-leninismo. Non hanno mai tradotto il marxismo-leninismo nelle condizioni particolari dell'Italia.(2)
2. Gramsci ha fondamentalmente continuato ad applicare questa lezione approfondendo questo argomento fondamentale durante i suoi anni in prigione mentre scriveva i Quaderni del carcere.
Il (n)PCI ha assimilato questa lezione e propone quella che noi chiamiamo Riforma Intellettuale e Morale (3) e la comprensione e l'assimilazione del marxismo-leninismo-maoismo (cioè la sua traduzione nelle condizioni particolari dell'Italia di oggi) come condizioni indispensabili per chi si candida al Partito.
3. Gramsci ha fondamentalmente continuato ad applicare questa lezione approfondendo questo argomento fondamentale durante i suoi anni in prigione mentre scriveva i Quaderni del carcere.
Essere come soggetti e oggetti della rivoluzione socialista significa applicare il materialismo dialettico (conoscere la realtà per trasformarla) non solo alla realtà che ci circonda ma anche a noi stessi.
Le ragioni per cui il primo PCI fallì nel suo ruolo - mobilitare e organizzare le masse popolari italiane per fare dell'Italia un paese socialista - sono una preziosa eredità che riceviamo dal primo PCI: sta a noi scoprire, assimilare e applicare questi insegnamenti con iniziativa, creatività e dedizione alla causa.
La sconfitta subita con l'incarcerazione nel 1926 del suo massimo dirigente, Antonio Gramsci, dopo la quale la direzione del PCI passò nelle mani dei futuri revisionisti moderni (Togliatti e i suoi seguaci), non fu un caso: essa derivò dai limiti del primo PCI nel comprendere le condizioni, le forme e i risultati della lotta di classe, limiti che non riuscirono a prevenire l'attacco del fascismo di Mussolini e della monarchia sabauda.
L'elettoralismo (ridurre l'attività del partito alla competizione elettorale e all'uso delle masse popolari come massa di elettori) e l'economismo (concentrare la propria azione esclusivamente nelle lotte e proteste quotidiane senza trasformarle in una scuola di comunismo (4) nella lotta per il potere) e le loro varie combinazioni furono i due grandi limiti del primo PCI, che distrassero il "più grande partito comunista dell'Occidente" (più di due milioni di iscritti dopo il trionfo della Resistenza) dalla presa del potere. L'esperienza del primo PCI ci insegna che un partito comunista senza una corretta concezione derivante dalla lotta tra due linee (il Partito Comunista (bolscevico) dell'Unione Sovietica di Lenin e Stalin e il Partito Comunista Cinese (PCC) di Mao Tse-tung sono due esempi di partiti che hanno applicato realmente la lotta tra due linee) è destinato al fallimento, anche se vince, in certe situazioni, elezioni e battaglie rivendicative.
4. http://www.nuovopci.it/eile/en/mp-npci-en/MP_ing__(n)PCI_WEB.pdf#page=111
Il primo PCI aveva già imboccato la strada del revisionismo moderno alla fine della Resistenza, negli anni 1945-1948, quando la direzione del partito applicò e impose la linea della subordinazione alla borghesia e al Vaticano, mascherata come "la via al socialismo attraverso riforme strutturali". Questo portò all'abbandono ufficiale del marxismo-leninismo come guida ideologica del partito, ratificato dall'VIII Congresso del dicembre 1956, pochi mesi dopo il XX Congresso del PCUS (febbraio 1956) che segnò il trionfo del revisionismo moderno in Unione Sovietica con Kruscev. La "via pacifica e parlamentare al socialismo" sostituì la dittatura del proletariato, aprendo le file del partito alla corruzione ideologica e morale che portò alla dissoluzione del PCI nel 1991.
Dopo il 1962, l'onda della lotta ideologica internazionale contro il revisionismo moderno, lanciata dal PCC guidato da Mao Tse-tung e in misura minore e con mezzi diversi dal Partito del Lavoro di Albania guidato da Enver Hoxha, trovò espressione in Italia. Militanti di base, operai e dirigenti dell'ala sinistra del primo PCI che avevano lasciato o erano stati espulsi dal partito in disaccordo con il "nuovo corso" revisionista di Togliatti, lanciarono la battaglia per la riaffermazione dei principi marxisti-leninisti come la presa del potere rivoluzionario, la direzione della classe operaia e la dittatura del proletariato. Tra queste nuove organizzazioni, il Partito comunista d'Italia - Nuova Unità fu la più nota.
La forza di tali organizzazioni stava nella loro fedeltà ai principi della scienza rivoluzionaria contro il suo abbandono da parte dei revisionisti moderni. Il loro principale limite era il dogmatismo sul piano ideologico che si rifletteva nel settarismo su quello organizzativo. Infatti, non elaborarono mai una strategia rivoluzionaria per le condizioni oggettive dell'Italia, né compresero i limiti dell'ala sinistra del PCI, che non aveva saputo impedire ai revisionisti di assumere la direzione del partito.
Un altro movimento di lotta contro la capitolazione ideologica alla borghesia e a tutti gli altri reazionari (primo fra tutti il Vaticano) furono le Organizzazioni Comuniste Combattenti (OCC) che sorsero all'interno del movimento rivoluzionario italiano degli anni '70. Questo movimento ha dato vita all' "Autunno Caldo" del 1969 e alla formazione dei Consigli di Fabbrica, che hanno fatto grandi conquiste (lo Statuto dei Lavoratori, il Sistema Sanitario Nazionale, l'equo canone e altri) che la borghesia ha contrastato con la "strategia della tensione".(5).Tra le OCC, le Brigate Rosse (BR) hanno assunto un ruolo di primo piano, lanciando la linea della "ricostruzione del Partito Comunista attraverso la lotta armata".
5. La violenza della polizia e l'ampiezza incontrollabile della mobilitazione operaia avevano scosso governo e borghesia e costretto i sindacati e il PCI a cercare di cavalcare il dissenso operaio proponendo, tra l'altro, il disarmo della polizia nel servizio di ordine pubblico e la delega ai sindaci del compito di garantire l'ordine pubblico. Questo aveva creato una forte inquietudine nel sistema di potere dei vertici della Repubblica Pontificia e nei suoi apparati di sicurezza, che passarono ad eseguire le operazioni conosciute come "strategia della tensione".
La borghesia aveva affinato il suo sistema di controrivoluzione preventiva per far fronte alla mobilitazione diffusa dei lavoratori che "vogliono prendersi tutto". La strage del 12 dicembre 1969 a Milano (Piazza Fontana), preceduta da azioni come la bomba inesplosa trovata il 30 agosto 1968 al sesto piano dei magazzini Rinascente a Milano, diventa il simbolo della "strategia della tensione" che seguirà per tutti gli anni '70. Vedi anche "Autunno caldo e il ruolo dei comunisti", in La Voce 63: http://www.nuovopci.it/voce/voce63/autcaldo.html
Le OCC sono nate sulla base del movimento spontaneo di massa negli anni (1945-1975) del "capitalismo dal volto umano" (noto anche come Stato sociale del secondo dopoguerra). Era un periodo segnato dalla ripresa dell'accumulazione di capitale, dalle conquiste di civiltà e benessere strappate dalle masse popolari alla borghesia imperialista con la lotta: il movimento comunista internazionale era ancora forte e, nonostante la corrosione ideologica dei revisionisti moderni, terrorizzava la borghesia in ogni angolo dei paesi imperialisti e oppressi.
Il (n)PCI ha una valutazione complessivamente positiva delle BR: nel contesto della fine degli anni '60 e dell'inizio degli anni '70 hanno posto la questione (allora ancora irrisolta e nemmeno discussa) della forma della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti.
Il nostro Partito ha studiato e valutato il fallimento dell'attività delle BR, che sfociò nel militarismo e quindi fu sconfitta dalla borghesia e dal clero con l'aiuto del PCI di Berlinguer, Napolitano, Lama, ecc., invece di evolvere verso la costituzione del Partito e la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata. A questo proposito, rimandiamo allo scritto Cristoforo Colombo di Pippo Assan che espone dettagliatamente questa sintesi.(6)
6. http://www.nuovopci.it/scritti/cristof/Pippo-Assan-Cristoforo-Colombo.pdf
La forza di questa organizzazione (e, in misura diversa, anche delle altre OCC) era il suo stretto legame con la classe operaia, il proletariato e il resto delle masse popolari. Il principale limite delle OCC, comprese le BR, era il militarismo, una concezione in cui l'attività militare è in ogni contesto la componente principale e trainante della lotta per la conquista del potere, che deve procedere, alimentare e vincere attraverso la lotta armata.
Questo approccio delle BR alla lotta rivoluzionaria aveva più in comune con la concezione blanquista della rivoluzione (insurrezione armata attraverso un colpo di mano di un pugno di individui che si configurano come "avanguardia") che con il marxismo-leninismo. Non fu un caso che le BR sfociarono nella "teoria della sostituzione": l'idea che l'avanguardia doveva sostituire le masse nella conquista del potere, poiché le masse non avevano ancora una coscienza rivoluzionaria tale da permettere il loro coinvolgimento attivo nella lotta di classe.
Questa teoria riduceva la strategia politica a un insieme di operazioni militari volte a colpire il "cuore dello Stato" per rendere l'attività economica, politica e culturale della borghesia meno sfavorevole al proletariato ("colpirne uno per educarne centinaia").
Il (n)PCI è stato costruito sul bilancio dell’esperienza dell'opposizione dei gruppi marxisti-leninisti e delle OCC al revisionismo della direzione del primo PCI.
La lezione generale che traiamo dall'attività del primo PCI è simile a quella che devono trarre i partiti comunisti di tutti i paesi imperialisti. Coincide con la concezione che Engels (nell'Introduzione della ristampa del 1895 agli articoli di Marx Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850) illustrava già negli anni 1890, traendo insegnamento dalla Comune di Parigi, di cui celebriamo quest'anno il 150° anniversario.
La rivoluzione socialista non prende la forma di una rivolta generale spontanea (cioè non guidata dal partito comunista) delle masse popolari in cui i comunisti, che sono la parte più avanzata delle masse popolari, prendono il potere. È una guerra che il partito comunista promuove facendo leva in ogni paese sulla resistenza spontanea degli operai, del resto del proletariato e delle masse popolari contro le misure che la borghesia imperialista prende per affrontare la crisi generale del suo sistema derivante dalla sovrapproduzione assoluta di capitale (CGxSAC).(7)
7. http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav08.html
La resistenza spontanea delle masse popolari da sola non porta alla presa del potere e all'instaurazione del socialismo. Il partito comunista deve partecipare alla resistenza spontanea (8) facendo di ogni manifestazione di resistenza una scuola di comunismo: rafforzandola, elevandone il livello in termini di coordinamento, obiettivi e coscienza, fino a che le masse popolari diventino una forza organizzata capace di formare un proprio governo, che la borghesia imperialista deve ingoiare come un evento che non è temporaneamente in grado di impedire. Guidando le masse popolari organizzate di fronte ai tentativi della borghesia imperialista nazionale e internazionale di riprendere in mano la situazione, il partito comunista condurrà le masse popolari organizzate a instaurare il socialismo: la dittatura del proletariato, la gestione scientificamente pianificata dell'attività economica di tutta la società e la mobilitazione di tutte le risorse della società per promuovere l'accesso delle masse popolari a quelle attività specificamente umane (9) dalle quali le classi dominanti le hanno sempre escluse nella misura massima compatibile con la loro particolare forma di dominio.
8. http://www.nuovopci.it/scritti/RS/RS_12-13_11.1992/03_Movimento_di_resistenza_delle_masse.html
9. http://www.nuovopci.it/eile/en/mp-npci-en/MP_ing__(n)PCI_WEB.pdf#page=105
Manifestazione dell'Autunno Caldo italiano del 1969. Il manifesto in primo piano recita: "Ho Chi Minh continuerà a vivere nella nostra lotta contro l'imperialismo per il socialismo"
4. Noi capiamo che i vostri nemici di classe (tramite i tribunali e la stampa borghese) hanno qualificato il (n)PCI come le "nuove Brigate Rosse". Se i lettori di kites possono recepire questo come un marchio di carattere rivoluzionario, una tale qualifica dai propri nemici è chiaramente motivata da una spinta a dipingere il (n)PCI come "terrorista" per criminalizzarlo e giustificare la sua repressione. È per questo motivo che il (n)PCI è un’organizzazione clandestina? Contro che tipo di repressione la tua organizzazione e i suoi sostenitori hanno dovuto lottare? Quali considerazioni puoi condividere sui meriti e le sfide nella costruzione di un partito comunista clandestino? E le masse come riescono a conoscere le vostre idee se siete invisibili?
La borghesia imperialista ha cercato in tutti i modi di ostacolare il nostro lavoro, in particolare attraverso ondate repressive lanciate dalla magistratura italiana e francese contro la Carovana del (n)PCI (10) con ben otto procedimenti giudiziari. Tutti con un'accusa ricorrente: associazione sovversiva con finalità di terrorismo. Tutti questi procedimenti si sono conclusi con assoluzioni perché "il fatto non sussiste".(11)
10. Il (n)PCI definisce la Carovana come l'aggregato di individui, gruppi e organizzazioni, tra cui il Partito dei CARC, che in qualche misura si ispirano alla concezione che il (n)PCI propone e incarna e che in qualche misura collaborano con esso.
11. Per saperne di più su questo argomento, vedi l'Intervista a Giuseppe Maj ripubblicata dal Partito dei CARC nel 2020 e Un'importante vittoria del movimento comunista: i compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel sono liberi!
Un partito clandestino non significa un partito staccato dalle masse o tenuto segreto ad esse: al contrario, significa un partito che è in condizione di legarsi strettamente alle masse popolari proprio perché è libero dai vincoli e dai ricatti che la borghesia imperialista impone all'attività di un partito comunista legale; significa un partito capace di rappresentare effettivamente le aspirazioni e i bisogni più profondi e generali della classe operaia, del proletariato e del resto delle masse popolari. È un partito capace di infiltrarsi in ogni sfera e istituzione della classe dominante. La clandestinità è una scelta organizzativa favorevole e adatta all'indipendenza ideologica e politica dal nemico qualunque sia la linea adottata dalla borghesia per soffocare la rivoluzione socialista. La clandestinità del (n)PCI non ha un carattere difensivo (legato agli attacchi repressivi del nemico) ma offensivo: ci rende liberi di seguire in ogni momento e in ogni campo la linea che più si addice alla rivoluzione socialista.
Il partito ha in mano l'iniziativa di promuovere la guerra contro la borghesia, con il proprio piano, i propri tempi, i propri metodi e le proprie armi. Questa scelta permette la costruzione di una comunità di rivoluzionari professionisti che, ad ogni livello, sperimentano, affinano e verificano nella pratica ciò che hanno elaborato teoricamente e poi a loro volta dalla pratica avanzano verso nuove scoperte teoriche e successi.
La clandestinità non impedisce lo sviluppo della più ampia azione pubblica nella misura in cui le condizioni lo richiedono. I partiti comunisti che la borghesia ha messo fuori legge o altrimenti costretto alla clandestinità hanno sempre fatto attività pubblica. Il partito di Lenin, nella sua attività condotta fino alla vittoria del 1917, fornisce una brillante dimostrazione di questo principio. Il Partito Comunista Cinese ha fatto lo stesso su scala ancora più ampia per più di vent'anni. Altri partiti comunisti hanno fatto lo stesso. In realtà, la clandestinità del partito rende possibile qualsiasi tipo di azione legale, anche le attività meno "rivoluzionarie", che diventano uno strumento per legare al campo della rivoluzione anche le parti più arretrate delle masse popolari e influenzarle. Tuttavia, la clandestinità non può essere improvvisata e quando un partito costruito solo o principalmente per l'attività legale subisce l'iniziativa della borghesia, difficilmente è in grado di reagire efficacemente all'azione della borghesia che lo mette fuori legge e lo perseguita.
Inoltre, un partito legale non è in grado di resistere efficacemente alla persecuzione, all'infiltrazione, alla corruzione, all'intimidazione, alle azioni terroristiche della controrivoluzione preventiva, alla "guerra sporca" e a tutte le altre pratiche di cui la borghesia imperialista si è dotata per fermare l'avanzata della rivoluzione proletaria.
Un partito legale non è in grado di raccogliere e costruire le forze rivoluzionarie che il movimento della società genera gradualmente e in ordine sparso e di impegnarle gradualmente nella lotta per aprire ulteriormente la strada al processo rivoluzionario, educandole e formandole.
Il (n)PCI rende pubblica la sua concezione del mondo, il suo bilancio dell'esperienza, la sua analisi del corso delle cose e la sua linea generale (tattica e strategia) attraverso diversi strumenti: la propaganda murale, i volantini affissi fuori dalle aziende capitaliste e pubbliche, il sito http://www.nuovopci.it, la rivista La Voce e i suoi comunicati, l'organizzazione di gruppi di studio del suo Manifesto Programma, la diffusione dei suoi scritti attraverso liste di distribuzione e con la partecipazione dei suoi membri all'attività delle organizzazioni pubbliche (organizzazioni operaie e popolari, centri sociali autogestiti, sindacati di regime e alternativi, Polizia e Forze Armate e altri).
Più le masse si avvicinano al partito, più esso è in grado di raccogliere i loro sentimenti e le loro aspirazioni (che siano consapevoli o meno dell'approccio).
Nascondiamo accuratamente l'identità dei nostri membri e le attività di ciascuno dei nostri organismi e membri e pratichiamo la compartimentazione all'interno degli organismi del Partito. Chi si professa rivoluzionario e non tiene conto del fatto che la borghesia usa ogni mezzo per frenare e infliggere colpi al movimento comunista è un ingenuo, un chiacchierone o un imbroglione. I membri e gli organi del partito, grazie alla sua clandestinità, arrivano ovunque, tra le masse popolari e persino nelle classi dominanti (nelle istituzioni del clero e della borghesia).(12)
12. Per maggiori dettagli su questo primo principio fondamentale dell'esistenza clandestina del (n)PCI, rimandiamo all'articolo Which Party do we need in La Voce 1 (1999), http://www.nuovopci.it/eile/en/indewpar.html
La costruzione del (n)PCI come partito clandestino procederà con successo e più rapidamente quanto più esso (cioè l'insieme organizzato dei suoi membri e dei suoi organi) sarà capace di seguire una linea corretta - concezione e metodo di analisi e di attività materialista-dialettico - tanto più sarà capace di legarsi alla classe operaia e al resto del proletariato e delle masse popolari.
Adesivo di propaganda del (n)PCI, che recita "Costruire in ogni azienda, scuola, quartiere, comitati clandestini di Partito del (nuovo)PCI. Il comunismo è il nostro futuro!"
5. Gennaio 2021 ha già segnato un altro grande anniversario per il comunismo in Italia: il 130esimo anniversario della nascita del grande dirigente comunista italiano Antonio Gramsci. L’appropriazione di Gramsci da parte dei liberali è onnipresente tra gli accademici borghesi e gli attivisti piccolo-borghesi, ma la tua organizzazione è tra quelle poche al mondo che ha recuperato le sue prospettive rivoluzionarie per la rivoluzione proletaria (che alcuni compagni legati a kites hanno già fatto negli anni passati). Qual è l’importanza di Antonio Gramsci nella lunga storia dei dirigenti rivoluzionari e pensatori comunisti?
Nel secolo scorso Gramsci fu l'unico tra i dirigenti comunisti dei paesi imperialisti che raccolse l'esortazione fatta in diverse occasioni da Lenin a studiare la strategia della rivoluzione socialista nei loro rispettivi paesi.(13) Gramsci, che fu imprigionato nel novembre 1926, espose nei Quaderni del carcere (scritti durante la sua prigionia tra il 1929, quando ottenne la licenza di scrivere e il 1935, quando dovette interrompere la sua attività per l'aggravarsi della malattia che le autorità fasciste gli impedirono di curare) preziose riflessioni sulle condizioni, sulle forme e sui risultati della lotta di classe in Italia e più in generale nei paesi imperialisti. In particolare, Gramsci
ha mostrato che, data la natura della rivoluzione socialista, la strategia del partito comunista doveva essere la guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata, che per sfuggire alla censura fascista (che controllava sistematicamente i suoi scritti) chiamò guerra di posizione;(14)
ha illustrato la natura del partito comunista nei paesi imperialisti (che per le stesse ragioni chiama il moderno principe) e il ruolo che deve svolgere.
13. Per esempio nel rapporto al 4° Congresso dell'Internazionale Comunista (13 novembre 1922 - Cinque anni di rivoluzione russa e le prospettive della rivoluzione mondiale).
14. http://www.nuovopci.it/eile/en/gramsci_prpw.html
Mentre Gramsci sostenne sistematicamente il lavoro diretto da Stalin che, tra il 1929 e il 1941, portò a un rapido sviluppo delle forze produttive dell'Unione Sovietica e impedì la saldatura di diversi gruppi e Stati imperialisti contro l'Unione Sovietica, non comprese le basi economiche della crisi generale che scosse la società borghese del suo tempo.
Gli scritti di Antonio Gramsci sono preziosi per coloro che vogliono imparare dall'esperienza della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria a fare la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti: ma di fatto, per capire ciò che Gramsci vuole dire in ognuno dei paragrafi, il lettore deve tener conto delle condizioni storiche e personali in cui li ha scritti.
6. Nel 2010, il (n)PCI ha pubblicato in più lingue il documento Quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale. Qui in Nord America, Revolutionary Initiative ha studiato e diffuso pubblicamente questo scritto e la sua influenza può essere rilevata dai riferimenti ad esso o dai concetti legati al (n)PCI in tutte le pagine di kites. Non siamo sicuri di essere i primi compagni internazionali ad affrontare questi temi con voi, ma per quanto ne sappiamo, questa sarà la prima grande presentazione di questi temi ad un pubblico nordamericano. Passiamo ora alla discussione di questi quattro temi. Il primo tema che sollevate riguarda il modo in cui valutiamo la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria dal 1917 al 1976. Quale chiarezza o linee di demarcazione state cercando di portare avanti con le vostre vedute sulla prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria?
La prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria si è esaurita principalmente per due motivi:
1. Il fallimento dell'instaurazione del socialismo nei paesi imperialisti. Ciò è dovuto al fatto che i singoli partiti non hanno raggiunto una corretta comprensione (1) del ruolo che dovevano svolgere e (2) delle condizioni, forme e risultati della lotta di classe nei loro paesi, in particolare per quanto riguarda la natura e l'origine della crisi capitalista (non più solo crisi cicliche, ma crisi generale dovuta alla sovrapproduzione assoluta di capitale), la strategia della rivoluzione socialista (guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata - GPRdiLD), il regime politico dei paesi imperialisti (regime di controrivoluzione preventiva - RCP) e altre questioni particolari dei singoli paesi.
2. L'abbandono da parte dei primi paesi socialisti del loro ruolo di base rossa mondiale della rivoluzione proletaria. Le ragioni, i tempi e le forme di questo abbandono sono stati diversi da paese a paese a partire dall'Unione Sovietica con il XX Congresso del PCUS guidato da Kruscev e in modi diversi hanno riguardato la leadership ideologica e politica e il supporto organizzativo e logistico. I paesi socialisti declinarono fino a quando la maggior parte di essi crollò o cambiò colore (specialmente l'URSS e le democrazie popolari dell'Europa dell'Est). Bisogna tener conto del fatto che i principali paesi (Russia, Cina e Vietnam) in cui il socialismo fu instaurato erano economicamente e culturalmente arretrati. Pertanto, nello sviluppo delle forze produttive e nella resistenza all'aggressione della Comunità Internazionale dei paesi imperialisti, una nuova borghesia ha potuto affermarsi. La lotta contro la restaurazione capitalista fu qualcosa di nuovo per il movimento comunista.
Stalin, nella direzione della PCUS che tenne per circa trent'anni (1923-1953), mantenne una linea principalmente corretta, ma negli ultimi anni si rese conto che nuove contraddizioni sorgevano in Unione Sovietica e la sua morte improvvisa il 5 marzo 1953 interruppe il suo lavoro sulla questione.(15)
15. Vedi Problemi economici del socialismo in URSS, 1952.
Non abbiamo fatto, né intendiamo fare, un'analisi dettagliata della storia dei singoli paesi socialisti, cosa che solo i comunisti dei rispettivi paesi sono in grado di fare.
Due cose sono necessarie e interessanti per noi:
1. Chiarire che non è il potere della borghesia imperialista e del suo clero (la Chiesa cattolica è stata un'alleata sistematica della borghesia contro il movimento comunista fin dalla Comune di Parigi, 1871), ma l'errata comprensione da parte dei partiti comunisti delle condizioni, forme e risultati della lotta di classe che è all'origine dell'esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria. Perciò, bandiamo il pessimismo e il disfattismo.
2. La Grande Rivoluzione Culturale Proletaria del Popolo Cinese, la lotta condotta dal PCC e da Mao Tse-tung contro l'esaurimento della prima ondata (anche se questa lotta fu schiacciata dopo la sua morte), ha evidenziato gli apporti del maoismo alla scienza rivoluzionaria che i comunisti dei paesi imperialisti non sono riusciti ad assimilare nonostante la lotta condotta dal PCC a livello internazionale dopo il 1962 fino al 1976.
Il bilancio dell'esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria ci ha portato a sostenere che oggi il movimento comunista cosciente e organizzato può rinascere a livello internazionale solo sulla base del marxismo-leninismo-maoismo, la terza superiore tappa della scienza rivoluzionaria.(16)
16. http://www.nuovopci.it/eile/en/letsreal.html
In sintesi, comprendiamo sei contributi principali di Mao Tse-tung al movimento comunista:
1. La guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata è la strategia universale della rivoluzione proletaria da applicare nelle condizioni particolari di ogni paese;
2. La rivoluzione di nuova democrazia è la strategia particolare dei paesi coloniali e semicoloniali oppressi nel sistema mondiale imperialista;
3. La lotta di classe continua in una società socialista tra gli operai, il proletariato e le masse popolari guidate dal partito comunista e la nuova borghesia che si forma nei paesi socialisti stessi;
4. La linea di massa è il principale metodo di lavoro e di direzione del partito comunista;
5. La lotta tra due linee nel partito comunista è un principio per lo sviluppo del partito e la sua difesa contro l'influenza della borghesia;
6. La Riforma Intellettuale e Morale dei membri del partito comunista è indispensabile perché il partito compia il suo ruolo di guida.
7. Il secondo tema sollevato in Quattro temi principali... riguarda come capire quella che voi chiamate "la prima e la seconda crisi generale del capitalismo". Qual è l’interpretazione della crisi capitalista da parte del (n)PCI? Quali sono le idee contrastanti sulla crisi capitalista, provenienti dalla sinistra o dalla destra, che le vostre vedute criticano?
Dalla metà degli anni 70, il capitalismo è immerso nella sua seconda crisi generale dovuta alla sovrapproduzione assoluta di capitale (CGxSAC): colpisce ogni aspetto e sfera della vita associata (economica, politica, sociale, morale, ecologica). La CGxSAC deriva dal fatto che il capitale accumulato cresce così tanto che se i capitalisti lo investissero tutto in imprese che producono merci (beni e servizi), otterrebbero una massa di profitto (plusvalore) uguale o inferiore a quella che otterrebbero impiegando solo una parte di quel capitale.
La CGxSAC provoca una serie di conseguenze devastanti per le masse popolari e per la sopravvivenza della specie umana sulla Terra, tra cui: sovrappopolazione, sovrapproduzione di beni e/o sottoconsumo, produzione di beni inutili e dannosi, riduzione dei salari, freno allo sviluppo delle forze produttive e ridotta applicazione delle innovazioni tecnologiche, eliminazione delle conquiste di civiltà e benessere strappate alla classe operaia e al resto delle masse popolari (sistema sanitario preventivo, istruzione pubblica universale, sistema pensionistico pubblico e altri), guerre commerciali e finanziarie che aprono nuovi campi di crescita (si può vedere l'aumento della sottomissione economica e politica dei paesi oppressi, coloniali e semicoloniali e dei paesi ex socialisti ai paesi imperialisti), aumento del debito pubblico, distruzione ambientale, ecc.
La comprensione del movimento economico e generale della società imperialista nella fase attuale, la definizione della linea politica rivoluzionaria che il partito comunista deve seguire e la lotta politica rivoluzionaria alla quale deve condurre le masse popolari sono caratteristiche essenziali per avanzare nella costruzione della rivoluzione socialista.
La crisi generale, oltre alla nuova situazione rivoluzionaria in sviluppo, produce anche una resistenza spontanea che le masse popolari, in ordine sparso, oppongono agli effetti più gravi e immediati della sopravvivenza del capitalismo e della sua estensione nel mondo (globalizzazione).
Guidare questa resistenza e svilupparla nella forza rivoluzionaria che mette fine alla leadership della borghesia imperialista: questo è il compito del movimento comunista cosciente e organizzato e dei partiti comunisti che ne sono la parte più avanzata.
A nostro avviso, le principali e più diffuse idee sbagliate sulla crisi attuale, provenienti soprattutto dalla sinistra borghese (in Italia, la degenerazione dei revisionisti moderni all'interno del primo PCI) e dalla stessa sinistra della borghesia imperialista, sono tre:
1. Che il sistema economico attuale è qualcosa di completamente diverso dal modo di produzione capitalista studiato da Marx. Abbiamo mostrato che la stessa analisi di Marx del modo di produzione capitalistico (in particolare, vedi Il Capitale, vol. 3, capitoli 13-15) indicava che i capitalisti sarebbero inevitabilmente arrivati ad uno stato di sovrapproduzione assoluta di capitale.(17)
17. http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav08.html
Hanno torto i sostenitori della prima tesi (cioè che il sistema economico attuale è qualcosa di completamente diverso dal modo di produzione capitalista studiato da Marx) come chi pretende di interpretare il corso attuale delle cose con le categorie marxiste del passato (cioè lo scambio con lo stesso valore, cioè il tempo di lavoro socialmente necessario per produrre un bene; il plusvalore inteso come la differenza tra il tempo di lavoro del lavoratore e il suo salario in valore, ecc.)
2. Che la crisi attuale è una crisi finanziaria: è la finanza e i suoi disordini che sconvolgono l'economia reale, cioè la produzione e la circolazione delle merci (beni e servizi). Questa prevaricazione della finanza sull'economia sarebbe causata dalla libertà che gli Stati hanno concesso a banche, fondi speculativi e monopoli attraverso l'eliminazione o l'allentamento delle regole. Questa concezione riformista promuove la nozione "più Stato, meno mercato", dove il primo elemento della coppia, intervenendo nella regolazione del secondo attraverso controlli, maggiore tassazione e altre misure simili, sarebbe in grado di contenere i danni causati dal secondo.
3. Che la crisi attuale segue una successione di crisi cicliche: secondo i sostenitori di questa concezione, le crisi economiche si susseguono e sono legate alla sovrapproduzione di merci (i capitalisti producono più merci di quante ne possano vendere). Prima o poi il ciclo recessivo finisce perché lo sconvolgimento del sistema di produzione, riducendo la capacità produttiva, crea le condizioni necessarie per la ripresa. I sostenitori di questo concetto citano a loro favore la situazione che si è creata dopo la seconda guerra mondiale in piena ricostruzione (cioè, vedono il Piano Marshall come un'applicazione su larga scala di misure keynesiane), stendendo un velo sul reale corso delle cose in cui la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria ha giocato un ruolo essenziale e decisivo.
8. Il terzo dei Quattro temi principali... che portate alla nostra attenzione riguarda le trasformazioni che lo Stato ha subito nei paesi imperialisti in reazione alla prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria. Voi sostenete che lo Stato imperialista si è trasformato ovunque in quello che chiamate il regime di controrivoluzione preventiva. Il Comitato Editoriale di kites e altri compagni che scrivono per la nostra rivista hanno attinto a questo concetto un certo numero di volte, mentre lavoriamo per comprendere le caratteristiche essenziali dell’apparato repressivo e dello Stato imperialista in generale negli Stati Uniti e in Canada. Questa concettualizzazione dello Stato, adattamento della concezione di Lenin della dittatura della borghesia alle mutevoli condizioni della società borghese, ci sembra un contributo particolarmente singolare della vostra organizzazione alla teoria comunista contemporanea. Ma abbiamo anche scoperto che questo concetto ha una storia più lunga in Italia: nel 1922 l’anarchico italiano Luigi Fabbri pubblicò La controrivoluzione preventiva, un resoconto dell'ascesa del fascismo in Italia. Potete approfondire per noi questo concetto del regime di controrivoluzione preventiva? Qual è la storia di questo concetto in Italia? E cosa vi porta a concludere che questa è la forma universale dello Stato nei paesi imperialisti di oggi?
Prima di tutto, secondo noi il regime di controrivoluzione preventiva (RCP) non è nato come reazione alla prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria (1917-1976) sollevata nel mondo dalla vittoria della Rivoluzione d'Ottobre. È nata con la fase imperialista del capitalismo, dopo la Comune di Parigi. Nel significato che il (n)PCI dà al RCP, si tratta di un'articolazione dello stato borghese nella fase imperialista (l'epoca della decadenza del capitalismo e della rivoluzione proletaria).(18)
18. Vedi Manifesto Programma capitolo 1.3.3
Per governare, la borghesia imperialista ha bisogno di un certo grado di consenso o almeno di acquiescenza delle masse popolari che sono ormai costrette a vivere in una condizione altamente sociale. E' un ostacolo posto dalla borghesia imperialista alla crescita della coscienza e dell'organizzazione delle masse popolari, proletarie e operaie attraverso la combinazione di operazioni e istituzioni di cinque tipi:
La diversione, l'intossicazione, la confusione delle menti e dei cuori delle masse popolari;
La soddisfazione delle richieste di miglioramento che le masse popolari pongono con forza;
Lo sviluppo di canali di partecipazione delle masse popolari (in posizione subordinata) alle lotte politiche della borghesia, seguendo i partiti e i rappresentanti della borghesia;
Il mantenimento delle masse in uno stato di arretratezza politica organizzandole in sindacati, associazioni e movimenti guidati da persone di fiducia della borghesia;
La repressione selettiva dei comunisti e di tutti coloro che si ribellano al disastroso corso delle cose.
Per quanto ne sappiamo, gli Stati Uniti sono il primo paese in cui la borghesia ha sviluppato il RCP.
L'esperienza della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria ha dimostrato che un tale sistema è tanto più efficace quanto meno i partiti comunisti ne sono consapevoli. Nei paesi imperialisti dove non era già sufficientemente sviluppato, la borghesia ricorse alla mobilitazione reazionaria delle masse popolari e a regimi terroristici (fascismo, nazismo, franchismo, salazarismo). È stato generalizzato a tutti i paesi imperialisti dopo la seconda guerra mondiale durante il periodo 1945-1975. Il RCP è seriamente colpito dall'eliminazione delle passate conquiste delle masse e dalle altre misure a cui ricorre la borghesia imperialista per affrontare la nuova crisi generale dovuta alla sovrapproduzione assoluta di capitale.
L'anarchico Fabbri, nel suo libro La controrivoluzione preventiva del 1922, usa la stessa espressione che usiamo noi, ma si riferisce al fascismo che, a scanso di equivoci, non è un'estensione del RCP nel senso in cui la intendiamo noi, ma piuttosto una dittatura terrorista della borghesia imperialista che supplisce alla mancanza di un RCP efficace.
In Italia, dopo l'esaurimento della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, il sistema della controrivoluzione preventiva (di cui il PCI revisionista e i sindacati di regime erano componenti essenziali) cominciò a funzionare sempre meno efficacemente. La nascita di sindacati popolari combattivi in alternativa ai sindacati di regime, il declino dell'attivismo delle masse popolari nei partiti di regime (che sempre più collaborano tra loro alternandosi al governo, li chiamiamo "partiti delle Larghe Intese"), la loro sempre più aperta collaborazione per salvare il rito delle elezioni periodiche senza cambiare le politiche di governo, la crescente astensione delle masse popolari dalle elezioni (e il voto a organizzazioni come il Movimento Cinque Stelle, la Lega di Matteo Salvini, Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni che per varie e specifiche ragioni riescono a far credere di essere antisistema) sono manifestazioni dell'indebolimento del RPC.
Non potendo assolutamente impedirlo, la borghesia deve deviare, schiacciare e ricacciare indietro l'organizzazione e la coscienza degli operai, dei proletari e delle masse popolari. Deve rompere periodicamente la sua legalità "democratica" con operazioni di "strategia della tensione".
Nel caso italiano, la partecipazione delle larghe masse alle tornate elettorali, il cui esito è sistematicamente calpestato dalle decisioni dei vertici della Repubblica Pontificia (cioè da Vaticano, NATO, Unione Europea o Organizzazioni Criminali), è molto significativa.
Fanno delle elezioni borghesi un rito senza risultati al quale milioni di proletari, giovani, pensionati e disoccupati si oppongono con l'astensione o votando per partiti che in vari modi riescono temporaneamente a far credere alle masse di essere "antisistema". La borghesia imperialista deve evitare che si crei una situazione di guerra civile. Quando la borghesia mette le armi contro i lavoratori, prima o poi anche i lavoratori si armeranno. Con la controrivoluzione preventiva, la borghesia cerca di evitare di andare alla guerra civile, che metterebbe in pericolo anche i suoi affari e il suo potere. Un efficace regime di controrivoluzione preventiva impedisce che l'oppressione della borghesia sul proletariato e sul resto delle masse popolari e la loro opposizione portino a una guerra.
9. Infine, il quarto e ultimo tema, che è un tema molto vivace per coloro che si definiscono maoisti: la questione dell'universalità della guerra popolare di lunga durata (GPdiLD). Il (n)PCI sostiene una strategia di “guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata”. Qual è il significato di questa leggera variazione nella terminologia? E cosa distingue la vostra concezione da quella che Kenny Lake ha chiamato la “chiesa dell'universalismo GPdiLD”, che hai anche criticato? Cosa ne pensi di questi universalisti della guerra popolare di lunga durata?
Nelle nostre pubblicazioni, l'aggettivo "rivoluzionario" indica che la guerra delle masse popolari contro la borghesia imperialista promossa dai comunisti è la forma della rivoluzione socialista, un processo volto al rovesciamento del regime borghese e all'instaurazione del socialismo, il cui primo pilastro è la dittatura del proletariato.
È giusto parlare della GPRdiLD come strategia universale della rivoluzione socialista, ma attenzione: una cosa è derivare leggi universali, applicabili in ogni contesto in cui opera un partito comunista,(19) altra cosa è applicare dogmaticamente le leggi particolari della GPRdiLD dei paesi oppressi (Nepal, Filippine, Perù, Turchia, India) ai paesi imperialisti, come propongono alcuni compagni in Italia, Francia e altri paesi. Così facendo, commettono un errore dialettico. Seguire questa concezione porta in realtà queste forze a impantanarsi nell'attendismo (aspettando che le cose accadano prima o poi senza l'intervento dei comunisti, per caso o per volontà di un dio) e nel disfattismo (poiché l'accerchiamento delle città da parte delle campagne nei nostri contesti non è possibile, allora ci si rassegna allo scoppio di qualche insurrezione popolare di cui il partito comunista approfitterebbe per guidarla).
19. http://www.nuovopci.it/eile/en/disting.html
Questo è contrario al materialismo dialettico, alla comprensione e alla trasformazione delle condizioni oggettive del contesto concreto e particolare in cui agiamo.
Le organizzazioni che aderiscono a tale concezione, volendo rimanere fedeli ai principi rivoluzionari, non fanno altro che riprodurre un approccio alla GPRdiLD simile a quello portato avanti dai credenti, agendo con fede in dio. Essi vedono la lotta armata, che i dogmatici maoisti identificano con la guerra popolare, non come una delle sue tappe: se non può essere praticata immediatamente, allora significa che la guerra popolare non si sta realizzando.
Allora, quali sono le leggi universali della guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata che l'esperienza della prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria fa emergere? Secondo noi, le principali sono le seguenti:
1. In ogni paese la GPRdiLD passa attraverso tre fasi: difensiva strategica (accumulo di forze rivoluzionarie), equilibrio strategico (due forze armate che lottano sul terreno) e offensiva strategica (l'annientamento delle forze borghesi).
2. La GPRdiLD progredisce grazie alla situazione rivoluzionaria in sviluppo: nel caso dell'Italia sarà il rovesciamento della guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari che la borghesia imperialista porta avanti per affrontare la seconda crisi generale del capitalismo.
3. La GPRdiLD si sviluppa secondo una combinazione di leggi universali e particolari.
4. I fattori internazionali e nazionali influenzano lo sviluppo della GPRdiLD in ogni singolo paese.
5. La GPRdiLD si sviluppa da una tappa all'altra, ma dopo le sconfitte può anche tornare alla tappa precedente (come insegna l'esperienza della guerra popolare promossa dal Partito Comunista del Perù guidato dal Presidente Gonzalo).
6. L'instaurazione del socialismo non avviene in un colpo solo, ma è il risultato e la conclusione vittoriosa di una guerra civile.(20)
20. Vedi Manifesto Programma capitolo 3.3.
Per condurre vittoriosamente la GPRdiLD, un partito deve studiare il maoismo e l'esperienza del proprio paese per ricavare le leggi universali della GPRdiLD, applicandole ad ogni paese attraverso l'indagine delle concrete condizioni economiche, politiche e culturali, la pratica, il bilancio delle esperienze e l'elaborazione di leggi specifiche. Per quanto riguarda l'Italia, la GPRdiLD segue la via dell'accumulazione delle forze rivoluzionarie attraverso la costituzione e la resistenza del partito clandestino e la sua direzione delle masse popolari ad aggregarsi in organizzazioni di massa di ogni tipo necessarie a soddisfare i loro bisogni materiali e spirituali, a partecipare alla lotta politica borghese, interrompendo il suo corso perché costringono le autorità borghesi a fare ciò che non vogliono fare e a portare avanti le lotte rivendicative, fino alla costituzione di un sistema di potere alternativo a quello della borghesia con il loro governo di emergenza,(21) che i dirigenti della Repubblica Pontificia ingoieranno perché non possono fare altrimenti. Di fatto, sarà l'inizio di una guerra civile che finirà con l'instaurazione del socialismo. Questo è, nel nostro paese, il corrispondente dell'"accerchiamento delle città da parte delle campagne" nei paesi coloniali e semicoloniali. Nei paesi imperialisti è impossibile accerchiare le città dalle campagne, ma è possibile definire lo sviluppo quantitativo specifico che costituisce la prima tappa della GPRdiLD e attraverso la quale si va verso la sua seconda tappa. Con la guerra civile generata dallo sviluppo quantitativo, cioè dall'accumulazione di forze, inizierà la seconda fase della GPRdiLD. L'inizio della guerra civile sarà segnato dalla costituzione delle Forze Armate Popolari, che da quel momento contenderanno il terreno alle forze armate reazionarie.
21. Per saperne di più sul GBP: http://www.nuovopci.it/dfa/avvnav07.html
10. Il documento Quattro temi... è uno degli unici seri tentativi di bilancio e di orientamento ideologico per far riprendere il Movimento Comunista Internazionale nel decennio successivo al crollo del Movimento Rivoluzionario Internazionalista. A cosa attribuisci l’attuale livello di consolidamento ideologico e complessità teorica del (n)PCI? Cosa ci vuole per creare un’organizzazione compatta di rivoluzionari che abbiano la necessaria chiarezza teorica e unità politica per portare avanti con successo i processi rivoluzionari?
Pensiamo che il consolidamento ideologico del (n)PCI dalla sua fondazione nel 2004 sia dovuto al suo avanzamento:
1. nel campo della teoria rivoluzionaria, lo studio della concezione comunista del mondo, gli insegnamenti e i contributi che abbiamo tratto dal bilancio delle esperienze passate;
2. nel campo di verifica della nostra linea nella pratica della lotta di classe.
Il (n)PCI si è posto alla testa della GPRdiLD in Italia - aspirando ad essere il vero Stato Maggiore della classe operaia - e con questo vuole contribuire alla rinascita del movimento comunista non solo nel nostro paese ma nel resto del mondo. Il livello a cui siamo oggi, certamente ancora primitivo, è il risultato dell'analisi scientifica del corso delle cose, a partire dalla formulazione della teoria della prima e della seconda crisi generale dovuta alla sovrapproduzione assoluta di capitale e del regime di controrivoluzione preventiva, due questioni sulle quali il vecchio movimento comunista non ha saputo dare risposte esaurienti e, in questo modo, progredire nella lotta per il socialismo.
Il prodotto più completo del nostro lavoro ideologico finora è il nostro Manifesto Programma, la base dell'unità ideologica del Partito. È stato ulteriormente arricchito da articoli su temi specifici che sono apparsi sulla rivista La Voce (www.nuovopci.it) e a cui abbiamo fatto riferimento attraverso questa intervista.
L'unità ideologica è l'aspetto fondamentale per costruire un partito all'altezza dei suoi compiti; ad essa si deve aggiungere la professionalità (ogni membro si dedica esclusivamente, a tempo pieno e con la massima forza di cui è capace a svolgere i compiti assegnatigli dal Partito: essere comunista non è solo l'adesione ad una visione del mondo e ad un ideale, è un modo di vivere), la volontà e l'effettiva realizzazione della trasformazione intellettuale e morale per diventare uomini e donne nuovi attraverso percorsi di Riforma Intellettuale e Morale e di critica-autocritica-trasformazione, per essere i costruttori di una società che per la prima volta nella storia dell'umanità viene prima pensata e poi realizzata: il socialismo e il comunismo.
Infine, crediamo che la determinazione e la fiducia nella vittoria delle masse popolari organizzate (Organizzazioni Operaie e Popolari - i nostri soviet - coordinate in una rete sempre più ampia che diventano nuove autorità pubbliche spodestando quelle borghesi) siano altri due fattori decisivi nella conduzione della nostra impresa.
11. Con la pandemia da Covid-19, il sistema capitalista-imperialista sembra essere entrato in una fase completamente nuova di crisi economica e politica, con livelli record di disoccupazione, depressione economica, nuove tornate di salvataggi per i monopoli e per il capitale finanziario e una crescente rivalità interimperialista. Come si fa a capire la convergenza delle crisi in atto nel mondo in questo momento? Come si svolge questo momento storico in Italia? E qual è la posizione e l’orientamento dello Stato italiano verso la rivalità interimperialista USA-Cina che sta polarizzando il mondo? La posizione dello Stato italiano è distinta dalle altre potenze dell’UE?
Non condividiamo la tesi che il sistema imperialista sia entrato in una fase totalmente nuova della sua crisi generale.
La pandemia di Covid-19 ha fatto esplodere (accelerando e aggravando) la crisi generale in tutti i paesi, Italia compresa.
Il terreno diventa tanto più favorevole all'attività dei comunisti, quanto più assimiliamo il marxismo-leninismo-maoismo e diventiamo capaci di analizzare il corso delle cose e di intervenire negli eventi con il materialismo dialettico. In Italia facciamo del nostro meglio per creare le condizioni per l'instaurazione di un governo di emergenza, mobilitando le masse popolari e valorizzando il lavoro di tutte le forze soggettive della rivoluzione socialista.
La Repubblica Pontificia è sottomessa ai gruppi imperialisti USA e sionisti attraverso la NATO; è coinvolta nel tentativo dei gruppi imperialisti europei di aprirsi uno spazio nel mondo; è asservita al tentativo del Vaticano, preso direttamente in mano dai gesuiti, di approfittare dell'influenza che ha nel mondo; è un bersaglio delle mire espansionistiche della Repubblica Popolare Cinese dove, per quanto noi intendiamo, è ancora aperto lo scontro tra la via al socialismo e quella di diventare una potenza imperialista.(22)
22. Il (n)PCI pensa che ancora oggi nel 2021 nella Repubblica Popolare Cinese (RPC) è in corso la lotta tra la via al socialismo e la via per diventare un paese imperialista; questo è illustrato nel Manifesto Programma, capitolo 1.7.3 dove si afferma che i primi paesi socialisti hanno attraversato tre diverse fasi: 1) progresso verso il socialismo (in URSS dal 1917 al 1956; nella RPC dal 1949 al 1976); 2) tentativo di restaurare gradualmente il capitalismo (in URSS dal 1956 al 1991; nella RPC dal 1976 in poi); 3) tentativo di restaurare il capitalismo ad ogni costo (in URSS dal 1991 in poi). In ognuna di queste fasi, la lotta di classe non è mai finita, quindi il processo non è lineare e l'esito non è mai dato. Per queste ragioni, in diversi articoli di La Voce, per esempio in La Voce 67, abbiamo confutato entrambe le tesi di chi considera la RPC un paese socialista e di chi la considera un paese imperialista.
La contraddizione tra questi gruppi rende la Repubblica Pontificia più esposta alla nostra attività volta a condurre le masse popolari a creare un nuovo sistema di potere e far ingoiare ai dirigenti della Repubblica Pontificia il governo di emergenza che ne deriverà. L'esperienza dei due governi del Movimento Cinque Stelle è stata per noi una grande lezione.(23)
23. Vedi http://www.nuovopci.it/voce/voce67/bilgovM5S.html. Per alcune analisi in lingua inglese del governo Cinque Stelle, si veda l'intervista con il Partito dei CARC in kites #4.
12. Qual è la posizione e la legittimità della democrazia borghese nei cuori e nelle menti delle masse in Italia oggi? In che modo la crisi della democrazia borghese si collega alla proliferazione del sentimento e del pensiero fascisti? In quale direzione i sentimenti e i pensieri delle persone si sono spostati con la pandemia da Covid-19? Il comunismo ha guadagnato un terreno considerevole attraverso i movimenti che propagano il vostro programma di partito?
In Italia e in misura diversa nel resto del mondo, la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria ha costretto le classi dominanti a introdurre il suffragio universale maschile e femminile nella democrazia borghese e questo è diventato un ostacolo per la borghesia imperialista. Essa non può nemmeno mantenere le sue promesse di aumenti salariali, di investimenti nel settore pubblico dell'economia e in tanti altri campi della vita associata.
La gestione della pandemia Covid-19 è esemplare e costituisce una grande lezione. I gruppi imperialisti e gli avventurieri fanno uso della democrazia borghese per sviluppare i loro interessi: casi come Berlusconi in Italia e Trump negli Stati Uniti sono esemplari.
Il disprezzo per i rituali della democrazia borghese - per le periodiche elezioni di assemblee senza poteri e la sistematica manipolazione delle idee e dei sentimenti della massa della popolazione all'interno del regime di controrivoluzione preventiva - è cresciuto esponenzialmente nell'ultimo decennio e si è acuito dal 2018, quando con le elezioni del 4 marzo i vertici della della Repubblica Pontificia ha ingoiato il governo M5S-Lega, un governo che voleva tenere insieme gli interessi dei capitalisti e quelli delle masse popolari e che è caduto dopo un anno. In ogni caso, la democrazia borghese offre appigli per instaurare il socialismo, la democrazia proletaria di cui l'umanità ha bisogno.
Il partito comunista deve approfittarne senza riserve, manovrando dove può.
Detto questo, la crisi politica del sistema della borghesia imperialista non dà luogo di per sé allo scontro tra mobilitazione rivoluzionaria di massa e mobilitazione reazionaria. È vero che dove non ci sono comunisti, ci sono reazionari e tra questi gli scimmiottatori del fascismo del XX secolo (in Italia: Casapound, Forza Nuova e altre formazioni minori). Questi reazionari approfittano delle condizioni di degrado generale della vita dei lavoratori, dei disoccupati, degli studenti e dei pensionati per guadagnare consenso su temi come la sovranità nazionale, lo "Stato sociale", la sicurezza dei territori e così via. Ma senza lo sviluppo della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari anche la mobilitazione reazionaria è frenata. La sua vera ragione principale di sviluppo, ragion d'essere e base materiale, è quella di soffocare la mobilitazione rivoluzionaria. Gli aspiranti promotori della mobilitazione reazionaria non possono mantenere le promesse con cui attirano alcuni seguaci tra le masse popolari; quindi, è solo con lo sviluppo della mobilitazione rivoluzionaria che i gruppi più reazionari della borghesia imperialista investiranno nella mobilitazione reazionaria e, allora, questa avrà la possibilità di svilupparsi se le daremo terreno.
La pandemia di Covid-19 ha dimostrato che ad ogni livello le masse popolari, un passo alla volta, stanno prendendo l'iniziativa contro le autorità per mettere in sicurezza i loro quartieri, per promuovere la solidarietà popolare in loro difesa e per organizzarsi nelle aziende capitaliste e pubbliche. In questo modo, sempre meno spazio viene lasciato a fascisti e provocatori che approfittano della guerra tra poveri alimentata dalla borghesia.
Le masse popolari hanno sperimentato sulla propria pelle nell'ultimo anno che la gestione della società da parte della borghesia è fallimentare e catastrofica: le aziende che producono beni non essenziali sono state tenute aperte, gli anziani lasciati a casa a morire, l'assistenza sanitaria di base è stata smantellata, gli ospedali chiusi invece di essere costruiti, mancano i dispositivi di protezione individuale (maschere, guanti, gel, ecc.), la vaccinazione è gestita da gruppi imperialisti padroni della ricerca scientifica e della produzione di farmaci e potrei continuare.
Le masse si stanno autorganizzando attraverso organizzazioni di base nei quartieri, nelle scuole, nelle aziende e negli ospedali per affrontare gli effetti più devastanti della crisi sanitaria, in alternativa alle misure delle autorità e delle istituzioni borghesi. I comunisti devono unirsi strettamente alle masse e guidare la loro multiforme resistenza (malcontento, intolleranza, indignazione), incanalandola verso la creazione del nuovo sistema di potere e il loro governo di emergenza.
I comunisti guadagnano influenza ed egemonia (direzione politica) tra le masse popolari quanto più assimilano e applicano la loro scienza nei contesti particolari e concreti in cui operano, imparando dalle masse e ritornando ad esse con un livello superiore di pratica e teoria. Con i limiti del caso, nell'ultimo anno molte persone si sono avvicinate alla Carovana del (n)PCI per organizzare, collaborare o anche solo cercare risposte che la borghesia e il suo clero oggettivamente non possono dare.
È un chiaro sintomo che le masse non sono stupide o inattive come molti le qualificano con intento denigratorio: sono soggette a un sistema di relazioni sociali, economiche, politiche e culturali che non ha futuro, con tutte le devastanti conseguenze che ne derivano (l'esclusione dal patrimonio culturale della nazione è una di queste).
13. Molti aspiranti rivoluzionari nei paesi imperialisti sono convinti che la forza militare e ideologica della borghesia rende impossibile la rivoluzione proletaria nei paesi imperialisti e in particolare nel "nucleo imperialista" e tutto quello che possiamo fare è aspettare e tifare per le rivoluzioni nei paesi oppressi. Contrariamente a questo pessimismo generalizzato, il (n)PCI sembra credere fermamente che la rivoluzione proletaria sia possibile nei paesi imperialisti. Cosa vi dà fiducia nel futuro della rivoluzione proletaria in Italia? Questa fiducia è specifica dell’Italia o è generalizzabile anche ad altri paesi imperialisti?
Non è un caso che tutti quelli che fanno il tifo per le rivoluzioni a migliaia di chilometri di distanza (di solito, nei paesi oppressi) sono gli stessi che si piagnucolano che non si può fare nulla nei loro paesi perché "non ci sono immediatamente prospettive rivoluzionarie", perché "non esistono le condizioni soggettive", perché "il capitale si sta riorganizzando e noi non abbiamo la forza necessaria per contrastarlo", ecc. Chiamiamo giustamente questa tendenza "attendista".
Nella fase attuale, il progresso nella costruzione della rivoluzione socialista nei paesi imperialisti decide se il futuro dei popoli del pianeta cambia rotta.
Chiunque sia attrezzato con il materialismo dialettico si rende conto che la società capitalista genera in sé stessa i presupposti oggettivi della sua trasformazione in società comunista. Il comunismo è quel movimento pratico dello sviluppo dell'umanità già in corso oggi, sotto la cappa dei rapporti sociali di produzione capitalisti, che solo grazie alla direzione del processo da parte della classe operaia aggregata intorno e nel suo partito comunista, può superare il sistema capitalista, adattando i rapporti di produzione al carattere sociale delle forze produttive.
Tuttavia, questo processo non avverrà attraverso un "crollo inevitabile" del capitalismo basato sul peso delle sue stesse contraddizioni interne: sarebbe meccanicistico e deterministico concepire in questo modo il rovesciamento dell'ordine borghese e la sua sostituzione prima con il socialismo (la fase di transizione dal capitalismo al comunismo) e poi con il comunismo.
Per rovesciare l'ordine borghese e sostituirlo, è decisivo che la mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari - a cominciare dalla classe operaia, che dà una spinta fondamentale alla trasformazione dell'ordine borghese, della sua struttura (base economica) e della sua sovrastruttura (diritto, cultura, religione, idee, sentimenti, ecc.) - ottenga l'egemonia tra le masse popolari attraverso la direzione del suo partito comunista.
Solo questo può condurre la classe operaia - una classe oggettivamente rivoluzionaria all'interno del modo di produzione capitalistico a causa delle condizioni di valorizzazione del capitale - sulla base della scienza delle attività con le quali gli uomini fanno la loro storia, il marxismo-leninismo-maoismo. Questa avanzata sarà tanto più rapida e meno dolorosa quanto più rapidamente il movimento comunista cosciente e organizzato affermerà la sua forza: si espanderà e minaccerà le classi dirigenti nell’ambito della GPRdiLD, di cui in Italia il (n)PCI si è assunto la responsabilità di promuovere e dirigere.
La fiducia nel futuro socialista dell'Italia e del resto del pianeta - a partire dai paesi imperialisti - ci viene da:
1. l'analisi delle condizioni oggettive favorevoli alla rivoluzione socialista fino all'instaurazione del socialismo, prima di tutto nel nostro paese e
2. il fatto che un numero crescente di uomini e donne sta cercando una via d'uscita dal caos attuale, dalla miseria diffusa, dall’abbrutimento intellettuale e morale, dalla distruzione ambientale e così via.
La tendenza all'organizzazione, nonostante il pessimismo seminato dai rappresentanti della borghesia imperialista e della sinistra borghese, è un fatto reale in Italia, negli USA e nel resto dei paesi imperialisti. Sta a noi approfittare dell'eccellente situazione in cui ci troviamo oggi per progredire nella mobilitazione e organizzazione di milioni di individui che costruiranno il loro futuro senza sfruttamento.
I primi paesi socialisti, formatisi durante la prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria, sono stati un brillante esempio di questa tendenza, anche se sono stati costruiti in gran parte in paesi in cui il capitalismo non era ancora il modo di produzione localmente dominante (Russia e Cina soprattutto, a cui bisogna aggiungere Vietnam, Repubblica Popolare Democratica di Corea, Cuba, Laos).
In definitiva, solo la vittoria del nostro lavoro, che instaura il socialismo nei paesi imperialisti, sarà la verifica pratica irrefutabile della verità della nostra scienza.
14. Dal crollo del Movimento Rivoluzionario Internazionalista nella prima metà degli anni 2000, i rivoluzionari comunisti di tutto il mondo si sono coordinati e collegati solo brevemente e per lo più senza fini significativi.
Le espressioni salienti dell’internazionalismo proletario oggi sono probabilmente quegli sforzi concreti fatti per aiutare le e imparare dalle guerre popolari in India, nelle Filippine o in Turchia. Cosa pensi dell’attuale livello di coordinamento tra i rivoluzionari comunisti in tutto il mondo? È tempo di costruire la prossima Internazionale comunista? Possiamo permetterci di deviare qualcuno dei nostri quadri dal lavoro locale e dalle lotte nazionali verso la discussione e il coordinamento internazionali quando i movimenti comunisti nei nostri paesi hanno ancora così tanto da fare?
Oggi esistono vari raggruppamenti di organizzazioni e partiti comunisti, ognuno con la propria storia e attività. Siamo convinti che le prospettive dell'organizzazione internazionale del movimento comunista sono strettamente legate al progresso del movimento comunista nei singoli paesi. Questo avverrà certamente man mano che superiamo nelle nostre file il dogmatismo, l'economicismo, il parlamentarismo, il legalitarismo e il militarismo, che nei singoli paesi impediscono al movimento comunista di svolgere il suo ruolo nella tempesta della fase acuta e terminale della seconda crisi generale.
La lotta per superare questi limiti è anche una lotta per la riorganizzazione del movimento comunista internazionale.
Gli sforzi per riorganizzare il movimento comunista internazionale attraverso misure e iniziative principalmente organizzative sono sterili. Il dibattito franco e aperto che vogliamo portare avanti - basato sul rapporto dialettico tra unità e lotta - è una componente della lotta per riorganizzare il movimento comunista internazionale e fondare la Seconda Internazionale Comunista.
Siamo convinti che rispondere ai Quattro temi principali da discutere nel Movimento Comunista Internazionale porterebbe i partiti comunisti dei paesi imperialisti e oppressi a fare un passo avanti e, quindi, anche ad avanzare nella loro unità.
Oggi, noi della Carovana del (n)PCI non abbiamo le forze necessarie per occuparci di relazioni internazionali investendo mezzi e compagni a tempo pieno in questa attività. Nella misura in cui le nostre forze ce lo permettono, possiamo di volta in volta assegnare ad alcuni compagni compiti relativi a discussioni con altre organizzazioni a livello internazionale (senza intrometterci negli affari interni dei singoli partiti comunisti, imponendo loro la nostra linea, ecc.) Ogni partito comunista ha un carattere nazionale legato agli scopi che si prefigge in particolari condizioni (stabilire il socialismo in patria) e allo stesso tempo internazionale nella misura in cui (1) il movimento comunista cosciente e organizzato esiste in ogni angolo del pianeta e (2) gli sconvolgimenti nella lotta di classe che avvengono nei singoli paesi influiscono sulla rivoluzione socialista a livello globale. I contributi di Lenin e Stalin alla prima ondata mondiale della rivoluzione proletaria a partire dalla Rivoluzione d'Ottobre lo dimostrano chiaramente.
La realtà ha dimostrato che la rivoluzione socialista e l'instaurazione del socialismo sono in ogni paese il risultato della lotta di classe condotta sfruttando concretamente aspetti e risorse della realtà particolare di ogni paese.
Come comunisti italiani, il miglior contributo che possiamo dare alla rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato negli USA e in Canada è far avanzare la rivoluzione socialista in Italia, rompere con la NATO e cacciare le basi e le truppe USA che occupano il nostro paese e lo usano come base di aggressione e pressione sugli "Stati canaglia".
È un compito che coincide anche pienamente con gli interessi delle masse popolari italiane e legato alla GPRdiLD che dobbiamo far avanzare verso la costituzione del governo di emergenza e l'instaurazione del socialismo. Questa è a nostro avviso l'essenza dell'internazionalismo proletario.
15. Compagno, per quanto le generalizzazioni possano essere istruttive, ci sono altri insegnamenti che puoi condividere con i rivoluzionari proletari nei paesi imperialisti su qualsiasi altra questione relativa alla costruzione del partito e alla preparazione della rivoluzione proletaria? Ci sono errori importanti, insidie o deviazioni nella vostra esperienza di costruzione del partito che avete sperimentato, valutato o corretto che sei in grado di condividere con compagni che potrebbero rischiare di commettere errori simili?
Per superare i rispettivi nemici, i vari "reparti nazionali" dell'avanguardia della classe operaia, del proletariato e delle masse popolari devono imparare gli uni dagli altri, collaborare e sostenersi a vicenda. Questo è ciò che abbiamo visto accadere nel corso dei 150 anni del movimento comunista, in forme più o meno sviluppate secondo le varie tappe: in forma organizzata nella Lega dei Comunisti (1847-1852), nella Prima Internazionale (1864-1876), nella Seconda Internazionale (1889-1914), nell'Internazionale Comunista (1919-1943) e informalmente negli altri periodi.
I comunisti di ogni paese imparano e insegnano a quelli di altri paesi e lo sviluppo delle loro lotte dipende dal corso dell'economia mondiale, dal sistema di relazioni internazionali, ecc. La classe dirigente di un paese coopera con quella degli altri o si scontra con essa. Sono tutti aspetti del carattere internazionale del movimento comunista in ogni paese.
Il carattere internazionale del movimento comunista è oggettivo: esiste indipendentemente dal livello della sua comprensione da parte di ogni singolo movimento comunista nazionale e indipendentemente dall'attività cosciente che ogni singolo partito comunista nazionale esercita in questo campo direttamente e attraverso le sue organizzazioni di massa. Il partito comunista deve avere coscienza di questo legame internazionale, svilupparlo e applicarlo.
16. Compagno, questa è la nostra ultima domanda. Non stareste combattendo e non stareste dirigendo se non aveste una fiducia profonda nel fatto che i vostri sforzi potrebbero modellare la prossima storica ondata mondiale della rivoluzione proletaria. Come rivoluzionario di professione, cosa sostiene il tuo morale quando i nostri compiti sono così grandi e i frutti dello sforzo sembrano così distanti?
Ciò che mi spinge a dedicarmi, anima e corpo, alla costruzione della rivoluzione socialista nel mio paese è la necessità di dare un futuro alle giovani generazioni devastate dall'opera nefasta della borghesia e del suo clero, ma anche la granitica convinzione che solo il socialismo - un sistema superiore di relazioni sociali basato su (1) il potere nelle mani dei lavoratori organizzati, (2) una gestione pubblica scientificamente pianificata dell'attività economica sotto il controllo delle Organizzazioni Operaie e Popolari e (3) la crescente partecipazione delle masse popolari alle attività specificamente umane (scienza, arte, sport, altre attività creative e ricreative) volte a creare nuovi sentimenti, idee, relazioni - può assicurare un progresso potenzialmente illimitato in accordo con le aspirazioni della specie umana.
Nel suo testo Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi, Mao Tse-tung ha detto:
Quando c'è una necessità di trasformazioni, questa diventa irresistibile e che lo si voglia o no, prima o poi avrà luogo. Marx diceva: "Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma, al contrario, è il loro essere sociale che determina la coscienza". La necessità di trasformazioni sociale risveglia la coscienza rivoluzionaria dell'uomo. Prima che le condizioni storiche generino la necessità di trasformazioni, nessuno può necessariamente impostare il compito della rivoluzione o necessariamente fare la rivoluzione. Tuttavia, quando le condizioni storiche hanno generato la necessità di trasformazioni, allora possono apparire quei rivoluzionari e combattenti d'avanguardia del popolo che osano denunciare le classi dominanti reazionarie e considerarle come tigri di carta. In ogni attività, questi rivoluzionari elevano sempre lo spirito combattivo del popolo e reprimono l'arroganza del nemico.(24)
24. http://nuovopci.it/arcspip/IMG/pdf/19.pdf#page=161
Con la determinazione indicata da Mao, noi comunisti porteremo il nostro lavoro a compimento. Avanziamo con scienza e coscienza, con lungimiranza, tenacia e creatività. Vinceremo!
Saluto i lettori di kites e vi auguro risultati fruttuosi nel vostro lavoro per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato in Nordamerica: il vostro lavoro è molto utile alle masse popolari di tutto il mondo.