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(n)PCI (nuovo)Partito comunista italiano

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Che le potenze imperialiste si impantanino in Libia e negli altri paesi arabi e musulmani!
  
Comunicato CC - 13  aprile 2011


Comunicato CC 13/11 - 13 aprile 2011

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Il CC del (n)PCI riceve, fa suo e rilancia il Comunicato emesso il 9 aprile dal Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo e dall’Associazione Solidarietà Proletaria.

 

NO ALLA PERSECUZIONE DEI COMUNISTI!

 

La “storia infinita” dell’ottavo procedimento giudiziario contro il (nuovo)Partito comunista italiano, il Partito dei CARC, l’Associazione Solidarietà Proletaria

… non è ancora finita! Per il 25 maggio alle h. 9.30 presso il Tribunale di Bologna è stata fissata la nuova udienza preliminare dell’inchiesta per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo” (art. 270 bis c.p.) contro 12 compagni del (n)PCI, del P. CARC e dell’ASP.

Ricapitoliamo sinteticamente l’iter di questa inchiesta, l’ottava (tutte quelle precedenti si erano concluse con l’archiviazione o il non luogo a procedere) sempre contro la stessa area politica (la carovana del (n)PCI) e sempre con la stessa imputazione, aperta nel 2003 dal PM Paolo Giovagnoli con l’obiettivo di mettere fuorilegge il (n)PCI, fermare il suo rafforzamento e radicamento nella classe operaia e ostacolare il lavoro delle organizzazioni che si riconoscono e collaborano al suo progetto di fare dell’Italia un paese socialista, farle dichiarare “organizzazioni terroriste” a cui applicare automaticamente le nefandezze previste dalle leggi e dai regolamenti nazionali e internazionali “antiterrorismo” (detenzione dei sospetti senza procedura giudiziaria, privazione della libertà e dei diritti civili per decisione della polizia, soprusi e vessazioni varie).

Nel 2003 (ben 8 anni fa!) Giovagnoli apre l’inchiesta con una serie di perquisizioni e con la richiesta alle autorità francesi di aprire a loro volta un’inchiesta per “associazione sovversiva” contro il (n)PCI: la Magistratura francese si presta, arresta e tiene in carcere complessivamente per oltre un anno e mezzo i compagni Giuseppe Maj e Giuseppe Czeppel … salvo concludere, tre anni dopo (e dopo un terzo arresto preventivo: quello di Angelo D’Arcangeli, allora collaboratore della Delegazione del (n)PCI), che “non è stato messo in evidenza l’esistenza di un disegno terroristico imminente e neanche semplicemente programmato in un futuro definibile” e che “in questa inchiesta non è possibile escludere che la magistratura francese sia stata strumentalizzata dalle autorità italiane”!

Nel 2004 Giovagnoli promuove la creazione del “Gruppo bilaterale italo-francese su terrorismo e minacce gravi” formato da giudici italiani e francesi, dirigenti della polizia politica e dei servizi segreti italiani e francesi (tra cui Francesco Gratteri, all’epoca sotto inchiesta per i massacri alla scuola Diaz al G8 di Genova!) e membri dei due governi: in barba al dettato costituzionale dell’indipendenza del potere giudiziario da quello esecutivo… e in perfetta linea con l’azione di Berlusconi e della destra reazionaria per sottomettere la magistratura ai diktat dell’esecutivo, creare nuovi Tribunali speciali contro gli oppositori politici e procedere più speditamente nella cancellazione di quel che resta dei diritti politici conquistati con la Resistenza!

Nel 2006 Giovagnoli ordina una nuova serie di perquisizioni con relativo sequestro di computer, documenti, ecc. che, come emergerà successivamente, resteranno per anni senza neanche essere esaminati presso gli uffici della polizia giudiziaria, a riprova che le perquisizioni e i sequestri miravano solo a ostacolare nei fatti l’attività dei comunisti che non è ancora vietata per legge!

Nel 2008 viene fissata l’udienza preliminare che si conclude con una sentenza di “non luogo a procedere perché il fatto non sussiste” emessa dal GUP Rita Zaccariello. Giovagnoli e Branca (Avvocato Generale della Repubblica presso la Procura di Bologna) fanno ricorso in Cassazione.

Nel gennaio 2010 la Cassazione accoglie il ricorso e annulla la sentenza del GUP Zaccariello. Una curiosità: a perorare l’annullamento della sentenza di “non luogo a procedere” e il via libera alla ripresa dell’ottavo procedimento giudiziario aperto da Giovagnoli nel 2003 è il procuratore generale Giovanni Salvi, che insieme ad altri magistrati aveva aperto due inchieste per associazione sovversiva contro la carovana del (n)PCI (avviate il 17 ottobre 1999 con una “grande” operazione terroristica-poliziesca, furono eseguite un centinaio di perquisizioni con sequestri di materiali nelle abitazioni di compagni e compagne in numerose città d’Italia) e le aveva entrambe archiviate una nel 2001 e l’altra nel 2003… cioè proprio quando Giovagnoli apre l’ottavo prevedimento giudiziario!

 

Adesso la Procura di Bologna riparte alla carica e fissa una nuova udienza preliminare. Il PM non è più Giovagnoli, nel frattempo promosso capo della Procura di Rimini (dove continua con solerzia la sua opera di novello Torquemada contro centri sociali, studenti, lavoratori, immigrati e comunisti), ma Massimiliano Rossi da poco arrivato alla Procura di Bologna. Il GUP, cioè il giudice che è chiamato a decidere se rinviare o meno a processo i compagni inquisiti, questa volta è stato scelto con cura: Alberto Gamberini, lo stesso che il 28.12.2010 nel giro di mezz’ora scarsa ha aperto e chiuso l’udienza preliminare e rinviato a processo (fissato per l’8 giugno 2011) quattro compagni del P.CARC, dell’ASP e del Sindacato Lavoratori in Lotta accusati di aver promosso la vigilanza democratica e di aver collaborato a rendere noti volti di agenti di polizia (rei di attività non solo illegittime, ma addirittura illegali) attraverso la pubblicazione di foto sul sito “Caccia allo sbirro” realizzato dal (n)PCI. In sostanza un giudice secondo cui i torturatori di Bolzaneto e della Diaz, gli assassini di Carlo Giuliani, Cucchi, Aldrovandi, Lonzi, gli stupratori di S.D.T. (la ragazza madre arrestata a Roma per furto di vestiti), i picchiatori di disoccupati e precari di Napoli come Pasquale Trocino (recentemente promosso a dirigente della DIGOS) o di immigrati come il vicequestore di Brescia Emanuele Ricifari, gli aguzzini di Carlo Saturno, il giovane di 22 anni “suicidato” nei giorni scorsi nel carcere di Bari, i picchiatori della popolazione di Terzigno, i persecutori degli immigrati rinchiusi nei nuovi campi di concentramento (che si chiamino CIE o “tendopoli” la sostanza non cambia!) devono restare anonimi: così è più facile che restino impuniti e possano anche fare una brillante carriera (vedi i massacratori di Genova 2001)!

 

Affrontiamo questa nuova battaglia a testa alta, convinti che con noi anche la parte più cosciente e combattiva delle masse popolari aspira a sovvertire questo ordinamento sociale e a sostituirlo con un sistema in cui il metro di misura del progresso sociale non siano l’aumento del PIL, l’andamento degli indici della Borsa e i profitti di padroni e speculatori, ma il miglioramento delle condizioni di vita delle masse popolari, la partecipazione alla gestione della società e l’accesso alle attività propriamente umane della progettazione, della cultura, della ricerca, dell’arte, delle relazioni sociali. Costruire un nuovo ordine economico e sociale è un bisogno sempre più impellente del grosso della popolazione in Italia e nel resto del mondo per impedire che un  numero crescente di uomini, donne e bambine siano condannati a vivere di stenti, a morire per fame, freddo, malattie, emigrazione e fatica nei paesi oppressi e anche in quelli sviluppati, per farla finita con l’inquinamento e il saccheggio del pianeta che stanno mettendo a rischio la sopravvivenza stessa dell’umanità, per prevenire e fermare le guerre sempre più devastanti e mondiali verso cui ci sta trascinando la “competizione globale” dei capitalisti.

 

Facciamo appello alla solidarietà di quanti resistono e si ribellano alle condizioni infami a cui i rappresentanti e i tutori del “sistema di mercato” costringono una parte crescente della popolazione in Italia e nel resto del mondo. Siamo decisi a usare anche questa nuova udienza per mettere sotto accusa gli unici e veri terroristi, quelli che siedono al governo, in Vaticano, nei consigli di amministrazione delle grandi aziende capitaliste, delle banche e delle società finanziarie, ai vertici dei servizi segreti, dei carabinieri e della polizia, ai vertici delle istituzioni nazionali e internazionali! I risultati della loro opera li abbiamo sotto gli occhi: nel Canale di Sicilia, a Lampedusa e a Manduria, all'Aquila, a Viareggio e alla Thyssen Krupp, a Pomigliano e a Mirafiori, a Terzigno e in Val di Susa, in Libia, in Afghanistan, in Iraq e in Palestina, in Giappone, in India! Non ci presteremo in alcun modo a collaborare con l'ipocrita messinscena della “legge uguale per tutti”: dove sta la legalità in un paese cui il capo di governo si compra parlamentari, ragazzine, lacchè, ville, al di fuori e contro ogni legge, in cui Tanzi e altri ladri d'alto bordo come lui continuano tranquillamente la loro “dolce vita”, in cui Geronzi dopo un anno alle Generali si prende una buonuscita di quasi 17 milioni di euro mentre milioni di persone dopo una vita di duro lavoro hanno (quando ce l'hanno) una pensione da fame?

 

A maggio ci saranno le elezioni amministrative. Tutti i candidati progressisti, che hanno a cuore la difesa dei diritti politici conquistati con la Resistenza Partigiana, che si schierano contro la deriva reazionaria in corso nel nostro Paese devono contribuire a respingere questo ennesimo attacco repressivo e persecutorio, usando la visibilità che la campagna elettorale gli da per denunciare l’operato della Procura Speciale di Bologna e rafforzare la battaglia in corso contro la persecuzione dei comunisti, degli antifascisti e degli altri anticapitalisti.

 

Lanciamo da subito l’appello a partecipare ai presidi che terremo a Bologna davanti al Tribunale il 25 maggio (data dell’udienza preliminare) e l’8 giugno (prima udienza del processo per Caccia allo sbirro)!

 

Esprimiamo infine la nostra solidarietà al centro sociale Fuoriluogo e ai compagni perquisiti e arrestati nei giorni scorsi tra Bologna, Ferrara, Modena, Roma, Padova, Trento, Reggio Calabria, Ancona, Torino, Lecce, Napoli, Trieste, Genova, Teramo, Forlì, Ravenna e Milano su mandato del PM Milena Plazzi (titolare anche dell'inchiesta contro di noi per il sito Caccia allo sbirro!), con l'accusa di aver organizzato dei blitz contro il CIE di Bologna e alcune sedi di Unicredit e dell'Eni. Siamo solidali con loro per lo stesso motivo per cui siamo solidali con tutti i comunisti, gli antifascisti, gli anarchici, i lavoratori, i disoccupati, i precari e gli studenti colpiti dalla repressione: al di là delle divergenze ideologiche e politiche siamo dallo stesso lato della barricata nella lotta contro la crisi dei padroni e del loro sistema, contro fascisti, razzisti, guerrafondai, mercenari e torturatori. Questo è l'unico aspetto che conta, non l'innocenza o meno rispetto al reato di cui si è accusati in base a leggi e codici penali che sono fatti dai padroni per tutelare i loro interessi e tenere sottomesse le masse, che autorizzano e coprono le peggiori infamie ai danni delle masse popolari italiane e immigrate, che le Autorità e i ricchi per primi violano e calpestano. Al codice penale dei padroni dobbiamo contrapporre il principio “è legittimo tutto quello che serve agli interessi delle masse popolari, anche se illegale!”.

 

La repressione, i processi, le multe non impediranno alle masse popolari di spazzare via i padroni, i ricchi, il Vaticano, le organizzazioni criminali e di mettere fine al loro sistema di sfruttamento, disastro ambientale, miseria e guerra!

 

Le masse popolari organizzate e guidate dai comunisti sono la forza che costruirà un paese in cui il lavoro è veramente un diritto per ognuno, in cui avere una casa, assistenza sanitaria e istruzione pubblica e di livello non è più una speranza ma la norma, in cui nessuno è un esubero o un peso ma ognuno è una risorsa per l’intera società: un paese libero dai padroni, un paese diretto dai lavoratori e per i lavoratori, un paese socialista.

 

Le organizzazioni operaie e popolari devono costituire un loro governo di emergenza per sbarazzarsi della banda di criminali, fascisti e razzisti raccolta intorno a Berlusconi e per adottare le misure d’emergenza necessarie a fare fronte da subito agli effetti più gravi della crisi! Questa è la strada che permetterà al movimento comunista del nostro paese di crescere, rafforzarsi, conquistare gli operai avanzati, rendere il socialismo un obiettivo perseguito dalle ampie masse!

 

Usiamo anche la lotta contro la repressione e lo sviluppo della solidarietà con i compagni, i lavoratori e i giovani colpiti dalla repressione, per rafforzare il processo di costituzione del Governo di Blocco Popolare nel nostro paese!

 

La repressione non fermerà il rafforzamento, la crescita e il radicamento del (n)PCI e della sua carovana!